Lo svezzamento mediterraneo
Alimentare, cioè fornire cibo all’organismo è diverso dal nutrire, ossia fornire alimenti in quantità e qualità adeguate per mantenersi efficiente e in salute10. Nelle indicazioni di una dieta salutare universalmente valida, dalla gravidanza all’età anziana, il modello della dieta mediterranea ricorre in moltissimi studi11,12,13; è suggerita inoltre come stile alimentare protettivo nei confronti di sovrappeso e obesità in età pediatrica nelle ultime linee guida della Società Italiana di Endocrinologia e Diabetologia pediatrica14. La Società Italiana di Pediatria Preventiva Sociale, la Federazione Italiana Medici Pediatri e la Società Italiana di Medicina Perinatale ritengono che la Dieta Mediterranea, basata sul consumo prevalente di molti alimenti vegetali e sull’uso limitato di prodotti animali, sia il modello alimentare ideale per assicurare salute ai bambini e agli adulti15.
Ancel Keys, biologo e fisiologo statunitense, condusse il primo studio osservazionale sulla dieta mediterranea negli anni ’50, dopo essersi reso conto che l’incidenza di malattie cardiovascolari in Italia e in Grecia era inferiore a quella degli USA. Da allora molte altre ricerche hanno confermato che lo stile alimentare a base di cereali e derivati (pane e pasta integrali), frutta, verdura, legumi, olio extravergine di oliva e un consumo moderato di prodotti di origine animali come carne, pesce e latticini comporta benefici sulla salute.
La Dieta Mediterranea, proclamata patrimonio culturale dell’umanità dall’Unesco, può pertanto rappresentare per tutta la famiglia un modello nutrizionale costituito dall’assunzione appropriata di alimenti e nutrienti e stili di vita corretti16,17. Tra questi ultimi, come indicato dalla piramide alimentare che rispecchia il modello di questa dieta, citiamo l’importanza della convivialità, ossia della condivisione del momento del pasto, l’attività fisica e un adeguato riposo.
Come vedremo in seguito, la piramide alimentare può guidare le nostre scelte non solo dal punto di vista qualitativo, ma anche quantitativo, indicando la frequenza di consumo giornaliera e/o settimanale dei vari gruppi di alimenti. L’aspetto curioso della Dieta Mediterranea è che non basta un ingrediente particolare perché funzioni; è infatti molto più di un semplice elenco di alimenti o una tabella nutrizionale. È uno stile di vita. “La Dieta Mediterranea costituisce un insieme di abilità, conoscenze, pratiche e tradizioni che spaziano dal paesaggio alla tavola, che comprendono le coltivazioni, il raccolto, la pesca, la conservazione, la lavorazione, la preparazione e, in particolare, il consumo degli alimenti. La Dieta Mediterranea è caratterizzata da un modello nutrizionale che è rimasto costante nel tempo e nello spazio, che consiste principalmente di olio d’oliva, cereali, frutta e verdura fresca o secca, una quantità moderata di pesce, latticini e carne e molti condimenti e spezie, il tutto accompagnato da vino o infusi, nel rispetto delle credenze di ogni comunità. Tuttavia, la Dieta Mediterranea (dal greco diaita, o stile di vita) riguarda più che i semplici alimenti. Essa promuove l’interazione sociale, dal momento che i pasti comuni rappresentano la pietra angolare delle usanze sociali e degli eventi festivi. Essa ha dato origine a un considerevole corpo di conoscenze, canzoni, massime, racconti e leggende. Si tratta di un sistema radicato nel rispetto per il territorio e la biodiversità e garantisce la conservazione e lo sviluppo delle attività tradizionali e artigianali legate alla pesca e all’agricoltura nelle comunità mediterranee”18.
In realtà, in Italia e in molte nazioni europee l’aderenza alla Dieta Mediterranea è limitata. Le indagini evidenziano infatti che i bambini consumano basse quantità di acidi grassi omega 3 e troppi acidi grassi omega 619, un eccesso di proteine, per lo più di origine animale, poche verdure e pochissima frutta a guscio20,21. Nel nostro paese prevale ormai il modello della dieta occidentale, ricca di carne, grassi e carboidrati semplici.
Svezzamento: un affare di famiglia
Vera Gandini
A mangiare bene si impara da piccoli.Mamma e papà, attraverso scelte consapevoli, hanno l’opportunità di condizionare le abitudini alimentari dei loro figli, abitudini che tendono a persistere da adulti.Un libro per riflettere (anche) su quello che portiamo in tavola e migliorare il modello nutrizionale di tutta la famiglia.
In una fase così importante e delicata come lo svezzamento, ogni genitore si interroga sul ruolo dell’alimentazione nella crescita del proprio bambino e si propone di utilizzare la modalità migliore, ma è solo grazie a osservazione e partecipazione che il bambino ci farà capire quando è pronto a iniziare, quando avrà fame e quando sarà sazio.Mamma e papà, attraverso scelte consapevoli, hanno l’opportunità di condizionare le abitudini alimentari dei loro figli, abitudini che tendono a persistere da adulti. I bambini, infatti, ci osservano quando facciamo la spesa, quando cuciniamo, quando mangiamo, e l’esempio è, anche in questo caso, fondamentale.Lo svezzamento rappresenta quindi un’occasione per riflettere su quello che portiamo sulle nostre tavole e migliorare il modello nutrizionale di tutta la famiglia. Le scelte alimentari dei primi anni di vita non influiscono esclusivamente sulla crescita e sulla salute a breve termine, ma si riflettono sul benessere delle età successive.Il libro Svezzamento: un affare di famiglia di Vera Gandini fa suo il motto “impariamo a mangiare bene da piccoli per stare bene da grandi”.
Conosci l’autore
Vera Gandini è laureata in Medicina e Chirurgia e specializzata in Pediatria. Ha conseguito il Master di secondo livello “Alimentazione ed educazione alla salute” presso l’Alma Mater Studiorum Università di Bologna.Promuove la prevenzione attraverso l’alimentazione e l’educazione a stili di vita sani, orientando le famiglie verso scelte consapevoli fin dalle prime età della vita.