Nelle culture tradizionali, come abbiamo visto, il seno viene offerto non appena il neonato piange e dà segni di irrequietezza: la madre interrompe immediatamente ciò che sta facendo per allattare il piccolo, in qualsiasi posto si trovi, al mercato, a una riunione o perfino per strada. Non è raro infatti vedere donne che allattano addirittura mentre camminano, tenendo il bebè in braccio o dentro una fascia.
A volte la mamma offre il seno al bambino al minimo segnale di interesse, anche quando questo sembra tranquillo, anticipandone la richiesta così che non abbia bisogno di piangere per comunicare le sue necessità. Durante l’allattamento la madre è a completa disposizione del figlio, sia di giorno che di notte, quando il piccolo dorme rannicchiato contro il suo corpo, succhiando il latte secondo una modalità che mi piace definire a “self-service”…
Studi recenti provenienti da diverse discipline hanno messo in evidenza l’importanza e i molteplici vantaggi per la mamma e il suo bambino dell’allattamento a richiesta: aumento di peso del neonato, minor incidenza di iperbilirubinemia, minori problemi ai capezzoli e minore possibilità di ingorgo, aumento della produzione di latte, miglior effetto contraccettivo, miglior attaccamento mamma-bambino e prolungamento del periodo di allattamento. Si è visto infatti che più frequenti sono le poppate e maggiore è lo sviluppo dei recettori per la prolattina, l’ormone del maternage. Ma non solo: succhiando più spesso il latte diventa più nutriente, in quanto la concentrazione di lipidi può essere massimizzata.
C’è però un’altra considerazione importante da fare a proposito della questione dell’allattamento a domanda. Quando il bambino piange, ha fame e la mamma guarda l’orologio, perché il pediatra le ha detto di allattare il bambino ogni tre ore, lei non sta prendendo in considerazione il bambino, eppure lui è l’unico orologio da rispettare.
Il neonato ha bisogno di cibo e conforto proprio in quel momento e se non lo riceve nella sua tela rimarrà un buco. Se la mamma per calmarlo anziché offrigli il seno gli infila in bocca un ciuccio di gomma lo illude, lo inganna, lo distrae e distrugge la sua sensibilità. Non lascia alcuno spazio all’ascolto della saggezza del corpo ma interferisce attraverso la mente. Poi magari quando il bambino sta dormendo un sonno profondo ma l’orologio segna che le tre ore sono finalmente trascorse, ecco che la mamma sveglia il piccolino per dargli da mangiare e di nuovo distrugge il suo ritmo. Facendo così, con il tempo, disturba il suo intero essere: arriverà un momento in cui il bambino avrà perso ogni riferimento rispetto al proprio corpo e non saprà più cosa vuole, se vuole mangiare oppure no, se vuole giocare oppure no…
Un allattamento ottimale è anche prolungato nel tempo, cioè protratto oltre l’anno di età.
In India si riteneva un tempo che quanto più a lungo un bambino avesse preso il latte della madre tanto più a lungo avrebbe vissuto. Senza arrivare agli estremi di certe popolazioni, come gli Inuit e i Nativi americani che un tempo allattavano i propri bambini anche fino a 5-6 anni, credo sia importante oggi come oggi rivalutare i tempi del distacco dal seno.
Quando arriva il momento giusto per farlo? Non arriva così presto come noi comunemente pensiamo.