Il bambino alla nascita è un essere dotato di un infinito potenziale di sensibilità, di capacità di conoscenza e di adattamento. Egli nasce già con un capitale di miliardi di cellule nervose.
Oggi noi sappiamo che il neonato è in grado di compiere tutti gli adattamenti necessari per sopravvivere al passaggio da un ambiente acquatico a uno terrestre.
Ma non solo. Il neonato ha moltissime altre competenze: è in grado per esempio di riconoscere il volto e la voce materna già dalle prime ore di vita. È capace di distinguere gli oggetti e di esprimere preferenze: se gli vengono mostrati un disegno geometrico e quello di un volto umano, segue con gli occhi quest’ultimo, ma tra il disegno di un volto e il volto reale della madre non ha dubbi: è quello della mamma ad attirare la sua attenzione. Il neonato inoltre è dotato di memoria visiva, è in grado cioè di ricordare ciò che ha appena visto, tant’è vero che se gli viene mostrata la stessa immagine per un periodo di tempo prolungato il suo interesse decresce ed egli si annoia. Se invece, dopo un breve intervallo di tempo, gli viene mostrata una figura nuova la sua attenzione si risveglia.
Fin dai primi istanti di vita il neonato sa distinguere diversi tipi di suoni, alti e bassi, familiari o estranei e può riconoscere anche la direzione dalla quale provengono. Inoltre mostra netta preferenza per voci dai toni alti (e infatti istintivamente i genitori in tutte le culture usano toni di voce in falsetto per parlare ai loro bambini appena nati) e ha una netta predilezione per la voce materna che sa riconoscere dalla nascita tra tutte quelle che ode intorno a sé. I neonati sono molto reattivi nei confronti della voce umana. Parlare a un neonato, lentamente e a bassa voce, produce immediatamente in lui un impressionante stato di concentrazione e attenzione. La voce umana ha un grande potere nel calmare e rassicurare un bambino.
Il neonato è capace inoltre di arrivare da solo al seno materno attraverso il riconoscimento dell’odore della mamma: se lasciato a contatto del suo ventre, libero di muoversi, per un tempo sufficiente, è in grado di compiere lievi, impercettibili movimenti che lo portano ad arrampicarsi fino al capezzolo. Il neonato sa conquistarsi il cibo in piena autonomia se gli vengono offerte le condizioni per fare da solo. È egli stesso a stabilire attraverso la suzione non solo la quantità di latte di cui ha bisogno di volta in volta ma anche la qualità di questo, scegliendo così il menu della giornata su misura per lui. I suoi bisogni infatti mutano da un giorno all’altro e da un pasto all’altro, a seconda per esempio del dispendio energetico, ed egli vi si adatta modificando le modalità di suzione. Se ha prevalentemente sete si attacca al seno molto spesso ma per breve tempo (la prima parte di latte contiene infatti più acqua), se invece ha soprattutto fame succhierà per tempi più prolungati (la parte lipidica viene in fondo) ma farà pause più lunghe.
Il neonato è capace anche di discriminare i sapori: prova piacere quanto più il cibo è dolce e disagio quanto più questo è salato, acido o amaro. Se il latte della mamma sa di curry o di cavolfiore non ha importanza: per lui sono sapori già noti, sperimentati nell’utero attraverso il liquido amniotico.
Il neonato inoltre è in grado di stabilire legami e avviare relazioni.
Si è scoperto per esempio che i movimenti del neonato non sono casuali come parrebbe a prima vista ma seguono schemi ben precisi e hanno lo scopo di invitare l’adulto a relazionarsi con lui, a rispondere alle sue esigenze. È sorprendente vedere, osservandolo attraverso speciali riprese filmate al rallentatore, come il corpo del neonato si muova in sincronia con la voce materna, in una specie di danza impercettibile. Il che dimostra che i neonati sono in qualche modo programmati per reagire alla voce umana. Sono fin dall’inizio “esseri di linguaggio”. Un altro potente mezzo di comunicazione del neonato è rappresentato dal sorriso. Ci sono neonati che sorridono fin dalle prime ore di vita.
Se il sorriso passa inosservato, se non suscita alcuna reazione o viene interpretato come una smorfia o un riflesso muscolare, difficilmente verrà ripetuto dal bambino nel corso delle prime settimane di vita, cosicché tutti rimangono convinti che un neonato non sorrida volontariamente che al termine del secondo mese. Invece il fatto è che senza riscontro il dialogo avviato si interrompe per mancanza di interlocutori.
Il neonato ha anche bisogno di parole: è un essere affamato di linguaggio e lo assorbe molto prima di iniziare a parlare. Non è, come si crede, troppo piccolo per capire. A un neonato si può dire tutto.
Il neonato inoltre è capace di riprodurre una vasta gamma di espressioni del viso, quasi tutte le espressioni emotive dell’adulto, è capace per esempio di imitarlo quando questi gli fa la linguaccia e non è infrequente scorgere sul volto del bambino espressioni comunemente usate da qualche membro della famiglia.
Un neonato è dunque un essere che prova emozioni complesse e anche che sogna e che ricorda. È stato calcolato che metà circa delle ore passate a dormire il neonato le trascorre sognando. Un bambino prematuro sogna addirittura per il 100% delle sue ore di sonno!
Ma non solo, ci sono numerose testimonianze che rivelano come il meccanismo della memoria sia già in funzione nei neonati: non è infrequente per esempio il caso di bambini di 2-3 anni che ricordano perfettamente tutti i dettagli relativi alla loro nascita.