terza parte - capitolo vii

Il sonno del bambino

Il sonno di un bambino è ogni giorno un evento delicato che non possiamo comandare a nostro piacimento: è il suo cervello che lo guida a seconda del suo periodo di sviluppo – nel primo anno di vita- e delle attività che svolge nelle ore di veglia ora e negli anni a seguire.


Il sonno ristora dalla fatica fisica – il continuo movimento dei piccoli che agli adulti piace poco ma che è essenziale per perfezionare le abilità motorie – e dalla fatica mentale, sulla quale si è poco attenti perché il bambino piccolo non è considerato un essere pensante. E invece lo è e come! Ogni volta che si concentra a osservare un particolare – le foglie che si muovono al vento, il gattino che salta o la mamma che gli prepara la pappa – o a fare qualcosa – aprire e chiudere uno sportello, salire o scendere uno scalino – milioni di neuroni si mettono in movimento per arricchire i suoi processi mentali. E quello che fa non è mai casuale, ma spinto da un interesse profondo per capire come funzionano gli oggetti e le persone, per costruirsi concetti sempre più precisi e verificarli di continuo. Infatti è molto bravo ad autocorreggersi: anche qui gli adulti sono convinti che, se non sono loro a dirgli ogni volta dove ha sbagliato, il bambino non sappia farlo da sé, mentre è esattamente il contrario per quel che riguarda le semplici azioni del quotidiano.


Tutto questo richiede una grande energia psichica che ogni giorno il sonno rinnova di continuo al pari dell’energia fisica.


Ma ecco che sempre più spesso viene dai genitori un grido d’allarme circa il bambino che non vuole andare a dormire, che si sveglia tante volte per notte, che nel cuore della notte vuole mangiare o giocare o che regolarmente si infila nel letto dei genitori…


A dire il vero, altrettanti segnali di opposizione dei piccoli vengono oggi per il cibo, per il ciuccio, per vestirsi o lavarsi, per il gioco persino (“Vuole giocare solo con me”, dice una madre). Hanno ragione loro o si stanno rivelando – a macchia d’olio? – quali autentici piccoli tiranni con urla potenti, graffi, morsi, calci e insulti verso gli amati genitori. “Che facciamo?” dicono gli adulti, sgomenti e immemori dei loro passaggi confusi da gesti autoritari alla permissività casuale, dai No che diventano regolarmente Ni o addirittura Sì.


Con il sonno la cosa si fa più complicata, perché concerne una sfera legata a bisogni primari, ma sulla quale ricadono interferenze pesanti. Oggi, già nel primo anno, i bambini non hanno più una vita regolata dal proprio ritmo interno: iperstimolati, portati ovunque fin dal primo mese, nella luce e nel chiasso, passano per tante mani e non crescono con immagini interne certe, sempre uguali, rassicuranti. Al pianto – visto non come segnale, ma come capriccio o dispetto – si oppone la consolazione artificiale del ciuccio. Appena crescono e si mettono in movimento arrivano le gabbie: del letto che separa, del girello tornato di gran moda, del box che li spinge a mettersi in piedi prima del tempo, saltando la fase a quattro gambe.


E che dire dello svezzamento veloce intorno al terzo mese per mandarlo al Nido? Quando poi lo frequenta, ecco la richiesta di non farlo dormire di pomeriggio perché si addormenti più facilmente la sera e non si svegli di notte. Pretese illusorie perché il sonno non è un vaso da riempire e svuotare a piacere, ma corrisponde a ritmi vitali ben precisi non governabili dall’esterno e tuttavia delicati e facili da alterare.


Il fatto è che questi bambini non conducono una buona vita nelle ore di veglia: non una delle modalità sopra descritte – e ce ne sono molte altre simili! – corrisponde al lento scorrere della vita che è proprio del cucciolo umano. Troppo presto separato dalla madre, visto come un “prodotto del concepimento” – è scritto nelle cartelle cliniche delle Maternità – è lanciato nell’esistenza velocizzata (e televisata!) dei grandi con il comando di “sbrigarsi a crescere”, un ordine contro natura che non ci sogneremmo di dare a uno qualunque dei numerosi animali domestici di cui ci circondiamo, ma che ci sembra del tutto “ragionevole” con i bambini, soprattutto perché lo diamo con le parole, nostro strumento di comunicazione privilegiato che i piccoli invece si devono ancora costruire.


Il “cattivo” sonno è spesso il risultato di questa generale alterazione dell’esistenza che imponiamo ai piccoli, anche se, per molti di loro, anche con genitori attenti, è del tutto fisiologico svegliarsi più volte nella notte, proprio perché i ritmi stanno cercando – per così dire – un loro assestamento. Ogni bambino è un universo a sé stante: alcuni sono – per noi – più “facili”, dormono e succhiano senza problemi, altri appaiono come meno stabili, in cerca di una protezione maggiore. Se la mamma mette il neonato da subito in un lettino o culla bassa accanto al suo letto dormirà più tranquilla; se preferisce può anche prenderlo con sé, considerando che questa scelta, poco accettata nella nostra cultura, la esporrà, forse, a qualche difficoltà in più se il piccolino diventerà nel giro di non molti mesi un bambino forte e robusto che nel sonno si muove molto e non le permette di dormire in modo continuato. Ma l’intimità iniziale è un aiuto potente al neonato e anche a molte madri che sanno recuperare spontaneamente e affettivamente il senso biologico di cura del proprio figlio che la cultura ha in gran parte cancellato.


La tranquillità di sonno dei primi tempi va mantenuta nel trascorrere dei mesi come una pianta delicata che cresce con il bambino: un genitore attento è vigile ai segnali del figlio, sa dargli il conforto necessario, ma al tempo stesso lo aiuta a separarsi lentamente da lui: non lo spinge fuori, ma nemmeno lo tiene legato a sé più del necessario: questo vale anche per il seno dato ancora oltre l’anno a mo’ di consolazione, per addormentarlo e così via. Non c’è un’età anagrafica, ma un’attenzione delicata che guida: ad esempio i denti, il gusto di assaporare e mangiare nuovi cibi, la facilità ad addormentarsi un po’ ovunque, il gusto di esplorare ambienti sconosciuti senza timore. Il quadro di un bambino che si avvia a sentirsi bene pur essendo separato da sua madre…


Ma proprio questo stesso quadro spinge gli adulti a crederlo già “grande”: aumentano proposte e richieste, si decide di colpo di togliere pannolino e ciuccio (che ci hanno fatto comodo), si trascura la regolarità già acquisita negli orari di sonno, la sera gli si dà di cena un pasto a base di proteine più salate e di più lunga digestione, lo si espone a una vita di adulti con Tv, uscite serali, che ritardano sempre più il suo piacere di andare a dormire, si aspetta la sera il ritorno del papà con conseguente eccitazione. Anche una sola di queste interferenze manda all’aria le abitudini regolari, mentre in famiglia si crede che, cambiando anche una sola volta, sia facile tornare a “come era prima”. Non meno confuso è incoraggiare il bambino a conservare parte delle sue abitudini di lattante, ad esempio il poppatoio, ancora a cinque o sei anni usato a colazione o a cena per comodità dell’adulto, per evitare proteste o per altro ancora.


Nel frattempo il bambino dei due, tre anni ha raggiunto i ritmi di sonni tipici della specie umana: si dorme di solito per cicli di due ore, sul finire delle quali si è immersi in una fase di sonno profondo cui segue un breve risveglio (magari è il momento in cui ci si alza per andare in bagno) e subito dopo parte un nuovo ciclo di altre due ore. Si dorme bene se si dorme un numero pari di ore, ad esempio sei oppure otto ovvero tre o quattro cicli. Il bambino piccolo ne dorme almeno quattro o cinque. Occorre osservare come e quanto dorme un piccolo per non correre il rischio di svegliarlo nel bel mezzo del sonno profondo – attenti alle sveglie, anche per gli adulti! – cioè sul finire di un ciclo. Meglio un riposino di venti minuti all’inizio di un ciclo piuttosto che svegliarlo (e svegliarsi) ad esempio dopo un’ora e mezza. Per rendersi conto di questo cominciamo a osservare noi stessi, quando al risveglio proviamo malessere o piacere per capire poi come funziona il sonno di nostro figlio.


Ma che fare con un bambino che ormai si oppone, protesta, si agita ecc.?

Consigli spiccioli in breve:

  • non chiedetegli: “Vuoi andare a dormire?”, ma ditegli con garbata fermezza: “Adesso si va dormire”.

  • Stabilite con lui un piccolo rituale – un libretto e una ninna-nanna – e non alteratelo per nessun motivo, anche se lui si dispera a strappa-lacrime.

  • Non adottate i criteri crudeli, consigliati dai cosiddetti esperti, di lasciarlo piangere per intere mezz’ore al buio: consolatelo, ma non cambiate le abitudini.

  • Se è impossibile tenerlo nel proprio letto, spostatelo ma in principio mettete una branda e dormite voi accanto a lui: non può stare di colpo solo se ha dormito per mesi nel lettone. Aiutatelo con la gradualità del cambiamento.

  • Non accendete la luce, non permettetegli di giocare e tanto meno di mangiare in piena notte (questo anche per proteggere i denti!).

  • Se sarete fermi senza rabbia, senza aggressività, il bambino sentirà che non c’è via d’uscita e accetterà il fatto che siano la mamma e il papà a guidare la sua vita e non il contrario.

Grazia Honegger Fresco, del Centro Nascita Montessori di Roma,

(Castellanza - VA)

Sono qui con te - Seconda edizione
Sono qui con te - Seconda edizione
Elena Balsamo
L’arte del maternage.Uno sguardo nuovo e rivoluzionario sulla vita perinatale, per affrontare gravidanza, parto e primi mesi con il bambino con serenità e consapevolezza. Elena Balsamo offre uno sguardo nuovo e rivoluzionario sulla vita prenatale e sulla nascita.Nella prima parte l’autrice mira a esplorare le pratiche di maternage nelle diverse culture, mentre nella seconda offre al lettore un vero e proprio strumento terapeutico per rivedere la propria vita alla luce dell’esperienza intrauterina e del parto.Basato su un’accurata documentazione scientifica, Sono qui con te si rivolge ai genitori, nonché agli operatori socio-sanitari che desiderano comprendere meglio l’universo del maternage. Conosci l’autore Elena Balsamo, specialista in puericultura, si occupa di pratiche di maternage e lavora a sostegno della coppia madre-bambino nei periodi della gravidanza, del parto e dell'allattamento.Esperta di pedagogia Montessori, svolge attività di formazione per genitori e operatori in ambito educativo e sanitario.