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Il tempo della gravidanza: attesa, preparazione, trasformazione

La preparazione al parto è un tempo in cui la donna in gravidanza sente la necessità di aprirsi all’ascolto del proprio mondo interno. Sono echi di un linguaggio somatopsichico profondo fatto di emozioni e di vissuti legati sia nel presente al modificarsi della gestazione e al dialogo che si instaura, si sviluppa e si svilupperà con il bambino che si sta formando e crescendo dentro, sia nel passato per quello che il corpo si porta di storia delle proprie relazioni fino alla propria origine. Questa è la ragione per la quale il preparasi non può essere solo un discorso terapeutico in senso stretto, ma non può nemmeno essere solo una ginnastica.


Prepararsi a cosa? È la prima domanda che si apre alla ricerca di un senso. Tutte le trasformazioni dentro e fuori la donna, che possono dalla donna essere affrontate, richiedono come prima cosa che si apra uno spazio, che è innanzi tutto spazio interno: se questo spazio interno non si apre diventa difficile parlare di accoglienza del neonato, di accoglienza della coppia madre-bambino, di accoglienza della coppia, divenuta genitoriale, della nuova persona che resterà con loro. Prepararsi significa anche disporsi ad accettare di ri-guardare e di ri-sentire ciò che più ostacola, da dentro, la possibilità di partorire. Nodi, dolori che, se non del tutto, almeno in parte possono affiorare, essere elaborati e non costituire complicazioni o almeno alleggerirle, poi, durante le vicissitudini del parto come metafora, come rappresentazione corporea dei propri significanti psichici.


Non c’è una tecnica del respiro che faciliti il parto, c’è una consapevolezza del proprio respiro che aiuta a non chiudersi sui propri dolori, a creare ostacoli, affinché l’abbandono al travaglio e al parto sia naturale, piacevole, sostenibile, sopportabile, attivo per la donna, soggetto di se stessa e di quello che le sta accadendo. Quello che veramente svela della preparazione al parto alle donne è che devono togliere non aggiungere. Togliere, togliere, fino ad arrivare alla semplice essenza dello stare con se stesse fino in fondo completamente, totalmente, come l’avventura del parto esige. Come l’assoluta intensità del bambino appena nato cerca. Non sono gli altri, le cose, le tecniche a essere importanti. È la donna in sé e per se stessa, nella sua assoluta nudità interna ed esterna che si incontra e si svela. Questo hanno capito Leboyer e Odent. Allora sì che abbandonarsi alla guida del proprio respiro, unica presenza in mezzo alle alte onde delle ultime contrazioni, è qualcosa di più e oltre, qualcosa di indicibile a cui il racconto inconsapevole delle mamme, appena avvenuto il parto, allude. E lì che il dolore fisico non si confonde più con la paura di rincontrare invece un dolore psichico che chiede l’anestesia chimica, l’alienazione da sé, e dalla partecipazione a un evento che è così importante nella storia di una donna.


Nel prepararsi la donna può cantare, aprirsi dall’interno verso l’esterno, cullare il suo bambino con la voce, farsi cullare dal coro delle altre donne che condividono lo stesso stato di gravidanza nei gruppi di preparazione. Ritrova il suo suono di origine appoggiato sull’espiro. Quasi sempre muto le prime volte che prova.


Al percorso personale di preparazione si può aggiungere anche l’esperienza del gruppo.


Anni di lavoro con le mamme mi hanno confermato di quanto grande aiuto sia la dimensione gruppale in una società dove la donna deve uscire dall’isolamento emotivo in cui è messa, confusa e bombardata da un eccesso di informazioni pseudo-scientifiche a finalità commerciale. Stare con altre donne riporta a quella rete di tessuto sociale antico in cui le donne erano in rete, non solo per il reciproco aiuto e informazione, ma per la compartecipazione emotiva.


La donna impara nel corso di preparazione che sarà subito dopo, senza dilazione di tempo, gettata, con il suo bambino, in un isolamento emotivo, e a volte anche materiale, difficile da affrontare e sostenere. Ma deve saperlo prima, prima deve prepararsi a ricomporre una rete, una strategia di cura e sopravvivenza per sé e per il proprio bambino, perché anche l’allattamento possa restare naturale e fluido senza che anche quel tempo non diventi superficie di proiezione di altri nodi, altre ferite, o peggio territorio di proiezione di dinamiche familiari, tanto che come conseguenza poi l’allattamento si chiuda, togliendo il piacere e il diritto per sé e per il bambino di viverlo. Contatto madre-bambino più che mai importante da ritrovare ancor più dopo un cesareo.


Il gruppo è anche un utero psichico nel quale poter regredire e ritrovare all’origine la propria nascita, il proprio attraversamento. Una rete psichica gruppale sulla quale adagiarsi e lasciarsi andare. La possibilità di sognare, risognare, rappresentare il proprio presente, il proprio passato. Trovare il contatto e la memoria di un sapere comune femminile istintivo della propria specie, anche al di là delle proprie culture di appartenenza, che hanno voluto porre sul corpo della donna le proprie richieste di governance sociale. La gestazione e il parto non richiedono come atto in sé una veglia iperlucida, ma uno stato di rilassamento, un lieve obnubilamento, un abbassamento di soglia come quando ci si sta per addormentare. È lì che bisogna allenare l’ascolto, la coscienza di sé. Togliere, togliere. Seguire l’inspiro, l’espiro. E lo spazio fra i due. Imparare a stare in quello spazio. Che si allarga con il tempo, provando. Timone per tutti e due nel travaglio e nella nascita. Spazio che resta anche dopo, per sempre, da cui continuare ad ascoltare.


Livia Natali, psicoterapeuta (Bologna)

Sono qui con te - Seconda edizione
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Elena Balsamo
L’arte del maternage.Uno sguardo nuovo e rivoluzionario sulla vita perinatale, per affrontare gravidanza, parto e primi mesi con il bambino con serenità e consapevolezza. Elena Balsamo offre uno sguardo nuovo e rivoluzionario sulla vita prenatale e sulla nascita.Nella prima parte l’autrice mira a esplorare le pratiche di maternage nelle diverse culture, mentre nella seconda offre al lettore un vero e proprio strumento terapeutico per rivedere la propria vita alla luce dell’esperienza intrauterina e del parto.Basato su un’accurata documentazione scientifica, Sono qui con te si rivolge ai genitori, nonché agli operatori socio-sanitari che desiderano comprendere meglio l’universo del maternage. Conosci l’autore Elena Balsamo, specialista in puericultura, si occupa di pratiche di maternage e lavora a sostegno della coppia madre-bambino nei periodi della gravidanza, del parto e dell'allattamento.Esperta di pedagogia Montessori, svolge attività di formazione per genitori e operatori in ambito educativo e sanitario.