seconda parte - capitolo vi

Sulla schiena della mamma

Sul dorso mio, modellato capolavoro,
bello più di ogni altro.

Canto Barundi

Puva, puva, puva.
Bambino mio,
anche gli scarafaggi sul sentiero,
vedi, si sono fermati
e dormono,
l’uno all’altro vicini,
schiena contro schiena.
Dormi anche tu, adesso,
sulla mia.
Puva, puva, puva.

Ninna-nanna Hopi

La schiena della mamma è la medicina del bambino.

Proverbio Wolof

Quando è caduto il cordone ombelicale si può iniziare a mettere il neonato sulla schiena.

Oggi si usa un pezzo di stoffa mentre una volta si usava una pelle morbida di animale.


Per proteggere il bambino dal sole gli si mette in testa una calebasse unta di olio.


Si porta così il bambino fino ai 3-4 anni di vita.

Korina (Uganda)

Già dopo quindici giorni dalla nascita si può mettere il bambino sulla schiena. C’è chi lo porta così anche fino a 5-6 anni, specie nei momenti in cui il bambino è ammalato.

Beatriz (Angola)

Nei vecchi tempi, in Iran, le contadine che avevano bisogno di lavorare nei campi portavano i bambini sulla schiena, legati con un pezzo del vestito della mamma.

Fatima (Iran)

È comodo per la mamma che ha le mani libere per lavorare e fa bene al bambino.


Quando mia figlia piange o è noiosa, io la metto sulla schiena e subito si calma e si addormenta.

Sussamon (Guinea-Bissau)

Da noi i bambini molto piccoli si tengono in braccio, poi si portano a cavalcioni sul fianco.

Emi (Bangladesh)

Quando piange lo metto sulla schiena: dorme comodo come nel letto.

Kadija (Marocco)

Noi eravamo gemelli e mia madre ci portava tutti e due insieme: mio fratello, che era più grosso e pesante, sulla schiena e io in braccio.

Nago (Senegal)

Da noi si porta il bambino sulla schiena o sul fianco, in modo che sia sempre in contatto corporeo con l’adulto. In questo modo oltretutto il bambino partecipa alla vita quotidiana e viene stimolato di più. Si comincia a portarlo quando è in grado di tenere dritta la testa e si continua fino al secondo anno, quando il bambino cammina e corre bene.

Marcheline (Uganda)

Ho portato i miei figli sulla schiena come fanno in Africa, con una stoffa chiamata bambaràn. Me lo hanno insegnato in Guinea quando ero lì per lavoro insieme a mio marito e a mia figlia di pochi mesi. È molto comodo: si hanno le mani libere per lavorare e nel contempo il bambino sempre vicino. Ho fatto lunghe camminate con i bimbi sulla schiena: con Sarah giravo per i villaggi e le donne mi guardavano perché non avevano mai visto un’europea comportarsi così, ma anche al ritorno in Italia mi guardavano per strada… Il secondogenito l’ho portato sulla schiena fino a due anni, tutti i giorni per andare al nido. Quando erano neonati invece li tenevo nel marsupio davanti così da averli più sotto controllo e poter dialogare con loro. Mi è piaciuto fare la mamma – canguro…

Elena (Italia)

Ricordo la prima volta che sono uscito con mia figlia di pochi giorni dentro al marsupio: sono tornato di corsa a casa da mia moglie, un po’ spaventato: non vedevo più la sua testa, sprofondata dentro al sacco di tela e temevo non riuscisse a respirare. Poi Elena mi ha rassicurato e io ho preso coraggio. Da quando mia moglie si è ripresa dal taglio cesareo ci siamo alternati nel portarla addosso.

Manuel (Guinea-Bissau)

Ho sperimentato tutti i modi per portare i miei figli addosso. Quando erano piccoli li tenevo nel marsupio e siccome sono nati in inverno sparivano dentro al cappotto…


Quando sono cresciuti un po’ li ho messi sulla schiena in uno zainetto, così avevo le mani libere per lavare i piatti e fare le faccende. Con loro nello zaino abbiamo fatto anche tante gite in montagna.

Elisabetta (Italia)

Il mio terzo bimbo ha vissuto nove mesi nella mia pancia, poi è passato nelle mie braccia, quindi nel marsupio e nella fascia. La mamma è sicuramente il miglior mezzo di trasporto per il bebè e portarselo addosso semplifica la vita. Andrè ha viaggiato tanto fin da piccolo con questo sistema: è stato in Grecia a tre mesi e poi perfino in Burundi!

Chiara (Italia)

Nella mia cultura di origine si usa portare il bambino sulla schiena ma io qui in Italia non l’ho fatto perché non c’era nessuno che mi insegnasse e avevo paura di farlo cadere.

Gabriela (Ecuador)

Sono qui con te - 2a edizione
Sono qui con te - 2a edizione
Elena Balsamo
L’arte del maternage.Uno sguardo nuovo e rivoluzionario sulla vita perinatale, per affrontare gravidanza, parto e primi mesi con il bambino con serenità e consapevolezza. Elena Balsamo offre uno sguardo nuovo e rivoluzionario sulla vita prenatale e sulla nascita.Nella prima parte l’autrice mira a esplorare le pratiche di maternage nelle diverse culture, mentre nella seconda offre al lettore un vero e proprio strumento terapeutico per rivedere la propria vita alla luce dell’esperienza intrauterina e del parto.Basato su un’accurata documentazione scientifica, Sono qui con te si rivolge ai genitori, nonché agli operatori socio-sanitari che desiderano comprendere meglio l’universo del maternage. Conosci l’autore Elena Balsamo, specialista in puericultura, si occupa di pratiche di maternage e lavora a sostegno della coppia madre-bambino nei periodi della gravidanza, del parto e dell'allattamento.Esperta di pedagogia Montessori, svolge attività di formazione per genitori e operatori in ambito educativo e sanitario.