Sciogliere i blocchi e appagare vecchie esigenze insoddisfatte: ecco la strada verso la “liberazione” del bambino da “catene che gli impediscono di avanzare, da ostacoli che ne impediscono il normale sviluppo”. “Noi non abbiamo – scrive la Montessori, riferendosi alla sua esperienza educativa – con mezzi speciali moralizzato i bambini; non abbiamo insegnato loro a vincere i capricci e a rimanere tranquilli nel lavoro; non abbiamo insegnato la calma e l’ordine esortandoli a seguire degli esempi e spiegando come l’ordine sia utile all’uomo; non abbiamo fatto prediche per insegnare la cortesia dei rapporti, per animare al rispetto verso il lavoro altrui, alla pazienza dell’attesa per non ledere gli altrui diritti. Nulla di ciò: noi abbiamo soltanto liberato il bambino e lo abbiamo aiutato a vivere”.[22]
Guarire le ferite inconscie, le malattie spirituali che affliggono il bambino, prigioniero di un ambiente artefatto, è il compito urgente che attende genitori, educatori, medici e quant’altri si occupino della sua salute globale, del suo benessere psico-fisico.
“Il bambino nasce in quanto puro centro. Nel ventre della madre il bambino è il centro, ancora non possiede alcuna circonferenza. È solo essenza.
Sono le interferenze esterne, fornite dalla famiglia e dalla società ad allontanare il bambino dal centro e spostarlo sempre più verso la periferia. Allorchè il bambino esce dal ventre della madre, per la prima volta entra in contatto con qualcosa di ‘esterno’ a lui. E quel contatto produce la circonferenza” (Osho).[23]
L’istruzione impartita dai genitori e dalla scuola contribuisce a far perdere al bambino il suo volto originale. I condizionamenti dell’ambiente spingono il bambino a indossare delle maschere, cosicché egli diventa irriconoscibile. E difficilmente egli viene capito, perché raramente l’adulto riesce a vedere al di là della maschera. Per capire il bambino, per riconoscerlo al di là delle apparenze, occorre infatti ri-nascere, nascere una seconda volta in consapevolezza.
Lo scopo del pellegrinaggio dell’uomo sulla terra sta tutto qui: ripercorrere a ritroso il cammino effettuato a partire dalla nascita, dal centro alla periferia, dalla periferia al centro.
Ritrovare il proprio volto originale è compito prioritario di ogni individuo. Per farlo occorre scavare in profondità, strato dopo strato, occorre eliminare tutto ciò che è inutile, per arrivare all’essenza. Far emergere ciò che è già presente ma solo nascosto, come fece Michelangelo eliminando le parti superflue del blocco di marmo, liberando così Gesù e Maria dalla loro prigione.
Il lavoro è duro ma è l’unica strada possibile per arrivare alla piena realizzazione di sé, alla beatitudine, quella dimensione che gli indiani chiamano ananda. Se vogliamo ricordarci cos’è guardiamo il volto di un neonato che sorride nel sonno.
Giacchè “il volto originale di ogni bambino è il volto di Dio” (Osho).[24]
Cerchiamo di non scordarcene mai.
E ricordiamoci che l’unica vera “educazione” è “andare prima alla scoperta del bambino e realizzare la sua liberazione” (Montessori),[25] è, come la definisce Osho, “un’educazione dell’essenza”, che aiuta il bambino a essere se stesso, a ricordare ciò che già esiste in lui, a non dimenticarlo mai.