Ma al di là delle classificazioni usate dai suddetti esperti, ritengo che risulti più utile pensare all’attaccamento come parte di un continuum che va dall’attaccamento sicuro da un lato al bambino distaccato all’estremo opposto. Obiettivo principale di un buon genitore è cercare di assicurare al bambino l’attaccamento più sicuro possibile.
Prima di descrivere i vari modelli di attaccamento, bisognerebbe tenere a mente che ogni bambino è dotato di un’indole e di una sensibilità agli stimoli unica, e nasce con una personalità individuale che reagisce al distacco con intensità diversa. Il bisogno di protezione, da lui percepito in situazioni nuove o spaventose, varia a seconda dei casi. È altresì vero che le differenze di temperamento possono creare difficoltà nel processo di attaccamento. Certi bebè, rispetto a bimbi più tranquilli, appaiono difficili se lasciati piangere a lungo o maneggiati in modo brusco, con il risultato di un attaccamento meno sicuro. D’altro canto i neonati tranquilli corrono il rischio di essere ignorati o scarsamente stimolati alla creazione di un legame intimo.
Anche il tempo necessario a sentirsi sicuro in ambienti non familiari può variare da bambino a bambino. Sta tuttavia al genitore, o al sostituto, sensibile imparare a riconoscere e a rispettare le caratteristiche individuali del figlio nel processo di realizzazione di una base sicura.
Infine capita a quasi ogni bambino di mostrare, in determinate situazioni, comportamenti specifici del modello ansioso, evitante o distaccato. L’atteggiamento insolito e inquietante rilevato dal genitore può essere dovuto alla combinazione dell’indole e della sensibilità uniche del proprio figlio con le tensioni e le pressioni esercitate dall’ambiente in quel momento, o nel passato recente.
I modelli di attaccamento che verranno descritti sono stati osservati in bambini nel loro secondo anno di vita, e hanno mostrato una certa tendenza a mantenersi, con relativa costanza, per tutta la vita. Gran parte dei teorici dell’attaccamento ritengono che la qualità della relazione tra il bambino e chi si prende cura di lui è il principale fattore determinante il modello di attaccamento, che si mantiene relativamente costante durante gli anni della crescita.
Il bambino con un attaccamento sicuro è in grado di esplorare un ambiente estraneo, può protestare al momento della separazione dalla madre (o dal suo sostituto) che, una volta rientrata, gli permette – grazie alla propria presenza rassicurante – di riprendere a esplorare o a interagire col mondo.
Quando viene introdotta una minore fonte di stress, questi bambini non manifestano eccessiva diffidenza. Tuttavia, separati dalla madre, vanno immediatemente, e con successo, alla sua ricerca e si mostrano tranquillizzati dalla sua presenza. Come già detto, un genitore in sintonia con i segnali inviati dal bambino e sensibile alle sue richieste di consolazione e protezione favorisce un attaccamento sicuro. Ne consegue pertanto che l’imprevedibile viavai di un genitore, oltre che l’introduzione di diversi sostituti, rappresentano una reale minaccia per la formazione di un attaccamento sicuro.
Julia, 22 mesi, è una bambina con un attaccamento sicuro. Entrando in una casa nuova, non si stacca dalla sua mamma. Ha bisogno di sedersi sulle sue ginocchia per cinque minuti per potersi sentire a suo agio. L’adulto estraneo porta alcuni giochi e li posa sul pavimento. Subito Julia lascia la mamma e si mette a manipolare gli oggetti. Ogni tanto si volta a guardarla e poi rivolge di nuovo il suo interesse ai giocattoli. Dopo un po’ le chiedono se vuole del succo di mela. Julia accompagna la padrona di casa in cucina e ritorna da sua madre con la tazza in mano. All’improvviso la porta si apre e il marito dell’amica arriva con un grosso cane. Julia si spaventa e immediatamente corre da sua madre e comincia a piangere. La madre, lesta, la prende in braccio, la consola, se la tiene vicina ed esclama: “che bel cagnolino hai!” Passa qualche minuto e, sentendosi protetta tra le braccia di sua madre, Julia smette di piangere e rimane subito incantata dal soffice cagnone che gira per casa. Quando le capiterà di tornare in quella casa, Julia accarezzerà il cane e non rivivrà più il panico della prima volta.
Un bambino con attaccamento ansioso non sa se il genitore si renderà disponibile o attento ai suoi richiami, e si mostra meno capace di sfruttare la figura che si prende cura di lui come sicura base esplorativa perché la sente inaccessibile o indifferente. Di solito, più l’accudimento è stabile e prevedibile, più l’attaccamento risulterà sicuro; maggiore è la discontinuità, l’inaffidabilità e l’imprevedibilità dell’accudimento, e maggiore sarà l’ansia presente nell’attaccamento alla principale figura di riferimento.
Si prenda ad esempio Jennifer, 14 mesi, che al parco non si stacca mai dalla mamma. Sebbene la madre la incoraggi, lei ha paura di allontanarsi dalla panchina dove sono sedute per andare a giocare nella vasca della sabbia. Jennifer ha così paura di perdere il contatto fisico con la madre che le sta sempre addosso. Non si sente sicura neppure in sua presenza; rimane costantemente vigile rispetto alla minaccia di separazione. Non c’è comportamento esplorativo, né godimento delle gioie offerte dal parco, per l’incessante necessità di Jennifer di restare attaccata alla madre.
Bambini come Jennifer, classificati come ansiosi nell’esperimento di strange situation, si mostravano riluttanti a separarsi dalla madre nonostante venisse loro mostrata una serie di giocattoli allettanti. Turbati quando la mamma li lasciava, non trovavano consolazione neppure al suo rientro. Continuavano ad agitarsi, e anche se presi in braccio e abbracciati, si dimenavano arrabbiati. Non erano più in grado di riacquistare l’equilibrio emotivo necessario per tornare a giocare.
Questi bimbi vivono fondamentalmente in un stato d’ansia perenne, senza sapere se i genitori saranno con loro quando avranno bisogno di conforto. L’attaccamento al genitore e la riluttanza verso l’esplorazione sono i tratti salienti del comportamento ansioso, che può manifestarsi quando il genitore è a tratti disponibile e attento, e in altri momenti respingente, distaccato e poco collaborativo. Al mattino, ad esempio, questi bambini hanno difficoltà a separarsi dai genitori per andare a scuola, non fanno amicizia con facilità con gli altri bambini né si lasciano coinvolgere nelle attività di gioco. Purtroppo si sentono in ansia al pensiero di quando la mamma o il papà verranno a prenderli. Sono bimbi che non traggono vantaggio dalle esperienze scolastiche quanto i bambini “sicuri”, che si sentono liberi di concentrarsi e di relazionarsi con i compagni e gli insegnanti.
Al contrario, i bambini evitanti o distaccati si aspettano di essere rifiutati e respinti dalle persone che si prendono cura di loro, e quindi cercano di diventare emotivamente autosufficienti e indipendenti.