di Maria Ersilia Armeni

Prefazione

Negli ultimi anni la rivalutazione dell’allattamento, in atto nel nostro Paese, ha portato a un aumento sia del numero di madri che allattano sia della sua durata. Questo vuol dire che, se anche il 40-50% delle donne cessa di allattare cioè svezza i piccoli dal seno dopo sei mesi dal parto, sono comunque aumentate coloro che allattano oltre l’anno. Poiché questo è il termine ultimo preso in considerazione nei sondaggi e nelle indagini scientifiche, ci troviamo di fronte a un piccolo esercito non quantificato e per di più invisibile. La riservatezza infatti che circonda la pratica dell’allattamento nella nostra società viene accentuata dal rischio del marchio sociale. Il pregiudizio sociale viaggia di pari passo con i preconcetti di medici e psichiatri, ancora ignari delle evidenze scientifiche e delle linee guida a favore dell’allattamento prolungato al di là del primo e secondo anno di vita, mutuamente voluto da madre e bambino. Quelli che si possono definire “psico-pregiudizi” sono peraltro molto diffusi solo nel nostro Paese fra tutti i Paesi occidentali. Allattare e lasciare che il bambino poppi, visto che si tratta di un’operazione a due, oltre il secondo anno di età sarebbe associato a un disturbo della personalità materna e porterebbe rischi per lo sviluppo psicologico dei figli. Secondo la teoria della Klein1 la presenza dei denti attesterebbe di fatto l’esigenza del taglio, cioè del mordere il cibo e simbolicamente della fine del rapporto. Che però l’epoca della dentizione sia molto variabile (ci sono bambini di dodici mesi normali e senza denti) e irrilevante rispetto alle indicazioni dell’introduzione di cibo solido, era ignoto alla Klein e lo è oggi ai suoi seguaci. Le teorie psicanalitiche, ancorché affascinanti, si scontrano perciò con una valanga di dati di biologia, fisiologia, antropologia, endocrinologia, scienze della nutrizione e sociali, ricavati da ricerche sulla lattazione umana e dall’osservazione e comparazione dell’allattamento nei Paesi occidentali, in via di sviluppo e nelle residue società tradizionali.

Ne emerge un quadro complessivo di una pratica umana fondamentale e universale, pertanto normale e allo stesso tempo vantaggiosa per il bambino e per la madre. È accaduto invece che abbiamo opposto natura a cultura, intendendo come cultura l’insieme di regole, valori e abitudini socialmente condivise che dispone che il corpo delle donne, così efficientemente adattato a generare prima e alimentare poi la prole, venga invece destinato ad altri usi e scopi. Non tutte le donne (e i loro compagni) sono d’accordo con queste destinazioni d’uso, come bene illustrano le testimonianze del libro di Paola Negri.


La conclusione che si impone è che l’allattamento, sia a termine sia prolungato, possa e debba essere sempre più reintegrato nella vita di tutti i giorni, con l’apprezzamento e il riconoscimento dovuti da parte della società, delle sue istituzioni e degli individui.


Maria Ersilia Armeni

Pediatra, Neonatologa,

Presidente dell’Associazione Italiana Consulenti Professionali Allattamento Materno

Sapore di mamma
Sapore di mamma
Paola Negri
Allattare dopo i primi mesi.Perché è importante allattare ben oltre i primi sei mesi canonici. La meravigliosa esperienza di proseguire per molti mesi, come consiglia anche l’OMS. Sapore di mamma parla di allattamento prolungato, una pratica che si sta diffondendo grazie a iniziative e interventi per la sua promozione. Sono infatti sempre di più le donne che allattano secondo le raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, ovvero fino e anche oltre ai due anni di vita del bambino. C’è una bella differenza però fra allattare un neonato e allattare un bambino di uno, due o più anni, e non sempre le mamme riescono a trovare informazioni specifiche, coerenti e aggiornate su questo argomento.Come se non bastasse, le donne che decidono di continuare ad allattare il bambino dopo il primo anno si sentono spesso isolate e non trovano occasioni in cui scambiare opinioni ed esperienze con altre mamme. Anzi, spesso si scontrano con l’ignoranza e la disapprovazione del prossimo (il compagno, i parenti, il proprio ginecologo o il proprio pediatra), intrisa di luoghi comuni. Chi ha il diritto di decidere sulla sua durata?Su quali basi può deciderlo?Cosa vuol dire, oggi, allattare fino all’anno e oltre?Cosa comporta questo per la madre, il padre e il bambino?È vero che l’allattamento prolungato rende le madri succubi dei figli, e questi ultimi viziati, dipendenti e mammoni?Ma soprattutto, perché molte persone si sentono in diritto di dire alla madre quello che deve fare riguardo all’allattamento, in tante situazioni così diverse l’una dall’altra e senza che venga richiesta la loro opinione in merito? In questo libro, Paola Negri, consulente professionale IBCLC ed educatrice perinatale, offre tutte le informazioni affinché ogni madre trovi le proprie personali risposte a queste domande, ragionando sul valore dell’allattamento come forma normale di accudimento anche quando i bambini non sono più neonati, unitamente a spunti di riflessione sui vari aspetti di questa pratica, che vanno ben oltre quello puramente nutritivo.Gli operatori sanitari e le figure che si trovano a lavorare con mamme e bambini piccoli troveranno una chiave per entrare con maggiore rispetto nel delicato mondo della coppia madre-bambino, comprendendone meglio vissuti, bisogni e sentimenti, in modo da offrire un’assistenza più rispettosa, mirata, consapevole ed efficace. Il libro è inoltre arricchito da numerose testimonianze di mamme che hanno scelto di continuare a nutrire al seno il proprio bambino per consolarlo nei momenti difficili e addormentarlo con dolcezza. Conosci l’autore Paola Negri si occupa di allattamento da oltre 15 anni; è stata consulente volontaria per La Leche League Italia e successivamente è diventata consulente professionale IBCLC ed Educatrice Perinatale, lavorando con donne in attesa e madri, e nella formazione specifica a gruppi di auto-aiuto e operatori sanitari. Opera da anni in associazioni come MAMI e IBFAN Italia (di cui è presidente) in attività di sostegno, promozione e protezione dell’allattamento.Si occupa inoltre di decrescita e di alimentazione, per cui ha scritto diverse pubblicazioni.