Il momento tanto atteso, quello della nascita e quindi dell’incontro con il bambino si trasforma nel momento più drammatico: i genitori accolgono il loro piccino, ma sono anche costretti a dirgli addio. Il ricovero, i preparativi, la sala parto o la sala operatoria in caso di cesareo, vengono vissuti, nella maggior parte dei casi, come qualcosa di irreale, poiché la coppia è in stato di shock a causa del trauma emotivo dovuto alla diagnosi della morte del bambino. La situazione è talmente dolorosa che è quasi impossibile riuscire a ‘rendersi conto’ di quanto sta accadendo. Il bimbo viene fatto nascere, inducendo il travaglio o intervenendo con un cesareo.
“La donna può avvertire la sensazione di rompersi in mille pezzi, scrive Piera Maghella a proposito di questi momenti, il dolore fisico non ha più senso, è senza significato.”2
È molto importante che, dopo la nascita del piccolo, ai genitori venga offerta la possibilità di trascorrere del tempo con lui.
Se la madre, che è provata emotivamente ma anche fisicamente in seguito al parto, fatica ad accettare l’idea di vedere il suo bambino, è necessario lasciarle del tempo per decidere.
A volte rifiutare questo incontro è un modo per difendersi, si ha paura di non poter sostenere la vista del proprio piccino, si teme che il cuore davvero possa spezzarsi.
Perché la sensazione è proprio quella: la disperazione, la rabbia, l’incredulità sono tali che sembra di non poter sopravvivere a tanto dolore.
A volte, semplicemente, si è tanto sconvolti da non riuscire neppure a decidere, ci si affida agli altri, si delega agli operatori sanitari o al partner questa scelta, non sapendo come comportarsi.
Naturalmente non c’è una scelta ‘giusta’, valida per tutti, ma gli esperti sono unanimi nell’affermare che il fatto di poter vedere il proprio bambino, poterlo toccare, stringerlo tra le braccia, ‘creare ricordi di lui’ e di ‘loro con lui’ possa essere di grande aiuto ai genitori nel percorso di elaborazione del lutto.
È un tempo davvero troppo breve quello che la coppia ha a disposizione per stare con il proprio bambino, ma è un tempo prezioso. Per imprimere i suoi tratti nella memoria, per esprimere a parole e con la tenerezza dei gesti il proprio amore, per congedarsi da lui. Il fatto di aver conosciuto il suo viso, eviterà poi alla coppia di elaborare fantasie che non corrispondono alla realtà (spesso quella che si crea, non avendo visto il piccolo, è l’immagine inquietante di bimbo malato o che ‘aveva qualcosa che non va’).
Seppur nella sofferenza, si stanno creando ricordi che accompagneranno i genitori nell’accettazione della perdita e, in generale, nel loro percorso di vita.
Ci sono coppie che hanno sentito l’esigenza di coinvolgere altri membri della famiglia e/o gli amici più cari, per avere poi la possibilità di parlare con loro dell’accaduto, dell’aspetto del loro bambino, dei sentimenti che vederlo e accarezzarlo hanno suscitato in loro. Condividere questi momenti è anche un modo per custodire la memoria di questo bambino all’interno della cerchia famigliare, per renderlo più ‘reale’ anche agli occhi del mondo, poiché come scrive Piera Maghella: “quando un bambino nasce morto o muore poco dopo, rimane solo il vuoto. Il mondo non lo ricorda”3. E i genitori hanno bisogno che il mondo ricordi…