Introduzione

Sono passati cinque anni da quando ho perso il mio bambino. Era il mio terzo figlio. Ricordo ancora il giorno in cui il test di gravidanza è risultato positivo. Ero troppo, troppo felice. Aspettavo un bimbo! C’era di nuovo una creatura nel mio grembo, avrei vissuto di nuovo tutte le emozioni dell’attesa, il pancione che cresce, i primi movimenti, la scelta del nome… Con la mente e il cuore in subbuglio, ho dato la notizia a mio marito. Poi è stata la volta dei parenti più cari, la zia che è un po’ come una mamma e i miei amatissimi nonni. Che gioia vedere la loro contentezza, che gioia portare in cuore un segreto così bello.


Ed è arrivato il giorno della prima ecografia. Un giorno speciale, colmo di aspettative e trepidazione: avrei visto il mio bambino!


Avrei sentito il battito del suo piccolo cuore.


Ancora oggi non so esprimere a parole quello che ho provato davanti a quello schermo nero. C’era il mio bambino, sì. Ed era bellissimo. “È già così grande” avevo detto io, sorpresa nel trovare la testolina già delineata, ben distinta dal minuscolo corpo. Ma c’era silenzio in quell’eco. Un silenzio che urlava alle orecchie e al cuore. E lui era così fermo, sembrava dormisse.


Tutta la gioia fuggita in un istante, trasformata in sgomento, incredulità, dolore.


Non c’è battito. L’attesa si è interrotta.


Sono tante le donne che hanno dovuto sentire questa frase. Poche parole pesanti come macigni.


Poche parole che mettono fine a un sogno, il più bello, quello di diventare madre.


Questo libro è dedicato a loro. A tutte le donne che, in un momento imprecisato della loro vita, hanno visto interrompersi un sogno. A tutte le donne che hanno sognato di accarezzare, cullare, allattare il loro piccino, ma non hanno potuto farlo, perché non è stato concesso loro di abbracciarlo.


È difficile parlare di questo dolore. Non capisco bene perché, ma è un dolore che la società si ostina a non considerare. E quando non viene ignorato, allora viene immediatamente minimizzato. Tutto il conforto che la donna può aspettarsi in genere si riduce a frasi banali che spesso la fanno sentire peggio: “Per fortuna eri incinta solo di tre mesi”, “Su, su, capita a tante donne, è normale” e “Avrai altri bambini”. Così al dispiacere si aggiunge anche la devastante consapevolezza di non essere comprese. Ci si sente sole. Sole con un dolore che il resto del mondo – a volte anche chi ci è più vicino – non riconosce e quindi non accoglie.


Quando ho vissuto questa esperienza mi sono sentita molto sola. Avrei voluto parlarne, condividere la mia pena, sfogarmi, ma era difficile trovare qualcuno disposto ad ascoltare. E poi avrei voluto capire. Perché avevo perso il mio bambino? Perché la gravidanza si era fermata? Cos’era successo? E poteva accadere di nuovo?


Molte domande, poche risposte.


Alcune settimane dopo l’intervento di raschiamento sono entrata in una libreria e ho cercato un testo che affrontasse questo tema. Ci sono libri su tutto, guide per ogni argomento e situazione della vita, centinaia di titoli ci parlano di gravidanza, nascita, accudimento dei figli, possibile non ci fosse un libro che parlava dell’aborto spontaneo, un’esperienza che riguarda tante donne?


Io non l’ho trovato.


Mi hanno proposto alcuni volumi dedicati alla psicologia e all’elaborazione del lutto, ma non era quello che cercavo. Affrontavano situazioni troppo diverse, che sentivo lontane e non potevano aiutarmi.


Ed ecco come è nata, tempo dopo, l’idea di questo libro.


Il libro che avete tra le mani fa parte di un lungo percorso che ha avuto inizio in una mattina di dicembre con un test di gravidanza positivo e non si è concluso, né mai lo farà, perché è parte di me, della mia vita, di quello che sono.


Oggi io non soffro più per il mio bimbo in Cielo; con il tempo il dolore si è trasformato più e più volte fino a diventare rimpianto, nostalgia, ricordo. Un pensiero pieno d’amore e di tenerezza. Ma non ho dimenticato. Non ho dimenticato lo smarrimento, la solitudine e l’angoscia. Ecco il perché di questo libro.


Un libro che vuole essere una carezza per le donne che in questo momento stanno soffrendo e per le donne che hanno sofferto in passato e portano ancora nel cuore una traccia di quel dolore. Ognuna con la sua storia, che è sempre unica e diversa, ognuna con le sue emozioni, ognuna con i suoi tempi. Quello che abbiamo in comune è un bambino non nato, un bambino che non abbiamo potuto stringere tra le braccia, ma che fa parte di noi, della nostra storia, della nostra famiglia.


Ma questo è anche un libro che si rivolge ai papà, ai compagni di vita di queste donne che, forse mai come in questo momento, hanno bisogno di sentirsi accolte, comprese e amate. E un libro per i parenti e gli amici che vorrebbero aiutare, ma forse non sanno come fare.


Indicazioni valide per tutti non ne possiamo dare, dato che ogni storia è a sé, ma speriamo che ognuno possa trovare almeno qualche spunto utile tra queste pagine.


Parlarne è già un passo. Parlarne è un modo per riconoscere l’importanza di questo argomento.


In questo libro ci sono numerose testimonianze. Raccontare la propria storia, ricordare, rivivere certi momenti per alcune donne è stato difficile, doloroso. Per altre è stato liberatorio, un’opportunità per comprendere meglio le proprie emozioni e riconciliarsi con il passato. Ma quello che hanno in comune tutte le mamme di ‘bimbi speciali’ che hanno accettato di condividere la propria esperienza in queste pagine è la speranza che la loro storia possa essere d’aiuto per altre donne. Ogni testimonianza è una mano tesa.


Una mano che consola, comprende, ascolta. Ma è anche una promessa. Pian piano la sofferenza non sarà più così straziante, ma ciò non significa che si dimenticherà.


I bimbi non nati non sono ‘persi’ per le loro mamme. Fanno parte di loro. Sono nel loro cuore e lo saranno per sempre.


Se stai piangendo il tuo bambino non nato, sappi che non sei sola. Siamo in tante ad aver provato il tuo dolore. Un anno fa, cinque, dieci, venti. Anche noi siamo mamme di un bimbo speciale che non abbiamo potuto abbracciare, stringere e coccolare, ma che custodiamo al sicuro, nel nostro cuore.


Questo libro è dedicato a te.

Quando l'attesa si interrompe
Quando l'attesa si interrompe
Giorgia Cozza
Riflessioni e testimonianze sulla perdita prenatale.La perdita di un bambino durante la gravidanza è sempre una tragedia, vissuta spesso da sole e senza l’adeguata vicinanza emotiva. Ma si può superare. Quando si perde un bambino non si può dimenticare lo smarrimento, la solitudine e l’angoscia che una donna prova. Un aborto spontaneo è un dolore grande, è una promessa di gioia senza fine che si infrange all’improvviso, lasciando nel cuore amarezza, delusione, incredulità. I dati clinici sono allarmanti: il 15-25% circa delle gravidanze si interrompe spontaneamente nel primo trimestre, e ogni anno in Italia circa 2 gravidanze su 100 si concludono con una morte perinatale. Perché mai è successo?Capiterà ancora?Ce la farò a diventare madre?Dovrei fare ulteriori controlli e accertamenti?Perché gli altri non capiscono questo dolore?E il futuro padre? Cosa prova un uomo che perde un figlio?Molte domande, poche risposte. Esistono centinaia di titoli su gravidanza, nascita, accudimento dei figli, ma mancava un libro che parlasse dell’aborto spontaneo, un’esperienza che, purtroppo, riguarda tante donne.Perché parlarne è un modo di riconoscerne l’importanza. Raccontare la propria storia, rivivere certi momenti per alcune donne è difficile e doloroso, mentre per altre è un’opportunità per comprendere meglio le proprie emozioni e riconciliarsi col passato. Quando l’attesa si interrompe si propone di offrire una risposta agli interrogativi più comuni quando si perde un bimbo nell’attesa o subito dopo la nascita. È difficile parlare di questo dolore, perché al dispiacere si aggiunge anche la devastante consapevolezza di non essere comprese. Uscire dal silenzio che molto spesso avvolge questi argomenti, rendendoli quasi dei tabù, può essere di grande aiuto non solo per la donna, ma anche per chi le sta accanto (partner, familiari, amici, operatori sanitari) e vorrebbe offrirle il proprio sostegno emotivo. Grazie ai contributi di numerosi esperti (ostetriche, psicologi, ginecologi, neonatologi) l’autrice Giorgia Cozza offre una chiave di lettura delle reazioni fisiche ed emotive della donna (e della coppia), riflettendo sulle tappe e sui tempi di elaborazione del lutto.Le testimonianze, intense e commoventi, di tanti genitori che hanno perso il proprio figlio vogliono essere una mano tesa verso ogni donna che sta soffrendo e ha bisogno di sapere che non è sola. Conosci l’autore Giorgia Cozza è una mamma-giornalista, specializzata nel settore materno-infantile, autrice di libri per bambini e numerosi manuali per genitori, divenuti un importante punto di riferimento per tante famiglie in Italia e all’estero.È stata relatrice in numerosi congressi per genitori e operatori del settore e ospite di trasmissioni televisive per rispondere a quesiti legati all’accudimento dei bimbi e a uno stile genitoriale ecocompatibile.