terza parte

La morte perinatale,
il lutto del padre

Come tutti i lutti, la perdita di un figlio, durante o subito dopo la gravidanza, è un evento molto spiacevole che ha bisogno dei suoi tempi di elaborazione, anche se la difficoltà della nostra cultura di affrontare il lutto in quanto tale spinge spesso le persone colpite da una perdita a ricorrere a specialisti del settore per tentare di elaborare il lutto più velocemente.


Durante la gravidanza, sia il padre che la madre iniziano a elaborare le proprie aspettative verso il nascituro: compare la preoccupazione relativa all’andamento della gravidanza, ma a prevalere sono i sentimenti positivi incentrati sulla costruzione di un nuovo assetto familiare in attesa della nuova nascita.


Con la morte intrauterina si crea una rottura delle aspettative verso il nascituro e la donna vive un’intensa esperienza di perdita. Il padre condivide gli stessi sentimenti di perdita, che però presentano manifestazioni differenti rispetto a quelli materni, infatti l’uomo tende a essere maggiormente nervoso o a rifugiarsi nelle attività lavorative. Oltretutto, il padre diviene spesso il mezzo per avere notizie sulla salute della madre e non viene considerato il fatto che egli stesso sta vivendo, a suo modo, un lutto per la morte del figlio.


La diversità di reazioni all’interno della coppia è legata anche alla fase della gravidanza in cui avviene la perdita: infatti, mentre la madre sviluppa i propri sentimenti di attaccamento sin dall’inizio dell’attesa, il padre matura il proprio sentimento di attaccamento quando compaiono i primi movimenti fetali, e concretizza il pensiero di essere padre solo dopo la nascita del bambino.


Questo fatto può essere all’origine di incomprensioni tra i coniugi che, a seconda del momento in cui avviene la perdita, sperimentano sensazioni e vissuti diversi.


Una reazione comune alle coppie che hanno subìto una perdita di questo tipo è quella di voler provare a iniziare una nuova gravidanza. Ma i sentimenti di perdita del padre vengono maggiormente accentuati proprio durante l’attesa successiva: il padre sperimenta una preoccupazione costante che ritiene debba essere nascosta alla compagna per evitare di crearle ulteriori ansie. Tali preoccupazioni si riflettono sulla sua vita sociale e lavorativa.


Il padre sente il bisogno di elaborare il proprio lutto, ma spesso non vuole rendere esplicito tale bisogno alla propria partner.


Inoltre la società impone all’uomo modelli di comportamento che lo portano a non manifestare i propri sentimenti, e per questo il futuro padre difficilmente chiede un supporto per affrontare l’ansia e la paura. L’uomo prova, quindi, sentimenti contrastanti che, da un lato, lo portano a proteggere la partner cercando di evitare di farle sviluppare nuove paure, dall’altro vorrebbe avere un supporto per i suoi sintomi che si fanno più invalidanti proprio durante la nuova gravidanza.


Per questi motivi, dopo una prima fase di elaborazione di quanto accaduto, è necessario che la coppia si rivolga a specialisti del settore, anche separatamente, per comprendere meglio le strategie che possono aiutarli a elaborare il proprio lutto, sia dopo la perdita che durante una eventuale nuova gravidanza.


La possibilità di confronto in spazi separati rispetto alla compagna consente all’uomo di manifestare liberamente i propri sentimenti di perdita e le proprie paure senza la preoccupazione di creare ulteriori problematiche alla partner. E il supporto ai padri riveste la stessa importanza del supporto alle madri.


Infine, l’eventuale comparsa di sintomi più gravi, a esempio idee suicidarie o sintomi di depressione grave o moderata, richiede necessariamente l’intervento di uno specialista.


Francesco Saverio Ruggiero, psichiatra e psicoterapeuta, Avellino

Quando l'attesa si interrompe
Quando l'attesa si interrompe
Giorgia Cozza
Riflessioni e testimonianze sulla perdita prenatale.La perdita di un bambino durante la gravidanza è sempre una tragedia, vissuta spesso da sole e senza l’adeguata vicinanza emotiva. Ma si può superare. Quando si perde un bambino non si può dimenticare lo smarrimento, la solitudine e l’angoscia che una donna prova. Un aborto spontaneo è un dolore grande, è una promessa di gioia senza fine che si infrange all’improvviso, lasciando nel cuore amarezza, delusione, incredulità. I dati clinici sono allarmanti: il 15-25% circa delle gravidanze si interrompe spontaneamente nel primo trimestre, e ogni anno in Italia circa 2 gravidanze su 100 si concludono con una morte perinatale. Perché mai è successo?Capiterà ancora?Ce la farò a diventare madre?Dovrei fare ulteriori controlli e accertamenti?Perché gli altri non capiscono questo dolore?E il futuro padre? Cosa prova un uomo che perde un figlio?Molte domande, poche risposte. Esistono centinaia di titoli su gravidanza, nascita, accudimento dei figli, ma mancava un libro che parlasse dell’aborto spontaneo, un’esperienza che, purtroppo, riguarda tante donne.Perché parlarne è un modo di riconoscerne l’importanza. Raccontare la propria storia, rivivere certi momenti per alcune donne è difficile e doloroso, mentre per altre è un’opportunità per comprendere meglio le proprie emozioni e riconciliarsi col passato. Quando l’attesa si interrompe si propone di offrire una risposta agli interrogativi più comuni quando si perde un bimbo nell’attesa o subito dopo la nascita. È difficile parlare di questo dolore, perché al dispiacere si aggiunge anche la devastante consapevolezza di non essere comprese. Uscire dal silenzio che molto spesso avvolge questi argomenti, rendendoli quasi dei tabù, può essere di grande aiuto non solo per la donna, ma anche per chi le sta accanto (partner, familiari, amici, operatori sanitari) e vorrebbe offrirle il proprio sostegno emotivo. Grazie ai contributi di numerosi esperti (ostetriche, psicologi, ginecologi, neonatologi) l’autrice Giorgia Cozza offre una chiave di lettura delle reazioni fisiche ed emotive della donna (e della coppia), riflettendo sulle tappe e sui tempi di elaborazione del lutto.Le testimonianze, intense e commoventi, di tanti genitori che hanno perso il proprio figlio vogliono essere una mano tesa verso ogni donna che sta soffrendo e ha bisogno di sapere che non è sola. Conosci l’autore Giorgia Cozza è una mamma-giornalista, specializzata nel settore materno-infantile, autrice di libri per bambini e numerosi manuali per genitori, divenuti un importante punto di riferimento per tante famiglie in Italia e all’estero.È stata relatrice in numerosi congressi per genitori e operatori del settore e ospite di trasmissioni televisive per rispondere a quesiti legati all’accudimento dei bimbi e a uno stile genitoriale ecocompatibile.