Sintomi e diagnosi, i segni e la conferma della perdita
Perdite di sangue, crampi più o meno intensi alla pancia, un dolore alla parte bassa della schiena, una sorta di pressione nella zona pelvica. Si può manifestare così, con uno di questi sintomi piuttosto generici, la perdita di un piccino all’inizio della gravidanza. E davanti a questi sintomi, subito scatta la paura, l’incertezza, il timore che stia succedendo qualcosa. Naturalmente il verificarsi di perdite ematiche non corrisponde per forza a un’interruzione di gravidanza, ma il pensiero che questo sintomo, soprattutto se accompagnato da crampi, possa segnalare la fine dell’attesa si affaccia subito con prepotenza alla mente e al cuore della futura madre. La sensazione descritta da molte donne che hanno vissuto questa situazione è che il corpo le stia tradendo, che non sia capace di custodire il loro piccino. E di impotenza, di impossibilità di cambiare il corso degli eventi. In queste situazioni il verdetto è affidato a un controllo ecografico che stabilirà se i sintomi corrispondono a una minaccia d’aborto o a un’effettiva interruzione dell’attesa.
A volte, invece, la futura mamma non avverte alcun disagio, non ha perdite, né dolori. Eppure, anche se lei ancora non lo sa, l’attesa si è interrotta.
Quando l’aborto è asintomatico, la donna scopre di aver perso il suo bambino in occasione di un normale controllo ginecologico o durante la prima ecografia. “Non c’è battito, l’attesa si è interrotta”, questa la sentenza inappellabile che ha messo fine, in modo del tutto inaspettato, al sogno di felicità di tante future mamme.
Se le dimensioni dell’utero o dell’embrione non corrispondono alla settimana di gestazione, o il medico non riesce a ‘trovare’, ovvero a rilevare ecograficamente, il battito cardiaco del piccino, in genere, viene prescritto un ulteriore controllo ecografico a qualche giorno (in genere una settimana) di distanza. Se la situazione non si evolve, la diagnosi di aborto interno (o ritenuto) viene confermata. Una diagnosi che si rivela difficile da accettare, quando non ci sono sintomi e il corpo sembra ignaro di quanto è accaduto e ‘continua a essere incinta’ (spesso nausea e tensione al seno, che per alcune donne sono i segni rivelatori di una gravidanza, persistono per diversi giorni dopo che la vita si è spenta nel grembo della mamma).