Portare nella fase di contatto indiscriminato – iniziare il legame
Le prime settimane dopo la nascita sono caratterizzate dall’incontro, dalla conoscenza reciproca, dalla meraviglia, dall’innamoramento, dalla transizione, dal cambiamento e dalle fatiche connesse.
Dice un padre: “A pensarci bene, diventare genitori è pura follia! È sorprendente quanta gente si metta in questa situazione. Non mi pento di nulla, per la maggior parte del tempo. A volte comunque mi pento di tutto. Questa nuova situazione è un cambiamento incredibile. La vita diventa più intensa, nel positivo e nel negativo”.159
Che si tratti di un grande cambiamento, da non sottovalutare, viene detto anche da esperti:
Troppo spesso la relazione madre-bebè è stata descritta come un’unione senza ombre, un quadretto di maniera. Ora, a volte, alcuni eventi (un parto difficile [difficile anche soggettivamente, N.d.A.], un bebè prematuro, un alloggio troppo piccolo) possono rendere questo primo incontro insopportabile. I genitori si sentiranno incompetenti, impotenti come sono a calmare un bebè agitato. La madre si sentirà “insufficiente”, il latte esaurisce e la pazienza se ne va. (…) Penso che sia utile diffondere l’idea che l’incontro con un bebè può generare problemi e gravi delusioni. (…) È necessario essere pronti a demistificare la relazione genitori-bebè: essa può ingenerare tanto dolore quanto piacere. Ogni bebè può suscitare l’odio dei genitori così come renderli folli d’amore.160
Per comprendere l’importanza di questo periodo, a questo punto mi preme accennare a ciò che Stern chiama la costellazione materna. Alla nascita del primo bambino la donna che diventa madre trascorre un periodo di riorganizzazione e trasformazione psichica molto profonda. In questo periodo affronta tre grandi discorsi interni ed esterni: il discorso con sua madre (quando era bambina), il discorso con se stessa in quanto madre, il discorso con il suo bambino. Questa trilogia materna diventa la sua preoccupazione principale, nel senso che richiede una quantità enorme di lavoro e di rielaborazione psichica.161
I temi affrontati nella costellazione materna sono sostanzialmente quattro: il tema della vita-crescita e le paure di fallire nella competenza genitoriale, il ritrovarsi di una nuova identità di madre e il bisogno proprio di essere contenuta e “maternata”. In pratica, questo bisogno di cure materne (matrix)162 della nuova madre dopo il parto si rivolge come a un ambiente che la protegga da elementi stressanti e dalla realtà esterna, che le permetta di riposarsi, che soddisfi i suoi bisogni vitali di contenimento, di sicurezza e di stima, oltre che di accettazione incondizionata. Questi bisogni si rivolgono alla propria madre, con cui la neomadre si confronta se è presente, perché le proprie esperienze da bambina si rivitalizzano e diventano attuali, più fortemente se al tempo in cui avvennero i suoi bisogni non furono soddisfatti; poi ad altre persone femminili (per esempio l’ostetrica o l’amica) e infine al partner.163 In linea generale significa che si tratta di un periodo altamente sensibile attraverso cui ogni donna, con la propria storia e le proprie risorse interne ed esterne disponibili, deve passare.164
A livello concreto ciò significa che è normale e fisiologico se dopo quaranta giorni dal parto una madre non è ritornata (fisicamente e psichicamente) quella di prima (della gravidanza). Significa che è fisiologico il fatto che invece si senta diversa, immersa in un mondo che a tratti la travolge, la sconvolge, oppure la avvolge come un vestito caldo. Sentimenti contrastanti, una forte emotività, immagini che salgono alla superficie, discorsi con la propria origine che si risvegliano all’improvviso anche se si aveva pensato di aver lasciato ormai alle spalle i vecchi conflitti.
Il percorso di questa riorganizzazione, anche se è fisiologica, non è sempre una strada asfaltata, ma spesso è piena di sassi e di ombre individuali, che si devono accettare, superare e integrare. Tutto questo ha bisogno del suo tempo, di spazi contenuti, di amore.165 In questo contesto la modalità del portare può costituire un notevole aiuto per stare nella costellazione materna; per stare insieme al bambino, per prendersene cura, acquisire sicurezza, sentirsi competente per il suo benessere; per affrontare la nuova condizione di famiglia, di vita così diversa, insieme; per confrontarsi con le esperienze di accudimento vissute da bambini, che spesso erano così diverse.
Portare favorisce e facilita l’incontro e la conoscenza reciproca attraverso i sensi, come un ponte che permette di passare alla vita nuova, insieme, con maggiore serenità e sicurezza.