capitolo iv

Supporti e tecniche per portare

Come abbiamo visto nei capitoli precedenti, portare è un termine tanto ampio quanto preciso. Anche se i modi di portare possono essere diversi, le regole che ne definiscono il concetto sono universali. Il concetto della fisiologia del portare e la sua applicazione pratica esposta nei capitoli precedenti, oltre che l’esperienza diretta nell’uso dei diversi supporti, stanno alla base di questa panoramica della tipologia di supporti (da non confondere con le diverse marche) e delle loro caratteristiche, attualmente reperibili sul mercato italiano. Nella mia ricerca continua ho potuto notare che tutti i supporti alternativi sono nati dall’esperienza pratica di mamme che portano e portavano i propri bambini. Indubbiamente sono le madri le ideatrici dei supporti migliori!1
Ciò premesso, sarà comunque inevitabile che le mie indicazioni e descrizioni possano differire anche notevolmente dalle informazioni e dalle pubblicità di chi li produce e commercializza. Questo per il fatto che un supporto normalmente viene sviluppato e perfezionato rispetto a una o due posizioni sul corpo, ma per proporre il proprio prodotto di “uso universale” le aziende produttrici illustrano una grande quantità di posizioni da attuare che spesso invece sono puramente teoriche, perché per esempio non tengono conto del bisogno di sicurezza dell’adulto che porta, del peso del bambino, della sua postura fisiologica e quant’altro. Le tecniche e le posizioni proposte di seguito invece sono state scelte con accuratezza e con un po’ di pazienza attuabili realmente.

IV.1. GUIDA ALLA SCELTA

Vista la gamma di prodotti esposti, la scelta sembra difficile: “ma dopotutto, qual è il supporto migliore?” Prima di entrare in merito a tutti i dettagli, vorrei solo ricordare che la scelta del supporto rimane una scelta soggettiva e individuale, che lo rende, più che “il migliore”, “il meglio adatto” per la propria situazione. Ciò premesso, ci sono però da segnalare delle caratteristiche generali indispensabili (minime) che qualsiasi supporto deve soddisfare. Le caratteristiche auspicabili invece indicano una qualità maggiore.


Caratteristiche generali di un (buon) supporto per portare


  INDISPENSABILE AUSPICABILE

Bambino

Sostegno ottimale della colonna vertebrale, della testa, posizione divaricata-seduta delle gambe Si adegua alle esigenze di età e peso diversi per l’intero percorso del portare da 0 a 3 anni
Regolabile e adattabile al peso crescente  
Genitore  Permette di portare “alto” (a livello e al di sopra del proprio ombelico) è quindi regolabile in altezza Permette posizioni diverse sul proprio corpo – davanti (pancia contro pancia, culla) – sul fianco – sulla schiena
Permette di portare “vicino” (nessuno spazio vuoto tra i due corpi – non ci passa la mano) è quindi regolabile in larghezza  
Massima sicurezza Permette completa libertà di movimento corporeo e delle mani
Lascia libertà di movimento (le braccia/mani non devono sostenere il bambino) Prodotto privo di sostanze nocive nel rispetto di uomo e ambiente

Come già detto non esiste il supporto “migliore”, ma solo il “meglio adatto”, e comunque con tutti i supporti bisogna fare esercizio. Oltre alla base delle caratteristiche indispensabili o auspicabili, la scelta pratica che si compie può dipendere da alcuni fattori, che di seguito vorrei elencare:


Età del bambino quando si inizia a portare

Il neonato, come un bambino di qualche mese, ha bisogno di un supporto che gli dia un ottimo sostegno alla colonna vertebrale e alla testa, che rispetti la posizione delle gambe divaricata-seduta e che si adatti alla sua crescita.


Se si inizia a portare presto conviene scegliere un supporto che si adatti alla crescita e che permetta posizioni diverse (davanti, fianco e dietro).


Per un bambino che sta seduto bene (e che avrà già un certo peso) la valutazione del supporto è quella della posizione fisiologica per il bambino e della comodità per il genitore di modo che possa portarlo con fatica limitata.


Dove portare il bambino

Chi porta un bambino in casa ha bisogno di un supporto che lasci le mani completamente libere e che sia sicuro anche quando il genitore si muove, si inchina, si sporge in avanti. Questo significa che dovrebbe essere un supporto che “lega” il bambino in modo sicuro al corpo di chi porta.


Chi porta un bambino fuori dovrebbe scegliere un prodotto comodo per entrambi, che abbia almeno le caratteristiche minime indispensabili.


La taglia di chi porta

Davanti alla scelta di un supporto ausiliario è bene verificare la taglia di chi porta. Se entrambi i genitori vogliono portare con lo stesso supporto è bene sceglierne uno che si adatti perfettamente alla taglia, anche molto diversa, di entrambi. Deve essere quindi regolabile in altezza e in larghezza.


La comodità per chi porta

In ogni caso è importante verificare che il supporto sia comodo sulle spalle, che il tessuto non tagli, che non ci siano fibbie o bottoni che premono, che il peso sia distribuito bene sulla schiena e davanti e che sia possibile portare almeno per qualche ora di seguito.


• Che valore attribuire al supporto per portare?

Con un supporto ausiliare si porta (letteralmente) il proprio bambino nel suo futuro. Pertanto, per alcuni genitori può essere importante che sia un prodotto che garantisce il pieno rispetto dell’uomo e dell’ambiente.


La scelta di usare cotone certificato da agricoltura biologica e pagato a un prezzo equo al produttore, di produrre il tessuto in Europa, dove la tutela dei diritti di chi lavora è almeno regolato dalla legge, di non sottoporre il tessuto a procedimenti chimici, che spesso lasciano residui nel tessuto a contatto con il bambino, di usare colori certificati (non tossici) e a basso impatto ambientale, di confezionare il prodotto vicino al luogo di produzione per minore impatto di logistica sono tutti aspetti che possono essere importanti.


Credo che non sia gratuito né un lusso porsi qualche domanda rispetto alla qualità oggettiva e intrinseca del supporto che si va ad acquistare, e non farsi trascinare solo da valutazioni di tipo economico.

IV.2. I SUPPORTI

I supporti ausiliari per portare si dividono sostanzialmente in due grandi gruppi:

  • i supporti strutturati (tipo marsupio, amaca, mei tai, zaino)

  • i supporti non strutturati (fascia corta, fascia elastica, fascia lunga)

Attualmente in Italia sono reperibili più o meno facilmente entrambi i gruppi, che saranno trattati in modo dettagliato di seguito. Ovviamente all’interno delle diverse tipologie ci possono essere grandi differenze qualitative tra i marchi commerciali, a cui non posso fare riferimento qui. Questa panoramica ha l’obiettivo di descrivere e far conoscere le diverse tipologie, le loro caratteristiche specifiche e i loro principi d’uso.


Quando si deve affrontare l’acquisto di un supporto ausiliario è consigliabile valutarlo sempre insieme al bambino, considerando almeno le caratteristiche indispensabili.


I costi indicati possono dare un’idea di massima.

IV.2.1. Supporti strutturati

Tipo marsupio

  • Caratteristiche

Il marsupio è un’invenzione occidentale della fine degli anni sessanta e consiste in una “tasca” di tessuto non elastico, di cotone o sintetico, imbottito e non, in cui il bambino sta seduto in posizione verticale. Viene allacciato tramite bretelle e cinghie sulla schiena e attorno alla vita.


Sicuramente si tratta del supporto più conosciuto in Italia, prodotto dalle maggiori aziende di corredo per la prima infanzia. Attenzione però, perché marsupio non è uguale a marsupio. Per una maggiore comprensione riporto di nuovo tutti gli aspetti fisiologici per la postura del bambino:


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Postura non fisiologica in un marsupio convenzionale (appoggio inferiore a 20 cm.).


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Dovrebbe essere così.


  • Un buon marsupio deve essere regolabile lateralmente in modo che la schiena venga sostenuta in modo adeguato e il bambino si appoggi stretto al corpo di chi lo porta (non ci dovrebbe essere spazio tra i due corpi). Purtroppo col marsupio spesso non è possibile stringere più di tanto, così un bambino molto piccolo rischia di insaccarsi.

  • La parte sotto il sedere del bambino (da un’apertura per le gambe all’altra) deve essere larga almeno 18 cm,2 meglio se 20, e non essere troppo morbida, altrimenti non viene garantita la posizione divaricata-seduta del bambino e le gambe assumono una posizione con un angolo troppo esteso, il che non è fisiologico per lo sviluppo delle anche.

  • Ci deve essere un buon sostegno regolabile per la testa. Il marsupio deve essere abbastanza alto per dare sostegno efficace alla delicata parte del collo del bambino.

  • L’altezza del marsupio deve essere regolabile a sufficienza (livello ombelico) in modo che le gambe del bambino non vadano a “sbattere” contro le gambe di chi lo porta, per evitare che camminando si effettui una pressione non fisiologica sulle gambe, e quindi sulle anche e sulla spina dorsale del bambino.

  • Il tessuto a contatto con il bambino dovrebbe essere testato e certificato per il contenuto di sostanze tossiche, come il formaldeide, potenzialmente dannose per il bambino.3

Il marsupio, senza dubbio, è un supporto molto semplice e facile da usare. Il suo costo è variabile da 30 a 100 euro. Purtroppo però in molti casi non riesce a garantire le caratteristiche indispensabili per la posizione corretta del bambino (vedi foto p. 196).


Anche la posizione “pancia al mondo”, che spesso viene pubblicizzata e applicata, non è mai raccomandabile in un marsupio, perché non riesce a garantire una posizione fisiologica del bambino: ci sono le gambe che penzolano nel vuoto, la schiena che s’inarca e riceve tutti i colpi direttamente sulla spina dorsale. Inoltre esiste il rischio di schiacciare i genitali, perché tutto il peso si scarica sull’asse mediana del corpo del bambino. Spesso anche chi porta non si sente a proprio agio, perché le cinghie sulle spalle e attorno alla vita spesso tagliano e possono rendere il tempo portato una sofferenza.

  • Posizioni

Davanti: pancia contro pancia

  • Possibilità e limitazioni d’uso

L’uso di questo supporto si limita alla posizione davanti. La comodità effettiva per entrambi dipende moltissimo da come è realizzato il marsupio. In effetti ci sono veramente pochi marsupi che soddisfano le caratteristiche minime indispensabili di un buon supporto per portare, quindi bisogna sceglierlo con molta cura.

  • Principio d’uso

È preferibile mettersi prima il marsupio e poi infilare il bambino. Seguire le istruzioni allegate al prodotto.

Tipo amaca

  • Caratteristiche

L’amaca è sostanzialmente un anello di tessuto non elastico, che viene chiuso tramite due anelli (sling) oppure cucito fisso (pouch), ed è indossato su una spalla con la chiusura (anelli) appena sotto la spalla. Ci sono un’infinita varietà di rifiniture, con o senza cuscinetto per la spalla, bordi rinforzati, imbottiti o semplici, code aperte e code chiuse, per migliorare il comfort del bambino e di chi porta.4


L’amaca si sceglie secondo la propria taglia. Per trovare la misura giusta, misurare la diagonale dalla spalla alla vita (ultima costola) oppure indossare l’amaca senza bambino e verificare che il tessuto passi in vita e non più in basso. Inoltre è importante che si possa regolare la tensione del bordo superiore,5 di modo che il bambino aderisca perfettamente al corpo di chi porta.


L’amaca è leggera, corta, si indossa velocemente e (quasi) senza fatica. Molto conosciuta negli Stati Uniti (dove è stata “inventata” da genitori una ventina di anni fa), in Italia è stata fatta conoscere soprattutto tra le socie della Lega del Latte e dell’Aimi.


Costo: da 35 a 100 euro.

  • Posizioni

(tecnica unica per tutte le posizioni)

davanti:

- fianco contro pancia, “culla”

- pancia contro pancia


fianco:

- pancia contro fianco


  • Possibilità e limitazioni d’uso

L’amaca è un supporto che può accompagnare una coppia genitore bambino durante tutto il loro percorso portato, dalla nascita ai tre anni, nei primi mesi nelle posizioni davanti e poi sul fianco. Non propongo, in generale, di portare con l’amaca sulla schiena, perché in questa posizione manca la sicurezza di poter legare il bambino vicino al proprio corpo. È molto difficile fare aderire il bambino bene e strettamente al proprio corpo e fissare l’orlo superiore nella posizione aderente. L’amaca è adattabile solo fino a un certo punto. Purtroppo spesso il bambino non viene portato abbastanza stretto al corpo del genitore e quindi non ha il sostegno ottimale della schiena, sbilanciando notevolmente il baricentro della madre, che ne sente gli effetti.


Nel caso di displasia dell’anca, la posizione culla non va mai usata.


  • Princìpi d’uso

Per portare con l’amaca consiglio di indossarla prima e poi di infilare il bambino.


Indossare l’amaca

Tenere l’amaca davanti a sé con gli anelli in alto. Infilare ora il braccio, che sarà dal lato del bambino, nell’amaca e farla passare sopra la testa. Ora basta aggiustare l’amaca sul corpo: vedere che gli anelli stiano appena sotto la propria spalla e aprire e visualizzare lo spazio portato.


A CULLA : preparare lo spazio portato formando una tasca dagli orli alti davanti a sé.

Per infilare il bambino nell’amaca lo si appoggia sulla spalla libera e si infila prima il sedere, poi il tronco e infine la testa, che deve essere sostenuta all’interno dell’amaca e che sta vicino agli anelli. Il bambino guarda in alto e la sua spina dorsale è tipicamente curva.


L’amaca è posizionata all’altezza corretta se si trova al di sopra del proprio ombelico.


ALLATTAMENTO: in questa posizione il bambino viene infilato nell’amaca con la testa dalla parte della spalla libera e sdraiato pancia contro pancia. È importante che la testa sia sostenuta interamente dall’amaca mentre le gambe di un bambino di alcuni mesi potranno spuntare fuori. L’altezza giusta è quella appena sotto il seno, in modo che il bambino possa prendere il capezzolo comodamente.

Posizione verticale (fianco o davanti)

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Posizione fianco con orlo tenuto largo (scorretto)


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Posizione fianco, con orlo aderente (corretto)

Tirare l’orlo superiore

Per fare in modo che il bambino aderisca in posizione verticale al proprio corpo (solo così si avrà la sensazione di avere le mani libere) bisogna tirare bene l’orlo superiore una volta che il bambino è seduto nell’amaca, infilarlo nella fibbia o negli anelli e fissarlo. Spesso questa operazione, per quanto indispensabile, non è semplicissima e bisogna inventarsi, a secondo dell’amaca che si ha (e la qualità degli anelli, la scivolosità del tessuto, la misura dei lembi etc), come fissare l’orlo superiore in tensione in modo che non “scappi” ad ogni movimento.

Tipo Mei Tai

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  • Caratteristiche

Il Mei Tai è il nome di una categoria di supporti ispirati a quelli tradizionali asiatici. Consiste in un pezzo di stoffa quadrato della misura di circa 40 cm per 50 cm in altezza circa e quattro bende lunghe cucite ai quattro angoli con cui si allaccia il bambino attorno al proprio corpo. Il Mei Tai, supporto morbido e realizzato in moltissimi modelli e con rifiniture varie, entusiasma giustamente molte madri italiane in cerca di un supporto strutturato alternativo e migliore del marsupio. I modelli migliori hanno “lembi” non imbottiti allargabili sulle spalle e sono cuciti con il tessuto particolare della fascia lunga. Il suo utilizzo può sembrare più immediato di un supporto non strutturato come la fascia, ma in effetti non è così. Il Mei Tai non è affatto un supporto facile e per imparare a legarlo ben saldo è consigliabile farsi accompagnare da un’esperta. Una volta imparato come mettere in tensione adeguata il pannello che sostiene il bambino, si porta bene anche sul fianco e sulla schiena. Il MT viene proposto spesso come “fai da te” ma ormai si trova anche in molti negozi sul territorio oltre a quelli online.

Costo: 60-100 euro (il fai da te costa meno).

  • Posizioni

davanti:

- pancia contro pancia


fianco:

- fianco contro pancia


dietro:

- pancia contro schiena

  • Possibilità e limitazioni d’uso

Si può usare il MT da circa 3 mesi (come un marsupio) a 2 anni se la stoffa garantisce il peso crescente del bambino. I neonati invece non sono sostenuti sufficientemente dal MT che, privo di elasticità, non può essere “stretto” abbastanza.6


Nel fai da te non esiste nessuna garanzia di portata della stoffa (quanto peso sopporta e per quanto tempo?). Le cuciture, “cicatrici” nel tessuto e quindi punti deboli, possono disfarsi con il tempo. È quindi importante controllare ogni volta, prima di portare il bambino, l’integrità del proprio MT.


  • Principio d’uso

I passi indicati valgono per la posizione dietro, perché normalmente è quella meno affrontata. Per la posizione davanti consiglio di seguire le istruzioni allegate. Le bende possono essere annodate in diversi modi sul corpo. Generalmente va detto che il nodo non deve mai essere sul corpo del bambino, ma sempre sotto il suo sedere, oppure sul corpo di chi porta.

Passo per passo


Allacciare le bende inferiori strettamente attorno al proprio corpo.

Prendere il bambino, passarlo sotto il braccio sulla propria schiena e sederlo sulla stoffa larga a gambe divaricate. Si invita il bambino ad appoggiarsi al genitore, cosa che farà volentieri se vorrà essere portato.
Prendere le bende e portarsele sulle spalle davanti.
Ora tirare ancora entrambe le bende, fare un piccolo salto (“hops”), tirando ancora e mettere una benda tra le ginocchia mentre si porta l’altra a modo di bretella dietro passando sopra la prima, poi sotto la seconda gamba del bambino riportando la benda davanti. Ripetere la stessa cosa con l’altra benda. Fare un doppio nodo.
Controllare la posizione delle gambe del bambino (divaricata-seduta, ginocchia più in alto del sedere, schiena del bambino ben appoggiata: non ci passa la mano).

Tipo Zaino

  • Caratteristiche

Lo zaino è un supporto tipicamente occidentale per trasportare un bambino sulla schiena. Non permette di portare a stretto contatto con il corpo del genitore, e perciò non può essere usato prima dei 9 mesi, quando il bambino sta seduto per un bel po’ di tempo da solo. Esiste in molte forme diverse, dal semplice zaino in telo di cotone rinforzato con dei listelli in alluminio, famoso anche trent’anni fa, ai veri e propri zaini da trekking professionale. Un buono zaino sta in piedi da solo e non si rovescia nel momento in cui il bambino viene seduto e quando viene caricato sulla schiena. Questo è molto importante per la sicurezza di entrambi. Un buono zaino permette al bambino di muovere le gambe liberamente e quindi di stare seduto senza sentire le gambe “incastrate”. La schiena dovrebbe essere adeguatamente sostenuta.


Sono importanti le cinture (come nel seggiolino della macchina) per fissare il bambino così che non possa alzarsi o cadere fuori dallo zaino. Nel momento in cui si addormenta sarebbe importante un sostegno maggiore del suo corpo e un appoggiatesta comodo, che non gli segni la faccia.


In ogni caso per la testa ci dovrebbe essere un adeguato sostegno (alto dietro, meglio se anche laterale). Per un migliore comfort di chi porta, lo zaino dovrebbe essere corredato di cintura lombare e cintura orizzontale a livello del petto per scaricare meglio il peso.


Costo: 80-200 euro a seconda del modello.

  • Posizioni:

dietro

  • Possibilità e limitazioni d’uso

Da 9 mesi a 3 anni circa.


Lo zaino ha la funzione di trasportare un bambino, non è adatto per fare mestieri e lavori in casa o durante un’altra attività non ritmica. Quando il genitore si china rischia di rovesciarsi, inoltre è pesante (peso proprio fino a 4 kg) ed è ingombrante. Il peso del bambino è lontano dal corpo di chi porta, essendo il baricentro notevolmente spostato, un fatto che rende il peso meno sopportabile. Generalmente l’uso dello zaino è consigliato solo per lunghe passeggiate con bambini oltre i 9 mesi.


  • Principio d’uso

Seguire le istruzioni allegate al prodotto.

IV.2.2. Supporti non strutturati

I supporti non strutturati sono sostanzialmente dei teli di diverse lunghezze e qualità di tessuto. Si distinguono la fascia corta, con una misura da 2 a 3 metri con cui si può portare tradizionalmente sul fianco e dietro e la fascia lunga, in tessuto, che misura da 4-5 metri circa ed è il classico supporto non strutturato occidentale. Una sua variante, che gode di crescente successo, è la fascia elastica in maglina di cotone.


Tutte le tecniche di seguito proposte possono essere eseguite anche con la fascia lunga (in tessuto).

La fascia corta

  • Caratteristiche

La fascia corta può essere un supporto non strutturato tradizionale, per esempio un pagne oppure un selendang, della lunghezza di circa 2m, ma esiste anche nella versione occidentale, con lo stesso tessuto della fascia lunga, della lunghezza di circa 2,50-3 metri. La fascia corta è molto comoda perché una volta annodata su misura la si può lasciare annodata e indossarla velocemente.


  • Posizioni:

- davanti: culla

- fianco: semplice


  • Possibilità e limitazioni d’uso

La fascia corta per la maggior parte dei genitori occidentali è una “seconda” fascia, che viene utilizzata in determinate situazioni e con bambini che camminano e che salgono e scendono dalla fascia.


  • Principio d’uso

Fianco semplice con fascia corta (qui un tradizionale selendang di Bali)

La fascia corta viene annodata in vita dove si porterà il bambino. Altezza giusta del nodo: appena sotto l’ultima costola. Girare il nodo sotto la propria spalla davanti; è importante che il nodo non sia posizionato troppo in alto (sulla spalla) o troppo in basso (vicino allo sterno) ma proprio appena sotto la spalla all’altezza della clavicola.

Passo per passo

Mettere il centro della fascia sulla spalla opposta al fianco dove si sceglie di sedere il bambino.

Portare i due lembi sul fianco e annodare.
Fare un doppio nodo in vita.
Posizionare il nodo all’altezza della clavicola e visualizzare lo spazio portato.
Appoggiare il bambino sulla spalla “libera”, sostenendo la schiena con una mano. Infilare l’altra mano sotto la fascia, prendere le gambe e farle entrare nella “tasca”.
Fare scendere il bambino e alzare contemporaneamente il tessuto sulla sua schiena. Far sedere il bambino nel punto comodo per entrambi.
Cercare l’orlo superiore dietro.
Tirare e impegnare la spalla di modo che l’orlo superiore sia in tensione.
Fatto.

Il bambino aderisce ora perfettamente al corpo della madre. Non c’è bisogno di sostenerlo ulteriormente con il braccio.

Fianco semplice con la fascia lunga

Ovviamente questa tecnica può essere eseguita anche con una fascia lunga; in questo caso i due lembi che avanzano dopo il doppio nodo vanno usati per dare un sostegno a croce sotto il sedere del bambino e poi annodati in vita.

Neonato nella posizione fisiologica sul fianco.7
Bambina di sei mesi seduta, con la stessa tecnica, sul fianco.

La fascia elastica

  • Caratteristiche

La fascia elastica è lunga circa 5 metri e larga circa 50 centimetri, il telo è fatto a maglia (non tessuto!). La maglina di cotone 100%8 ha i bordi semplicemente overlocked. Il telo nella parte finale dei lembi si restringe molto così che l’ingombro del tessuto attorno alla vita si riduce notevolmente. La fascia elastica è la fascia lunga di nuova generazione (inventata una decina di anni fa), che però ha delle caratteristiche leggermente diverse. Questa fascia, come dice il nome, è estremamente elastica (nella direzione orizzontale). La sensazione sul corpo è quella di una t-shirt morbidissima che avvolge il corpo dell’adulto e del bambino senza premere, distribuendone il peso senza stringere. Inoltre è relativamente semplice da indossare, perché con una sola tecnica di legatura si porta il bambino davanti sdraiato o in posizione verticale. Costo: da 50 a 80 euro.

  • Posizioni:

davanti (tecnica unica per entrambe le posizioni):

- posizione integrale pancia contro pancia

- pancia contro pancia

- fianco contro pancia (culla)


  • Possibilità e limitazioni d’uso

La fascia elastica è adatta (e la consigliamo) per portare integralmente (marsupioterapia) e per i primissimi mesi, perché è estremamente morbida. Inoltre è consigliata dai fisioterapisti per portare neonati cerebrolesi, che reagiscono alla pressione sulla pelle con ipertono. D’altra parte è assolutamente controindicata per portare bambini con ipotono (per esempio bambini con sindrome Down), perché cede troppo.


La fascia elastica si usa davanti fino a circa 7 kg di peso del bambino, mentre ritengo che non sia adatta per portare dietro, perché è troppo stretta e troppo elastica per sostenere adeguatamente il corpo e il peso del bambino più grande. La stessa limitazione esiste per il fianco, perché cede troppo sotto il peso crescente del bambino.


Pertanto non può essere considerata, come la fascia lunga, un supporto universale per tutto il periodo portato, ma ha il suo valore come supporto limitato nel primo periodo del percorso portato.


  • Principio d’uso

La fascia elastica viene indossata come una maglietta stretta prima di mettere il bambino; si lega e si annoda prima molto aderente al proprio corpo (non si deve pensare di lasciare uno spazio al bambino), perché cede tantissimo e solo in questo modo il bambino si trova sostenuto adeguatamente e il genitore ha piena libertà di movimento. L’unica tecnica adatta è quella che dà un triplo sostegno, quindi tre strati di stoffa che sostengono il bambino.

Indossare la fascia elastica con la tecnica di triplo sostegno (strato orizzontale all’esterno)

Passo per passo

Prendere l’orlo superiore della fascia elastica.

Posizionarla con il centro davanti.
Portare il primo lembo diagonalmente davanti, attenzione all’orlo superiore che non sia attorcigliato.
Portare anche l’altro lembo davanti (i lembi incrociati dietro).
Ora si fanno passare i due lembi sotto lo strato orizzontale.
Incrociare i lembi all’altezza dell’ ombelico.
Girare i lembi attorno la vita.
E fare un doppio nodo finale.
Ecco il risultato. La fascia deve aderire bene al proprio corpo e avvolgerlo come un vestito.

“a culla” (adatta anche per portare un bambino piccolissimo)

Visualizzare lo spazio portato, sfilare il lembo diagonale esterno dalla spalla.

Preparare il lembo interno a modo di “tasca”, portando l’orlo inferiore vicino al proprio corpo e infilare il bambino prima con il sedere, poi il tronco e infine la testa. Le gambe seguono automaticamente il corpo.
In modo che il bambino guardi in alto (è appoggiato con il fianco al proprio corpo) e che la fascia lo contenga.
Riportare il lembo esterno sulla spalla. È più facile se prima si porta il lembo “chiuso” a metà corpo del bambino e poi si infila il braccio.
Aprire il lembo esterno, sfogliandolo tutto.
Alzare il lembo orizzontale e stenderlo sopra il bambino. Ora si è pronti per partire.

La fascia lunga

  • Caratteristiche

La fascia lunga è un telo tessuto di 100% cotone, largo circa 70 centimetri (diffidare di teli più stretti) e lungo da 4 a 5 metri. I suoi orli sono cuciti doppi per evitare che il tessuto si sfilacci.


Le migliori fasce lunghe sono tessute in modo tale da rendere la stoffa leggermente elastica in entrambe le diagonali. In questo modo la stoffa avvolge ma non stringe il bambino e nel contempo garantisce una resistenza maggiore del jeans (dopo ogni lavaggio torna sempre nella forma originale) e distribuisce in modo ottimale il peso sul corpo di chi porta. Con la stessa fascia è possibile portare il bambino davanti, sul fianco e sulla schiena. Per tutto il periodo da 0 a 3 anni si utilizza lo stesso supporto, che si adegua perfettamente alla crescita del bambino e alla propria taglia. Costo: da 50 a 140 euro a seconda della lunghezza e delle caratteristiche del prodotto (qualità del cotone, caratteristiche di produzione, di colorazione, luogo di produzione, passaggi commerciali intermedi). La durata delle migliori fasce lunghe è fino a cinque completi percorsi portati.

Scegliere la lunghezza

Si sceglie la misura giusta secondo la taglia di chi porta e la tecnica di fasciatura che si applica.


Di solito, per poter usare la stessa fascia lunga durante tutto il percorso portato, utilizzando sempre le tecniche sicure delle posizioni davanti, sul fianco e dietro, è consigliata una fascia lunga di lunghezza media di circa 4,50 metri.


La misura specifica va individuata rispetto alla propria taglia e non rispetto alla taglia del bambino. Anche se il bambino cresce durante il percorso portato, la fascia sarà lunga abbastanza se all’inizio è stata scelta la lunghezza giusta.


Ogni ditta produttrice usa le proprie misure. Indicativamente sono queste:


Fascia lunga 4,20m 4,50m 4,80m 5,20m
Taglia 38 44 50 50 in poi

Se entrambi i genitori usano la fascia lunga e hanno due taglie molto differenti consiglio di scegliere la lunghezza secondo la taglia di chi porta di più.


Ci sono anche delle tecniche “salva fascia” che permettono al genitore più robusto di portare il bambino con una fascia più corta.


  • Posizioni:

davanti:

- pancia contro pancia (diverse tecniche)

- fianco contro pancia (diverse tecniche)


fianco

- pancia contro fianco (diverse tecniche)


dietro

- pancia contro schiena (diverse tecniche)

  • Possibilità e limitazioni d’uso

Si può usare la fascia lunga dalla nascita ai tre anni, per tutto il percorso portato che va da pochi chili a quindici chili e oltre. (Il tessuto in realtà è testato per sopportare più di cento chili). Le tecniche di legatura tra davanti, fianco e dietro sono una trentina. È normale comunque affezionarsi ad alcune tecniche che poi si continuano a utilizzare, mentre altre si tralasciano completamente. È molto importante sapere che la fascia lunga non ha un uso immediato, ma deve essere “addomesticata”. Bisogna imparare a manipolarla, ad usarla e fare pratica.9


Per imparare a portare dietro normalmente non bastano le istruzioni cartacee o digitali allegate al prodotto. Considero indispensabile apprendere le posizioni sulla schiena affiancati da un’esperta.


La fascia lunga è l’unico supporto a non essere limitato in sé, ma proprio per questo sarebbe superficiale affermare che il suo uso variegato sia semplicissimo. Arrivati però alla conclusione del percorso portato, la fascia lunga può essere ancora utilizzata: come amaca, altalena, telo per fare picnic, fune per arrampicarsi, o finire nel baule della dote10 oppure passare a qualche amica o parente per un nuovo percorso portato.

Fai da te

Se si decide di confezionare una fascia lunga in casa sono da considerare alcuni aspetti fondamentali: nei negozi di scampoli in commercio non si trovano tessuti di 100% cotone con la trama delle fasce lunghe (elastiche in entrambe le diagonali). Il tessuto che arriva più vicino alla tessitura delle fasce lunghe ha una trama diagonale (gabardine), che lo rende elastico in una direzione. (Si rischia comunque che il tessuto dopo un po’ di lavaggi non torni più nella forma originale). Sono invece da evitare tessuti elasticizzati. Inoltre si dovrebbe scegliere un tessuto non colorato, perché non ci sono garanzie rispetto alla tossicità dei colori. (Il bambino è a stretto contatto con il telo, a volte lo succhia.)


Infine è indispensabile comprare 4,50 m di tessuto in un pezzo unico; mai cucire la fascia in mezzo per risparmiare, perché proprio il centro deve tenere il bambino ed è sotto il massimo sforzo. Piuttosto confezionare due fasce e regalarne una all’amica oppure confezionarne una lunga e due corte.


Nulla vieta che genitori esperti (e molto sicuri) utilizzino un pareo, uno scialle o un sari indiano per portare un bambino per esempio in situazioni di emergenza, quando il bambino è stanco e la fascia lunga è rimasta a casa. Gli SPOC,11 che negli USA cominciano a godere di una popolarità sempre maggiore, hanno sicuramente un loro fascino. Tuttavia li posso consigliare solo a genitori che abbiano acquisito un’ottima sicurezza portando il loro bambino.

  • Uso della fascia lunga

All’inizio la fascia lunga, per la sua lunghezza, può sembrare un po’ difficile da gestire e quindi possono essere utili alcune considerazioni per avvicinarla al meglio. Consiglio vivamente di fare un corso per imparare bene e in sicurezza, affiancati da un’esperta!


Incontrare la fascia lunga

La prima volta che si ha in mano la fascia lunga è consigliato affrontarla di petto; cioè aprirla in tutta la sua intera lunghezza, guardarla, ma soprattutto toccarla e stirarla. Che impressione fa? Che sensazioni dà? Sembra solida o fragile? Reggerà il peso del bambino? Quanto è lunga!


Ora, è fondamentale esprimere ad alta voce ciò che si sente e ciò che si pensa ivi inclusi i dubbi e anche se si è soli con il bambino.


Considerare ora le due caratteristiche fondamentali che fanno funzionare la fascia lunga e che saranno importanti nella descrizione delle tecniche più avanti:


- ORLI

Ci sono due orli, uno superiore e uno inferiore, responsabili per la tenuta della fascia addosso. Se sono in adeguata tensione garantiscono il sostengo ottimale del bambino.


- LEMBI

Se si divide la fascia a metà, i due lembi, che sono gli strati di tessuto interi con cui si eseguono le tecniche, devono essere lisci se si vuole indossare la fascia al meglio e senza giri di tessuto che diventano come delle funi dure sul corpo. All’inizio comunque sarà inevitabile che i lembi si girino, ma un semplice trucco può aiutare a verificare che scorrano lisci come un fiume sul corpo:


Una volta che la fascia è indossata e annodata, prima di inserire il bambino portare entrambe le mani al centro della fascia prendendo tra le dita l’orlo superiore e iniziare a percorrere il percorso dell’orlo superiore. Ci si renderà subito conto se i lembi sono girati o meno. Se ci si accorge dei lembi girati, prima di infilare il bambino è consigliabile ripetere la tecnica e cercare di indossarla “liscia”.

Scegliere la tecnica

Quando ci si avvicina alla fascia lunga e fintanto che non si abbia una buona esperienza pratica, è consigliabile usare solo tecniche “a due passi”: cioè prima si indossa la fascia e si annoda e poi si infila il bambino nello spazio portato. Affrontare questi due passi in sequenza dà presto buoni risultati.


Qui di seguito spiego la posizione X con nodo davanti, detto “supermercato”, che è pratica e universale, adatta anche ai neonati e che va indossata una sola volta, mentre il bambino può essere infilato e sfilato a piacere.12

Primo passo: indossare la fascia lunga

Iniziare con il centro13 della fascia dietro di modo che la metà della fascia lunga si posizioni sulla spina dorsale all’altezza del girovita. Prendere i due lembi in mano, arricciando “a fisarmonica” la stoffa nelle mani e…

portare un lembo in diagonale sulla spalla…
e ora l’altra in modo che si formi un incrocio all’altezza dello sterno.
Incrociare i due lembi dietro.
Fare un doppio nodo davanti all’altezza dell’ombelico.

Mentre si indossa la fascia non bisogna pensare che la croce davanti debba essere larga perché dovrà contenere il bambino. Come vedrete, lo spazio che viene creato semplicemente mettendosi addosso la fascia senza stringerla sarà sufficiente per contenere il neonato. Per un bambino un po’ più grande e con l’esperienza crescente si modula lo spazio prima di incrociare i lembi dietro.

Ora, prima di prendere il bambino, creare e visualizzare lo spazio portato.

Tirare la croce davanti in basso per fare spazio al bambino. Alzare i lembi dalle spalle e tirare, prendere i lembi inferiori e tirare in modo che la croce sulla schiena aderisca strettamente al proprio corpo (non ci sono più vuoti) e il nodo si appoggi al proprio ombelico. Controllare che la croce, quando viene appesantita con le mani, sia a livello dell’ombelico.

Ora lo spazio portato è pronto ad accogliere il bambino.

Secondo passo: infilare il bambino nello spazio portato

Prendere il bambino in braccio, appoggiarlo vicino al proprio corpo all’altezza della spalla (come per fargli fare il ruttino). Infilare il piede opposto alla spalla dove sta il bambino nel lembo corrispondente.

Cambiare spalla, appoggiando bene il bambino e infilare l’altro piede nel lembo di riferimento.
Sistemare il bambino dritto davanti, sostenendo bene la schiena e farlo sedere sulla croce.
Sostenere sempre il bambino sulla schiena con una mano, aprire prima il lembo interno “sfogliandolo” dal ginocchio del bambino fino sulla schiena. Si deve tirare un po’ per oltrepassare il sedere del bambino e bisogna stare attenti ad aprire e “sfogliare” la fascia in tutta la sua larghezza, portando così il maggiore tessuto (e quindi sostengo) sulla schiena del bambino.
Aprire ora l’altro lembo sempre lasciando poco tessuto nel ginocchio e portando tutto il tessuto sulla schiena del bambino.
Infilare i piedi in un risvolto del lembo che finisce nel nodo così che il bambino abbia l’appoggio necessario per sistemare la sua postura.
Le mani sono lasciate libere; ci penserà il bambino a sistemarsele. Se il bambino è sistemato correttamente, regge la sua testa se il genitore non fa dei movimenti bruschi. Se il genitore vuole piena libertà di movimento (per sporgersi in avanti) la testa del bambino va sostenuta tirando almeno uno dei due lembi fino sulla testa.

Se il bambino non gradisce di essere “chiuso” sulla testa,14 si aspetta fin quando si è addormentato.


Il bambino è posizionato correttamente nella fascia lunga se ancora dopo una mezz’ora in posizione verticale aderisce bene al corpo del genitore e non si ingobbisce.15


Si ricorda che all’inizio è bene provare a portare con la fascia lunga in diversi momenti della giornata, non solo quando il bambino è stanco o piange. Un po’ al mattino, un po’ al pomeriggio e un po’ alla sera. In casa durante i mestieri, fuori all’aria aperta, in modo che possa familiarizzare con la condizione spazio portato. È nostra esperienza che anche chi si avvicina alla fascia lunga con un bambino già più grande, che sarebbe oltre i limiti consueti LPE,16 debba passare, anche se solo per qualche giorno, dall’esperienza di portarlo davanti, perché è questa la posizione di partenza (per i genitori occidentali) per poter portare in altre posizioni (fianco e dietro).

Raggiunti i limiti di peso (7 kg), lunghezza (il mento del genitore sbatte contro la testa del bambino), le gambe del bambino sono così lunghe che arrivano sulle cosce del genitore) e/o età (6 mesi circa), è necessario adeguare la posizione portata allo sviluppo del bambino passando al fianco e successivamente alla schiena.

Posizione pancia al mondo

Come abbiamo visto nel capitolo contatto, la posizione pancia al mondo è una posizione problematica e sconsigliata per il bambino sia dal punto di vista anatomico-posturale sia dal punto di vista relazionale e psicosociale. Inoltre è scomoda per chi porta perché il bambino è “appeso” davanti e non si modella sul corpo di chi porta, alleggerendo il suo peso. Pertanto ho scelto di non insegnare più questa posizione.

Passare al fianco

Passo per passo

Porre il centro della fascia sulla spalla opposta al fianco dove si intende poi far sedere il proprio bambino.

Portare i due lembi sul fianco opposto e incrociarli in vita.
Portare i lembi sull’altro fianco. Prendere le misure per lo spazio portato, che corrisponde allo spazio di circa un pugno appoggiato al proprio fianco all’interno dei due lembi.
Fare un doppio nodo.
Se la fascia è lunga, riportare i due lembi sul fianco dove c’è l’incrocio e fare un altro nodo. (Questo diventerà l’appoggio per i piedi del bambino).
Il risultato dovrebbe essere simile a questo.
Visualizzare lo spazio portato e l’incrocio dove si siederà il bambino e dove passeranno le gambine.
Prendere il bambino, appoggiarlo bene a sé sulla spalla libera.
Infilare una gamba nel lembo davanti.
Infilare l’altra gamba nel lembo dietro in modo che si sieda sull’incrocio.
Aprire prima il lembo interno (in questo caso quello dietro).
È normale che questo passaggio sia un po’ faticoso e non significa che la fascia sia legata troppo stretta.
Per sfogliare bene i lembi bisogna tirare con decisione il lembo oltre il sedere del bambino.
Aprire il lembo esterno, sfogliandolo tutto.
Dare appoggio ai piedi.
La posizione è corretta quando il bambino aderisce bene ed è sostenuto fino in alto sulla schiena. Per evitare che la fascia “seghi” il collo di chi porta, tirare l’orlo inferiore in basso fino sulla spalla (inutile tirare l’orlo vicino al collo perché non servirà a nulla) finché non si sente sollievo vicino al collo.
Un bambino molto piccolo sarà avvolto dai lembi fino al collo, un bambino tonico di alcuni mesi può tenere una o entrambe le braccia fuori, i lembi le passano sotto le ascelle e solo nel momento in cui dorme inserisce le braccia nello spazio portato. Un bambino che cammina avrà il sostengo della fascia solo fino oltre i lombari (metà schiena) ma apprezzerà ancora di potersi infilare completamente nello spazio portato quando ha voglia di addormentarsi.

Portare dietro

La difficoltà (iniziale e superabile) del portare dietro si riferisce alla posizione in cui il bambino si trova, cioè fuori controllo visivo, e costituisce così un elemento di insicurezza per i genitori. Ma la domanda di fondo è: come mettere un bambino sulla schiena in modo completamente sicuro? E come lo tolgo dalla schiena?


Ora, per mettere un bambino sulla schiena si deve seguire il principio sicuro=vicino. Prima di delegare alla fascia la tenuta del bambino sulla schiena, è consigliabile fare un esercizio senza la fascia: si prende in braccio il bambino e gli si fa fare il giro del proprio corpo, portandolo sotto il braccio dietro e riportandolo davanti dall’altra parte, ovviamente continuando a tenerlo.


Così si potrà sperimentare fisicamente che finché anche solo una mano tiene anche solo una parte del bambino vicino al proprio corpo, lui non cade ed è al sicuro. Dopo aver fatto alcune volte questo esercizio si è pronti a fare l’esperienza con la fascia.


Qualsiasi sia il modo che si sceglie per mettere il bambino sulla schiena è importante tenere sempre a mente che se una mano tiene il bambino, questo è al sicuro. Il passo successivo sarà di delegare la tenuta della mano che tiene alla fascia e precisamente agli orli superiori.


Di seguito spiego passo per passo una modalità per mettere il bambino sulla schiena, che secondo me viene incontro al meglio al bisogno di sicurezza e di controllo visivo dei genitori occidentali.

Fare “il pacchetto” – mettere il bambino sulla schiena

Passo per passo


1. Poggiare la fascia con il centro su una superficie (divano, tappeto).

2. Sdraiare il bambino sul centro della fascia; lasciare fuori la testa, arricciare il tessuto in più sotto il sedere.


3. Fare “il pacchetto della cicogna” con presa sopra lo sterno del bambino, molto vicino al suo corpo.


4. I bordi inferiori sono tirati nell’incavo delle ginocchia, di modo che il bambino stia praticamente già seduto.


5. Definire la spalla per il “lancio”, che è quella opposta alla mano che tiene il pacchetto.


6. Mettere entrambi i lembi dalla parte del braccio che tiene insieme il pacchetto, così che non disturbino il “lancio”.


7. Girare il bambino a 90° con i piedi verso la spalla scelta.


8. Fare una L con la mano libera.

9. Con questa mano fare presa sul corpo del bambino
10. Portare il bambino sulla spalla definita.
11. La mano con la L, ovvero quella che tiene il bambino, continua a tenere!
12. Mollare la mano che tiene i lembi del pacchetto e portare il lembo vicino al collo oltre la propria testa. L’altra mano continua a tenere il bambino!
13. Tirare ora gli orli superiori stretti al proprio corpo. (Questo è il momento in cui si delega la presa alla fascia: il bambino viene tenuto dalla tensione degli orli superiori).
14. Piegarsi in avanti in modo che il bambino si appoggi alla schiena.
15. Solo ora, per far scendere il bambino, mollare la mano che lo tiene (vedi punto 11) e riportarla in basso dove riprende subito il contatto con il corpo del bambino (schiena, gambe, sedere) tenendolo premuto vicino a sé. Controllare ancora una volta che gli orli superiori siano in adeguata tensione. (Solo a questo punto si perde il controllo visivo!).

16. Il bambino ora dovrebbe essere al posto giusto della schiena. (dritto, al centro, all’altezza desiderata).


17. Tenere un lembo tra le gambe in tensione, con l’altro fare la spallina e andare…

18. …prima sopra una gamba del bambino, poi sotto l’altra.
19. La stessa cosa con l’altro lembo: prima sopra poi sotto (il bambino siede sulla croce!).
20. Annodare i lembi con doppio nodo davanti. Raddrizzzarsi. Pronti.

Alcuni consigli aggiuntivi:

  • Le prime volte è utile esercitarsi su una superficie morbida (letto, tappetto, etc.), che dà sicurezza.

  • Nel momento in cui il bambino è sulla spalla (punto 10) è consigliabile fermarsi un attimo e pensare alla mano che continua a tenere (il bambino) e alla mano che invece molla (la fascia!). Abbiamo fatto l’esperienza che la maggior parte dei genitori la prima volta molla la mano che tiene il bambino e non quella che tiene la fascia.

  • La sensazione del bambino dietro deve essere quella di un corpo unico. Il bambino è a stretto contatto con la schiena della madre così da creare un baricentro unico. Se dovesse dondolare a destra e a sinistra (errore frequente all’inizio), significherebbe che gli orli non sono stati tirati bene. Per rimediare, la tecnica va ripetuta dall’inizio.

  • Controllare allo specchio la propria postura, che deve essere completamente dritta (non ingobbita) quando il bambino sta sulla schiena. Il baricentro è spostato solo di poco indietro.

  • All’inizio può essere utile portare con sé uno specchio tascabile per controllare di tanto in tanto la posizione e come sta il bambino dietro. Dopo un po’ di tempo si comincerà a sentire se dorme o se è sveglio (il ritmo del respiro cambia) e lo specchio non sarà più indispensabile.

  • Il bambino che cammina forse non si sdraierà molto volentieri per entrare nel pacchetto; è più semplice avvolgerlo nel pacchetto dalla posizione in piedi oppure seduto su un tavolo oppure sul proprio ginocchio.

Il principio per legare le gambe del bambino

Qualsiasi tecnica si usi, le gambe del bambino vengono legate secondo il principio:


prima sopra poi sotto


In questo modo il bambino sta seduto sulla croce ed è sicuro anche se lo strato di tessuto orizzontale o la “tasca” dove è seduto dovesse scivolare in alto.


Per quanto riguarda le rifiniture dei lembi sul corpo di chi porta, ce ne sono diverse e vanno scelte a seconda delle proprie preferenze:


La fascia può essere portata a bretella e con nodo sulla pancia (come nell’esempio riportato) oppure incrociata davanti e poi annodata sulla pancia.


C’è chi preferisce la legatura alla tibetana, dove non c’è il nodo in vita e che riporto qui sotto. Questa rifinitura può essere utile quando le bretelle tendono a scivolare dalle spalle e la fascia perde la tensione.

Rifinitura davanti alla tibetana

Dopo aver legato le gambine si porta il lembo davanti e si infila nella bretella opposta nella direzione dall’interno all’esterno.

Ripetere con l’altro lembo.
Fare il doppio nodo davanti
Pronti per partire
Anche se ho scelto di spiegare passo per passo la modalità che ritengo la più sicura per mettersi un bambino sulla schiena, sono profondamente convinta che la descrizione teorica di tutto ciò che concerne la schiena sia più che limitativa. Infatti non c’è niente di strano se non si riesce a metterla in pratica leggendola. Solo nell’accompagnamento personale e reale passa quella dose di sicurezza pratica che rende completamente sicuro quanto descritto. Pertanto, per imparare a portare sulla schiena in sicurezza ritengo sia indispensabile imparare con un’esperta.

Togliere il bambino dalla schiena

Come si può togliere un bambino dalla schiena se non c’è a disposizione un divano o un letto per appoggiarsi?

Sciogliere il nodo davanti e l’incrocio sotto le gambine, tenendo sempre bene in tensione entrambi i lembi e controllando che la “tasca” (lo strato orizzontale) continui a sostenere il bambino.
Uscire con un braccio tra i lembi e afferrare il sedere del bambino dietro. Trascinare il corpo del bambino vicino al proprio corpo avanti.
Lasciare andare la fascia. Ecco fatto.
Tenendo conto dei princìpi generali, i genitori portatori avanzati possono sbizzarrirsi nelle tecniche e nelle modalità, improvvisarsi e inventarne delle nuove, ispirandosi alle pratiche antiche di popoli che portano per tradizione.17

Con un pagne sulla schiena (tecnica tradizionale ghanese senza nodi!)


Portare i piccoli - 2a edizione
Portare i piccoli - 2a edizione
Esther Weber
Un modo antico, moderno e… comodo per stare insieme.Tecniche, consigli e suggerimenti per portare i bimbi in fascia o nel marsupio, per stare insieme e rafforzare il legame con i piccoli fin dalla nascita. Da diversi anni, la modalità di portare i bambini addosso è un fenomeno in crescita anche nel nostro Paese.L’autrice Esther Weber, svizzera e madre di due bambine, è socia fondatrice e presidente dell’associazione Portare i piccoli, che promuove in Italia la cultura del portare attraverso l’informazione e la formazione ad operatori della prima infanzia.Il libro Portare i piccoli chiarisce che portare, oltre a essere una pratica antica tuttora presente in molte parti del mondo, è una modalità rispettosa e adatta alla relazione tra genitori e figli anche nella realtà occidentale, e lo fa rispondendo in maniera pronta e sicura ai molti quesiti pratici di chi porta, offrendo una disamina oggettiva sia sui supporti ausiliari reperibili (fasce porta bebè, marsupi, zaini porta-bambini), sia sulle tecniche più semplici che le neomamme e i neopapà possono adottare. Conosci l’autore Esther Weber, svizzera tedesca, è madre di due bambine e vive in Italia dal 1995.Dal 2001, anno della nascita della prima figlia, si dedica al tema del "portare i piccoli". Ha progettato e realizzato interamente il sito indipendente di informazione www.portareipiccoli.it.È socia fondatrice dell’associazione “Portare i piccoli”, che promuove in Italia la cultura del portare attraverso l'informazione accurata e indipendente e una formazione di qualità. Tiene incontri informativi e corsi per genitori. È consulente per la formazione al portare a operatori della prima infanzia.