Storia e significato della culla
La culla è definita un piccolo contenitore aperto che può oscillare e che è di una dimensione tale da poter essere spostato agevolmente da una stanza all’altra. Il significato iniziale dato alla culla era quello del movimento ritmico, che rassicura e rasserena un bambino agitato e lo concilia al sonno. Infatti già nell’antica Grecia la culla era tema e oggetto di pareri di esperti. Così Platone (500 a.C.) scriveva: “Per la salute del corpo e dell’anima di tutti i bambini, sarebbe vantaggioso trovarsi sempre in movimento, di notte come di giorno, come in una specie di oscillazione; in definitiva sarebbe vantaggioso per loro vivere come se navigassero sempre sul mare”.34
Un po’ più tardi, il medico romano Galeno (129-199 d.C.) consigliava per neonati irrequieti di allattare, cullare e cantare ninne nanne. Dai Romani infatti cullare era una vera professione: la cunaria35 o il cunarius erano servi incaricati di cullare36 il neonato!37
Nel medioevo, il filosofo e medico Avicenna (985-1037 d.C.) suggerisce di cullare dolcemente il bambino dopo che sia stato allattato, senza però esagerare il movimento perché il latte nello stomaco potrebbe andare a male.
Fino al tardo Medioevo la culla era rimasta un contenitore diurno, che serviva alla madre per tenere il bambino nelle vicinanze quando sbrigava le faccende. “Perché la notte la madre preferisce tenere il bimbo non ancora svezzato con sé: lo nutre, lo riscalda, lo rassicura. Ma, con il pretesto di lottare contro il soffocamento dei lattanti, la Chiesa si oppone a questa abitudine. Così le madri lasciano, a malincuore, il bebè nella culla di notte”.38
Ma a partire dal Rinascimento, quando i medici cominciano a occuparsi di allevamento e di cura dei bambini, non solo quasi tutti sconsigliano di dormire insieme al bambino, ma molti proclamano che è anche sconsigliabile cullare i bambini, perché il movimento può stordirli, causare una cattiva digestione e creare problemi al loro “tenero cervello”.39
A livello accademico, la discussione attorno alla culla si rese molto accesa. Il filosofo Rousseau, che non riconobbe nessuno dei suoi cinque figli, finiti tutti in orfanotrofio, era contrario alla culla e al cullare, e nel suo Emile,40 uscito nel 1762, condanna duramente questa pratica perché potrebbe corrompere il bambino.
Tuttavia altri medici del XVIII secolo spiegano che cullare è una buona abitudine, perché anche bambini in crisi di pianto si calmano e si addormentano dolcemente. In questo modo, la gente comune continuava fino al XIX secolo a usare la culla e a cullare i bambini.
Solo allora la culla viene definitivamente condannata. “La migliore culla è quella che non può cullare”, dice Pinard, un medico francese.41 Anche in Germania, alla fine del XIX secolo, si consiglia una cesta o un lettino per contenere il bambino, ma assolutamente non una culla e il bambino ovviamente non deve dormire con la madre. La motivazione di tale consiglio è che il bambino potrebbe contrarre un’infiammazione degli occhi, contaminati dal flusso della madre. Importante è una cesta trasportabile che può essere portata dappertutto nei primi mesi.42 Contemporaneamente si ammonisce, per esempio nel Buch der Muetter,43 dal dormire insieme, e anche le culle non sono ben viste perché potrebbero viziare il bambino.
“Cullare è molto in voga presso le nutrici, con questo mezzo calmano facilmente il loro bimbo. È un’abitudine che sarà meglio perdere, poiché il bambino abituato a essere cullato non può più farne a meno; diventa ‘cullomane’ e niente può provare che questo movimento oscillatorio, ripetuto così di frequente, non nuoccia al sistema nervoso, a quell’età delicato”.44
All’inizio del XX secolo un autore consiglia di portare in braccio il bambino, ma poi si legge: “speriamo che tu non abbia una culla. Questo strumento di tortura dovrebbe essere estinto dappertutto. Cullare significa inebriare per via meccanica. Tranquillizza perché inebria”.45
In quel periodo la modalità di sedare i bambini con vari mezzi come l’oppio e l’alcool era molto diffusa e probabilmente la teoria che la culla inebri era anche un modo per sensibilizzare i genitori rispetto al problema. Dopo questo periodo, nei libri per genitori, la culla e il cullare non furono neanche più presi in considerazione nelle pratiche per la cura dei neonati.46
Oggi in Italia la culla, contenitore piccolo, mobile e oscillante, sembra aver lasciato lo spazio ad altri contenitori multifunzionali; lettini fissi con nidi incorporati o direttamente la carrozzina (navicella), che funge da culla anche in casa. Quest’evoluzione viene considerata una perdita da molti esperti perché, considerando la nostra cultura a basso contatto, ritengono la culla un buon mezzo per suggerire la presenza materna al bambino, “per rasserenarlo attraverso il movimento oscillante” e per procurargli di conseguenza l’importante stimolazione vestibolare.47
Ma vediamo ora la fasciatura del neonato come un altro esempio di pratiche tradizionali per suggerire la presenza della madre.