Prefazione

di Ina May Gaskin

Urrà per Sarah Buckley! Finalmente una voce autorevole e informata in tempi difficili come questi, in cui il parto e l’apparato organizzativo e decisionale relativo all’assistenza alla maternità sono afflitti da così tanti timori, tanta ignoranza e tanta confusione. Per le donne in procinto di partorire la posta in gioco, in termini di sapienza e di saggezza antiche che rischiano di andar perse per decenni o forse più se le attuali tendenze continueranno a essere perseguite con il medesimo accanimento, non è mai stata tanto alta. In molti Paesi solo le persone di mezza età e i più anziani ricordano i tempi in cui soltanto quattro o cinque donne su cento davano alla luce il proprio bambino con un cesareo. Come potranno mai sapere i posteri che un parto senza interferenze è più sicuro di un parto chirurgico? Le donne di domani crederanno alle attiviste della nascita di oggi, o daranno credito alle ostetriche assai più a proprio agio con la chirurgia che non con i processi fisiologici e i loro ritmi?


La paura può spingere a compiere scelte irrazionali, fenomeno di cui abbiamo un perfetto, e attualissimo, esempio: in molte regioni del mondo le donne hanno maturato una tale apprensione nei confronti del piano naturale previsto per il travaglio e per il parto da far loro letteralmente pretendere un parto chirurgico, sebbene non vi sia alcuna ragione di ordine medico a giustificare i rischi aggiuntivi che un tale intervento comporta per la madre e per il bambino. Si tratta di un fenomeno senza precedenti. Si assiste al dilagare, per tutto il globo, di un isterismo di massa: un’evoluzione, successiva alla seconda ondata del movimento femminile, assai singolare dal momento che vede coinvolte donne timorose del proprio grembo. Questa diffusa paura spinge, per ironia, un numero esorbitante di donne ad accettare che il loro utero venga deliberatamente ferito con un taglio cesareo, benché di solito certi interventi non vengano descritti in termini tanto crudi. Esse, così come gran parte della società, non ricevono le informazioni necessarie a valutare appieno i rischi connessi a molte delle decisioni a cui sono chiamate man mano che si avvicina il momento del parto. Mentre ciò avviene, lo smarrimento si fa ancor più profondo, rendendo la consapevolezza dei doni e delle capacità del proprio corpo ancor più difficile da raggiungere.


Oggi, grazie al cinema e alla televisione satellitare, storie di parti spaventosi possono fare il giro del mondo alla velocità della luce, con il risultato che l’atteggiamento disinformato (che ha, in buona parte, origine negli Stati Uniti), a favore di un numero crescente di parti chirurgici routinari a cui sottoporre pazienti sane, minaccia di dipingere la scelta della donna di avvicinarsi alla nascita secondo modalità antiche come atto egoistico e irresponsabile.


La maggior parte delle donne ha scarsa consapevolezza di quanto sia importante l’autonomia professionale dell’ostetrica per la conservazione dell’antica sapienza riguardo le reali capacità della donna nell’affrontare il travaglio e il parto. Quando le ostetriche perdono la capacità di rispettare il diritto della donna a condurre il travaglio nel luogo da lei scelto, finché lo desideri e fintanto che i parametri vitali propri e del bambino risultino buoni; quando le ostetriche ospedaliere sono costrette a dividersi tra più partorienti in un reparto al completo; quando agli studenti e ai praticanti in ostetricia viene negata la possibilità di assistere, durante il tirocinio, ai normali processi fisiologici del travaglio, si perde, a poco a poco, il vero significato della nascita, e le favole guadagnano ulteriori posizioni rispetto alla realtà fisiologica.


Ecco ciò che rende il testo di Sarah Buckley tanto autorevole e avvincente: l’autrice conosce la medicina grazie agli anni di pratica e di esperienza come medico. Ma a differenza del 99 per cento dei suoi colleghi dei Paesi più ricchi, conosce anche il parto non medicalizzato come solo chi l’ha provato. Essa ha vissuto la propria formazione nella maniera più concreta: partorendo in casa ben quattro volte. Già questo la dice lunga.


Il suo sapere scaturisce dal cuore, ma trova altresì conferma in studi scientifici assolutamente attendibili. Il testo offre numerose risorse per ogni argomento affrontato riguardo a gravidanza, parto, allattamento materno, attaccamento madre-figlio e sonno condiviso.


Sentito, giovani femministe? Ricordate: ecco un medico che ne sa di più – oltre ad avere un’esperienza più vasta – delle colleghe che non sono d’accordo con lei, che non hanno mai messo alla prova le capacità del proprio corpo di partorire. Femminismo significa forza, coraggio e celebrazione del potere femminino. Il vero femminismo non manca di rispetto a colei che riconosce il proprio potere nel dare alla luce senza ricorrere a farmaci o a inutili interferenze.


Sono poche coloro che, passate attraverso una simile esperienza, si congederanno dal parto aderendo alla fede in un creatore che – secondo l’opinione di qualcuno – progettò di proposito il corpo della donna poco adatto a partorire. Queste donne saranno, al contrario, più propense a nutrire un rispetto nuovo per i poteri del proprio corpo, rimasti, fino ad allora, nascosti.


Ina May Gaskin

Ostetrica

Partorire e accudire con dolcezza
Partorire e accudire con dolcezza
Sarah J. Buckley
La gravidanza, il parto e i primi mesi con tuo figlio, secondo natura.Un manuale rivoluzionario per le future mamme e i futuri papà che desiderano vivere gravidanza, parto e primi mesi di vita del bambino in modo naturale. Partorire e accudire con dolcezza è un manuale rivoluzionario, nel quale Sarah J. Buckley, esperta di gravidanza e parto apprezzata in tutto il mondo, fa luce sull’evento della nascita e sui primi mesi da genitori, mettendo a disposizione delle future mamme e papà conoscenze attinte sia dalla saggezza antica che dalla medicina moderna.Il libro presenta approfondimenti sulla fisiologia del parto naturale (o, come lo definisce l’autrice, “nascita indisturbata”) che mostrano quanto vada perso quando tale esperienza viene vissuta meramente come evento medico.Nella prima parte, alla scrupolosa descrizione di gravidanza e parto medicalizzati (che prevedono il ricorso a ultrasuoni, epidurale, induzione e cesareo) e delle scelte più naturali (parto in casa, rifiuto dell’epidurale o di farmaci durante la fase espulsiva) si intreccia il racconto dell’attesa e della nascita dei quattro figli dell’autrice, tutti dati alla luce tra le mura domestiche. La seconda parte prende invece in esame gli studi scientifici su attaccamento, allattamento materno e sonno infantile, ed esorta i neogenitori a operare scelte attente e amorevoli durante i primi mesi con il proprio bambino. Conosci l’autore Sara J. Buckley è medico di famiglia e autorità di fama internazionale in materia di gravidanza, parto e genitorialità. Vive a Brisbane, in Australia, con il marito e i quattro figli. Sarah Buckley è preziosa perché bilingue: sa parlare il linguaggio di una madre che ha dato alla luce i suoi quattro figli in casa, e sa parlare dadottore. Attraverso la fusione del linguaggio del cuore con quello della scienza essa impartisce alla storia del parto una direzione nuova, rivoluzionaria e illuminante.Michel Odent, medico chirurgo, autore e pioniere del parto naturale