CAPITOLO ix

Il taglio cesareo

Tutta la storia

Partorire con taglio cesareo è una pratica nuovissima nella storia dell’uomo. Si tratta di un’operazione che, in alcune situazioni, può risultare necessaria e salvavita per madre e figlio; tuttavia le attuali percentuali relative al cesareo sono esagerate, molto superiori al numero di mamme e bambini veramente a rischio. In entrambi i soggetti sani un cesareo implica gli eventuali problemi legati agli interventi addominali maggiori, oltre ai rischi aggiuntivi dovuti all’inosservanza dei normali processi del parto.


Le donne sono spesso all’oscuro delle potenziali conseguenze negative, arrivando persino a credere che il cesareo sia più sicuro del parto normale. In questo capitolo illustreremo i dati medico-scientifici sulla sicurezza del parto cesareo affinché le donne propense a questo tipo di scelta – comprese quelle che hanno già subìto un cesareo – possano decidere in modo informato. Inoltre daremo indicazioni su quando il cesareo è davvero necessario.


Il primo cesareo di cui si abbia notizia risale al 1581, quando il porcaro Jacob Nufer impiegò i propri strumenti sulla moglie, in travaglio da molti giorni. Non solo l’operazione riuscì perfettamente, ma dopo di allora Madame Nufer mise al mondo altri quattro figlioli, di cui due gemelli. Si verificarono altri casi isolati nel corso del XIX secolo, per quanto il tasso di mortalità raggiungesse, allora, il 75 per cento a causa dell’inesistenza dell’anestesia, l’incuria igienica e l’assenza di cure efficaci contro le infezioni post operatorie1,2.


In genere si ricorreva al cesareo in caso di sproporzione feto-pelvica, diffusa tra le donne fino agli anni Cinquanta a causa della malnutrizione infantile che provocava rachitismo e deformità pelviche. Sebbene gran parte dei cesarei avesse luogo in ospedale vi sono evidenze di interventi domestici, segnalate da alcuni testi a partire dagli anni Trenta in cui, tra l’altro, si raccomanda l’uso di illuminazione elettrica al posto delle candele, che rischiavano di infiammarsi con le esalazioni di etere utilizzato come anestetico3,4.


I progressi nelle pratiche anestetiche e antisettiche, il ricorso alle trasfusioni sanguigne e, in particolare, la scoperta degli antibiotici negli anni Quaranta hanno contribuito a rendere il cesareo più sicuro, aumentandone le “prescrizioni”: condizioni per le quali esso viene considerato idoneo dal punto di vista medico. L’incisione del segmento inferiore (“taglio bikini”) fu descritta per la prima volta nel 1926 da John Munro Kerr, e rese l’intervento meno rischioso per i parti successivi5.


Negli ultimi decenni il tasso dei cesarei negli Stati Uniti è aumentato vertiginosamente: dal 5,5 per cento del 19706 al 22,8 per cento circa del 19937 e il 31,1 per cento del 20068. Il tasso di cesarei in Canada era, nel 2005-2006, del 26,5 per cento9 mentre in Inghilterra del 23,5 per cento10.


L’aumento di queste percentuali aggrava il sistema sanitario di oneri notevoli. I costi iniziali per questo tipo di intervento ammontano a circa 4.372 dollari per ogni cesareo primario pianificato, rispetto ai 2.487 dollari per uno vaginale11 (cifre del 2003), senza tener conto dei costi aggiuntivi dovuti alle maggiori probabilità di cure speciali per il neonato e per la riospedalizzazione della madre. Le medesime stime nel Regno Unito ammontano a 3.200 sterline per un cesareo e 1.698 sterline per un parto vaginale, incluse alcune spese per l’assistenza sanitaria nei due mesi successivi12,13.


Le percentuali relative ai cesarei sono lievitate in modo significativo anche in altri Paesi sviluppati e in via di sviluppo. Tra quelli che annoverano percentuali esorbitanti la Cina (40,5 per cento nel 2000), Messico (39,1 per cento nel 2002), Brasile (36,7 per cento nel 1996), Italia (36 per cento nel 2002), Portogallo (30,2 per cento nel 2002)14. Cifre superiori sono state registrate nel sistema sanitario privato, rispetto a quello pubblico, di Madras (Chennai) India (47 per cento del privato contro il 20 per cento del pubblico tra il 1997 e il 1999)15, Australia (40,3 per cento del privato contro il 27,1 per cento del pubblico nel 2005)16, e Brasile, dove nel 2004 il tasso registrato negli ospedali privati superava l’80 per cento17.


L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) afferma: “Non vi sono giustificazioni perché uno Stato abbia un tasso [di cesarei] superiore al dieci-quindici per cento”18. Questo dato è suffragato da una recente analisi dei tassi internazionali di cesarei confrontati con la mortalità materna e perinatale, il che suggerisce come con percentuali oltre il 15 per cento i rischi per la madre e per il bambino superino i benefici19.

I rischi per la madre

Un cesareo implica un intervento addominale maggiore, che comporta rischi inevitabili. Gli studi mostrano come il rischio di morte materna dopo un cesareo, sebbene nel complesso resti contenuto, risulti intorno alle quattro volte superiore a quello successivo a un parto vaginale, tenuto conto persino delle condizioni di salute della madre20,21,22. Si stima, ad esempio, che il rischio di morte materna dopo un cesareo elettivo (non d’urgenza) sia di due su diecimila – quattro volte superiore a quello del normale parto vaginale23. Le principali cause di morte sono infezioni, embolie e conseguenze dell’anestesia24.


Oltre a ciò dal 20 al 40 per cento delle donne presenta complicazioni post operatorie: le più diffuse risultano le infezioni uterine, della ferita o del tratto urinario25,26,27,28. Le madri sottoposte a cesareo hanno una possibilità doppia di andare incontro a gravi complicanze, e cinque volte maggiore di dover assumere antibiotici dopo il parto, rispetto a quelle che hanno partorito per via vaginale29. Fino a una donna su dieci sperimenta la lacerazione accidentale dell’utero30 o di altre strutture pelviche. Una recente revisione canadese rilevò che complicanze importanti quali gravi infezioni, isterectomia o arresto cardiaco risultavano in totale tre volte più probabili tra le madri cesarizzate a basso rischio che in quelle che partorivano per via vaginale: rispettivamente il 27 per 1000 contro il 9 per 100031. Un secondo studio recente rivelò un aumento di più del 50 per cento del rischio di ictus nell’anno successivo al cesareo32.


Alcuni studi sui risvolti psicosociali mostrano come, dopo un cesareo, le donne si sentano meno soddisfatte della propria esperienza di parto33, siano più esposte all’eventualità di un nuovo ricovero34, meno sicure con il proprio bambino35, abbiano minori probabilità di allattare36, e avvertano maggiormente la fatica37 anche dopo quattro anni38. Le ricerche sulle conseguenze del cesareo sulla depressione post partum (DPP) non sono omogenee: alcuni studi mostrano un aumento del tasso di DPP dopo un cesareo d’urgenza39, mentre altri non evidenziano alcun effetto40,41. Lobel e De Luca, dopo un esame della letteratura in merito, concludono che le madri cesarizzate presentano stati depressivi più frequenti, i quali tuttavia non risponderebbero a tutti i criteri dell’effettiva DPP42. L’umore depresso nella madre che ha subìto un cesareo sarebbe riconducibile al contatto posticipato con il bambino: da uno studio dettagliato risultava che le madri cesarizzate avevano una maggior probabilità di subire un ritardo nel primo incontro con il figlio e di avere un tono dell’umore basso sia in ospedale, sia otto mesi dopo il parto, rispetto alle madri che avevano partorito per via vaginale43. In altre ricerche oltre la metà delle mamme che avevano subìto un cesareo non programmato presentava sintomi di stress post traumatico44.


Il parto cesareo è stato presentato come vantaggioso per le funzioni del pavimento pelvico materno, specie in termini di prevenzione dell’incontinenza urinaria. Tuttavia recenti revisioni sono giunte alla conclusione che gli effetti protettivi del cesareo in merito a questo aspetto sono ridotti e di breve durata45,46, e non significativi, da un punto di vista statistico, sul fronte dell’incontinenza anale47. Ampi studi demoscopici hanno dimostrato poi che il cesareo non protegge in modo significativo, e nel lungo termine, il pavimento pelvico della madre48.

I rischi per le gravidanze successive

Nel corso della sua intera vita riproduttiva la donna continua a subire gli effetti di un cesareo. Molti studi indicano una fertilità ridotta49, sia volontaria50 sia involontaria51, con una su quattro donne cesarizzate che, a cinque anni dal parto, ha ancora paura di partorire52.


La gravidanza ectopica, stato precoce della gravidanza potenzialmente mortale, si verifica con maggior probabilità nelle donne con un cesareo pregresso53, e diversi studi, ampi e dettagliati, hanno rilevato un rischio quasi doppio di nascita di bambino morto, ingiustificata dopo un cesareo alla prima gravidanza54,55,56. Un cesareo precedente, per di più, raddoppia le probabilità di bambini podalici nelle gravidanze successive57 e aumenta il rischio, come vedremo, di rottura uterina.


I rischi di problemi placentari (placenta previa o bassa, distacco di placenta, in cui essa si stacca precocemente, e placenta accreta, in cui l’organo non si stacca dopo la nascita) risultano aumentati dalle due alle quattro volte nelle madri che abbiano subìto cesarei precedenti58,59. Sono tutti potenzialmente letali, incrementando il rischio di morte sia per la madre, sia per il bambino. Le complicanze placentari dopo il parto sono il motivo principale dell’aumento, dalle sette alle quindici volte, delle isterectomie d’urgenza a seguito di un cesareo60,61 e cesarei precedenti62. Si noti che il rischio di incorrere in molte o in gran parte di queste complicazioni aumenta in base al numero di cesarei precedenti63.

I rischi del cesareo per i bambini sani

Ampie indagini demoscopiche hanno rilevato che i nati con cesareo presentano una probabilità da due a cinque volte maggiore di necessitare di terapia intensiva rispetto ai neonati a basso rischio partoriti per via vaginale64,65. Ciò dipenderebbe in parte dal maggior rischio di prematurità iatrogenica (per cause mediche). Anche qualora la presunta data del parto sia stata calcolata con precisione da un’ecografia, il 10 per cento circa dei bambini nati con cesareo viene al mondo con oltre due settimane d’anticipo66.


Da alcuni studi è risultato che i nati con cesareo hanno un rischio più elevato di incorrere in disturbi respiratori dopo il parto: una ricerca individuò problemi minori in circa il 6 per cento dei bambini nati con cesareo rispetto al 3 per cento di quelli nati con parto vaginale67. Per altre ricerche gravi problemi respiratori risultavano raddoppiati (in uno studio, ad esempio, dallo 0,8 per cento dei nati per via vaginale all’1,6 per cento in quelli nati con cesareo68) persino per i nati a termine69,70. L’ipertensione polmonare persistente, uno stato potenzialmente fatale, risulta più diffusa nei nati con cesareo71 e colpirebbe dai 3 ai 4 bambini su mille nati con cesareo elettivo contro lo 0,8 per mille dei nati per via vaginale72. Le difficoltà respiratorie sarebbero il riflesso dell’assenza di stimolazione ormonale, specie del flusso di catecolamine (vedi capitolo VI) e della mancata trasfusione placentare (vedi capitolo VIII).


In generale si è stimato che, per le ragioni appena analizzate, un neonato a basso rischio nato con cesareo avrebbe una probabilità del 70-90 per cento superiore di morire prima delle dimissioni dall’ospedale73, e un rischio da due a tre volte maggiore di morire nel primo anno di vita, rispetto ai nati per via vaginale74. Esiste poi un rischio dell’1-2 per cento che, nel corso dell’operazione, il feto subisca lacerazioni da bisturi75,76.


Alcuni di questi dati saranno dovuti al fatto che i bambini nati con cesareo non hanno goduto dell’attivazione degli apparati e dei sistemi ormonali indotta dal travaglio (oltre al flusso di catecolamine appena citato), la quale prepara il neonato alla vita extrauterina. Si è notato che apparati quali la tiroide77,78, il surrene79, i reni80, i polmoni81, l’intestino82, il sangue83 e il sistema immunitario84,85 dei bambini nati con cesareo e per via vaginale sono diversi. È stato dimostrato che le modifiche del sistema immunitario perdurano per almeno sei mesi86 e sarebbero giustificate dalla mancata esposizione alla benefica flora intestinale materna, di norma durante il processo del parto, il che determina anomalie durature, forse permanenti, della flora intestinale del bambino87. Queste modifiche della flora intestinale, che preparano il sistema immunitario, possono condurre ad allergie e asma, oltre a esser state associate a patologie quali diabete (più diffuso presso i bambini nati con cesareo88,89,90) e obesità91 (per saperne di più sull’importanza della flora intestinale vai al capitolo IV).


Esistono altri aspetti del parto cesareo in grado di compromettere la flora intestinale del neonato. Tra essi l’elevata probabilità della somministrazione preventiva di antibiotici (che possono alterare la flora intestinale materna92); l’esposizione ai batteri pericolosi presenti in un grande ospedale, compresi quelli veicolati dal personale93,94; la mancanza di contatto pelle a pelle precoce, subito dopo la nascita; maggiori probabilità di separazione e di degenza prolungata dovuta a problemi di salute; maggior probabilità di assumere antibiotici95; minori probabilità di allattare al seno con successo96, il che è decisivo per una flora intestinale ottimale97.


Dopo un parto cesareo è meno consueto che si riesca ad allattare al seno98, forse a causa di fattori quali il contatto ritardato tra madre e figlio, la perdita degli ormoni dell’estasi, importanti per entrambi anche per l’allattamento; la minor vigilanza del bambino, e l’effetto sedativo dei farmaci che perdura nella madre e nel bambino. Alcuni studi hanno rilevato anomalie della prolattina, ormone principale della sintesi del latte materno, nelle ore successive al cesareo99 e negli schemi di rilascio di prolattina e ossitocina, l’ormone dell’abbandono, nelle madri cesarizzate che allattavano in terza giornata100 (per saperne di più sugli ormoni dopo un parto cesareo vai al capitolo VI). Quando l’allattamento al seno fallisce seguono svantaggi significativi – che si ripercuotono per tutto il resto della vita – per la salute e il benessere dei figli, oltre a possibili effetti negativi sulla salute materna (vedi capitolo XII).


In tutte le gravidanze successive a un cesareo il nascituro risulta a rischio prematurità, basso peso alla nascita, morte intrauterina, condizioni critiche alla nascita, morte, per le ragioni appena elencate.


Diversi studi collegano il parto cesareo a disturbi a più lungo termine: i ricercatori hanno rilevato nei piccoli esposti a cesareo rischi maggiori di diabete di tipo 1101, asma102,103 fino all’età di trent’anni, allergie104, e allergie alimentari105,106, oltre a flora batterica orale anomala accompagnata da carie107. Le anomalie della flora intestinale contribuirebbero a produrre questi effetti.

Parto vaginale dopo un cesareo

Le gestanti che hanno subìto un precedente cesareo hanno bisogno di informazioni corrette per poter decidere se sottoporsi a un taglio cesareo elettivo iterativo (ERCS) o tentare un parto vaginale dopo cesareo (VBAC). Nella maggioranza degli studi i tre quarti dei tentativi di VBAC vanno a buon fine, con risultati eccellenti sia per la madre, sia per il bambino.108,109,110,111


Entrambe le scelte implicano alcuni rischi aggiuntivi. Per le madri che si sottopongono a un VBAC il rischio più grave è la rottura dell’utero, stimato intorno all’1 su 200 nei tentativi di VBAC112,113 e all’1 su 600 negli ERCS114. La rottura uterina si può presentare in forma di lieve deiscenza, nella quale la cicatrice prende a riaprirsi, oppure, più di rado, rischia di avere effetti letali sia per la madre, sia per il bambino. Il Royal College of Obstetricians and Gynecologists sintetizza: “Le donne che vogliono pianificare un VBAC dovrebbero essere informate del fatto che tale decisione comporta un rischio aggiuntivo di morte perinatale dovuta al parto del 2-3 per diecimila rispetto all’ERCS. Il rischio assoluto di tale perdita perinatale è paragonabile al rischio corso dalle donne al primo parto”115.


Anche il rischio di patologie gravi a seguito di un VBAC aumenta in tutto di circa l’8-10 per mille rispetto ai bambini nati con ERCS, soprattutto in ragione dei problemi che colpiscono i piccoli le cui madri vengono sottoposte a cesarei di emergenza.


La somministrazione di ossitocina per l’induzione o per accelerare un travaglio di parto vaginale dopo un cesareo incrementa da tre a quattro volte il rischio di rottura116, con un rischio pari a una donna su cinquanta a cui, secondo uno studio117, siano stati somministrati i dosaggi più alti di ossitocina. L’induzione con misoprostolo (Cytotec) è ancora più pericolosa e non viene raccomandata alle donne che abbiano già subìto un cesareo118. La donna che pianifica un VBAC corre un ulteriore 1 per cento di rischio di endometrite (infezione uterina) e di trasfusione sanguigna119.


A questi aspetti si paragoni l’aumento dei rischi di complicanze materne legato a ogni cesareo successivo, quali placenta accreta, lesioni alla vescica, all’intestino o all’uretere, ricovero in terapia intensiva, isterectomia, trasfusioni ematiche di quattro o più unità e maggior durata dell’intervento operatorio e della degenza120.


La maggior parte delle istituzioni raccomanda il monitoraggio continuo del battito cardiaco fetale (BCF) durante il travaglio di parto vaginale dopo un cesareo al fine di identificare prima possibile eventuali sintomi di rottura. Esse potrebbero consigliare di partorire in un centro dotato degli strumenti idonei a procedere a un cesareo immediato. In merito a quest’ultimo punto una raccomandazione dell’ACOG ha stabilito, negli Stati Uniti, severe restrizioni alla scelta del VBAC121, per quanto il rischio di morte per il bambino sia stato stimano, come già detto, non superiore a quello di una donna al primo parto.


Alcune partorienti hanno riscontrato che ambienti alternativi ove partorire, quali la propria casa o i centri nascita, sono i più aperti al VBAC, presentando vantaggi quali maggiori probabilità di avere un parto normale122. Ciò va valutato alla luce dei piccoli, e tuttavia significativi, rischi aggiuntivi legati al VBAC praticato in ambiente non ospedaliero (specie, secondo uno studio, per le gestanti che abbiano superato le quarantadue settimane o che, in precedenza, abbiano subìto più di un cesareo)123, ma la decisione finale spetta alla donna stessa.

Le ragioni dei cesarei immotivati

Molti commentatori hanno riconosciuto un legame tra gli alti tassi di cesarei e il ricorso routinario ai ginecologi quali principali operatori durante il parto: Wagner fa notare come nei Paesi con un numero elevato di ginecologi ad assistere donne in buono stato di salute (Australia, Canada, Stati Uniti, Grecia) le percentuali dei cesarei sono alte, senza che vi corrispondano risultati migliori124.


I maggiori tassi di cesarei delle donne assistite da ginecologi rifletterebbero “i maggiori livelli di sicurezza vissuti dai ginecologi nei confronti dei rischi legati al cesareo rispetto a quelli derivanti da un parto vaginale…”125.


Per contro i modelli di assistenza poco tecnologizzati (levatrici, centri nascita, parto in casa) hanno come minimo lo stesso grado di sicurezza, comportano un numero inferiore di interventi e presentano minori tassi di cesarei – di solito inferiori al 10 per cento126,127,128, con un ampio e recente studio retrospettivo sul parto in casa che mostra un tasso di cesarei pari al 3,7 per cento129. Nel Regno Unito le linee guida nazionali raccomandano un maggior accesso al parto in casa quale strumento di riduzione del tasso di cesarei130.


Sebbene si discuta molto del cesareo come richiesta avanzata dalla madre131, si tratta di una motivazione assai poco diffusa. L’indagine Listening to Mothers II rilevò che solo una madre su 252 riferiva di richiedere un cesareo senza indicazioni mediche, mentre due delle intervistate dichiararono che il loro ginecologo aveva deciso di sottoporle a cesareo senza motivazioni mediche132.


Allo stesso modo altri studi hanno evidenziato che solo l’1-2 per cento delle gestanti richiede un cesareo senza giustificazioni mediche133. Le donne che avevano preferito il cesareo avevano, con maggior probabilità, subìto un cesareo precedente oppure vissuto un parto “brutto” o “sgradevole”, citando la “sicurezza per il bambino” come motivazione principale134. In questo campo scarseggiano ricerche attendibili135.

Ulteriori conseguenze del cesareo

Al parto normale e indisturbato si associano picchi di almeno quattro ormoni del benessere che contribuiscono al legame madre-figlio, oltre che alla loro sicurezza. Dagli studi su animali si evince che tali ormoni sono fondamentali per l’istintività del comportamento materno, mentre nell’uomo essi determinano anche l’agio, la sicurezza e la soddisfazione del parto (per maggiori informazioni vai al capitolo VI).


Gli studi mostrano che le madri cesarizzate presentano quadri ormonali diversi durante l’allattamento a tre giorni dal parto, il che implica che questo delicato sistema risentirebbe di effetti a più lungo termine136. Da uno studio australiano risultò che dopo un cesareo le donne avevano maggiori probabilità di subire un calo di autostima, mentre con un parto vaginale essa migliorava137.


Per quanto riguarda il bambino: “Non conosciamo ancora gli effetti sottili, ma a lungo termine, che comporta privare il bambino dell’intero processo del travaglio”138.

I buoni motivi per un cesareo

Il cesareo comporta, come abbiamo visto, rischi seri, ma a volte tali rischi vengono superati da quelli di un parto vaginale o dalla necessità di procedere al parto immediato di un bambino a rischio. Le circostanze in cui è probabile che un cesareo rechi vantaggio alla madre e al bambino sono quelle in cui si abbiano problemi placentari, tra cui grave placenta previa e distacco di placenta; infezioni da HIV; un primo episodio di herpes virale a termine di gravidanza e grave sofferenza fetale o altre serie complicanze in fase di travaglio.


Le linee guida del britannico NICE (National Institute for Clinical Excellence) dettagliate e fondate su evidenze scientifiche, sconsigliano il cesareo programmato se il bambino è stato stimato troppo grosso e/o nel caso di bacino ridotto (sproporzione cefalopelvica o CPD), per le donne che abbiano superato di oltre una settimana il termine senza ulteriori complicazioni, in caso di epatite B contro la quale il nascituro può essere curato dopo il parto per ridurne la trasmissione e per infezioni da epatite C senza complicanze139.


Le linee guida del NICE riconoscono l’insufficienza di evidenze scientifiche, e non consigliano il cesareo di routine se non come parte di una ricerca, nelle nascite multiple, nei bambini di dimensioni ridotte rispetto al termine, nei prematuri e nelle madri con herpes recidivante140.


Il taglio cesareo in caso di feto podalico desta controversie e ad oggi l’opinione dei medici è quella di tornare, in determinati casi, alla scelta del parto vaginale141,142,143,144. Molti esperti, tra cui quelli del NICE, suggeriscono un tentativo di versione cefalica esterna (ECV) per girare a testa in giù un bimbo podalico145.

Il segreto di un buon cesareo

A volte il cesareo è davvero necessario, quindi possiamo sentirci grati che tale tecnologia salvavita sia divenuta molto più sicura e più accessibile a tante donne in tutto il mondo. In genere un cesareo necessario verrà programmato come procedura elettiva, sebbene alcuni ostetrici oggi riconoscano i vantaggi, per il bambino, di un cesareo non d’urgenza in corso di travaglio.


Per un buon cesareo sono necessari preparazione e programmazione, e di solito un buon rapporto con operatori aperti al dialogo e alla mediazione. I punti da prendere in considerazione prevedono l’attesa dell’avvio del travaglio per assicurarsi che il bambino sia pronto a nascere; analgesia epidurale o spinale piuttosto che l’anestesia generale (prassi generalmente standard e preferenziale se non in caso di emergenza); la richiesta di abbassare i teli in modo da poter assistere alla nascita del bambino; la richiesta di clampaggio ritardato del cordone o di assenza di clampaggio (vedi capitolo VIII); la richiesta di vedere, o persino di portare a casa, la placenta del bambino; la possibilità di avere un contatto pelle a pelle immediato con il neonato. In alcuni ospedali le partorienti hanno avuto il piacere di ricevere il proprio bambino dalle mani del chirurgo appena dopo il parto, con la priorità del contatto pelle a pelle senza interruzioni. Queste novità nella routine del cesareo (ad esempio un’infermiera o una levatrice personale che affianchi la madre e le garantisca il contatto continuo con il bambino), come descritto in una recente pubblicazione146, possono essere adottate nella maggioranza dei casi.


Le richieste in merito al contesto e al momento del parto, di solito semplici da concordare, potrebbero comprendere l’ascolto di una musica scelta da noi, chiedere che l’operazione in corso venga descritta mentre è effettuata, in modo da potervi partecipare appieno, il silenzio al momento della nascita, e far sì che la voce della madre sia il primo suono udito dal neonato.


Altra importante richiesta è quella di tenere il piccolo vicino e preferibilmente pelle a pelle nelle ore successive al parto. Ciò necessiterà di assistenza e supervisione dal momento che potreste essere sotto l’effetto dell’anestesia e degli analgesici post operatori; tuttavia il contatto terrà il bambino al caldo, contribuirà a mettere in moto alcune competenze quali l’allattamento, ottimizzerà il rilascio degli ormoni ‘estatici’ vostri e del vostro bambino, consentirà la trasmissione di batteri utili e ridurrà lo stress e il trauma vissuti da entrambi. Anche l’allattamento al seno e l’umore trarranno giovamento dal contatto madre-figlio immediato e ininterrotto, come riconosciuto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e dall’iniziativa Ospedale Amico dei Bambini (BFHI).


Secondo i protocolli adottati da queste strutture le madri e i bambini cesarizzati in genere vengono riuniti a contatto di pelle entro dieci minuti dalla sistemazione in sala post operatoria, e tale contatto viene protratto per almeno un’ora, a meno che non si presentino complicazioni. Se ve n’è la possibilità, prendete in considerazione di scegliere un ospedale “amico dei bambini” per partorire con cesareo.


Se non siete in grado di tenere in braccio vostro figlio, potrebbe essere il padre o un’altra persona di fiducia ad applicare il contatto pelle a pelle fintanto che non riuscite a farlo voi. Si tratta di un compito gradito alla maggioranza dei papà, grazie al quale si stabilirà un legare duraturo tra padre e bebè. Nei giorni successivi al parto potreste chiedere che vi vengano somministrate le dosi minime di analgesico consentite per ridurne gli effetti su di voi e sul bambino (attraverso il latte materno) e di partecipare il più possibile all’accudimento del neonato. Nei primissimi giorni potreste aver necessità di un aiuto extra per l’allattamento a causa degli effetti del cesareo, apprezzando altresì il sostegno emotivo pressoché ininterrotto del compagno, degli amici o dei parenti, specie se siete state sottoposte a cesareo d’urgenza.

In sintesi

Abbiano la fortuna di vivere in un periodo in cui le poche madri che ne hanno davvero bisogno possono contare sul parto cesareo. Tuttavia si tratta pur sempre di un intervento chirurgico addominale maggiore per la donna, oltre a rappresentare una grossa deviazione dalla normalità per il piccolo. È bene che i soggetti coinvolti discutano sempre dei rischi e dei vantaggi dell’operazione. La decisione finale, in quasi tutti i casi, spetta alla madre. Quando il cesareo si rende davvero necessario sia la mamma che il bambino necessitano di cure particolari, di sostegno personale e istituzionale per l’avvio precoce e duraturo del contatto pelle a pelle e dell’allattamento al seno.

Partorire e accudire con dolcezza
Partorire e accudire con dolcezza
Sarah J. Buckley
La gravidanza, il parto e i primi mesi con tuo figlio, secondo natura.Un manuale rivoluzionario per le future mamme e i futuri papà che desiderano vivere gravidanza, parto e primi mesi di vita del bambino in modo naturale. Partorire e accudire con dolcezza è un manuale rivoluzionario, nel quale Sarah J. Buckley, esperta di gravidanza e parto apprezzata in tutto il mondo, fa luce sull’evento della nascita e sui primi mesi da genitori, mettendo a disposizione delle future mamme e papà conoscenze attinte sia dalla saggezza antica che dalla medicina moderna.Il libro presenta approfondimenti sulla fisiologia del parto naturale (o, come lo definisce l’autrice, “nascita indisturbata”) che mostrano quanto vada perso quando tale esperienza viene vissuta meramente come evento medico.Nella prima parte, alla scrupolosa descrizione di gravidanza e parto medicalizzati (che prevedono il ricorso a ultrasuoni, epidurale, induzione e cesareo) e delle scelte più naturali (parto in casa, rifiuto dell’epidurale o di farmaci durante la fase espulsiva) si intreccia il racconto dell’attesa e della nascita dei quattro figli dell’autrice, tutti dati alla luce tra le mura domestiche. La seconda parte prende invece in esame gli studi scientifici su attaccamento, allattamento materno e sonno infantile, ed esorta i neogenitori a operare scelte attente e amorevoli durante i primi mesi con il proprio bambino. Conosci l’autore Sara J. Buckley è medico di famiglia e autorità di fama internazionale in materia di gravidanza, parto e genitorialità. Vive a Brisbane, in Australia, con il marito e i quattro figli. Sarah Buckley è preziosa perché bilingue: sa parlare il linguaggio di una madre che ha dato alla luce i suoi quattro figli in casa, e sa parlare dadottore. Attraverso la fusione del linguaggio del cuore con quello della scienza essa impartisce alla storia del parto una direzione nuova, rivoluzionaria e illuminante.Michel Odent, medico chirurgo, autore e pioniere del parto naturale