terza parte - capitolo viii

L'ossitocina,
star indiscussa nell'allattamento

All’inizio l’ossitocina era conosciuta come ormone del parto e dell’allattamento, poiché è stato in quel contesto che è stata scoperta per la prima volta. Con il tempo, tuttavia, io e i miei colleghi abbiamo individuato molti altri suoi ruoli, e abbiamo scoperto che influenza entrambi i sessi in svariate situazioni. L’allattamento, comunque, resta tuttora un punto chiave e un campo abituale di ricerca, dato che permette di osservarne gli effetti senza bisogno di somministrarla artificialmente.


Quando una donna, o la femmina di un altro mammifero, allatta, si avvia tutta una catena di eventi. La suzione stimola le mammelle, l’organo che produce il latte, e da lì partono gli impulsi nervosi che arrivano fino ai nuclei supraottico e paraventricolare nell’ipotalamo e provocano il rilascio di ossitocina nel circolo sanguigno. L’ossitocina, trasportata dal sangue, raggiunge le cellule mioepiteliali, che circondano le cellule produttrici di latte delle mammelle. Sotto effetto dell’ossitocina esse si contraggono e letteralmente spremono fuori il latte.


Si tratta di un’azione riflessa che, se la stimolazione da parte del bambino avviene con sufficiente frequenza, diventa un riflesso condizionato frutto dell’apprendimento. Per tale motivo, a questo punto, alla madre basta vedere il bambino, sentirlo piangere o semplicemente pensarlo, per percepire subito i seni turgidi, pieni di latte e a volte perfino gocciolanti.


Questo riflesso condizionato si osserva anche negli animali. Quando una mucca viene munta ogni giorno dalla stessa persona, la sua semplice comparsa o il rumore del secchio metallico possono essere sufficienti per far scendere il latte.


Durante la poppata, l’ossitocina provoca anche altri effetti, che sono stati confermati grazie alla somministrazione di un antagonista dell’ossitocina, ovvero di una sostanza che ne occupa i recettori e quindi ne blocca l’azione. In mancanza di recettori liberi, l’ossitocina non può legarsi e possiamo osservare quali effetti non si manifestano più.


Come abbiamo visto in precedenza, quando la femmina di topo allatta la temperatura della pelle della parte del corpo a contatto con i cuccioli aumenta. Allo stesso modo, una donna sente più caldo al petto quando allatta, poiché l’ossitocina dilata i vasi sanguigni cutanei in quell’area del corpo. La sopravvivenza di un bambino non dipende soltanto dal nutrimento, ma anche dal calore, dalle cure e dalla protezione. La maggiore temperatura del petto soddisfa uno di questi bisogni e, come vedremo in seguito, l’ossitocina svolge un ruolo anche nell’impulso materno a soddisfare gli altri due.

L’ossitocina e il latte

La natura ha previsto che l’unico alimento del bambino piccolo sia il latte materno, pertanto dev’essere nutriente e in quantità sufficiente. L’ossitocina stimola la produzione di prolattina, l’ormone del lobo anteriore dell’ipofisi che stimola la produzione di latte. Inoltre, l’insulina, l’ormone che facilita soprattutto l’assorbimento e lo stoccaggio nelle riserve del corpo di nutrienti, ha anche la funzione di stimolare la produzione di latte. L’ossitocina contribuisce ad aumentare la produzione di insulina e modificarne la funzione durante l’allattamento. L’insulina influenza anche la produzione di glucagone, l’ormone che stimola il rilascio di elementi nutritivi dalle riserve del corpo. In tal modo, alle mammelle vengono fornite abbastanza risorse per produrre latte in abbondanza.


Non è possibile offrire nutrimento, se non c’è n’è abbastanza nelle proprie riserve. Di conseguenza, l’allattamento frequente deve andare di pari passo con la possibilità di approvvigionarsi prima e durante la poppata. L’ossitocina favorisce questo meccanismo aumentando l’appetito, migliorando la digestione e rendendo più efficiente il sistema di stoccaggio. L’equilibrio tra domanda e offerta varia in ogni singola donna e spiega come mai alcune donne che allattano dimagriscono, mentre altre ingrassano.


È stato scoperto in certi topi un gene, che sarebbe correlato a un maggior numero di cellule produttrici di ossitocina nell’ipotalamo. I topi portatori di questo gene producono più latte per i loro cuccioli e, di solito, perdono peso durante l’allattamento. È interessante notare che questo gene viene ereditato dalla linea paterna della madre, come a dire che il “nonno” materno provvede a che i figli di sua figlia abbiano abbastanza latte. Ancora non sappiamo se questo gene esiste anche nell’essere umano.

L’ossitocina e il neonato

Oggigiorno, subito dopo la nascita, il neonato spesso viene posto nelle braccia della madre, pelle contro pelle. Se lasciato indisturbato, si arrampica da solo fino al seno materno nelle prime due ore e inizia a succhiare al seno. Quando “sgrufola” in cerca del capezzolo e tasta il seno con le mani, questi piccoli massaggi provocano la liberazione di scariche ripetute di ossitocina, che letteralmente “pulsa” nel sangue materno. È stata riscontrata una correlazione statisticamente significativa tra stimolazione del seno da parte del bambino e frequenza delle pulsazioni di ossitocina, che stimolano l’eiezione del latte e dilatano i vasi sanguigni nel petto materno. In tal modo, come abbiamo visto, nutrimento e calore sono assicurati. È anche possibile che in questo frangente vengano rilasciati ferormoni, che influenzano a loro volta l’interazione tra madre e bambino.


Il contatto ravvicinato pelle contro pelle ha effetti anche sul bambino, che si calma e non piange così a lungo. Lo stato di rilassamento si riconosce anche dall’aumento del flusso sanguigno nelle mani e nei piedi. I vasi sanguigni si dilatano quando siamo rilassati. Le sfumature nell’interazione tra madre e bambino emergono anche dalla loro temperatura: più calda è la madre, più caldi sono i piedi del bambino.


Non è stato studiato il rilascio di ossitocina nel neonato, ma dato che il livello dell’ormone dello stress cortisolo diminuisce, probabilmente il livello di ossitocina nel cervello aumenta. L’allattamento amplifica questi effetti. Gli altri sensi – udito, olfatto e vista – svolgono un ruolo importante nella complessa coreografia dell’interazione tra madre e bambino immediatamente dopo la nascita, soprattutto il contatto visivo, che può essere visto come una sorta di tocco indiretto.

Serenità e allattamento

Agli occhi di un osservatore esterno, l’effetto più evidente dell’allattamento nella madre è la sua serenità. È perfino possibile misurare il grado di tranquillità raggiunto, sia nell’essere umano che nei topi di laboratorio. Durante l’allattamento diminuiscono la pressione sanguigna e il livello dell’ormone dello stress cortisolo. Ciò significa che si riduce l’attività del sistema nervoso simpatico e delle ghiandole surrenali. I topi femmina che allattano, inoltre, rispondono a stimoli stressanti con una produzione minore di ormoni dello stress. Maggiore è la frequenza della somministrazione dell’ossitocina, più a lungo dura l’effetto calmante.


Dall’osservazione dell’attività cerebrale in animali è emerso che molti dormono mentre allattano i propri cuccioli; spesso ciò accade anche alla donna, specialmente durante la notte. Quindi, allattare va di pari passo con uno stato di profonda calma.


Questi cambiamenti fisiologici non sono di breve durata, bensì persistono durante tutto il periodo dell’allattamento. Anche se alcune donne reagiscono in modo diverso, la maggior parte delle mamme che allattano è più serena e in pace con l’ambiente circostante che in altri periodi della vita. È anche più difficile disturbare le femmine di topo mentre allattano.


Nel periodo dell’allattamento, molte donne desiderano una vita più tranquilla. Le faccende da sbrigare, che prima sembravano così inderogabili, finiscono in fondo alla lista delle priorità. Le madri che allattano apprezzano un ambiente tranquillo e il ritiro in seno alla famiglia; la maggior parte di loro, in linea di massima, non trova che allattare e accudire il bambino siano attività noiose. Il tempo non sembra trascorrere lento per loro, dato che hanno meno bisogno del solito di svaghi. Durante le mie ricerche, ho visto che le nutrici con un maggiore cambiamento nel comportamento erano anche quelle con un maggior livello di ossitocina nel sangue. Il numero di pulsazioni di ossitocina in una singola poppata influenza sia la quantità di latte, sia la serenità della madre.


Come già ho descritto in precedenza, l’ossitocina dispone di due circuiti di distribuzione separati, il circolo sanguigno e il sistema nervoso. Eccezionalmente, riesce a “straripare” da un circuito all’altro, ma solo a dosi altissime. Per questo motivo, credo che all’elevato livello di ossitocina nel sangue durante l’allattamento corrisponda un aumento del livello nel sistema nervoso. Dato che l’ossitocina all’interno del cervello, quella dunque di origine nervosa, produce calma e rilassamento, io e i miei colleghi abbiamo concluso che questi cambiamenti di comportamento sono dovuti alla maggior quantità di ossitocina rilasciata nel cervello. Siamo anche riusciti a dimostrare la correlazione tra livello alto e persistente nel tempo di ossitocina nel sangue e senso di calma, con voglia di ritirarsi e minor bisogno di un mondo esterno variegato.

L’ossitocina e il cesareo

Donne che avevano partorito con il cesareo avevano in media meno pulsazioni di ossitocina durante la poppata due o tre giorni dopo, rispetto a quelle che avevano partorito per via vaginale. Dopo l’intervento chirurgico, una madre è in generale meno tranquilla e interagisce meno con chi la circonda. Non sappiamo se queste differenze siano dovute al minor rilascio di ossitocina durante il parto, al fatto che il primo contatto pelle contro pelle dopo la nascita avvenga più tardi o al dolore e allo stress causato dall’intervento chirurgico. Potrebbe dipendere anche dall’anestesia e dall’analgesia, come l’epidurale. Somministrata per il cesareo o per alleviare il dolore, potrebbe influenzare il livello di ossitocina liberata durante e dopo la nascita.


È risaputo che le madri che hanno avuto un cesareo tendono ad avere maggiori problemi con l’allattamento. Sembra proprio che in tal caso l’avvio dell’allattamento e i cambiamenti di comportamento che lo accompagnano siano ritardati. Dalle statistiche emerge che la minor quantità di ossitocina svolga un ruolo importante in questo fenomeno. Mi sembra molto importante studiare se vi sono anche modificazioni a lungo termine nella relazione tra madre e bambino, e se è possibile mitigare gli effetti negativi sul processo di attaccamento.

L’allattamento e il legame emotivo

Come abbiamo visto, gli effetti dell’ossitocina nell’allattamento riguardano il bambino così come la madre. Nei mammiferi la prima interazione dopo la nascita tra madre e cucciolo, di solito, include la prima poppata, che offre contemporaneamente nutrimento e contatto. La suzione è correlata anche alla memoria sociale. Gli agnellini appena nati, se si attaccano al seno immediatamente, i giorni successivi riconoscono la madre con più facilità di quelli che non hanno potuto farlo. Sembra che in questo fenomeno sia coinvolto l’ormone gastrointestinale colecistochinina (CCK), che stimola la contrazione della cistifellea. L’effetto positivo della poppata precoce viene meno se all’agnellino viene somministrato un antagonista della CCK, che ne blocca l’azione. Dato che la CCK stimola la liberazione di ossitocina nel cervello, è probabile che anche quest’ultima sia implicata.


I vitelli che succhiano al seno producono più ossitocina di quelli che bevono dal secchio. Non è solo la presenza di cibo nello stomaco ad attivare la liberazione di ossitocina con l’aiuto della CCK: la suzione avvia di per se stessa questa catena di eventi. Non si sa fino a che punto il neonato umano crei un legame con la madre quando si attacca al seno per la prima volta, ma le attuali pratiche al momento della nascita sembrano confermare una correlazione tra poppata precoce e attaccamento alla madre.


Gli effetti benefici della suzione possono essere osservati nei bambini prematuri. Quelli troppo deboli, che devono essere nutriti con la sonda gastrica, si calmano e aumentano di peso più rapidamente se hanno a disposizione un piccolo ciuccio.


La maggior parte dei genitori sa che i bambini piccoli smettono di piangere se possono succhiare il ciuccio o il pollice, anche se non ricevono alcuna ricompensa sotto forma di cibo. Allo stesso modo, le madri che allattano sanno che spesso, anche se non ha particolarmente fame, il bambino si calma succhiando il seno. Il legame con il seno, il ciuccio o il pollice con il tempo si rafforza sempre più. Abituare un bambino a mangiare altri alimenti non è molto difficile, da che, crescendo, ha sempre più fame e più bisogno di cibo solido. Invece può risultare davvero difficile togliergli il ciuccio o il dito. L’ossitocina e il conseguente legame con l’oggetto transizionale sono probabilmente attivati dalla suzione, poiché stimola l’interno della bocca, proprio come una carezza stimola la pelle.

Stare assieme agli altri

Sotto l’influenza del sistema dell’ossitocina, le donne assumono il ruolo materno con più serenità e, inoltre, sono più disponibili verso le interazioni sociali. Si occupano dei figli in modo molto simile a quello di una femmina di topo, che costruisce il nido, protegge i cuccioli dai pericoli e li tiene puliti. Anche la mamma umana sviluppa un legame profondo con il figlio, e vicinanza con certe altre persone, specialmente all’interno di una piccola cerchia intima. Le donne intervistate nelle mie ricerche gradivano le conversazioni rilassanti e la compagnia di buoni amici e dei familiari.


L’avvicinamento agli altri non è correlato al livello di ossitocina in generale, ma al piccolo e ripetuto aumento di concentrazione nel sangue. La presenza di picchi di ossitocina, quindi, si rispecchia nella facilità a comunicare, e le donne con maggior numero di picchi producono anche più latte e allattano più a lungo.


Naturalmente vi sono grandi differenze tra donna e donna. L’esperienza dell’allattamento è influenzata da fattori quali il temperamento, l’ereditarietà, la difficoltà del parto e ulteriori altre circostanze contingenti. Per esempio, alcune donne possono sentirsi depresse e ansiose durante l’allattamento a causa di una vulnerabilità innata, di sfortunate esperienze nell’infanzia o della mancanza di sostegno da parte del partner.


Riassumendo, in generale, l’ossitocina influenza la psiche della donna che allatta in due modi: da un lato, la donna si tranquillizza e tende a ritirarsi dal resto del mondo; dall’altro, è più aperta verso le relazioni interpersonali intime. Entrambi questi aspetti hanno un valore considerevole durante l’allattamento e devono senz’altro essere importanti da un punto di vista evoluzionistico.


Nel prossimo capitolo esaminerò più in dettaglio il ruolo svolto dalla pelle come interfaccia di mediazione tra gli stimoli provenienti dal mondo esterno e i multipli effetti dell’ossitocina, e spiegherò come mai il tocco abbia un effetto benefico sull’essere umano e sugli animali.


Il ruolo dell'ossitocina nell'allattamento
  • Controlla l’eiezione del latte;

  • stimola la produzione di latte;

  • ridistribuisce il calore nel corpo materno per scaldare il cucciolo al seno;

  • aiuta il corpo a rendere disponibili i nutrienti di riserva;

  • aumenta la capacità materna di assimilare nutrienti nel processo digestivo;

  • riduce la pressione sanguigna e gli ormoni dello stress nella madre;

  • rende serene la maggior parte delle donne che allattano, in modo proporzionale alla quantità di ossitocina nel sangue;

  • rende la madre più interessata alle relazioni intime. Maggiore è il numero di picchi di ossitocina nel sangue, maggiore è la sua disponibilità verso l’attaccamento e il legame;

  • migliora la memoria sociale e rende il bambino più tranquillo.


Approfondimenti bibliografici

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Ossitocina, l'ormone dell'amore
Ossitocina, l'ormone dell'amore
Kerstin Uvnäs Moberg
Fonte di calma, rigenerazione e guarigione.Un libro che descrive le innumerevoli funzioni dell’ossitocina: un ormone finora poco studiato ma che gioca un ruolo chiave nel nostro organismo. Negli ultimi anni sono state fatte importanti scoperte riguardo all’ossitocina, un ormone che gioca un ruolo chiave nell’ organismo per quel che riguarda la riproduzione, i legami affettivi, le interazioni sociali, i processi di guarigione e, più in generale, la capacità di mantenere uno stato di calma e rilassamento. L’autrice Kerstin Uvnäs Moberg da tempo si dedica, insieme al suo gruppo di ricerca a Stoccolma, allo studio dell’ossitocina. Già si sapeva della correlazione tra ossitocina e allattamento, ma i risultati delle sue ricerche forniscono una spiegazione scientifica dell’effetto benefico del massaggio, del tocco, e di quanto essi siano importanti. Tra i sensi, infatti, il tatto si distingue come via d’elezione per la secrezione di ossitocina. Ossitocina, l’ormone dell’amore, primo libro ad affrontare l’argomento con un taglio divulgativo, è un ponte tra fisiologia e psicologia. In esso, l’autrice presenta nel suo insieme quello che ha chiamato “sistema di calma e connessione”, modulato dall’ossitocina, ma che coinvolge molte sostanze, e suggerisce modi per attingere alla preziosa fonte di calma e rigenerazione che ognuno ha dentro e della quale ha bisogno, non soltanto per evitare di ammalarsi, ma anche per godere della vita e sentirsi curioso, ottimista e creativo. Conosci l’autore Kerstin Uvnäs Moberg è considerata la maggior esperta a livello mondiale sull’ossitocina. Ha condotto le sue ricerche presso il Karolinska Institute a Stoccolma e la Swedish University di Scienze Agrarie di Uppsala, dov’è Professore di Fisiologia. Autrice di più di 400 articoli scientifici e di un libro, Kerstin Uvnäs Moberg tiene spesso conferenze in Europa e negli Stati Uniti.Il suo lavoro ha influenzato molte discipline, come l’ostetricia, la psicologia, l’allevamento degli animali, la fisioterapia, la pediatria e lo sviluppo nell’infanzia.Madre di quattro figli, vive a Djursholm, in Svezia.