quinta parte - capitolo xv

Tabacco, alcol e altre droghe

L’essere umano ricorre a vari espedienti per alleviare lo stress e le tensioni che da sempre fanno parte della vita. Come abbiamo visto nel capitolo precedente, avere lo stomaco pieno dà un senso di tranquillità e benessere, cosa che è all’origine della buona cucina, ma anche dell’obesità e dei disturbi alimentari. Per molte persone, un’altra possibilità con conseguenze “miste” è l’uso di tabacco e alcol.


Una sigaretta rassicura, rilassa e migliora la concentrazione. Può essere la degna conclusione di un pranzo. Si sa relativamente poco di molti aspetti del suo meccanismo d’azione. La nicotina riduce l’appetito e fa “bruciare” più velocemente le calorie ingerite. Per questo motivo, chi smette di fumare di solito ingrassa. Pertanto in molti, soprattutto le donne, continuano a fumare nonostante i rischi per la salute che comporta.


Fumare però ha un altro effetto, più direttamente correlato all’argomento di questo libro. Viene spontaneo notare la somiglianza tra succhiarsi il pollice e dare un tiro a una sigaretta. Fumare ha gli stessi effetti sull’adulto di quelli di succhiare il ciuccio sul bambino. Succhiare il ciuccio di sicuro, e fumare probabilmente, attiva il sistema di calma e connessione e quello degli ormoni gastrointestinali, generando un effetto rassicurante. In psicanalisi si parla di regressione alla fase orale dello sviluppo, che corrisponde al primo periodo di vita, in cui succhiare il seno e sentirsi sazio sono fondamentali per il benessere. Dato che sappiamo quanto sia importante l’ossitocina in questa fase dello sviluppo, credo che entrambe le spiegazioni si rafforzino a vicenda, piuttosto che essere in contraddizione.


Ma fumare implica anche altri aspetti correlati all’ossitocina. Ogni fumatore sa quanto sia forte il legame con la sigaretta. Senza il pacchetto di sigarette e l’accendino si sente perso. Inoltre si sviluppa una relazione particolare tra chi fuma, che non può essere dovuta soltanto alle chiacchierate nell’angolo fumatori. I fumatori hanno qualcosa in comune. Quando si prende un tiro dalla sigaretta, dal sigaro o dalla pipa, non aspiriamo soltanto la nicotina e le altre sostanze velenose contenute nel fumo, ma probabilmente attiviamo, grazie al gesto e al contesto sociale, un rilascio di ossitocina, che ci predispone a considerare i fumatori attorno a noi degli amici (al contrario dei non fumatori, privi di empatia, che vorrebbero soltanto vietare il fumo dappertutto). I rituali attorno all’atto di fumare, spesso, favoriscono il contatto tra fumatori – per esempio, passarsi una sigaretta, la sottile intimità quando si accende la sigaretta a qualcun altro o regalare una stecca di sigarette del duty-free di ritorno da un viaggio all’estero. Chi è stato un fumatore incallito, molto probabilmente si riconoscerà nelle descrizioni precedenti.


Un effetto paradossale dell’abitudine a fumare è che diminuisce il livello di ossitocina nelle madri che allattano. Di conseguenza, queste madri producono meno latte. Inoltre favorisce il rilascio di vasopressina. Probabilmente la vasopressina aumenta la concentrazione e l’utilizzazione delle calorie associate alla sigaretta.

Un bicchierino per rilassarsi

Nella nostra cultura si assume alcol più o meno liberamente, spesso con l’obiettivo di ridurre il nervosismo nella vita sociale. Anche se a volte l’abitudine diventa abuso, il consumo moderato di alcol non solo è culturalmente accettato, ma pure efficace.


In tutte le occasioni in cui incontriamo volti nuovi, per esempio alle feste, con un bicchiere in mano ci sentiamo più disinibiti, più facilmente ci avviciniamo e ci mettiamo a parlare con uno sconosciuto. La tipica scena dei tempi andati al ballo di paese, in cui il ragazzo beve due sorsi da una bottiglietta per trovare il coraggio di chiedere a una ragazza di ballare con lui, è un esempio calzante. Oggi, questa situazione la ritroviamo nelle discoteche.


In molti ricorrono all’alcol per riprendersi dopo una dura giornata di lavoro. Anche se facciamo solo un breve passaggio a casa, per cambiarci prima di uscire la sera, un bicchierino ci mette di buon’umore e allontana per un po’ stress e preoccupazioni; diventiamo socievoli e aperti a nuove relazioni, anche d’amore.


Esperimenti sui topi e sull’essere umano confermano che una quantità moderata di alcol aumenta la concentrazione di ossitocina nel sangue. Tuttavia, quantità maggiori hanno esattamente l’effetto opposto. Di conseguenza, l’effetto euforizzante di una moderata quantità d’alcol potrebbe essere correlato all’ossitocina. Nei topi, una piccola quantità di alcol aumenta la tolleranza al dolore, ma l’effetto svanisce se viene somministrato un antagonista dell’ossitocina.


L’effetto dell’ossitocina sulla fuoriuscita del latte viene rafforzato dall’alcol, anche se, per altri motivi, non è consigliabile bere alcol quando si allatta. Quindi l’antica usanza di offrire un bicchiere di birra a un donna che ha difficoltà ad allattare non è del tutto irragionevole. Ancora oggi, si discute sui pro e sui contro della birra per l’allattamento. Sfortunatamente, a facilitare l’allattamento è proprio l’alcol, e non qualche altro ingrediente contenuto nella birra.


Recenti ricerche hanno rimesso in discussione molte delle idee preconcette sull’alcol. Sembra che, tra l’altro, un consumo moderato di alcol, soprattutto di vino rosso, sia correlato a una minore incidenza di malattie cardiovascolari. Ciò potrebbe dipendere da sostanze specifiche, in particolare dai bioflavonoidi presenti naturalmente nella frutta, nella verdura e nel vino rosso, ma anche l’ossitocina rilasciata sotto influsso dell’alcol potrebbe contribuire.

Altre droghe

Da molto tempo, per sfuggire allo stress e all’ansia, vengono usati i narcotici, come la morfina e l’eroina, nonostante comportino maggiori rischi fisiologici (e legali) rispetto all’alcol. I risultati di alcuni studi recenti su animali suggeriscono che l’ossitocina potrebbe svolgere un duplice ruolo nella dipendenza da droga. I risultati di questi esperimenti con somministrazione di morfina e cocaina (e alcol, come già presentato) sono difficili da interpretare. Sembrerebbe che l’ossitocina sia coinvolta nel processo fisiologico che porta allo sviluppo di una dipendenza, ma allo stesso tempo un livello elevato di ossitocina potrebbe avere piuttosto un effetto preventivo. Gli effetti della cocaina sono legati a una maggiore attività del neurotrasmettitore dopamina, e sappiamo che l’ossitocina influenza la produzione di dopamina.


Un paio di studi hanno iniziato a far luce sul legame tra marijuana, cioè Cannabis indiana, e ossitocina. Alcuni suggeriscono una possibile attivazione del rilascio di ossitocina da parte della marijuana, che rende più calmi e facilita l’interazione sociale. Altri studi sul litio, usato in psichiatria per ridurre i sintomi di astinenza da marijuana, indicano che la sua azione è legata all’attivazione delle cellule nervose che secernono ossitocina.


In mancanza di conclusioni chiare sulla relazione tra ossitocina e droghe narcotiche, non resta che sperare in ulteriori ricerche.

Approfondimenti bibliografici

  • Kovács G.L., Sarnyai Z., Szabó G., Oxytocin and addiction: A review, in “Psychoneuroendocrinology”, 23, 1998, pp. 945-962.

  • Lindman R.E. et al., Hormonal covariates of socioemotional communication as a function of assertiveness, gender and alcohol, Seventh Congress of the International society for biomedical research on alcoholism, Queensland, Australia, 1994.

  • Uvnäs Moberg K. et al., Low doses of ethanol may induce anti-nociceptive effects via an oxytocinergic mechanism, in “Acta Physiologica Scandinavica”, 149, 1993, pp. 117-118.

Ossitocina, l'ormone dell'amore
Ossitocina, l'ormone dell'amore
Kerstin Uvnäs Moberg
Fonte di calma, rigenerazione e guarigione.Un libro che descrive le innumerevoli funzioni dell’ossitocina: un ormone finora poco studiato ma che gioca un ruolo chiave nel nostro organismo. Negli ultimi anni sono state fatte importanti scoperte riguardo all’ossitocina, un ormone che gioca un ruolo chiave nell’ organismo per quel che riguarda la riproduzione, i legami affettivi, le interazioni sociali, i processi di guarigione e, più in generale, la capacità di mantenere uno stato di calma e rilassamento. L’autrice Kerstin Uvnäs Moberg da tempo si dedica, insieme al suo gruppo di ricerca a Stoccolma, allo studio dell’ossitocina. Già si sapeva della correlazione tra ossitocina e allattamento, ma i risultati delle sue ricerche forniscono una spiegazione scientifica dell’effetto benefico del massaggio, del tocco, e di quanto essi siano importanti. Tra i sensi, infatti, il tatto si distingue come via d’elezione per la secrezione di ossitocina. Ossitocina, l’ormone dell’amore, primo libro ad affrontare l’argomento con un taglio divulgativo, è un ponte tra fisiologia e psicologia. In esso, l’autrice presenta nel suo insieme quello che ha chiamato “sistema di calma e connessione”, modulato dall’ossitocina, ma che coinvolge molte sostanze, e suggerisce modi per attingere alla preziosa fonte di calma e rigenerazione che ognuno ha dentro e della quale ha bisogno, non soltanto per evitare di ammalarsi, ma anche per godere della vita e sentirsi curioso, ottimista e creativo. Conosci l’autore Kerstin Uvnäs Moberg è considerata la maggior esperta a livello mondiale sull’ossitocina. Ha condotto le sue ricerche presso il Karolinska Institute a Stoccolma e la Swedish University di Scienze Agrarie di Uppsala, dov’è Professore di Fisiologia. Autrice di più di 400 articoli scientifici e di un libro, Kerstin Uvnäs Moberg tiene spesso conferenze in Europa e negli Stati Uniti.Il suo lavoro ha influenzato molte discipline, come l’ostetricia, la psicologia, l’allevamento degli animali, la fisioterapia, la pediatria e lo sviluppo nell’infanzia.Madre di quattro figli, vive a Djursholm, in Svezia.