Neonati prematuri e omeopatia:
una nuova frontiera

Ho incontrato Ortrud Lindemann alcuni anni fa a un seminario di omeopatia per ostetriche e subito ho capito che avevo a che fare con un medico di levatura non comune. La mia formazione omeopatica mi ha permesso di riconoscere all’istante la valenza delle sue lezioni: sono rimasta impressionata dalla sua casistica e dai risultati ottenuti in caso di gravi patologie neonatali con l’utilizzo di anche un solo globulo del rimedio appropriato. Ennesima conferma per me di quanto l’omeopatia sia una terapia tanto semplice (pur nella sua complessità) quanto efficace. Ma soprattutto di Ortrud mi ha colpito l’immenso amore per i bambini che traspariva dal suo sguardo luminoso: ed è così che dopo poche frasi da lei pronunciate sui più piccoli tra i piccoli io avevo già le lacrime agli occhi…


Ortrud è cofondatrice del Centro Mare Nostrum di Barcellona dove attualmente lavora, occupandosi anche di seguire i neonati che nascono in casa. E al contempo porta avanti un interessante progetto di cooperazione e formazione omeopatica in Nepal.


Ho approfittato di un suo recente viaggio in Italia per strapparle questa interessantissima intervista…


E.Balsamo: Ortrud, ci racconti com’è iniziato il tuo lavoro con i neonati prematuri?


O.Lindemann: Nel 1987, durante la mia formazione, cominciai l’internato in pediatria all’ospedale universitario di Toronto. Pensavo che mi sarei formata in uno dei centri più grandi al mondo. Esistono soltanto due ospedali simili, uno a San Francisco e l’altro in Australia. Durante il primo anno mi occupai per tre mesi di terapia intensiva neonatale. All’epoca non si somministravano ancora sedativi prima di operare i bambini prematuri. Mi veniva insegnato che i prematuri non disponevano di una memoria attiva che li facesse ricordare il dolore e i traumi subiti durante questa fase così acerba della loro vita.


Tuttavia, sia a Boston sia a Vienna (nel reparto di patologia neonatale diretto dalla Dottoressa Markovich) veniva presa in considerazione la percezione del dolore del bambino prematuro e venivano somministrati anestesie e calmanti, se per la sopravvivenza del bambino era necessaria un’operazione.


L’unità in cui lavoravo era famosa per aver salvato un bambino nato dopo 23 settimane di gravidanza, che pesava meno di 500 grammi. All’epoca era un record mondiale. Vidi quel bambino per una consulenza esterna quando aveva quasi tre anni: cieco, con alcuni problemi neurologici (riusciva a camminare ma non appoggiava quasi mai i talloni a terra, aveva un bisogno quasi costante di ossigeno e prima di allora era stato ricoverato in ospedale più volte). Mi domandavo che tipo di vita noi medici fossimo “riusciti” a dargli. Molti altri bambini erano stati abbandonati nell’unità, perché i genitori non sopportavano lo stress di una medicina ad alta tecnologia.


Bambini che avevano bisogno della tecnologia e che per questo difficilmente trovavano qualcuno che volesse adottarli.


Per le operazioni sulla carne viva erano necessarie due infermiere, perché i bambini si contorcevano quando tagliavamo loro la pelle della pancia per operarli all’intestino per una delle complicazioni più frequenti, l’enterocolite necrotizzante. Solo i cardiologi insistevano sull’utilizzo della morfina per ottenere risultati postoperatori migliori. Avevano osservato che, durante le operazioni senza medicinali a cuore aperto per correggere le malformazioni, il cuore si stressava molto.


Quasi ogni sera uscivo dall’ospedale piangendo.


Portai a termine i miei tre mesi con la presentazione di uno studio personale sul dolore nei bambini prematuri. Poco tempo dopo venne introdotta l’anestesia obbligatoria per tutti gli interventi chirurgici sui prematuri. Nel giro di un anno decisi di lasciare l’internato e di dedicarmi alla medicina naturale e all’omeopatia.


E.B.: E ora di cosa ti occupi?


O.L.: Da 23 anni collaboro con ostetriche e medici che assistono i parti nel modo più naturale e rispettoso possibile, e seguo le famiglie che cercano altre soluzioni per i propri neonati, anche per quelli prematuri.


Al momento lavoro in Spagna, e credo che sarebbe davvero utile se la collaborazione con le unità di neonatologia facesse parte delle possibilità offerte ai genitori.


E.B.: Puoi spiegare un po’ ai nostri lettori cosa può fare l’omeopatia per i piccolissimi?


O.L.: L’omeopatia è una scienza che potenzia l’autocura di chiunque esista al mondo. È un metodo che non ha effetti collaterali e che tiene conto dell’autoregolazione di tutti gli esseri viventi. Inoltre, consiste nell’applicazione di dosi minime per ottenere il massimo effetto.


In questo modo è davvero possibile minimizzare gli interventi invasivi e l’utilizzo di sostanze che potrebbero avere effetti collaterali. Per esempio, la maggior parte dei bambini prematuri viene sottoposta a un trattamento antibiotico che in molti casi potrebbe essere evitato. È anche possibile aiutarli a disintossicare organi vitali come il fegato e i reni. Un altro problema molto importante nei prematuri è la salute dell’intestino. Spesso la digestione si blocca, cosa che può creare complicazioni molto pericolose. A Cuba l’omeopatia viene anche utilizzata per controllare i problemi di coagulazione del sangue.


La cosa interessante della medicina omeopatica è che si rivolge a tutti gli aspetti dell’essere umano. È un trattamento integrale, che raccoglie le informazioni di tutta la sintomatologia, compresi i sintomi mentali, quelli emotivi, sensoriali e fisici, e si occupa allo stesso tempo di tutti questi aspetti. In questo modo, i traumi subiti dai bambini prematuri nelle unità ospedaliere possono essere ridotti. Si può anche evitare la necessità di intubarli o di fornire loro ossigeno (a causa del sistema respiratorio immaturo), sfruttando le cure continue della persona che li assiste (madre, padre o personale medico) e facendo uso dell’omeopatia. In questo modo, per molti bambini prematuri nati prima della trentacinquesima settimana non si è reso necessario il periodo in incubatrice, grazie all’uso del latte materno, a una presenza costante e all’attenzione nei confronti dei genitori, cui sono state spiegate le necessità fisiologiche dei loro bambini. In alcuni casi, il trattamento è stato effettuato sulla madre e ha raggiunto il neonato tramite il latte materno.


E.B.: Puoi raccontarci un caso specifico che ti sembra particolarmente significativo e che può far comprendere ai nostri lettori l’importanza e l’efficacia della terapia omeopatica nei neonati prematuri?


O.L.: Sì, certo. Sceglierò questo: bambino prematuro, di 32 settimane, nato di 1630 grammi. Aveva problemi respiratori; non al momento della nascita, ma dopo un certo lasso di tempo si è resa necessaria un’intubazione. Ha avuto complicazioni a livello polmonare e cerebrale. La digestione non aveva mai funzionato nel modo corretto. Non riusciva a defecare e non prendeva peso. I genitori mi contattarono quando aveva quindici giorni di vita, con un’operazione programmata per il giorno successivo. Aveva i sintomi clinici e radiologici di un’enterocolite necrotizzante. Dopo avergli somministrato un solo globulo di Opium 30 CH, il rimedio indicato per questi casi, nel giro di otto ore il bambino defecò, permettendo di rimandare l’operazione alla quale i genitori temevano non sarebbe sopravvissuto. Il trattamento fu ripetuto altre due volte nel corso delle due settimane successive, e due mesi dopo il bambino tornò a casa con il peso di 2200 grammi.


Ora ha dodici anni, e ricorda molto chiaramente il periodo che ha passato nell’incubatrice e le terapie intensive del primo periodo della sua vita. (“C’era tanto caldo, mi faceva malissimo, mi pungevano”).


E.B.: Quanto mi risuonano le sue parole… Secondo te questo approccio è applicabile anche in altre realtà? E quali altri vantaggi presenta rispetto a quello allopatico?


O.L.: Di storie come quella di questo bambino ce ne sono tante. È importante che tutti i prematuri abbiano a disposizione un’alternativa valida e senza effetti collaterali, e che i genitori prendano in considerazione questa possibilità. Essendo quello neonatale uno dei momenti più delicati della nostra vita, e poiché il cervello è ancora in fase di sviluppo, in questo modo si possono anche evitare conseguenze a lungo termine come la sindrome da deficit di attenzione e molti altri problemi sempre più frequenti nella nostra epoca. La terapia omeopatica è una possibilità facile da ottenere in tutta Europa, terapia che, oltre a essere molto più economica, rispetta al massimo il bambino prematuro, poiché non utilizza sostanze tossiche. La reazione alle cure dipende sempre dal prematuro stesso e non è l’effetto diretto di una sostanza chimica. Un medicinale sbagliato non avrà alcun effetto, perché il trattamento è individuale e dipende dalla persona, non dalla malattia. Come medico, lo trovo il lavoro più soddisfacente, poiché oltre a tutto il resto posso restare fedele al mio giuramento di Ippocrate (primum nihil nocere). Il rapporto con i genitori è completo, perché si tiene conto di tutti gli aspetti della loro vita. Molto spesso ho bisogno di conoscere bene le condizioni della famiglia per capire la reazione dei miei piccoli pazienti. I rapporti umani creati in questo modo durano quasi sempre per tutta la vita.


E.B.: Grazie Ortrud, è veramente un piacere ascoltarti mentre racconti del tuo lavoro pionieristico a favore dei più piccoli tra i piccoli e al contempo lasciarsi illuminare dai tuoi occhi che brillano di luce…

Nato prima del tempo
Nato prima del tempo
Elena Balsamo
Sacralità della nascita e accoglienza amorevole al neonato prematuro.Gravidanza, parto e accoglienza del neonato in una prospettiva emozionale e spirituale, con un’attenzione particolare ai bimbi prematuri. Nato prima del tempo è l’opera di Elena Balsamo dedicata alla perinatologia.La gravidanza, il parto e l’accoglienza del neonato sono qui visti in una prospettiva emozionale e spirituale, visione poco comune tra gli operatori sanitari.L’autrice esplora la dimensione della sacralità neonatale suddividendo il testo in due parti.La prima tratta il tema dell’accoglienza del neonato in condizioni di assoluta normalità, quando tutto procede senza intoppi, aiutando a comprendere appieno l’esperienza della maternità e proponendo vari spunti di riflessione per accogliere il neonato nel miglior modo possibile.La seconda invece è rivolta ai casi più difficili e problematici, quando le cose non vanno per il verso giusto, come i parti prematuri o traumatici, offrendo una nuova visione che apra le porte alla speranza e alla fiducia nel cambiamento. Conosci l’autore Elena Balsamo, specialista in puericultura, si occupa di pratiche di maternage e lavora a sostegno della coppia madre-bambino nei periodi della gravidanza, del parto e dell'allattamento.Esperta di pedagogia Montessori, svolge attività di formazione per genitori e operatori in ambito educativo e sanitario.