SECONDA PARTE - INTRODUZIONE

Spunti per una nuova accoglienza
del neonato prematuro

Colui che cerca non desista dal cercare fino a quando non avrà trovato; quando avrà trovato si stupirà.
Quando si sarà stupito, si turberà e dominerà su tutto.
Vangelo di Tommaso

Quando nacque mio fratello, prematuro di sei mesi, io avevo dieci anni: decisi che da grande sarei diventata “dottoressa dei neonati”. Il tempo è passato e io mi sono laureata in medicina ma non sono diventata neonatologa. Mi sono specializzata in pediatria preventiva e puericultura: ho deciso di dedicare le mie energie alla prevenzione piuttosto che alla cura delle patologie neonatali, puntando sulla formazione degli operatori e sulla sensibilizzazione dei genitori, sul sostegno alle mamme in gravidanza e alla coppia mamma-bambino dopo il parto. Sono convinta infatti che buona parte delle situazioni problematiche alla nascita possano essere evitate offrendo al bambino una buona vita prenatale e un parto il più possibile secondo natura. Per far ciò occorre però diffondere conoscenze circa ciò che Michel Odent chiama, con un termine assolutamente pertinente, “ecologia del grembo” e, al contempo, su quella dimensione così sottile e sfuggente che Leboyer definisce la “sacralità della nascita”. Essere consapevoli permette infatti di evitare errori e inutili, o addirittura dannose, interferenze.


Ma non basta: nei casi in cui si debba ricorrere a soluzioni invasive e cruenti – ad esempio un’amniocentesi, un intervento chirurgico in gravidanza o subito dopo la nascita o anche solo un comunissimo taglio cesareo – sapere cosa prova un bambino, cosa sente e di cosa avrebbe bisogno, è fondamentale per assicurargli l’assistenza più adeguata, che non è fatta solo di somministrazione di farmaci o di asepsi rigorosa. La perinatologia, (letteralmente tutto ciò che sta intorno alla nascita e quindi prima, durante e dopo) così come si studia all’Università, si limita a considerare soltanto l’aspetto fisiologico e patologico, comunque organico, della vita prenatale, del parto e del periodo neonatale, trascurando del tutto la dimensione emotivo-psicologica-relazionale; per non parlare di quella spirituale che ancora non è stata ammessa in ambito scientifico, nonostante personaggi del calibro di Maria Montessori, Frederick Leboyer, Thomas Verny, David Chamberlein, Michel Odent e molti altri ne abbiano ormai riconosciuto l’importanza per quanto riguarda lo sviluppo e la crescita dei bambini. Lo psicanalista francese Jean Marie Delassus per esempio afferma che la vita fetale “sembra essere all’origine dello spirito”. Il feto, secondo lui, viene dalla totalità e “pare capace di vedere ciò che nessun altro può vedere. […] Vive di un’altra vita, in un altro mondo. […] È qualcuno che viene al mondo con, nella testa, in tutte le fibre del suo corpo, l’idea e l’esperienza della vita assoluta. […] L’anima si acquisisce in utero”. Parole queste che confermano per esempio la tradizione rabbinica espressa nel Talmud secondo cui il feto è un piccolo profeta la cui vista può contenere il mondo intero: può vedere da un lato all’altro del mondo e può conoscere il passato e il futuro. Tutta questa conoscenza viene persa al momento della nascita, col passaggio dal mondo dell’unità a quello della separazione.


Personalmente, tutto quello che ho imparato sui neonati l’ho appreso in parte dall’osservazione nel reparto di neonatologia dove ho svolto il mio tirocinio e nel mio studio pediatrico dove li incontro ogni giorno, ma ancor più dall’esperienza diretta con i miei tre figli, e soprattutto dalla rivisitazione della mia storia personale, faticosa e dolorosa, di neonata prematura che ho dovuto ripercorrere, tappa dopo tappa, per uscire da un vicolo buio di malessere e sofferenza in cui mi sono ritrovata all’improvviso a un certo punto della mia vita.


E poiché, come affermava Santa Teresa d’Avila, “posso dire solo quello di cui ho fatto esperienza”, mi ci sono voluti dodici anni per scrivere ciò che vi presento oggi in questo piccolo libro, che rappresenta per me il frutto di un lungo travaglio e lavoro interiore, della trasformazione di un trauma – inteso nel suo senso etimologico di ferita – in una finestra che può portare nuova luce su antiche questioni. Ciò che mi si è rivelato (attraverso diverse sedute, effettuate con l’aiuto di un terapeuta esperto, per rivivere in totale presenza e consapevolezza eventi della vita prenatale e neonatale) non ha potuto non stupirmi: in un primo momento mi ha addirittura lasciato sgomenta ma poi mi ha permesso di cogliere il senso di ciò che mi era accaduto e che andava cercato proprio nel compito a me affidato: narrare l’indicibile. Ci vuole coraggio per guardare in faccia il dolore, la rabbia, la paura, e ci vuole coraggio per raccontare ciò che si è visto e si è scoperto ma non c’è atto più terapeutico di questo per sé e per gli altri.


Che il feto sia sensibile ai suoni è ormai un dato scientificamente assodato, ma che l’ascolto sia attivo già in un embrione al terzo mese di gravidanza lo sostengono solo alcuni pionieri come l’otorinolaringoiatra francese Alfred Tomatis. L’esperienza personale che ho potuto rivivere della notte uterina mi ha permesso di fare in questo senso ancora un passo avanti e attestare che non solo è sviluppato l’udito ma è presente una forma di coscienza – quella che i più arditi chiamano “anima” – che permette al bambino, pur così piccolo, di cogliere e assorbire tutto ciò che lo circonda. Non solo il feto, ma anche l’embrione soffre nel ventre materno, si spaventa, si sente impotente nei confronti del dolore della madre, prova disgusto, rabbia, paura. Queste emozioni lasciano un solco dentro di lui, come una traccia invisibile che rimane sepolta nell’inconscio – perché troppo dolorosa per essere affrontata – e che può riattivarsi a distanza di molti anni in occasione di particolari circostanze scatenanti. Le conseguenze a lungo termine dei traumi pre e post-natali saranno però difficilmente identificate come tali perché non è semplice cogliere il nesso, per esempio, tra una crisi di panico o un attacco di ansia che scatta a quarant’anni e un evento traumatico avvenuto durante la vita prenatale o nel periodo neonatale. A volte è difficile farlo anche rispetto ad un pianto inconsolabile di un bambino di pochi giorni o settimane che troppo spesso viene liquidato con la comoda diagnosi di “coliche gassose”. Eppure – ho potuto sperimentarlo di persona – le memorie dolorose permangono sia nel corpo sia nell’anima e riaffiorano quando meno ce lo si aspetta, nella speranza di poter venire finalmente elaborate e sciolte una volta per tutte. Le esperienze che mi è stato dato di vivere mi hanno confermato che il periodo perinatale è in assoluto il più importante nella vita di un individuo: è una sorta di specchio che riflette ciò che è stato e ciò che sarà, e in cui si trova riassunta, in forma di seme, tutta la storia passata e futura di una persona. Ecco perché è fondamentale dedicargli adeguata attenzione.


Non sono diventata neonatologa ma mi piace considerarmi “un’interprete dei neonati”: quando li visito appena nati dico loro ciò che si aspettano di udire, sussurro un dolce benvenuto e un incoraggiamento a sentirsi a casa in questo strano, complicato, ma bellissimo mondo. Li tocco con estrema delicatezza, chiedendo prima il permesso, e molto spesso ciò che ricevo in cambio è un dolcissimo, meraviglioso sorriso: la più chiara conferma per me che ci siamo capiti, che il mio messaggio è arrivato a destinazione. Cerco poi di tradurre ai genitori il loro linguaggio, spesso enigmatico: il significato dei loro pianti, dei loro dolori e delle loro tacite richieste, affinché possano aiutarli a crescere nel miglior modo possibile e accompagnarli con dolcezza lungo le strade tortuose della vita.


Perché di questo hanno bisogno i neonati: di delicatezza e tenerezza, di un tocco lieve e leggero come quello di una fata, un tocco d’amore che dica loro “Sono qui per te, non sei solo”. Specie quelli che hanno sofferto alla nascita, che hanno subìto traumi dolorosi: una presenza e un contatto amorevole sono ciò che fa la differenza. Come è dimostrato dal caso delle gemelline nate premature, raccontato anni orsono sulle pagine del “Rider’s Digest”: una delle due versava in condizioni di salute molto critiche e si temeva per la sua sopravvivenza. L’infermiera di turno, non sapendo più che fare, pensò di approfittare dell’assenza della caposala per metterle insieme nella stessa incubatrice (pratica allora non in uso negli Stati Uniti) ed ecco che avvenne il miracolo: la gemellina mise il braccio intorno alla schiena della sorellina come per farle sentire il suo sostegno e la sua vicinanza, e il battito cardiaco e il respiro della piccola si normalizzarono all’istante. Avvolta in quel tenero abbraccio, la bambina a poco a poco si riprese. Una storia emblematica e commovente, documentata da una fotografia memorabile, che è la chiara dimostrazione del potere terapeutico dell’amore.


Se ho scritto queste pagine è esattamente per questo: per far comprendere agli adulti ciò che più conta per un bambino, anche quando nasce piccino picciò… La mia speranza è che esse possano servire soprattutto a quei genitori che hanno vissuto o vivono un’attesa travagliata o l’avventura di una nascita prematura per affrontare questi momenti critici con maggiore consapevolezza e per riuscire a trasformarli in opportunità di crescita. Come diceva il protagonista di una delle mie storie preferite “Quando accade qualcosa di brutto, bisogna trasformarlo in qualcosa di buono per riuscire a tirare avanti”. La vita mi ha insegnato che è proprio così: in fondo è esattamente quello che ho cercato di fare con i miei libri, con il presente in particolare. Il trauma – quello che ha segnato la mia storia personale per tanti anni – è stato elaborato e trasformato in concime affinché altri possano trarne frutto.


Mi auguro che questo volume, nella sua semplicità, possa offrire anche a chi si occupa di perinatologia un occhio in più per guardare ai bambini non ancora nati e a quelli appena arrivati con rispetto e delicatezza, per avvicinarsi a loro in modo “amorevole”, come direbbero i monaci buddisti. Che sia insomma uno spunto per riflettere sulle routine e i protocolli e – perché no? – per modificarli a misura di neonato. Molti professionisti lo stanno già facendo, come testimoniano le esperienze, pionieristiche e innovative, riportate nella seconda parte di questo libro: un invito alla speranza, una conferma che il cambiamento è possibile.


Anche se questo mio testo è rivolto, oltreché ai genitori, agli addetti ai lavori, non è scritto però con il linguaggio tecnico a loro abituale bensì con un linguaggio poetico perché – come sostengono i cabalisti – l’essenza del mondo è poesia e può essere espressa solo in forma poetica.


Che queste parole tocchino i vostri cuori, per aprirli a quell’Energia di vita di cui sono portatori i bambini e a cui siamo soliti dare il nome di Amore.

Nato prima del tempo
Nato prima del tempo
Elena Balsamo
Sacralità della nascita e accoglienza amorevole al neonato prematuro.Gravidanza, parto e accoglienza del neonato in una prospettiva emozionale e spirituale, con un’attenzione particolare ai bimbi prematuri. Nato prima del tempo è l’opera di Elena Balsamo dedicata alla perinatologia.La gravidanza, il parto e l’accoglienza del neonato sono qui visti in una prospettiva emozionale e spirituale, visione poco comune tra gli operatori sanitari.L’autrice esplora la dimensione della sacralità neonatale suddividendo il testo in due parti.La prima tratta il tema dell’accoglienza del neonato in condizioni di assoluta normalità, quando tutto procede senza intoppi, aiutando a comprendere appieno l’esperienza della maternità e proponendo vari spunti di riflessione per accogliere il neonato nel miglior modo possibile.La seconda invece è rivolta ai casi più difficili e problematici, quando le cose non vanno per il verso giusto, come i parti prematuri o traumatici, offrendo una nuova visione che apra le porte alla speranza e alla fiducia nel cambiamento. Conosci l’autore Elena Balsamo, specialista in puericultura, si occupa di pratiche di maternage e lavora a sostegno della coppia madre-bambino nei periodi della gravidanza, del parto e dell'allattamento.Esperta di pedagogia Montessori, svolge attività di formazione per genitori e operatori in ambito educativo e sanitario.