Capitolo iv

Sacralità della maternità
e della paternità

“Tu sei benedetta fra tutte le donne e benedetto è il frutto del tuo seno”

Maternità, maternité, ma-eternité, la mia eternità: una fessura sull’eterno, ecco la possibilità che apre la maternità alla donna. Occasione unica di trasformazione alchemica: l’oro si forgia nel fuoco dell’iniziazione del parto. La puerpera – la donna che ha partorito il puer, il bambino – è una “risvegliata” che segue ormai altre leggi da quelle umane, se è stata toccata dalla grazia della sacralità della nascita. Se è “piena di grazia” allora è benedetta e benedetto è il frutto del suo ventre. Allora ogni gesto che compie è sacro.


Perché ogni gesto intriso d’amore – un tocco, una carezza, una parola, uno sguardo – è un gesto sacro: si trasfigura, va oltre, diventa altro.


“Guardami!” chiede il bambino, appena sgusciato fuori dal ventre materno. Gli occhi sono finestre spalancate sull’anima. Io ti vedo. Io ti riconosco. Attraverso il tuo sguardo io ti entro dentro e ti tocco l’anima. Delizia suprema. Gioia senza fine. Pura estasi.


“Toccami! “ dice il bambino alla mamma. Con delicatezza, come farebbe un soffio di vento o un raggio di sole. Con lentezza, con il ritmo della terra che, paziente, sa aspettare il suo turno.


Il tuo tocco mi nutre, mi fa respirare. La tua carezza apre i pori della mia pelle alla Vita. La tua mano che percorre i miei confini mi dice che “Io sono”, sì, io esisto e posso mettere radici qui, tra le asperità di questo mondo, come piccolo germoglio di fiore tra le fessure di roccia dei pascoli d’alta quota.


“Parlami! “ chiede il bambino a sua madre. Dimmi parole di latte e di miele che io possa bere per dissetare la mia sete. Parole di carne, nate e fatte carne nel silenzio. È una Parola-seme di luce che mi ha generato e sono Parole-semi di luce che mi permettono di farmi uomo, di farmi donna, di diventare ciò che sono. Le parole d’amore che escono dalla tua bocca nutrono la mia anima, la aiutano a crescere, a ricordarsi di sé. Le tue parole mi avvolgono in una coperta di tenerezza, mi cullano dolcemente e io mi lascio dondolare.


“Nutrimi, Madre!” dice il bambino alla mamma. Il tuo corpo si è fatto nutrimento per me. Il nostro è un rapporto di carne e di spirito. Di carne intrisa di spirito. Di latte imbevuto di sangue. Quello che mi offri è il tuo corpo, lo offri in sacrificio per me: la nostra è una comunione.


Come un piccolo pellegrino io sono appena giunto sul Cammino: donami il tuo elisir di lunga vita affinché io abbia voglia di restare e di percorrere le strade del mondo con gioia e con fiducia piena.


La Via Lattea mi guiderà là dove devo andare.


“Reggimi, Padre!” chiede il bambino all’uomo che affianca la madre. Poggia le tue mani forti sulle mie reni, così che io senta la forza potente dei miei Antenati. Il passato mi sostiene e mi guida verso la promessa del mio futuro.


“E pronuncia il mio nome!”: nel mio nome c’è il segreto del mio destino, l’energia di Vita che mi chiama a essere me stesso, a inventare la mia strada, quella che mi aspetta da sempre. Dimmi chi sono, da dove vengo, qual è il mio posto, così che io possa sapere dove posare i piedi e dove andare, dove collocare il prossimo passo.


Ma soprattutto sostieni mia madre, contienila in te come la conchiglia fa con una perla preziosa, affinché lei possa avere la forza di contenere me.


Per essere totalmente per me ha bisogno di te, del tuo ascolto, del tuo sguardo, del tuo tocco, della tua parola. Ma soprattutto del tuo silenzio. Un silenzio gravido di promesse, un silenzio che è accettazione e contemplazione del Mistero. Tu devi esserci e scomparire. Devi esserci senza esserci.


Una presenza forte e sicura ma nello stesso tempo delicata e lieve. Ecco cosa ti si chiede: di essere montagna e soffio di vento, di essere quercia e raggio di sole. Non è facile, lo so, ma è qui che si gioca il tuo essere uomo, integro e completo. Un uomo in piedi, in tutta la sua verticalità.


Maria ha bisogno di Giuseppe per dare vita al Bambino Divino.


E così il cerchio si chiude. Il bambino riposa sul corpo della madre. Pelle su pelle, carne su carne.


Disteso sul ventre della terra, calda, morbida e accogliente, il bambino sorride.


La madre illumina il bambino e il bambino illumina la madre e tutti coloro che stanno intorno a lui.

Nato prima del tempo
Nato prima del tempo
Elena Balsamo
Sacralità della nascita e accoglienza amorevole al neonato prematuro.Gravidanza, parto e accoglienza del neonato in una prospettiva emozionale e spirituale, con un’attenzione particolare ai bimbi prematuri. Nato prima del tempo è l’opera di Elena Balsamo dedicata alla perinatologia.La gravidanza, il parto e l’accoglienza del neonato sono qui visti in una prospettiva emozionale e spirituale, visione poco comune tra gli operatori sanitari.L’autrice esplora la dimensione della sacralità neonatale suddividendo il testo in due parti.La prima tratta il tema dell’accoglienza del neonato in condizioni di assoluta normalità, quando tutto procede senza intoppi, aiutando a comprendere appieno l’esperienza della maternità e proponendo vari spunti di riflessione per accogliere il neonato nel miglior modo possibile.La seconda invece è rivolta ai casi più difficili e problematici, quando le cose non vanno per il verso giusto, come i parti prematuri o traumatici, offrendo una nuova visione che apra le porte alla speranza e alla fiducia nel cambiamento. Conosci l’autore Elena Balsamo, specialista in puericultura, si occupa di pratiche di maternage e lavora a sostegno della coppia madre-bambino nei periodi della gravidanza, del parto e dell'allattamento.Esperta di pedagogia Montessori, svolge attività di formazione per genitori e operatori in ambito educativo e sanitario.