capitolo xiv

Prendersi cura di sé

Assicurare la propria felicità è un dovere, perlomeno indirettamente. Infatti l’insoddisfazione per la propria condizione di esseri oppressi da molte ansie e bisogni insoddisfatti può facilmente diventare una grande tentazione a trasgredire il proprio dovere.

Immanuel Kant

Quando diventiamo genitori, i nostri figli diventano il centro del nostro universo e gran parte della nostra vita ruota intorno alla famiglia. Ma quando ci prendiamo cura della nostra famiglia, non dobbiamo dimenticare noi stessi. In fondo siamo membri della famiglia esattamente come gli altri, giusto? Una famiglia felice si basa su una serie di equilibri ai quali tutti devono contribuire. Se un membro della famiglia non sta bene, ne risentiranno anche tutti gli altri.


Se avete già preso un aereo saprete che, qualunque sia il volo su cui viaggiate, in qualsiasi parte del mondo, il personale di bordo vi spiegherà le misure di sicurezza da adottare in caso di emergenza. Una di queste è la maschera di ossigeno, che si aprirà automaticamente in caso di necessità, e che sarete invitati a indossare PRIMA di aiutare altri passeggeri bisognosi di assistenza. Perché se non avete ossigeno non concluderete un granché. Né durante un disastro aereo, e nemmeno nella vita di tutti i giorni.

Nel suo libro Semi di felicità1, Thich Nhat Hanh afferma che i doni più grandi che possiamo offrire ai bambini sono la nostra presenza, tranquillità e pace, e che tutto ciò che non abbiamo elaborato rischiamo di trasmetterlo ai nostri figli: la nostra sofferenza diventerà quindi la loro sofferenza.

Se vogliamo trasmettere serenità e pace dobbiamo avere in noi serenità e pace. E per ottenerle dovremo dedicare un po’ di tempo e di attenzione anche a noi stessi. Del resto gli esperti non fanno che ripeterlo: ogni mamma, o meglio ogni genitore, ha non solo il diritto ma anche il dovere di prendersi cura di se stessa: “loro saranno felici se sei felice tu”, dicono. Se questa argomentazione incoraggia molte mamme a ritagliarsi un po’ di tempo per sé, per altre è una sorta di sentenza senza appello.


Quando i miei primi due figli erano piccoli ho sofferto di depressione. Al malessere che attraversavo si accompagnava uno schiacciante senso di colpa: se io sono depressa, i miei figli sono destinati ad essere infelici? Se è vero che non si può dare ciò che non si ha, allora io non sarò in grado di trasmettere ai miei figli la gioia di vivere? Se non sto bene, trasmetterò inevitabilmente il mio malessere ai miei figli?


Queste domande non fanno che aumentare lo sconforto della madre già in difficoltà, creando un circolo vizioso, una spirale infernale: il senso di colpa alimenta la depressione, la depressione alimenta il senso di colpa. Come uscirne?


Grazie alla consapevolezza che la cosa più importante che abbiamo da dare ai nostri figli è l’esempio. Ciò che può ispirarli non sono gli obiettivi che abbiamo raggiunto, ma il nostro atteggiamento di fronte alle avversità che, inevitabilmente, anche loro dovranno affrontare nel corso della vita. Provate a immaginare la loro vita quando saranno a loro volta genitori. Immaginate vostra figlia (o vostro figlio) sfinita ma incapace di riposarsi o di delegare, o immersa nel lavoro al punto da non godersi la propria famiglia o, più in generale, la vita; depressa e schiacciata dal senso di colpa. È questo che vorreste per lei? No? Allora assicuratevi che non sia questo che le state insegnando.


Una via d’uscita c’è. Un genitore depresso può essere comunque una guida e un esempio per i propri figli, a condizione di non arrendersi. Chi si arrende è perduto. Chi lotta per uscire da questa condizione è un guerriero, un eroe, un esempio. Il messaggio che arriverà ai suoi figli è che la vita a volte può essere spietata, ma che si può essere più forti delle avversità. Che nella vita tutto è possibile.


Ci sono fasi estremamente delicate come i primi mesi di vita o l’adolescenza dei nostri figli, rotture, problemi economici o eventi esterni che possono influire sul nostro umore impedendoci di essere la “madre modello” che avevamo in testa. Oppure ci sono le aspettative irrealistiche che, confrontate con la vita reale, possono spingerci erroneamente a credere di non essere madri sufficientemente buone. Ci siamo passate in tante, se non tutte. C’è un solo modo per uscirne: accettare la realtà, per quanto sgradevole, e lavorare su di essa senza arrendersi.

Mindfulness per genitori
Mindfulness per genitori
Claudia Porta
Suggerimenti ed esercizi per praticare la consapevolezza in famiglia.Una guida per allenare la consapevolezza e vivere con maggiore serenità, lucidità ed equilibrio il rapporto con i propri figli. Essere un genitore consapevole è la chiave per vivere relazioni autentiche e appaganti con i propri figli.In Mindfulness per genitori, l’autrice Claudia Porta vuole fornire un aiuto concreto a tutti i genitori che desiderano rafforzare questa consapevolezza, senza dedicare necessariamente tanto tempo alla meditazione: ogni occasione, infatti, è buona per praticare la mindfulness e sviluppare quell’atteggiamento che consente di vivere il quotidiano con serenità, lucidità ed equilibrio.Uno strumento utile per affrontare quelle situazioni che sembrano sfuggire al controllo, come i capricci dei bambini piccoli, gli attriti con i figli più grandi, le difficili relazioni in famiglia, e ritrovare la pace e lo stato di grazia nel quale si sente di non avere bisogno di un motivo per essere felici.Un libro scorrevole e di facile lettura, che suggerisce esercizi da fare da soli o con i bambini, per godere appieno degli innumerevoli benefici che questa pratica riesce a dare. L’ebook di questo libro è certificato dalla Fondazione Libri Italiani Accessibili (LIA) come accessibili da parte di persone cieche e ipovedenti. Conosci l’autore Claudia Porta è autrice, blogger e insegnante di yoga e di meditazione. Dal 2007 vive in Provenza e cura il blog lacasanellaprateria.com. Organizza anche corsi di yoga e meditazione guidate.