La bambina che sono stata è sempre dentro di me, e ho ricordi vividissimi delle mie emozioni, desideri, attitudini e capacità. Spesso quando scrivo mi riferisco e attingo dalla piccola Elisa. E mi accorgo che quando devo svolgere compiti da mamma che richiedono particolare concentrazione, la piccola Elisa mi dà ancora tanta linfa, permettendomi di entrare nei panni dei miei bambini, suggerendomi le risposte più adatte e auspicabili nei momenti più delicati, ricordandomi i tempi e le istanze di una creatura in esplorazione e in crescita.
Dal momento in cui, verso i due anni e mezzo, i nostri figli hanno cominciato a esplorare il mondo calpestandolo e scandagliandolo fino a portarne a casa le testimonianze (lividi, graffi, schegge sottopelle, escoriazioni e irritazioni varie), noi ci siamo messi a loro disposizione con i nostri temperamenti e competenze.
Io sono tendenzialmente indoor, mio marito outdoor. Lui si occupa anche delle avventure legate alla bicicletta, alle macchinine e autoscontri, agli scivoli vari, e così via. Tutto ciò è legato alle esperienze della nostra infanzia (eccezione che conferma la regola: farli salire sugli alberi viene bene a entrambi).
Siccome non sempre c’è il papà a disposizione, allora capita che la mamma si occupi (un po’ maldestramente ma sempre con ironia, rispetto del bambino e la massima coerenza possibile) di un’attività di solito gestita dal babbo. E se la mamma è via ci pensa lui a supplire e inventare, con le sue coccole porcospine e le sue rassicurazioni.
I bambini che siamo stati e i bambini che abbiamo avuto sono un patrimonio vivido a cui attingere per tutte le storie che desideriamo inventare.
I miei genitori mi hanno fatto semplici doni consapevoli e inconsapevoli: una sorella, i libri, la libertà. Quando incontro adulti nel mio lavoro di mediatrice della narrazione mi piace sapere di loro (e che loro provino a rievocare) poche cose semplici, che scrivo su fogli che distribuisco. Loro li compilano con non poche difficoltà, con qualche blocco, ma con fiducia, sentimento e entusiasmo sempre crescenti.
Propongo anche qui questo gioco, che auspico possa aiutare gli adulti ad aprire piccole porticine del ricordo e della fantasia, che per qualche motivo con la maturità si erano chiuse:
Mi chiamo:
Disegno la casa dove vivevo da bambino:
Da piccolo in famiglia mi chiamavano:
Da bambino ero molto:
Mi cantavano questa canzone:
I miei gusti preferiti di gelato erano:
Giocavo spesso con queste cose:
Giocavo spesso con queste persone:
Aiutavo in casa nelle faccende domestiche?
Desideravo:
Collezionavo:
Leggevo:
Guardavo alla tivù:
Racconterò ai miei bimbi che un giorno è successo che:
E allora io ho pianto, e poi:
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