prima parte - capitolo vii

Freud abusato e abusante?
L'abbandono della teoria
della seduzione infantile

Tre cose non possono essere nascoste a lungo: il sole, la luna e la verità.
Buddha

Il primo Freud1 aveva ipotizzato l’esistenza di abusi sessuali reali subiti dalle sue pazienti. Lo affermava esplicitamente: “I traumi infantili, rivelati dall’analisi in questi casi gravi, non potevano non essere tutti definiti come gravi offese sessuali; occasionalmente si trattava addirittura di cose ignobili. Tra coloro che si erano resi colpevoli di abusi dalle conseguenze così gravi, figuravano in primo logo le bambinaie, le governanti e le altre persone di servizio alle quali viene con tanta leggerezza affidata la cura dei bambini; seguivano poi, con frequenza veramente deplorevole, persone preposte all’insegnamento; […]. In un buon numero dei casi il trauma sessuale (o la serie dei traumi) si era verificato verso il terzo o quarto anno di età. Non presterei fede a questi straordinari reperti, se essi non venissero completamente avvalorati dalla successiva insorgenza della nevrosi. In tutti i casi una somma di sintomi nervosi, di abitudini e di fobie trova spiegazione solo se si risale a questi episodi infantili, e la manifestazione logica delle manifestazioni nevrotiche rende impossibile rifiutare questi ricordi, tanto fedelmente conservati, che emergono dall’infanzia2. Definitivo in questo passaggio: “[…] tali fatti rinforzano l’impressione che i malati debbano veramente aver vissuto ciò che, sotto la coercizione dell’analisi, rievocano come scene dell’infanzia”3.


Sembra un Freud totalmente diverso da come lo conosciamo e da come è stato descritto fin qui. È il “Freud buono”, il “primo Freud”, quello vero e quello che probabilmente avrebbe potuto davvero per primo dare un’impronta valida e giusta alla comprensione e alla tutela dei bambini. Sarebbe potuto essere il precursore di Alice Miller! Purtroppo le cose sono andate diversamente: questo primo Freud, oltre ad essere durato pochissimo tempo, è stato di fatto anche rimosso e seppellito in tempi record.


Credo, come sostiene Masson4, che Freud si sarebbe dovuto fermare qui, credere ai suoi pazienti e non coprire la verità. Ma non è quello che fece. Secondo alcuni perché la sua scoperta di un ambiente dove gli adulti abusano dei figli avrebbe sollevato un polverone sociale e accademico e dunque Freud preferì fare un passo indietro e accontentare tutti, passando dalla teoria del trauma a quella delle pulsioni sessuali infantili.

Eppure all’epoca Freud era a conoscenza dell’ampia letteratura sugli abusi e i maltrattamenti ai bambini. Masson ci dice che nel suo studio Freud aveva i testi dei principali autori dell’epoca che si stavano occupando di questo tema. Alcuni erano addirittura sottolineati dallo stesso Freud, indice questo di una sua evidente conoscenza del fenomeno. A Parigi assistette altresì ad autopsie su bambini abusati e violentati e ne parlò anche con alcuni colleghi. Lo stesso Charcot, il famoso neurologo con cui collaborava nei primi anni a Parigi, si occupava dello studio dello stupro dei bambini da parte di adulti.

Il cambiamento teorico mi sembra troppo importante per aver subìto soltanto una pressione esterna, benché questa di per sé possa effettivamente rappresentare una motivazione valida per abbandonare una teoria. Leggendo tutta l’opera freudiana però, emerge un fermo convincimento personale rispetto a quello che Freud scrive e che viene ribadito fino alla nausea in tantissime sue opere. Credo, in realtà, che si sia trattato di una forte pressione emotiva interna: anche se Freud avesse creduto agli abusi sessuali subiti dai suoi pazienti, avrebbe comunque ricondotto il tutto a un desiderio infantile inconscio che ciò avvenisse5 e a una normale attrazione sessuale tra genitori e figli. Questo, a sua volta, potrebbe essere stato dettato da suoi traumi e vissuti profondi non elaborati.


Potrebbe in sintesi essere andata così: Freud collegava i sintomi psicopatologici dei suoi pazienti ad abusi sessuali subiti da questi in tenera età e anche Freud stesso non osava mettere ciò in discussione. Ad un certo punto però, in concomitanza con la morte del padre, si rese conto che se collegava questi sintomi nevrotici dei pazienti agli abusi infantili, vedendo dei sintomi isterici anche in suo fratello e in alcune delle sue sorelle, per coerenza e per onestà intellettuale, avrebbe dovuto ricondurre anche i problemi dei familiari ad abusi sessuali che suo padre avrebbe perpetrato su di loro. In realtà anche lo stesso Freud, come vedremo, non era immune da floridi sintomi nevrotici e proprio del padre afferma: “Purtroppo mio padre stesso è stato un perverso e ha causato l’isteria di mio fratello (tutti i sintomi del quale sono identificazioni) e di una delle mie sorelle minori. La frequenza con cui si presenta questa circostanza mi dà spesso da riflettere”6.


Jones parla di un sogno che Freud fece su una sua nipote e che Freud stesso, secondo l’autore, interpretò come “un desiderio sessuale nei riguardi di sua figlia maggiore, e allora sentì di avere finalmente in mano una prova diretta, personale, dell’esattezza della sua teoria”7. Questo è un passaggio cruciale, perché significa che in un primo momento Freud pensò di aver trovato conferma alla sua teoria dei traumi sessuali: anch’io padre mi sento spinto sessualmente verso mia figlia. Subito dopo, però, mise seriamente in discussione questa ipotesi e si convinse che le cose stavano esattamente all’estremo opposto della questione: non mi devo preoccupare di genitori che abusano dei figli, ma piuttosto dei figli che “seducono” i genitori.

A mio parere né Freud, né i suoi studiosi hanno mai spiegato passo dopo passo come si è giunti a tale capovolgimento teorico, ma l’hanno semplicemente liquidato con uno sbrigativo non era come pensavo, ho capito che invece le cose stanno in quest’altro modo.


Io credo invece che il tradimento della teoria originaria, l’unica veramente possibile, sia avvenuto per problemi e limiti personali. Si è trattato probabilmente di una rinuncia estremamente sofferta, non priva di forte disagio e conflittualità interiore. Freud ha parlato in lungo e in largo di “rimozione”, senza essersi reso conto di esserne lui per primo caduto vittima. Il passo che ha fatto deve essere stato semplicemente questo: Oh mio Dio, ho fatto un sogno in cui desidero sessualmente mia figlia. Non è possibile, non sono un padre incestuoso. Non posso neanche pensare che mio padre abbia abusato di me e dei miei fratelli, mi farebbe soffrire troppo, soprattutto ora che non c’è più. Dunque non posso non riconoscere che mi sbagliavo con la teoria degli abusi sessuali ed evidentemente quegli abusi non esistono (così come non sono esistiti i miei) e dunque la verità è diametralmente opposta alla prima versione. Sono dunque i bambini a fantasticare sessualmente sui propri genitori. E con questo l’udienza è chiusa, così è deciso.


Per dirla con Alice Miller, Freud è stato vittima del suo “Falso Sé”: rimozione dei traumi subiti e della sofferenza ad essi collegata, auto-colpevolizzazione, idealizzazione dei genitori.


In qualche modo è come se Freud escludesse a priori l’esistenza del fenomeno degli abusi sessuali sui bambini e della pedofilia. Nella sua vasta letteratura, ad eccezione di poche righe spese nei Tre saggi sulla teoria sessuale, non parlerà più di questo fenomeno, che sarà volutamente rimosso per dare invece ampio spazio alle responsabilità del bambino etichettato come “fortemente sessuato”.


Freud in seguito, nella sua nota e ricchissima corrispondenza con il suo carissimo amico medico W. Fliess, parlerà proprio di questa sua grande scoperta e condividerà tutto il suo entusiasmo all’amico fedele.

Ma chi era questo Wilhelm Fliess? Era sicuramente un pedofilo che abusò almeno di uno dei suoi figli. Uno dei figli, Robert, divenuto in seguito psichiatra, scrisse diversi libri sul tema dell’abuso sessuale infantile e dichiarò apertamente di aver subìto abusi sessuali da parte del padre quando aveva solo pochi anni. E non è un caso che quegli abusi coincidessero temporalmente proprio con il periodo in cui Freud e Fliess, nelle loro lettere, iniziavano a mettere in discussione la teoria degli adulti che abusano dei bambini8.

È dunque chiaro che Fliess padre appoggiasse l’amico Sigmund in questa sua nuova visione dell’infanzia: abusando lui del proprio figlio, come poteva non cogliere la palla al balzo per screditare la prima teoria dell’amico e per sostenerlo invece nella seconda, che gli consentiva così di non venire allo scoperto e di non vivere atroci sensi di colpa (quello che faccio a mio figlio è qualcosa di sbagliato, lo farebbe ammalare, sono un cattivo padre)?

A me colpisce molto che Freud avesse, come grandissimo amico e consigliere con cui confrontarsi sullo sviluppo dei bambini, tra i tanti possibili, proprio un padre pedofilo.

Da quanto fin qui emerso, non posso che trarre delle conclusioni personali, che ad oggi non possono che rimanere ipotesi, dal momento che non c’è attualmente una documentazione ufficiale sulla vita di Freud che testimoni di eventuali abusi sessuali subiti da lui in tenera età o abusi sessuali da lui stesso perpetrati su bambini o sui figli.

Ad oggi non vi sono dunque prove di questo, ma sono propenso a ritenere che in quegli archivi segreti possano sicuramente risultare tracce di questo tipo di esperienze. In definitiva: perché esistono degli archivi “segreti”? E perché tali archivi non sono accessibili e non lo saranno fino al 21139? Risulta forse che ci siano documenti segreti di Alice Miller, o di Daniel Stern o di John Bowlby o di Donald Winnicott o di altri grandi della psicologia dell’età evolutiva? Di certo c’è qualcosa di oscuro, di poco chiaro, che evidentemente è meglio che non venga a galla, pena il crollo di tutto il castello freudiano, da più di un secolo avvolto in un alone di sacralità e inattaccabilità.


Proviamo a ricercare insieme degli aspetti dell’infanzia di Freud e a fare delle ipotesi.


È utile ricordare che il futuro creatore della Psicoanalisi, essendo il padre molto impegnato nel lavoro (era commerciante di lana e tessuti) e la madre dovendo badare a diversi figli (otto più i due più grandi avuti dal marito nel precedente matrimonio), fu affidato alle cure di una tata (Nannie), identificata in seguito come Monika Zajìc10, molto presente ma anche molto severa se non addirittura “terrificante”, come riportato nelle parole del biografo Jones e che in seguito lo stesso Freud definì come una “preistorica vecchia”. Fu anche sorpresa a rubare soldi e giocattoli e per questo denunciata e incarcerata. Questa era solita portarlo regolarmente in chiesa e, al rientro in casa, il bambino aveva l’abitudine di predicare in famiglia e di diffondere la parola di Dio.


Questa tata, nelle parole dello stesso Freud, lo avrebbe “iniziato al sesso”: “[…] la mia ‘iniziatrice’ fu una donna brutta e vecchia ma astuta […], più tardi (tra i due e i due anni e mezzo di età) si risvegliò in me la libido verso matrem”11.

Nella stessa lettera c’è un passaggio fondamentale, seppur brevissimo e appena accennato, che credo ci dia degli indizi sul fatto che il suo tanto stimato amico e collega abusasse del figlio piccolo: (in riferimento al fatto di vedere la propria madre nuda e di aver provato una forte libido nei suoi confronti) “l’occasione deve essere stata un viaggio che feci con lei da Lipsia a Vienna, durante il quale dormimmo assieme e in cui io ebbi certamente l’opportunità di vederla nuda (da molto tempo tu devi aver tratto da ciò le conclusioni riguardo a tuo figlio, come mi ha rivelato una tua osservazione)”. Purtroppo questa “osservazione” è andata perduta, dal momento che Freud, in un impeto di rabbia e frustrazione, decise di bruciare tutte le lettere di Fliess indirizzate a lui. Di sicuro avremmo potuto trovare spunti interessanti; in realtà Freud era intenzionato a bruciare anche le sue lettere indirizzate all’amico, ma fortunatamente questo non è accaduto; ci saremmo persi questi spunti interessanti.


Il discorso acquista sempre più coerenza se sottolineiamo alcuni spunti oscuri che emergono dall’analisi della sua biografia.

Il fratellastro Emanuel, più grande di Freud di ventiquattro anni, ebbe una bambina, Pauline, coetanea di Freud. Jones ci dice che questa bambina (nipote di Freud, benché coetanea), rappresentò per lui un certo significato emozionale. Fin qui nulla di strano. Il problema, però, è che questo significato emozionale viene collegato a “una fantasia inconscia nella quale Pauline veniva posseduta, insieme, da John [fratello di Pauline, N.d.A.] e da lui stesso12. Freud effettivamente ricorda in una lettera a Fliess13 in che modo crudele lui e John trattassero la bambina e, secondo Jones, “si può supporre che ciò nascondesse una componente erotica più o meno manifesta”. Nei Ricordi di copertura14 Freud analizza un ricordo di un paziente, ma che in realtà è stato confermato essere il ricordo di Freud stesso legato a questa stessa nipotina15. Il ricordo è collegato a una scena in cui due bambini strappano dei fiori di mano a una loro cuginetta. Freud interpreta il “togliere il fiore a una bambina” come il “deflorarla”: il ricordo dello strappare i fiori, rimanda in verità ad un desiderio/ricordo rimosso di violentare la bambina. Lui stesso alle origini, come abbiamo già visto, affermò che molestie sessuali tra bambini rimandano a molesti sessuali subite da questi da parte di adulti. Forse che Freud, da bambino, abbia abusato della sua nipotina, rimettendo in atto esperienze sessuali precoci subite da adulti?

Freud aveva anche un altro fratellastro, Philipp, di venti anni più grande di lui. In una nota al primo capitolo del primo dei tre libri sulla biografia di Freud, Jones scrive come se nulla fosse che “si potrebbe notare la coincidenza (?) che il bambino con il quale Freud ebbe le prime esperienze sessuali, nel periodo di Friburgo, si chiamava anch’egli Philipp”.


Freud ebbe esperienze sessuali da bambino con un bambino? E lo si dice così, come se fosse una cosa normale? Purtroppo nel libro ci si limita solo a questa nota, che per puro caso non mi è sfuggita, ma che contiene a mio avviso una terribile scoperta. Terribile per noi comuni mortali, ma evidentemente non così terribile per Freud, per Jones e per tutti coloro i quali ancora oggi idealizzano la figura di Freud e ne applicano la teoria.


Jones accenna anche a un sogno angosciante che Freud avrebbe fatto da bambino, intorno ai sei anni, e che sarebbe stato poi successivamente interpretato da Freud stesso come un sogno legato ad un suo “desiderio incestuoso rimosso”. Mi domando perché Jones non abbia riportato e approfondito l’analisi di questo sogno. Anche qui, viene buttata lì una nota su del materiale importante relativo all’infanzia di Freud, ma senza svilupparla. Come se non se ne dovesse parlare fino in fondo e comunque come se fosse un qualcosa di dato per scontato, di accettato e condiviso da tutti, senza doversi porre delle domande, né dover dare delucidazioni in merito. Non mi sembra (anche solo) intellettualmente onesto.

Freud16 racconta anche un suo sogno in cui lui tiene un orinale dove un uomo più anziano (che interpreterà come suo padre) sta urinando. Egli lo interpreterà con significati legati a quella volta in cui lui da bambino orinò nella camera dei suoi: una sorta di vendetta del padre contro di lui. Freud utilizza il sistema dei “due pesi e due misure”: quando si tratta dei suoi pazienti l’urina assume un significato sessuale; quando invece riguarda se stesso, improvvisamente perde questo significato. Io credo in effetti che l’orinare possa rimandare anche all’atto sessuale, e nello specifico all’eiaculazione. Perché Freud, nei suoi sogni più intimi, mette il padre in un contesto sessualizzato?


Racconta anche del sogno, fatto il giorno prima dei funerali di suo padre, in cui in una stazione ferroviaria c’è una targa che riporta la scritta “si prega di chiudere gli occhi”/ “si prega di chiudere un occhio”17.


A me fa pensare ad un “segreto tra padre e figlio” che dovrà essere sepolto per sempre nella tomba del padre, benché Freud l’abbia interpretato come un segno di rispetto nei confronti di chi non c’è più (“chiudere gli occhi al defunto”). Io penso invece ad un abuso sessuale e condivido con Krüll18 l’idea che l’abbandono della teoria della seduzione sia legato proprio al dover “chiudere un occhio” sulle perversioni perpetrate dal padre su di lui quando era solo un bambino.


Questi i “fatti” per fare delle ipotesi su abusi sessuali infantili subiti da Freud.


E rispetto all’ipotesi che da adulto lui stesso abbia poi abusato a sua volta delle figlie? Vediamo.


Alcuni riferimenti della sua vita, come a mio parere brillantemente evidenziato da Onfray19, ci possono far ipotizzare un amore incestuoso nei confronti delle figlie:


a) in una lettera all’amico Fliess20 Freud si sente libero di raccontare un suo sogno che rivelerebbe il suo desiderio incestuoso nei confronti della figlia Mathilde.


b) quando un’altra figlia, Sophie, si sposa, Freud scrive in una lettera al genero firmandosi come “un padre del tutto orfano”. Cosa significa padre orfano? A me fa pensare a un padre che ha perso la possibilità di un rapporto intimo ed esclusivo con la figlia, interrotto a causa di un altro uomo che gliel’ha sottratta.


c) la figlia prediletta Anna, divenuta in seguito anche lei psicoanalista (curò anche Marilyn Monroe, che poi si suicidò). Ancora ragazzina Anna partecipa alle riunioni della Società Psicoanalitica dove, nonostante la giovanissima età, viene esposta a tematiche sessuali di ogni genere e perversione. Argomenti questi ben poco adatti a una ragazzina; oggi sono in molti a ritenere che anche il semplice parlare di contenuti sessuali in presenza di un minore, così come il farlo assistere a immagini o scene di sesso, può essere considerato a tutti gli effetti una forma mascherata di “abuso sessuale”. Lo stesso Freud riteneva che il semplice “apprendimento di notizie riguardanti le cose sessuali” rappresenta per un minore una forma di abuso a tutti gli effetti21.

Freud scrive in una lettera al suo medico di fiducia Schur: “Il destino è stato benevolo, perché mi ha concesso la presenza di una tale donna – parlo di Anna ovviamente”. Di fatto Anna ebbe un rapporto esclusivo con il padre, sempre al suo fianco, anche durante la sua lunga e penosa malattia e non si sposò mai, né ebbe mai una vita sessuale. Si ammalò anche di anoressia e ne soffrì per anni. Fa riflettere oggi la dimostrata correlazione tra l’anoressia e i traumi dell’abuso sessuale infantile22.


Anna fu analizzata dallo stesso padre per moltissimi anni con una frequenza di cinque o sei sedute settimanali (!). Immaginiamo cosa ha dovuto raccontare e “confessare” al padre, dal momento che a monte dell’analisi freudiana c’è sempre l’Edipo, con i suoi desideri sessuali rimossi nei confronti del genitore.


Sempre per sottolineare la falsità e l’atteggiamento poco onesto di Freud, è utile dire che nell’opere freudiana Un bambino viene picchiato23, presentato come un caso relativo a uno dei pazienti di Freud, in realtà si parla probabilmente proprio dell’analisi di sua figlia Anna.


Nell’opera di Anna Freud intitolata Fantasie di percosse e sogni a occhi aperti24, infatti, l’autrice fa un riferimento autobiografico proprio allo stesso tipo di tematiche di cui in precedenza aveva parlato il padre nel suo scritto. Inutile dire che per “fantasie”, padre e figlia intendono desideri sessuali rimossi di tipo sado-masochistico, per i quali la vista di un bambino picchiato o l’essere picchiati essi stessi, provocherebbe una forte eccitazione sessuale.


La mia può sembrare forse una visione paranoica e complottista ma, nell’ottica dell’analisi fin qui svolta, credo che queste ipotesi possano essere quantomeno verosimili.


Credo davvero che il piccolo Freud abbia subìto molestie sessuali da parte di adulti, forse dal padre e, come purtroppo spesso accade, abbia rimosso tali traumatiche esperienze. Nel momento in cui è entrato in contatto con i traumi sessuali narrati dai suoi pazienti, non è riuscito a riconoscerli, proprio perché lui in primis non è riuscito a farlo con se stesso. Questa, in psicologia, è una regola generale: Non possiamo vedere nell’altro quello che prima non siamo riusciti a vedere in noi stessi.


Freud stesso ha detto che “Ogni psicoanalista procede esattamente fin dove glielo consentono i suoi complessi e le sue resistenze interne25 e ci mette in guardia “È incontestabile che gli analisti non sempre hanno raggiunto nella loro stessa personalità quel tanto di normalità psichica alla quale intendono educare i loro pazienti”26.


Se questo vale per gli altri, a maggior ragione dovrebbe valere per lui, tanto più che la sua salute mentale fu affidata, ripetiamolo, alla sua sola auto-analisi.

Meravigliosa infanzia
Meravigliosa infanzia
Alessandro Costantini
Dalle menzogne di Freud alle verità sul bambino.Da una visione adultocentrica del bambino a una nuova cultura dell’infanzia, che vede nel bambino una ricchezza da proteggere e tutelare. Meravigliosa infanzia rappresenta una pietra miliare per tutte quelle persone (genitori, educatori, avvocati, psicologi, formatori) che a vario titolo si occupano di questa fase della vita, un libro che si impegna a demolire la pedagogia nera creata ad hoc “contro il bambino” per creare e diffondere una nuova cultura dell’infanzia, che vede nel bambino una ricchezza da proteggere e tutelare. La motivazione a scrivere questo libro parte infatti dalla necessità di far luce sul modo errato, superficiale e deleterio con cui si parla di bambini. È diffusa infatti una non-cultura dell’infanzia: il bambino è cattivo, il bambino mente, il bambino non va coccolato troppo…Una sorta di visione adultocentrica, basata sulla considerazione dell’infanzia non con gli occhi di un bambino, ma con il filtro distorcente dell’adulto stesso. Nella prima parte del libro, l’autore Alessandro Costantini, elabora una durissima critica a Freud e al suo perverso modello di comprensione dello sviluppo del bambino, ancora oggi molto diffuso, basato su “menzogne” senza alcuna validità scientifica e per questo estremamente dannoso per i bambini e per chi si occupa di loro. Freud avrebbe creato una cultura del bambino estremamente negativa, che si ritrova anche nell’educazione dei figli, nelle scuole, nei tribunali. L’intento è quindi quello di smantellare la clinica freudiana e il suo approccio contro il bambino. La seconda parte si focalizza invece su quelle “meravigliose verità”, scientificamente validate, che sottolineano la più completa innocenza e purezza del bambino e il suo primario bisogno di amore, protezione e adeguate cure genitoriali.Non viene spiegato “come” si fa il genitore, ma “chi” sia e quali siano le principali funzioni da svolgere per un sereno sviluppo infantile. Un piccolo mattone nella costruzione di una cultura bambino-centrica, che possa garantire ai bambini maggiore rispetto e comprensione dei loro bisogni e fragilità, ma anche delle loro numerose risorse e potenzialità. Conosci l’autore Alessandro Costantini, psicoterapeuta, è responsabile per il Lazio del Movimento per l’Infanzia. Da anni lavora come consulente tecnico di parte nei procedimenti per l’affidamento dei figli e nei casi di presunto abuso sessuale o maltrattamenti nei confronti dei minori. Si occupa di genitorialità e temi legati al maltrattamento infantile.