prima parte - capitolo vi

Un ambiente da bambino

La nostra professione è una truffa, bluffare, stupire la gente, impressionarla condelle parolone, quello che normalmente viene chiamato un bluff. […]Dal punto di vista etico, la nostra professione è indifendibile. […]Si tratta di sapere se Freud è o meno un evento storico.Credo che abbia fallito il colpo.Come me, in molto poco tempo, il mondo intero se ne infischierà della psicoanalisi.

J. Lacan

Tutti conosciamo la cosiddetta “regola aurea” della Psicoanalisi, basata sulla neutralità dell’analista nei confronti del suo assistito e sull’astinenza, intesa come il non avere alcun contatto con l’analizzando che esuli dall’analisi stessa.


Questi sono sicuramente princìpi generali ancora validi per una buona prassi clinico-terapeutica. Aggiungo che la neutralità andrebbe intesa anche come onestà professionale e come obiettività rispetto alla terapia, al suo svolgersi e ai suoi risultati e limiti.


La storia della Psicoanalisi, però, fin dai primi momenti ha visto violare questi stessi princìpi, a cominciare dal suo stesso padre.

Lo stesso Ernest Jones, il più grande biografo di Freud, ritiene che in alcune sue opere l’autore abbia applicato dei ritocchi, degli aggiustamenti per migliorare la presentazione delle sue teorie e che a volte parli di sé in modo mascherato, attribuendo a presunti suoi pazienti ciò che in realtà riguarda la sua persona e la sua storia. Secondo Anzieu1, nell’opera Ricordi di copertura2, Freud attribuisce a un paziente ciò che in realtà è un ricordo che gli appartiene.


Molti archivi di Freud sono ad oggi ancora inaccessibili, perché così stabilito dai loro responsabili freudiani. Molta della corrispondenza epistolare intrattenuta da Freud con colleghi, fidanzata e altri personaggi è andata perduta. Le lettere di Fliess a Freud sono state bruciate da quest’ultimo, anche se sono state salvate quelle da lui indirizzate a Fliess. Sottolineo questo aspetto perché come vedremo e come spesso accade, la verità su un personaggio emerge più dagli scritti privati che non dalle opere pubbliche ufficiali. Molti scritti privati di cui siamo in possesso, infatti, risultano essere in forte contraddizione e assai distanti dall’immagine della teoria e della stessa persona di Freud che invece emergerebbero dagli scritti ufficiali.


Per esempio, lo stesso Freud riferisce esplicitamente a Fliess di dormire durante alcune sedute con i suoi pazienti3. Altro che “attenzione liberamente fluttuante”; mi viene da pensare che il senso del “lettino” sia proprio quello di potercisi sedere dietro e all’occorrenza schiacciare un piccolo riposino. Un po’come accade in un film di qualche anno fa con Ben Stiller nella parte del paziente: l’analista annoiato si alza dalla poltrona, esce direttamente dallo studio per sbrigare altre faccende. Nel frattempo il paziente continua a parlare disteso sul lettino e, tra le tante cose che racconta, accenna al fatto di essersi fermato una volta in un autogrill dopo un lungo viaggio. L’analista, che nulla ha ascoltato di quel racconto, ritorna nella stanza proprio in quel momento e gli dona la sua perla di saggezza: “Eh, sagli autogrill sono posti di ritrovo per omosessuali…”, lasciando intendere un’omosessualità latente del paziente.

Nel 1919 viene pubblicata per la prima volta un’opera intitolata Diario di una giovinetta. Non è uno scritto di Freud, ma di un’autrice che voleva rimanere anonima. Oggi sappiamo che tale autrice è Hermine Hug Hellmuth, psicoanalista infantile viennese molto legata all’intima cerchia dei collaboratori di Freud. Il libro rappresenta secondo me un invitante piatto da gustare per pedofili e individui sessualmente attratti da ragazzine ancora molto piccole: la protagonista che a undici anni si innamora di un suo professore e va in “estasi” quando lo vede e vorrebbe “baciarlo”; la stessa ragazzina che “conquista” un giovane adulto; ragazzine di undici/dodici anni descritte dagli insegnanti come una “infernale seccatura” perché estremamente curiose dei fatti del sesso e molto seduttive, “civette” e “stupidelle”; una ragazzina di quattordici anni che frequenta un uomo di trenta; un uomo adulto che dice espressamente a una bambina di trovarla molto “affascinante”; una governante che, per istruirle sul sesso, spinge due ragazzine a vedere di nascosto una coppia che ha rapporti sessuali; bambine che vengono definite “anime corrotte” e che si meravigliano, loro stesse, che il padre e gli adulti le considerino ancora come “bambine innocenti”.


Insomma, tutto il diario vuole rappresentare una sorta di “secondo Edipo” (in questo caso “secondo Elettra”) per cui, dopo la fanciullezza, la giovanissima pre-pubere riscopre la spinta e la curiosità sessuale, riscoprendo anche l’innamoramento per il padre e una sorta di odio e repulsione nei confronti della madre.


Ho voluto spendere alcune parole su quest’opera, perché anche qui troviamo ancora una volta, oltre a un approccio all’infanzia e alla prima pubertà di tipo perverso, anche un contorno non molto limpido. L’autrice, o meglio la curatrice del diario (che apparteneva in teoria alla giovinetta) voleva rimanere anonima. Perché? Una volta scoperta l’identità della curatrice, sono emersi dei dati incongruenti rispetto al contenuto del libro, così da far pensare che tutto il diario sia un falso, scritto appositamente per confermare e diffondere la teoria freudiana del bambino/ragazzino perverso.

L’autrice fu forse punita dal destino per questa falsificazione, morì infatti soffocata dal nipote Rolf, dopo averlo psicoanalizzato per anni. Rolf disse che il suo omicidio era dovuto ai maltrattamenti subiti proprio a causa della psicoanalisi della zia4.


È evidente come alcuni freudiani si sostengano l’un l’altro, fino al punto di mentire e falsificare i loro scritti, pur di diffondere il loro verbo e aumentare la loro fama. Non è un caso, io credo, che lo stesso Freud abbia spinto per la pubblicazione del diario, considerandolo a tutti gli effetti una “gemma” che tutti i suoi studiosi avrebbero apprezzato e per la quale gli sarebbero stati eternamente grati.


Questo, insieme ai famosi casi clinici non risolti, la dicono lunga sulla disonestà professionale di Freud e dei suoi seguaci.


Ma rispetto alla vita privata le cose saranno andate diversamente? Direi di no.

È stato dimostrato infatti come gli stessi famosi psicoanalisti freudiani, che per anni hanno propagandato un modello di cura basato su astinenza, neutralità e distacco tra analista e paziente, siano stati essi stessi fautori di violazioni di non poco conto del setting analitico.


Nell’illuminante libro di J. Masson intitolato Analisi finale5, l’autore racconta minuziosamente la storia di come è stato analizzato e formato alla psicoanalisi, degli orrori di cui a mano a mano è venuto a conoscenza e del suo conseguente totale rifiuto e abbandono della cerchia dei freudiani. Comprese che la psicoanalisi freudiana altro non è che una setta molto chiusa, che fa il lavaggio del cervello ai propri seguaci: un modo per indottrinare le persone, per sentirsi al di sopra di esse e sostanzialmente per spillare loro tantissimi soldi. Più uno status prestigioso da raggiungere sulla pelle delle persone, piuttosto che un reale metodo di cura. L’autore riporta anche un aneddoto in cui il famoso psicoanalista indiano Masud Kahn gli rivelò, con estrema sincerità e ironia, che lui effettivamente andava a letto con le pazienti, ma non con pazienti di altri analisti, soltanto con le sue!


Nel brillante libro di Luciano Mecacci6 emerge una sorta di “Beautiful freudiano”: una sit-com vera e propria dove pazienti e analisti si innamorano e hanno rapporti sessuali tra loro. Dove il genitore analizza il figlio, che a sua volta analizza un paziente che è stato però anche seguito a sua volta da un altro analista già analizzato dal primo e che nel frattempo ha una storia con una persona molto vicina al paziente stesso e via discorrendo. Pazienti che poi diventano amici e collaboratori del proprio analista. Addirittura Marilyn Monroe veniva curata dal suo analista Greenson, facendola diventare una di casa, facendola mangiare tutti i giorni con la sua famiglia e favorendo un’amicizia tra questa e la moglie. Che caos!

La cosiddetta “regola aurea” della Psicoanalisi basata sui concetti di astinenza e neutralità nel rapporto terapeutico va letteralmente a farsi benedire.

Come dire che molti freudiani predicano bene e razzolano male.


Sempre nello stesso libro si discute approfonditamente di come Freud, Melanie Klein (l’altra grande icona della Psicoanalisi), Carl Gustav Jung e molti analisti freudiani abbiano analizzato i loro stessi figli (che cosa terribile!) e come molti freudiani famosi abbiano fatto una brutta fine, o divenuti malati di mente o addirittura morti suicidi. Tra i suicidi storici c’è Bruno Bettelheim, che pure tanto aveva scritto sull’infanzia.


Come se non bastasse, anche alcuni figli d’arte, come il figlio della psicoanalista Melanie Klein, da questa analizzato, si è suicidato e così altri pazienti famosi dei suddetti psicoanalisti.

Mi ricollego nuovamente a Richard Gardner, creatore della Pas7: anche lui si è occupato di infanzia, anche lui l’ha fatto in un’ottica adultocentrica e perversa, anche lui morto suicida.

Che ci sia un nesso tra chi vive e opera in un’ottica adultocentrica e il morire suicida? Forse la loro negazione dell’innocenza del bambino è da ricollegare alla negazione del bambino che sono stati? E forse questo può condurre a uno stato emotivo così tragico da condurre al desiderio di non voler più vivere?

Lo stesso Freud, alla fine dei suoi giorni, dunque volendo tirare le somme del suo lavoro di una vita, dirà che la Psicoanalisi è più uno studio sull’inconscio, che una reale metodologia di cura. Dirà anche che molte analisi devono essere riprese a intervalli regolari e che molte altre non potranno mai avere fine. Giungendo infine a una pesante autocritica:

Si ha l’impressione che non avremmo il diritto di meravigliarci se alla fin fine risultasse che la differenza di comportamento fra una persona non analizzata e colui che si è sottoposto a un’analisi non è poi così radicale come vorremmo, come ci attenderemmo, e come affermiamo che sia in effetti8.

Sarebbe dunque opportuno definire la Psicoanalisi come una “falsa dottrina”: falsa perché non sostenuta da solide basi scientifiche che invece hanno le teorie post-freudiane. Falsa perché ritoccata nei dati e nei risultati delle analisi effettuate sui pazienti.


Quindi possiamo stare tranquilli perché, come cantava Rino Gaetano, “anche chi non ha letto Freud può vivere cent’anni”.

Meravigliosa infanzia
Meravigliosa infanzia
Alessandro Costantini
Dalle menzogne di Freud alle verità sul bambino.Da una visione adultocentrica del bambino a una nuova cultura dell’infanzia, che vede nel bambino una ricchezza da proteggere e tutelare. Meravigliosa infanzia rappresenta una pietra miliare per tutte quelle persone (genitori, educatori, avvocati, psicologi, formatori) che a vario titolo si occupano di questa fase della vita, un libro che si impegna a demolire la pedagogia nera creata ad hoc “contro il bambino” per creare e diffondere una nuova cultura dell’infanzia, che vede nel bambino una ricchezza da proteggere e tutelare. La motivazione a scrivere questo libro parte infatti dalla necessità di far luce sul modo errato, superficiale e deleterio con cui si parla di bambini. È diffusa infatti una non-cultura dell’infanzia: il bambino è cattivo, il bambino mente, il bambino non va coccolato troppo…Una sorta di visione adultocentrica, basata sulla considerazione dell’infanzia non con gli occhi di un bambino, ma con il filtro distorcente dell’adulto stesso. Nella prima parte del libro, l’autore Alessandro Costantini, elabora una durissima critica a Freud e al suo perverso modello di comprensione dello sviluppo del bambino, ancora oggi molto diffuso, basato su “menzogne” senza alcuna validità scientifica e per questo estremamente dannoso per i bambini e per chi si occupa di loro. Freud avrebbe creato una cultura del bambino estremamente negativa, che si ritrova anche nell’educazione dei figli, nelle scuole, nei tribunali. L’intento è quindi quello di smantellare la clinica freudiana e il suo approccio contro il bambino. La seconda parte si focalizza invece su quelle “meravigliose verità”, scientificamente validate, che sottolineano la più completa innocenza e purezza del bambino e il suo primario bisogno di amore, protezione e adeguate cure genitoriali.Non viene spiegato “come” si fa il genitore, ma “chi” sia e quali siano le principali funzioni da svolgere per un sereno sviluppo infantile. Un piccolo mattone nella costruzione di una cultura bambino-centrica, che possa garantire ai bambini maggiore rispetto e comprensione dei loro bisogni e fragilità, ma anche delle loro numerose risorse e potenzialità. Conosci l’autore Alessandro Costantini, psicoterapeuta, è responsabile per il Lazio del Movimento per l’Infanzia. Da anni lavora come consulente tecnico di parte nei procedimenti per l’affidamento dei figli e nei casi di presunto abuso sessuale o maltrattamenti nei confronti dei minori. Si occupa di genitorialità e temi legati al maltrattamento infantile.