L’autrice fu forse punita dal destino per questa falsificazione, morì infatti soffocata dal nipote Rolf, dopo averlo psicoanalizzato per anni. Rolf disse che il suo omicidio era dovuto ai maltrattamenti subiti proprio a causa della psicoanalisi della zia4.
È evidente come alcuni freudiani si sostengano l’un l’altro, fino al punto di mentire e falsificare i loro scritti, pur di diffondere il loro verbo e aumentare la loro fama. Non è un caso, io credo, che lo stesso Freud abbia spinto per la pubblicazione del diario, considerandolo a tutti gli effetti una “gemma” che tutti i suoi studiosi avrebbero apprezzato e per la quale gli sarebbero stati eternamente grati.
Questo, insieme ai famosi casi clinici non risolti, la dicono lunga sulla disonestà professionale di Freud e dei suoi seguaci.
Ma rispetto alla vita privata le cose saranno andate diversamente? Direi di no.
È stato dimostrato infatti come gli stessi famosi psicoanalisti freudiani, che per anni hanno propagandato un modello di cura basato su astinenza, neutralità e distacco tra analista e paziente, siano stati essi stessi fautori di violazioni di non poco conto del setting analitico.
Nell’illuminante libro di J. Masson intitolato Analisi finale5, l’autore racconta minuziosamente la storia di come è stato analizzato e formato alla psicoanalisi, degli orrori di cui a mano a mano è venuto a conoscenza e del suo conseguente totale rifiuto e abbandono della cerchia dei freudiani. Comprese che la psicoanalisi freudiana altro non è che una setta molto chiusa, che fa il lavaggio del cervello ai propri seguaci: un modo per indottrinare le persone, per sentirsi al di sopra di esse e sostanzialmente per spillare loro tantissimi soldi. Più uno status prestigioso da raggiungere sulla pelle delle persone, piuttosto che un reale metodo di cura. L’autore riporta anche un aneddoto in cui il famoso psicoanalista indiano Masud Kahn gli rivelò, con estrema sincerità e ironia, che lui effettivamente andava a letto con le pazienti, ma non con pazienti di altri analisti, soltanto con le sue!
Nel brillante libro di Luciano Mecacci6 emerge una sorta di “Beautiful freudiano”: una sit-com vera e propria dove pazienti e analisti si innamorano e hanno rapporti sessuali tra loro. Dove il genitore analizza il figlio, che a sua volta analizza un paziente che è stato però anche seguito a sua volta da un altro analista già analizzato dal primo e che nel frattempo ha una storia con una persona molto vicina al paziente stesso e via discorrendo. Pazienti che poi diventano amici e collaboratori del proprio analista. Addirittura Marilyn Monroe veniva curata dal suo analista Greenson, facendola diventare una di casa, facendola mangiare tutti i giorni con la sua famiglia e favorendo un’amicizia tra questa e la moglie. Che caos!