prima parte

Le bugie sui bambini

Il buio e i suoi mostri…

Gli adulti non capiscono mai niente da soli ed è una noia che i bambini siano sempre costretti a spiegar loro le cose.

Antoine de Saint Exupéry, Il piccolo Principe

capitolo i

La sessualità infantile
e la crudeltà del bambino

Nel 1905 Freud scrisse i Tre saggi sulla teoria sessuale, l’opera considerata la più illuminante dal mondo accademico, perché illuminante è stata la scoperta di una realtà prima ignota: la sessualità infantile. Ed è proprio da qui che nasce la Psicoanalisi vera e propria. Illuminante anche perché ha segnato il passaggio definitivo dalla teoria della seduzione/trauma1, in cui Freud riteneva che i problemi dei suoi pazienti fossero da ricercare nei traumi e nei maltrattamenti reali subiti nella loro infanzia, alla teoria pulsionale che vede nei ricordi dei traumi infantili solo delle fantasie, dei desideri sessuali rimossi nell’infanzia e dunque di fatto dei falsi ricordi2. Dirò subito che, più che di una scoperta, si è trattato di una vera e propria invenzione, dal momento che di solito si scopre qualcosa se questo “qualcosa” esiste realmente ma non è ancora stato trovato. Al contrario, la sessualità infantile, così come la intende Freud, di fatto non esiste, è pura fantasia.


Egli dà così l’incipit al suo discorso: “Sembra certo che il neonato porti con sé germi di impulsi sessuali”. Si parte dunque dal presupposto che già alla nascita il bambino abbia una sua innata spinta sessuale.


Freud è talmente convinto della sua scoperta della sessualità dei bambini, da criticare apertamente tutti quei colleghi della comunità scientifica di allora che hanno in qualche modo sorvolato la questione:

Nella letteratura si trovano, invero, annotazioni occasionali su di una precoce attività sessuale dei bambini piccoli, su erezioni, masturbazione e persino condotte analoghe al coito, ma sempre solamente come fatti eccezionali, come curiosità o come esempi terribili di corruzione inconsiderata. Nessun autore, per quel che ne so, ha riconosciuto chiaramente la regolarità, la normalità di una pulsione sessuale nell’infanzia, e nei volumi ormai numerosi sullo sviluppo del bambino il capitolo “Sviluppo sessuale” viene perlopiù trascurato3.

Anche qui:

[…] ci trovammo di fronte al dato di fatto della sessualità infantile, che ancora una volta rappresentava una novità, in stridente contrasto con un pregiudizio fra i più potenti che gli uomini abbiano mai concepito. L’infanzia, si dice, è “innocente”, è immune dagli aspetti del sesso, solo la tempesta puberale dà inizio alla lotta contro il demone della “sensualità”. Quel tanto di attività sessuali che pure nei bambini si erano dovute riconoscere, venivano considerate il segno di una degenerazione, di una corruzione precoce, oppure di un fatto curioso, frutto di una natura in vena di bizzarrie. Poche affermazioni psicoanalitiche hanno suscitato un rifiuto altrettanto universale, e un empito di sdegno simile a quello provocato dall’asserzione che la funzione sessuale comincia con l’inizio della vita stessa, manifestandosi già nell’infanzia con fenomeni importanti. Eppure non c’è scoperta psicoanalitica la cui verità possa essere provata con altrettanta facilità e completezza4.


L’autore si meraviglia anche delle aspre critiche ricevute già allora dai suoi colleghi, ma evidentemente le sue teorie devono essere sembrate folli già all’epoca e non solo oggi:

Nessuna scoperta della ricerca psicoanalitica ha sollevato più aspri contrasti, più fiera opposizione e amene distorsioni da parte dei critici, di quest’accenno alle tendenze incestuose infantili, conservate nell’inconscio5.

C’erano dunque all’epoca degli scienziati illuminati che non riconoscevano la sessualità infantile e che la associavano effettivamente a comportamenti impressionanti ed eccezionali, dunque non normali. Freud però non ne volle tenere conto, screditandoli e avanzando imperterrito per la sua strada.


Da sottolineare come nello stesso periodo storico troviamo gli importanti contributi scientifici di Maria Montessori, pioniera di quella che possiamo considerare una vera “Pedagogia scientifica”, ancora oggi attualissima, con all’attivo migliaia di scuole in tutto il mondo, non solo materne, ma anche medie e superiori che si ispirano al suo modello. In Italia, ahimè, benché sia il Paese di origine della Montessori e quello in cui ha creato e maggiormente sviluppato il suo modello pedagogico, siamo gli ultimi in classifica come rapporto tra numero di abitanti e numero di scuole montessoriane, mentre Freud da noi è ancora tra i primi in classifica.

La Montessori, a differenza di Freud, ha davvero osservato e studiato i bambini, relazionandosi attivamente con loro. Ed è per questo che ne parla in termini ben diversi da come ne parla lui: perché li conosce! Dice di loro che sono esseri completi, già con una loro morale, capaci di amare, ai quale bisogna guardare con “venerazione”. Direi una gran bella differenza con la visione freudiana del bambino. Eppure parliamo dello stesso periodo storico e degli stessi limiti di mezzi e conoscenze che uno studioso di quel tempo poteva incontrare nelle sue ricerche6.


Come è noto, secondo Freud7 lo sviluppo del bambino avviene per fasi: fase orale, fase anale, fase fallica, fase di latenza e fase genitale. Sostanzialmente il bambino in queste fasi inevitabili del suo sviluppo è spinto al soddisfacimento della sua “libido” (pulsione di tipo sessuale) che di volta in volta investirà gli organi fisici specifici di quella specifica fase dello sviluppo (orale = bocca; anale = ano; fallico/clitorideo = pene/clitoride). A seconda di come il bambino esperirà e supererà tali fasi, e cioè in base alla sua riuscita o fallimento nel superare le frustrazioni legate a tale soddisfacimento libidico, potrà diventare un adulto “sano” o, sul versante opposto, “nevrotico”. Tutto si gioca su un soddisfacimento libidico che non sia in eccesso, né in difetto. Si parla perciò di “pansessualismo” del modello freudiano, proprio perché lo sviluppo del bambino altro non è che uno sviluppo di tipo sessuale, in cui non sono prese in considerazioni altre variabili, altri bisogni tipici dei bambini. Con il sesso inizia la vita, in base al sesso ci si sviluppa e ci si ammala, con il sesso si muore. Un bel chiodo fisso quello di Freud! D’altronde già all’inizio della sua carriera di medico le sua attenzioni furono rivolte… ai testicoli delle anguille!


Egli afferma dunque che non esistono abusi sessuali, ma solo fantasie infantili, anche se

comunque, gli atti di seduzione verificatisi nell’età infantile hanno conservato un certo ruolo, seppure più modesto, nell’etiologia delle nevrosi. In questi casi i seduttori sono tuttavia quasi sempre bambini un po’ più grandicelli8.


Dunque l’adulto in quest’ottica non gioca alcun ruolo di responsabilità. Appurato che il problema psicologico del bambino e dell’adulto sia da ricondurre esclusivamente a fantasie di tipo edipico/incestuoso e dunque a falsi ricordi, Freud ci dice che

anche qualora ci fosse la remota possibilità che effettivamente si sia perpetrato un abuso su un bambino, questo sicuramente è avvenuto ad opera di un altro bambino. L’adulto ne esce sempre e comunque pulito e vincente.


In realtà in un primo tempo Freud aveva ritenuto, salvo poi ritrattare tutto, che il sesso tra bambini altro non fosse che una ripetizione di abusi sessuali subiti, e afferma di essere 

propenso a ritenere che il bambino non possa essere in grado di trovare la via agli atti dell’aggressione sessuale, se prima non sia stato a sua volta sedotto. La base per una nevrosi verrebbe quindi sempre posta nell’infanzia da un adulto, e i bambini si passerebbero da uno all’altro la disposizione ad ammalarsi, in futuro, di isteria9.

A conferma di ciò oggi sappiamo che l’eccessiva attenzione del bambino ai propri e agli altrui genitali è uno dei rilevatori di una violenza sessuale subita: proprio perché al bambino non compete la masturbazione, né il coito, nel momento in cui questi mette in atto un comportamento che in qualche modo ricordi queste pratiche, allora evidentemente c’è stata una stimolazione e attivazione sessuale da parte di un adulto, ben consapevole invece della propria sessualità10.


Stimolare compulsivamente l’organo genitale, stimolato prematuramente dall’adulto, rappresenterebbe allora una sorta di “ripetizione del trauma” subìto. Una “messa in scena” per dirlo con Alice Miller11, che nel caso dei bambini è spesso espressa anche attraverso quelli che sono i loro canali comunicativi preferenziali come il disegno e il gioco12.

Tali modalità di espressione artistica dei bambini sono infatti molto frequenti anche in chi ha vissuto altri tipi di traumi, come incidenti, lutti, calamità naturali.


Anche i “giochi sessuali” che Freud vedrebbe fare tra i bambini, ammesso che li abbia visti davvero, sono da ricollegare a stimolazioni sessuali subite precocemente, per cui un bambino abusato può rimettere in atto tali comportamenti con i suoi stessi coetanei.


Ora, credo che la sessualità sia effettivamente uno dei doni più belli che la natura ci abbia donato, ma non dubito che essa sia una prerogativa degli adulti e non dei bambini. Non credo nella sessualità infantile tanto acclamata dalla Psicoanalisi, anzi la ritengo una contraddizione in termini, un po’come parlare di “nucleare ecologico”.


Di “sessuale” il bambino ha soltanto l’identità biologica, quindi in sostanza un “pisellino” e una “patatina”, nient’altro. Chiamo i genitali dei bambini in questo modo perché questo sono. Definirli “pene” e “vagina” ha senso solo con il subentrare della pubertà, quando i caratteri sessuali primari (sviluppo dei genitali, ciclo mestruale, spermatogenesi) e secondari (aumento del timbro delle voce, crescite dei peli, sviluppo della muscolatura e della conformazione ossea) del maschio e della femmina si sviluppano pienamente, per permettere a questi di unirsi l’un l’altro e garantire così la procreazione e la continuazione della specie.


Qualcuno potrebbe rilevare di aver visto molti bambini (a cominciare dai propri figli o ricordando la propria infanzia) che si toccano o che sono interessati al corpicino dell’amichetto o dell’amichetta. Questo è sicuramente un comportamento molto diffuso tra i bambini e direi anche assai normale: si tratta di un semplice comportamento di tipo esplorativo con cui il bambino guarda al proprio e all’altrui corpo, genitali compresi. Un’altra motivazione, anche questa non infrequente tra i bambini, è legata all’effetto ansiolitico che scaturisce dal toccarsi le parti basse: essendo la zona pubica una zona che dà piacere (ma non ancora in senso sessuale), il bambino può scoprirla come fonte di conforto in un momento di tensione. Non c’è nulla di sessuale, perché la sessualità è data dal connubio tra una fisicità adulta, che il bambino ancora non ha, e una psicologia adulta consapevole (del proprio corpo, del sesso, del piacere erotico), che il bambino ancora non ha.


La domanda allora è: forse Freud ha effettivamente avuto a che fare, a sua insaputa, con bambini abusati? Sembra infatti aver in qualche modo confuso le conseguenze con le cause del comportamento sessuale infantile:

il bambino si masturba e questo crea una serie di conseguenze”, invece che “il bambino si masturba come conseguenza di una precoce attivazione sessuale da parte di un adulto”.

Ritorniamo alle fasi sessuali del bambino. Freud rispetto alla fase orale afferma che:

Nella culla, il succhiarsi il pollice viene spesso classificato tra gli altri tipi di ‘malizia sessuale’ dei bambini13.

Ed anche: “Il succhiare con delizia è collegato a un completo assorbimento dell’attenzione, e produce o l’assopimento o anche una reazione motoria, una specie di orgasmo. Non di rado il succhiare con delizia si combina a un contatto di sfregamento di certe parti sensibili del corpo, il petto, i genitali esterni. Su questa via, molti bambini giungono dalla suzione alla masturbazione”. E in conclusione:

Chi veda un bambino abbandonare il petto della madre, ne veda le guance arrossate e come egli piombi nel sonno con un sorriso beato, dovrà dire che questa immagine rimane esemplare per l’espressione del soddisfacimento sessuale nel seguito della vita”14.

In quest’ultimo passaggio, se non fosse chiaro, Freud associa la sazietà e il benessere del neonato dopo la poppata all’orgasmo dell’adulto dopo un atto sessuale.

In questo stesso saggio poi associa l’enuresi notturna del bambino con le polluzioni notturne degli adulti: anche qui, la stessa anatomofisiologia del bambino è rapportata all’anatomofisiologia dell’adulto, senza rilevare alcuna differenza tra le due. Il bambino è già adulto, è come un piccolo uomo che deve solo crescere in termini di fisicità, ma che psicologicamente ed emotivamente può già fare scuola agli adulti veri e propri. Il pisellino e la patatina di cui sopra non rappresentano più dunque dei meri organi urinari (dal momento che nell’infanzia sono adibiti esclusivamente a questa funzione), ma nel pensiero freudiano diventano dei veri e propri organi sessuali adulti. Oggi sappiamo che il “farsi la pipì sotto”, laddove venga esclusa un’eziologia organica, è una somatizzazione di un fortissimo sentimento di paura che il bambino vive in modo più o meno inconscio. Possibile che Freud, che oltre ad essere medico e neurologo dedicò anche tanto tempo allo studio delle conversioni somatiche, non abbia minimamente ipotizzato una tale lettura dei sintomi?


Freud parla di un bambino “malizioso” da un punto di vista sessuale. In realtà, come detto in precedenza, il bambino per sua natura non è malizioso, perché anche la malizia (tanto più se di natura sessuale) è un’altra prerogativa dell’adulto. Nel vocabolario della lingua italiana il termine malizia è associato a un “agire deliberatamente contro l’onestà, la virtù, la giustizia” e a una “consapevolezza, spesso compiaciuta, di ciò che è male”. Questo significa dire che il bambino altro non è che un fautore del male, che sa bene quello che vuole (sesso), sa come ottenerlo (attraverso la sua naturale perversione e la sua seduzione) e lo fa a scapito di vittime indifese che cadono sue prede come mosche nella ragnatela del ragno (i suoi genitori o altri che lo accudiscono).


Credo che questo sia estremamente fuorviante rispetto alla comprensione dell’infanzia, perché il bambino non ha alcuna consapevolezza, tantomeno sessuale. Si dice, al contrario, che il bambino è “innocente”, è “ingenuo”, è “la bocca della verità”. Come lo si può descrivere con caratteristiche (negative) totalmente opposte alle sue, tipiche invece di noi individui adulti?


È dunque manifesto come tutta la teoria freudiana pecchi di una visione, oltre che palesemente “adultocentrica” (l’infanzia è inquadrata in un’ottica a vantaggio dell’adulto e a svantaggio del bambino), anche oltremodo “adultomorfa” nella misura in cui, negando il mondo interiore del bambino, lo rapporta e lo conforma senza remore al mondo interiore dell’adulto.

L’infanzia è annullata, non è vista, non esiste; e se esiste è solo perché rappresenta il “prototipo” dell’età adulta. In questo senso non siamo molto lontani dalla cultura classica per cui l’infanzia altro non era se non una fase deleteria per l’individuo, da superare il più in fretta possibile per diventare adulto, unica vera condizione ritenuta degna di essere vissuta15.


Freud, già nei Tre saggi sulla teoria sessuale, parla di una “componente crudele della pulsione sessuale”, che “è nel carattere del bambino qualcosa di spontaneo16, gettando di fatto le basi di quel tanto osannato costrutto che più tardi definirà “Thanatos”, ovvero “pulsione di morte17: è un istinto innato che si esprime attraverso una pulsione molto forte a distruggere e che può essere rivolta verso di sé o verso gli altri. Qualche anno più tardi ne Il disagio della civiltà18 evidenzierà come l’aggressività tra gli uomini sia inevitabile in una società, e dunque anche la guerra proprio in virtù di questa innata cattiveria. Cattiveria collegata in qualche modo a un discorso di tipo sessuale: Freud sostiene per esempio che quelli marcatamente crudeli verso gli animali e verso i compagni siano i bambini con un’intensa attività sessuale precoce19.

Come si può spiegare anche questo semplice meccanismo psicologico mediante un’origine sessuale?

Ed è proprio da queste stesse basi che partiranno dopo di lui gli studi pioneristici di Milgram e di Zimbardo, ad oggi ancora molto in voga, che pretesero di dimostrare questa naturale spinta al male, alla crudeltà, al sadismo insita in ognuno di noi sin dall’infanzia: se ci è data la possibilità di fare del male senza pagarne le conseguenze, ecco che tutta la nostra cattiveria innata prende il sopravvento. Credo che le responsabilità di Freud nell’aver creato e diffuso una cultura sostanzialmente “contro l’infanzia” (e dunque contro l’individuo e l’umanità intera) siano anche queste: l’aver ispirato orde di nuovi scienziati mossi dall’intento di vedere il male dove in realtà il male non c’è.


Vediamo in sintesi i due studi.

Milgram20 condusse degli studi con dei soggetti a cui veniva chiesto di dare una scarica elettrica di potenza crescente a un’altra persona (un attore, che simulava il dolore della scossa), per dimostrare la sua tesi che in fondo in fondo siamo tutti cattivi e che se ci viene data l’occasione per infliggere del male a qualcuno uscendone impuniti, di sicuro non esitiamo a farlo.


Dai risultati emerse che circa il 65% dei soggetti arrivava a dare il massimo della scossa semplicemente perché richiesto e giustificato da un’autorità. In realtà l’aspetto interessante di questo studio credo sia proprio nel 35% di soggetti che non se l’è sentita di infliggere gratuitamente del male a un altro essere umano. Ciò a mio avviso dimostra esattamente il contrario di quello che i ricercatori volevano dimostrare: una buon numero di persone non è spinto da un istinto distruttivo. Inoltre, credo sarebbe interessante valutare la personalità e la storia di vita di quei soggetti “sadici”: con ogni probabilità rintracceremmo storie personali di maltrattamenti infantili subiti, che ora da adulti li spingono inconsciamente a perpetrare a loro volta del male su soggetti indifesi.


Anche Zimbardo21 condusse un esperimento simile a quello di Milgram per dimostrare la stessa tesi su una natura “luciferina” innata in ognuno di noi: ad alcuni soggetti fu detto di recitare il ruolo di detenuti e ad altri quello dei carcerieri e furono sistemati in prigioni ricostruite all’interno di un istituto di ricerca. Dai risultati emerse che solo un terzo dei carcerieri si era comportato in modo sadico con i prigionieri, mentre un terzo era stato “umano” con questi e un terzo non particolarmente aggressivo nei loro confronti. Anche questo studio, a mio parere, dimostra che il male non è innato nell’uomo, come invece Zimbardo in questo suo studio credette di aver dimostrato, proprio perché una buona percentuale di individui non è stata crudele con il prossimo: la cattiveria non è certamente la norma.


Tornando a Freud, l’autore ci dice che i bambini tendono a scaricare la propria pulsione sessuale anche mediante la masturbazione anale. Nello specifico definisce “cattivi” i bambini che ritardano il processo di defecazione e spiega questo ritardo come una strategia consapevole del bambino perché “la ritenzione, inizialmente volontaria, delle masse fecali da parte del bambino” ha lo “scopo di utilizzarle per lo stimolo, diremo così masturbatorio, della zona anale, o di adoperarle in relazione alle persone che si prendono cura di lui”. Conclude questo passaggio affermando che “in bambini di una certa età non è affatto rara la stimolazione propriamente masturbatoria della zona anale con l’aiuto del dito22.


Siete allibiti? Tranquilli, Freud ci rassicura:

Ora però sono più che mai certo del vostro stupore. Esiste dunque una sessualità infantile? Non è piuttosto l’infanzia proprio il periodo della vita contraddistinto dall’assenza della pulsione sessuale? No, signori miei, non è così: la pulsione sessuale non balza sui bambini nel periodo della pubertà come i demoni del Vangelo entrarono nei porci; il bambino ha le sue pulsioni e le sue attività sessuali sin dall’inizio, le porta con sé venendo al mondo […]. Non è nemmeno difficile osservare le manifestazioni di quest’attività sessuale infantile; ci vuole piuttosto una certa abilità per trascurarla o misconoscerla23.


In un altro scritto ribadisce questa ricerca ossessionata di sesso da parte del bambino:

Un tentativo di seduzione analogo mi è stato riferito da una paziente, nevrotica, che non voleva credere alla masturbazione infantile, a proposito di una sua bambina di tre anni e mezzo. La signora stava provando alla piccola un paio di mutandine che le aveva fatto fare e, per vedere se non le dessero fastidio camminando, le passava una mano al cavallo. La bimba strinse improvvisamente le gambe attorno alla mano dicendo: ‘Mamma, lascia lì la mano. Fa tanto bene’24.


Il bambino è anche molto “egoista” per quanto concerne il soddisfacimento di queste sue pulsioni, ci dice Freud, perché 

sente intensamente i suoi bisogni e, senza curarsi di altro, tende a soddisfarli, specialmente contro i suoi rivali, gli altri bambini, e in prima linea contro i suoi fratelli25.


Mi domando da dove Freud abbia tirato fuori queste sue riflessioni. Abbiamo tutti in qualche modo a che fare con i bambini, figli, nipoti o perché lavoriamo in un ambito legato all’infanzia (scuola, tutela minorile, psicoterapia dell’età evolutiva). Siamo inoltre stati tutti bambini, prima di diventare quello che siamo oggi. La domanda dunque è: ma che tipo di bambini ha avuto modo di osservare Freud? Parliamo di un secolo fa (la generazione in cui sono nati i miei nonni), anzi se consideriamo che le sue tesi sono state ribadite fino al 1938, anno di pubblicazione della sua ultima opera Compendio di psicoanalisi26, l’intervallo generazionale si riduce a soli settanta anni.

Non credo che i bambini di allora fossero diversi da quelli di oggi. I loro bisogni, il loro comportamento e le loro emozioni sono universali e trascendono la storia e la cultura.

Freud parla di infanzia, vende delle “verità” sulla natura dei bambini senza aver mai osservato e lavorato clinicamente con un bambino.

L’unico caso noto è quello del “piccolo Hans” (che tratterò in seguito), ma si trattò di una terapia fatta per interposta persona: Freud riceveva notizie sul bambino dal padre e a questo dava indicazioni su come trattare il figlio.

In pratica

Freud non ha mai avuto a che fare in ambito clinico o di ricerca con un bambino, neanche uno! Da quali basi scientifiche parte per illuminarci con le sue scoperte e spiegazioni riguardo al mondo infantile, evidentemente a lui così tanto sconosciuto?

Lui stesso afferma27 che le sue scoperte sulla sessualità dei bambini

furono fatte all’inizio analizzando persone adulte, ma in seguito, a partire dal 1908 circa, poterono essere confermate in tutti i dettagli e su vasta scala dalla diretta osservazione di soggetti infantili.

In realtà non solo inizialmente, ma anche in seguito; non conosco casi famosi di Freud relativi a bambini e di cui abbia diffusamente trattato così come avvenuto per i pazienti adulti.


Inoltre, come si vedrà in seguito, Freud ha sostanzialmente creato un modello di cura basandosi soltanto su una sua “auto-analisi”:

come si può divulgare come metodo scientifico un semplice chiudere gli occhi, sognare, ricordare, fare delle libere associazioni personali e da qui fondare una scienza? Come affermava Platone “Qui custodiet custodes? (“Chi controllerà i controllori?”).

Veniamo ora a un passaggio fondamentale che credo non possa lasciarci indifferenti:

È evidente che non c’è bisogno della seduzione per risvegliare la vita sessuale del bambino, che un tale risveglio può prodursi anche spontaneamente per cause interne. È istruttivo che il bambino possa, sotto l’influsso della seduzione, diventare un perverso polimorfo28 e possa essere avviato a tutte le possibili prevaricazioni. Ciò dimostra che egli è costituzionalmente a ciò qualificato; […] In ciò il bambino non si comporta diversamente dalla donna non coltivata, che di solito conserva la stessa disposizione perversa polimorfa. In condizioni normali essa può rimanere sessualmente normale, sotto la guida di un esperto seduttore troverà gusto per tutte le perversioni e le manterrà per la sua attività sessuale. La stessa disposizione polimorfa, dunque infantile, è sfruttata dalla prostituta nella sua attività professionale, e dato l’immenso numero di donne che esercitano la prostituzione o alle quali occorre attribuire l’attitudine alla prostituzione, sebbene siano sfuggite al mestiere, è definitivamente impossibile non riconoscere qualche cosa di universalmente umano e di originario nella predisposizione uniforme verso tutte le perversioni29.

Devo dire che ho riletto questi passaggi decine di volte, ma ogni volta che lo faccio non riesco a non provare un misto di sentimenti di rifiuto, rabbia, amarezza. È l’apoteosi dell’adultocentrismo, della misoginia e del perverso pensiero pedofilo. Il bambino non solo non è visto come portatore di bisogni emotivi e relazionali (“attaccamento”), non solo è pieno di “crudeltà” e “malizia”, ma addirittura lo si assimila a un “perverso” e a una “prostituta”.


Come si evince, la teoria di Freud è, oltre che adultocentrica, anche fortemente “fallocentrica”, nella misura in cui spiega il comportamento umano volgendolo ai propri vantaggi di uomo e a discapito del mondo femminile. Si pensi anche al suo concetto di “invidia del pene” che caratterizzerebbe tutte le donne. Perché non parlare invece di un’“invidia della vagina”? Ma questo è un altro aspetto che non intendo approfondire per non appesantire troppo il discorso.

Insomma, quello freudiano è un bambino il cui comportamento è sempre e comunque dominato dalla sua potente spinta sessuale e dall’infuocato desiderio di soddisfarla; pulsioni queste che vanno necessariamente contrastate e represse: “L’educazione moderna si serve come è noto largamente dello sport per deviare i giovani dall’attività sessuale”30. Per fortuna che ci sono questi educatori, altrimenti i bambini si comporterebbero come dei bonobo31!


Anche quel bellissimo mondo che è rappresentato dal gioco dei bambini assume nella teoria freudiana connotazioni sessuali e perverse: la lotta con i compagni, il dondolio dell’altalena, lo zio che tira in aria il bambino e lo riprende tra le braccia; tutto, ma proprio tutto, ha sempre un’eziologia di tipo sessuale. Il bambino ricerca il gioco proprio per soddisfare le sue pulsioni sessuali32. Onestamente mi disturba molto dover vedere dei bambini giocare tra loro, o con giocattoli, e pensare che la loro innocenza è solo apparente, perché in realtà stanno in qualche modo praticando del sesso, seppur in una forma ancora rudimentale.


Mi sembra dunque di chiara evidenza che il concetto di “sessualità infantile” venga dato come assioma: posto che il bambino è un perverso con istinti e desideri sessuali edipici (senza dimostrare scientificamente che è così, ma appunto prendendolo come postulato), ti spiego il perché del comportamento dei bambini e di quello degli adulti.


D’altronde egli stesso afferma: “Sembra che io sia destinato a scoprire solo cose ovvie: che i bambini hanno sensazioni sessuali, cosa che ogni balia sa”33. Il grave errore è proprio nella premessa iniziale. Premessa, come sappiamo, nata semplicemente da una soggettiva interpretazione di sé, spacciata poi come regola universale, valida per tutti.

Ma d’altronde, freudianamente parlando, i bambini non sono quegli innocenti che noi tutti crediamo che siano. Nella letteratura freudiana ritroviamo spesso la sottolineatura di questa presunta e falsa innocenza non solo dei bambini, ma anche dei pazienti adulti che, per esempio, nei loro sogni apparentemente puliti in realtà nascondono un significato non certo innocente, ma inequivocabilmente sporco, in quanto legato alla loro sessualità infantile rimossa.

Meravigliosa infanzia
Meravigliosa infanzia
Alessandro Costantini
Dalle menzogne di Freud alle verità sul bambino.Da una visione adultocentrica del bambino a una nuova cultura dell’infanzia, che vede nel bambino una ricchezza da proteggere e tutelare. Meravigliosa infanzia rappresenta una pietra miliare per tutte quelle persone (genitori, educatori, avvocati, psicologi, formatori) che a vario titolo si occupano di questa fase della vita, un libro che si impegna a demolire la pedagogia nera creata ad hoc “contro il bambino” per creare e diffondere una nuova cultura dell’infanzia, che vede nel bambino una ricchezza da proteggere e tutelare. La motivazione a scrivere questo libro parte infatti dalla necessità di far luce sul modo errato, superficiale e deleterio con cui si parla di bambini. È diffusa infatti una non-cultura dell’infanzia: il bambino è cattivo, il bambino mente, il bambino non va coccolato troppo…Una sorta di visione adultocentrica, basata sulla considerazione dell’infanzia non con gli occhi di un bambino, ma con il filtro distorcente dell’adulto stesso. Nella prima parte del libro, l’autore Alessandro Costantini, elabora una durissima critica a Freud e al suo perverso modello di comprensione dello sviluppo del bambino, ancora oggi molto diffuso, basato su “menzogne” senza alcuna validità scientifica e per questo estremamente dannoso per i bambini e per chi si occupa di loro. Freud avrebbe creato una cultura del bambino estremamente negativa, che si ritrova anche nell’educazione dei figli, nelle scuole, nei tribunali. L’intento è quindi quello di smantellare la clinica freudiana e il suo approccio contro il bambino. La seconda parte si focalizza invece su quelle “meravigliose verità”, scientificamente validate, che sottolineano la più completa innocenza e purezza del bambino e il suo primario bisogno di amore, protezione e adeguate cure genitoriali.Non viene spiegato “come” si fa il genitore, ma “chi” sia e quali siano le principali funzioni da svolgere per un sereno sviluppo infantile. Un piccolo mattone nella costruzione di una cultura bambino-centrica, che possa garantire ai bambini maggiore rispetto e comprensione dei loro bisogni e fragilità, ma anche delle loro numerose risorse e potenzialità. Conosci l’autore Alessandro Costantini, psicoterapeuta, è responsabile per il Lazio del Movimento per l’Infanzia. Da anni lavora come consulente tecnico di parte nei procedimenti per l’affidamento dei figli e nei casi di presunto abuso sessuale o maltrattamenti nei confronti dei minori. Si occupa di genitorialità e temi legati al maltrattamento infantile.