seconda parte - capitolo xii

La pedagogia bianca e i veri miti

I migliori insegnanti? I bambini!

Madre Teresa di Calcutta

Per fortuna, però, esiste anche una “Pedagogia bianca”, purtroppo ancora troppo poco conosciuta e troppo poco applicata. Questa, come è intuibile, si poggia su assiomi diametralmente opposti a quelli della pedagogia nera e che, nelle parole di Alice Miller, possiamo così riassumere:

  1. Il bambino è sempre innocente.

  2. Ogni bambino ha esigenze particolari ineluttabili, tra le altre il bisogno di sicurezza, affetto, protezione, contatto, sincerità, calore e tenerezza e viene al mondo per crescere, svilupparsi, vivere, amare ed esprimere i propri bisogni e sentimenti, allo scopo di meglio tutelare la propria persona.

  3. Rispetto per i suoi diritti e tolleranza per i suoi sentimenti.

  4. Disponibilità da parte dell’adulto a imparare dal suo comportamento alcune cose: a) sulla natura di quel singolo bambino; b) sul proprio “essere bambini”; c) sulla natura della vita affettiva che nel bambino si può osservare molto più chiaramente che nell’adulto, in quanto il bambino può vivere i propri sentimenti in modo molto più intenso e, nel caso ottimale, in modo meno contraffatto che non l’adulto.

  5. Queste esigenze sono soddisfatte di rado, ma spesso sfruttate dagli adulti per i loro scopi.

  6. L’abuso1 subìto da bambino ha delle conseguenze per tutta la vita. La normale reazione a tali lesioni della propria integrità sarebbe di ira e dolore, ma poiché in un ambiente simile l’ira rimane un sentimento proibito per il bambino e poiché l’esperienza del dolore sarebbe insopportabile nella solitudine, egli deve reprimere tali sentimenti, rimuovere il ricordo del trauma e idealizzare i suoi aggressori. In seguito non sarà più consapevole di ciò che gli è stato fatto.

  7. La società è dalla parte degli adulti e accusa il bambino di ciò che a lui è stato fatto.

  8. La realtà della vittimizzazione del bambino è sempre negata; pertanto, si continuano a ignorare le conseguenze di tale vittimizzazione.

  9. Il bambino, abbandonato alla sua solitudine dalla società, non ha altre possibilità che negare il trauma e idealizzare coloro che glielo hanno inflitto.

  10. La negazione crea nevrosi, psicosi, disturbi psicosomatici e crimini.

  11. Nella nevrosi i veri bisogni sono repressi e negati e il soggetto vive al loro posto sentimenti di colpa.

  12. Nella misura in cui sarà possibile scoprire con sicurezza e senza ambiguità le risorse di consapevolezza nascoste nelle esperienze dell’infanzia, le storie delle vittime potranno aiutare la società in generale e la scienza in particolare, ad aumentare il loro livello di coscienza.

  13. La consapevolezza o l’ignoranza della società aiutano, in tal senso, a salvare una vita o contribuiscono a distruggerla. Di qui la grande opportunità che viene offerta a parenti, avvocati, giudici, medici e assistenti sociali di stare, senza mezzi termini, dalla parte del bambino e di accordargli la loro fiducia.

  14. Finora la società proteggeva gli adulti e colpevolizzava le vittime. Nel suo accecamento essa si appoggiava a teorie che, corrispondendo ancora interamente al modello educativo dei nostri nonni, vedevano nel bambino una creatura astuta, un essere dominato da impulsi malvagi, che racconta storie non vere e critica i poveri genitori innocenti, oppure li desidera sessualmente. In realtà, invece, non v’è bambino che non sia pronto ad addossarsi lui stesso la colpa della crudeltà dei genitori, al fine di scaricare da loro, che egli continua pur sempre ad amare, ogni responsabilità.

  15. Solo da alcuni anni, grazie all’impiego di nuovi metodi terapeutici, si può dimostrare che le esperienze traumatiche rimosse nell’infanzia vengono immagazzinate nella memoria corporea e che esse, rimaste a livello inconscio, continuano a esercitare la loro influenza sulla vita dell’individuo ormai adulto. I rilevamenti elettronici compiuti sul feto hanno inoltre rivelato una realtà che finora non era stata percepita dalla maggior parte degli adulti: e cioè che sin dai primi attimi di vita il bambino è in grado di recepire e di apprendere atteggiamenti sia di tenerezza che di crudeltà.

  16. Grazie a queste nuove conoscenze, ogni comportamento assurdo rivela la sua logica sino a quel momento nascosta, non appena le esperienze traumatiche subite nell’infanzia non debbano più rimanere nell’ombra.

  17. La nuova sensibilità nei confronti delle crudeltà commesse verso i bambini, sinora generalmente negate, e per le loro conseguenze, arresterà il riprodursi della violenza di generazione in generazione.

  18. Gli individui che nell’infanzia non hanno dovuto subire violazioni alla loro integrità, e a cui è stato consentito di sperimentare protezione, rispetto e lealtà da parte dei loro genitori, da giovani e anche in seguito saranno intelligenti, ricettivi, capaci di immedesimarsi negli altri e molto sensibili. Godranno della gioia di vivere e non avranno affatto bisogno di far del male agli altri o a se stessi, né addirittura di uccidere. Useranno il proprio potere per difendersi, e non per aggredire gli altri. Non potranno fare a meno di rispettare e proteggere i più deboli, ossia anche i propri figli, dal momento che essi stessi, un tempo, hanno compiuto tale esperienza, e dal momento che fin dall’inizio in loro è stato memorizzato proprio questo sapere (e non la crudeltà). Questi individui non saranno mai nella condizione di capire come mai i loro avi nel passato abbiano dovuto impiantare una mastodontica industria bellica per sentirsi a loro agio e sicuri nel mondo. Dal momento che il compito inconscio della loro vita non starà più nel difendersi dalle minacce subite nell’infanzia, essi saranno in grado di affrontare in maniera più razionale e creativa le minacce presenti nella realtà.

Ho elencato questi punti perché davvero credo che possano rappresentare delle regole generali per tutti coloro i quali, a vario titolo, hanno a che fare con i bambini. Non rappresentano un manuale, ma appunto delle semplici ma importanti linee guida comuni, una cornice all’interno della quale inserire il nostro soggettivo, unico e irripetibile modo di relazionarci ai nostri bambini. Le ritengo delle “verità” autentiche ed estremamente preziose, per i piccoli e per i grandi.

Possiamo ritrovare in E. Weber2 delle differenze sostanziali tra pedagogia nera e pedagogia bianca anche rispetto a quelle che sono le interazioni madre-bambino nei primissimi anni di vita del bambino:


A BASSO CONTATTO

AD ALTO CONTATTO

Nascita industrializzata con separazione madre/bambino. Nascita in ambiente protetto.
Risposta ai bisogni del bambino non immediata e con surrogati (ciucci, biberon, oggetti sostitutivi della madre). Risposta immediata ai bisogni dei bambini tramite contatto fisico.
Interazione diretta principalmente visiva e verbale, solo occasionalmente fisica. Interazione basata sul contatto fisico.
Allattamento artificiale, o al seno solo per pochi mesi e non a richiesta. Allattamento a richiesta giorno e notte.
Durante il giorno bimbo in contenitori vari (ovetti, sdraiette, box, girelli, passeggini). Portare i bimbi in fasce e altri portabebè.
Sonno solitario. Sonno condiviso (co-sleeping).
Madre sola, cure non condivise. Cure materne condivise.
L’aspetto interessante, a mio parere, è che
non ci sono studi scientifici che dimostrino l’efficacia e i vantaggi di una genitorialità a basso contatto e più in generale di un approccio all’infanzia basato sulla pedagogia nera. È vero invece il contrario: molti infatti sono gli studi e le ricerche scientifiche che dimostrano l’efficacia e i vantaggi per il bambino di cure parentali ad alto contatto e secondo i princìpi della pedagogia bianca.

E. Balsamo3 ha dimostrato come i bambini cresciuti in una relazione ad alto contatto piangano molto meno di quelli allevati in una relazione a basso contatto, siano più sicuri, meno aggressivi e come i disturbi mentali siano riscontrabili in una percentuale bassissima.


Altri studi dimostrano come i bambini portati in fascia piangano meno4 e diventino autonomi prima dei bambini lasciati per molto tempo da soli in box o passeggini5.


Si pensi che c’è addirittura chi, ahimè, ha voluto vedere in quella che è la più bella immagine del mondo e cioè la madre che allatta al seno, un qualcosa di erotico, che esula dalla genitorialità in senso stretto e strizza l’occhio alla teoria freudiana del seno e della suzione come un momento “erotico” tra madre e bambino6.


La genitorialità ad alto contatto aumenta inoltre il numero dei recettori del cortisolo, il che produce una maggiore capacità di gestione dello stress7.


Uno studio del Dott. Lipsitt della Brown University, riportato da P. Angela8, dimostra come bambini nati prematuri, se stimolati con massaggi, coccole, parole, offrendogli cioè quegli stimoli materni che solitamente un neonato riceve, riescono a recuperare dei deficit cognitivi, cosa non possibile nei bambini prematuri lasciati soli in incubatrice.


Kohn9 rileva, basandosi su numerosi studi scientifici relativi all’infanzia e al rapporto genitori-bambini, l’importanza di passare da un’educazione basata sull’imposizione (punizioni e premi), a un’educazione basata sulla collaborazione tra adulti e bambini, in cui i primi aiutano a crescere i loro figli con l’amore e con la pazienza di spiegare ciò che per loro è bene o male. L’autore parla infatti di un amore “incondizionato” che ogni bambino deve ricevere dai propri genitori, a prescindere dalle sue caratteristiche fisiche, di personalità o legate al suo essere un “bravo bambino”. Cita diversi studi10 in cui è stato dimostrato come figli cresciuti in un clima familiare rigido, basato prevalentemente su obbedienza e castighi, sviluppino poi in seguito un danno all’autostima, una disperata ricerca di approvazione degli altri (ieri mamma e papà, oggi amici, partner, colleghi), a discapito di una non-autenticità del proprio essere. In sostanza la definitiva rinuncia a quello che Alice Miller ha definito “Vero Sé”:

esisto e sono meritevole di attenzioni e affetto solo nella misura in cui vengo accettato dagli altri e in cui, sostanzialmente, riesco ad essere così come gli altri vogliono che sia. È un Io in comodato d’uso agli altri.

Dalla mia esperienza diretta di psicoterapeuta posso affermare che la maggior parte delle persone che chiedono il mio aiuto soffre sostanzialmente per aver avuto a monte un tipo di educazione basata sui princìpi della pedagogia nera. Il lavoro veramente terapeutico è allora quello di far luce su quelle stesse emozioni infantili rimosse (di certo non edipiche, ma di tutt’altro genere), che oggi si riaffacciano creando il problema, e di dar loro finalmente una voce.


Kohn così riassume le principali differenze tra l’amore condizionato e quello incondizionato verso i propri figli:


AMORE CONDIZIONATO

AMORE INCONDIZIONATO

INTERESSE Comportamento Bambino nella sua interezza (pensieri, sentimenti, ragioni)
VISIONE DELLA NATURA UMANA Negativa Positiva ed equilibrata
VISIONE DELL’AMORE DEL GENITORE Privilegio da guadagnare “Dono”
MODALITÀ Imposizione e controllo attraverso premi e punizioni Collaborazione e risoluzione dei problemi

Come non prendere definitivamente atto di tutto ciò?

Meravigliosa infanzia
Meravigliosa infanzia
Alessandro Costantini
Dalle menzogne di Freud alle verità sul bambino.Da una visione adultocentrica del bambino a una nuova cultura dell’infanzia, che vede nel bambino una ricchezza da proteggere e tutelare. Meravigliosa infanzia rappresenta una pietra miliare per tutte quelle persone (genitori, educatori, avvocati, psicologi, formatori) che a vario titolo si occupano di questa fase della vita, un libro che si impegna a demolire la pedagogia nera creata ad hoc “contro il bambino” per creare e diffondere una nuova cultura dell’infanzia, che vede nel bambino una ricchezza da proteggere e tutelare. La motivazione a scrivere questo libro parte infatti dalla necessità di far luce sul modo errato, superficiale e deleterio con cui si parla di bambini. È diffusa infatti una non-cultura dell’infanzia: il bambino è cattivo, il bambino mente, il bambino non va coccolato troppo…Una sorta di visione adultocentrica, basata sulla considerazione dell’infanzia non con gli occhi di un bambino, ma con il filtro distorcente dell’adulto stesso. Nella prima parte del libro, l’autore Alessandro Costantini, elabora una durissima critica a Freud e al suo perverso modello di comprensione dello sviluppo del bambino, ancora oggi molto diffuso, basato su “menzogne” senza alcuna validità scientifica e per questo estremamente dannoso per i bambini e per chi si occupa di loro. Freud avrebbe creato una cultura del bambino estremamente negativa, che si ritrova anche nell’educazione dei figli, nelle scuole, nei tribunali. L’intento è quindi quello di smantellare la clinica freudiana e il suo approccio contro il bambino. La seconda parte si focalizza invece su quelle “meravigliose verità”, scientificamente validate, che sottolineano la più completa innocenza e purezza del bambino e il suo primario bisogno di amore, protezione e adeguate cure genitoriali.Non viene spiegato “come” si fa il genitore, ma “chi” sia e quali siano le principali funzioni da svolgere per un sereno sviluppo infantile. Un piccolo mattone nella costruzione di una cultura bambino-centrica, che possa garantire ai bambini maggiore rispetto e comprensione dei loro bisogni e fragilità, ma anche delle loro numerose risorse e potenzialità. Conosci l’autore Alessandro Costantini, psicoterapeuta, è responsabile per il Lazio del Movimento per l’Infanzia. Da anni lavora come consulente tecnico di parte nei procedimenti per l’affidamento dei figli e nei casi di presunto abuso sessuale o maltrattamenti nei confronti dei minori. Si occupa di genitorialità e temi legati al maltrattamento infantile.