Introduzione

Siate il cambiamento che volete vedere nel mondo
Mahatma Gandhi

Perché questo libro? Spesso mi è stata posta questa domanda e altrettante volte me la sono posta io stesso.


Nato da principio come relazione in un convegno, divenne poi un articolo pubblicato su una rivista del settore ed infine ampliato, arricchito e rivisto per prendere la forma del libro che avete tra le mani.


La motivazione a scriverlo parte semplicemente da una forte spinta personale: la necessità di far luce sul modo errato, superficiale e deleterio con cui si parla di bambini.


Sempre più spesso infatti mi confronto con colleghi, professionisti del settore, ma anche genitori, insegnanti, amici, che discutono di infanzia senza conoscerla davvero, senza una preparazione né una conoscenza seria e scientifica alle spalle. Sento esprimere valutazioni non veritiere sui bambini, ma dettate da scarse conoscenze, pregiudizi, luoghi comuni, e soprattutto da una più ampia “cultura dell’infanzia” o, per meglio dire, da una “non-cultura dell’infanzia”: il bambino è cattivo, il bambino mente quando parla dei suoi disagi, il bambino ha bisogno fondamentalmente delle sole regole, il bambino non va “coccolato” troppo altrimenti crescerà come uno smidollato e via discorrendo.


È sostanzialmente una visione “adultocentrica” del bambino, basata appunto sul vedere l’infanzia non, come ci si aspetterebbe, “con gli occhi di un bambino”, ma con il filtro distorcente degli “occhi dell’adulto”. Il concetto di “adultocentrismo” rappresenta una pietra miliare per la comprensione di come un bambino, un adulto, una società nascano e si sviluppino. Ed è proprio sui pilastri dell’adultocentrismo che poi di fatto si crea una più ampia cultura che sarà inevitabilmente presa come riferimento da tutti coloro i quali si trovano a condividere lo stesso contesto sociale.

Una delle definizioni che rende al meglio l’idea dell’adultocentrismo è a mio avviso quella di Andrea Coffari:

L’adultocentrismo è la prospettiva privilegiata, se non esclusiva, dalla quale viene decodificata e interpretata la realtà che ci circonda, attraverso la quale sono fissati i valori di riferimento su cui si fonda la società, costruiti i principali modelli comportamentali e deontologici […] ponendo al centro di ogni valutazione le caratteristiche, le aspirazioni, le dimensioni, le passioni, la sensibilità e i bisogni dell’adulto1.

L’adultocentrismo, dunque, come interpretazione della vita in ogni suo aspetto dal punto di vista esclusivamente dell’adulto, tralasciando per intero il punto di vista del bambino, che pur si ritrova a pieno titolo a vivere la stessa vita nella stessa società.


Ciò che mi preme sottolineare in questo libro è come tale fenomeno sia fortemente radicato, come assioma dato di default, in quasi tutti gli ambiti legati al mondo dell’infanzia. Non è necessario analizzarlo né spiegarlo, ma anzi è preso come punto di partenza dal quale partire e sviluppare poi tutto il resto. Il problema è a monte: sono proprio queste “premesse sull’infanzia” ad essere sbagliate e a dover essere revisionate totalmente.


Proverò a dimostrare come la visione del bambino proposta, diffusa e condivisa da tantissime persone non corrisponda realmente a quello che è il mondo dei bambini. Vedremo come la maggior parte di queste nozioni sia sostanzialmente “contro il bambino”. L’aspetto che può però rincuorarci è che queste stesse nozioni, com’è dimostrato, non hanno alcuna validità scientifica ma anzi, la “scienza dell’infanzia” le ha letteralmente smontate, mostrando una diversa verità: la natura del bambino è sostanzialmente buona, positiva e legata esclusivamente ai bisogni primari di amore, protezione, sicurezza, rispetto, condivisione.

Per fare ciò ho deciso di partire dall’analisi di quella che ancora oggi a tutti gli effetti è considerata una “strategia terapeutica”, cioè un modello teorico-tecnico che dovrebbe sostanzialmente aiutare quelle persone, adulti e bambini, che vivono una qualche forma di disagio emotivo, psicologico, relazionale. Mi riferisco alla Psicoanalisi, creata da Sigmund Freud circa un secolo fa2.

Il mio intento non è descrivere questo modello nel dettaglio, ma piuttosto partire da una attenta ricerca sull’opera freudiana, per sottolineare come questa sia originata e si sia enormemente diffusa in tutto il mondo partendo da un unico grande, fortemente discutibile, punto di partenza:

ogni bambino nasce geneticamente con un bagaglio di “difetti costituzionali” come l’essere crudele, distruttore, desideroso di avere rapporti sessuali con i propri genitori, con delle fantasie sessuali molto forti che cerca costantemente, con tutti i mezzi che ha a disposizione, di soddisfare.

Da qui, secondo Freud, origina la patologia del bambino, e anche l’adulto che soffre a livello psicologico, deve la sua sofferenza proprio alla sua stessa natura: da bambino non ha saputo tollerare le “inevitabili frustrazioni benigne”, impostegli dai suoi genitori per contrastare le sue naturali tendenze distruttive, e ora da grande paga le conseguenze di questa sua grande colpa.


“Qualunque cosa ti abbiano fatto i genitori, la colpa è sempre stata tua; il nostro compito consiste nello spiegarti la tua colpa”, così Alice Miller, psicoterapeuta che tanto ha dato per la conoscenza e il rispetto dell’infanzia, sintetizza il principio terapeutico fondamentale della Psicoanalisi.


Chiedo a voi lettori di seguirmi in questo percorso che, nonostante un’apparente complessità, ho cercato di rendere il più veritiero, ma anche il più scorrevole possibile.


Qualcuno forse starà pensando a cosa c’entri Freud in un libro che parla di infanzia. La risposta è semplice: Freud ha creato una cultura del bambino estremamente negativa che, ancora oggi, ritroviamo in modo più o meno consapevole anche nell’educazione dei nostri figli, nelle scuole, nei tribunali e negli stessi metodi terapeutici adottati per aiutare persone in difficoltà. Da diverso tempo mi occupo di perizie nell’ambito della tutela minorile e spesso, credetemi, leggo relazioni di Ctu, Ctp, sentenze degli stessi giudici che poggiano proprio sui pilastri della teoria freudiana dello sviluppo del bambino, senza invece fare riferimento alcuno agli studi scientifici sull’argomento. Anche alcuni test di personalità poggiano ancora oggi sulle premesse della teoria freudiana, utilizzando addirittura gli stessi concetti e la stessa terminologia di cento anni fa. Concetti coniati da Freud, come quello del “bambino perverso” e delle “fantasie sessuali edipiche del bambino” sono sulla bocca di tutti, esperti del settore e non, ancora presi molto seriamente e considerati come verità assolute e indiscutibili. Psicologi, psichiatri, avvocati, educatori e tate parlano di bambini citando Freud.


Vedremo che, fortunatamente, queste non sonno affatto delle verità, ma vere e proprie menzogne.


Sfortunatamente l’approccio freudiano all’infanzia e al paziente che chiede un aiuto psicologico è ancora molto in auge, praticamente in tutto il mondo. Questo significa che migliaia di bambini ogni giorno vengono visti secondo i “criteri” di cui sopra e che migliaia di persone ogni giorno subiscono lo stesso “processo” a loro carico. Anche il sottoscritto in qualche modo ha subito lo stesso strazio. Ricordo che qualche anno fa ebbi un confronto clinico con un noto psicoanalista professore universitario, a cui mi ero rivolto per gestire al meglio una psicoterapia con una paziente che aveva subito da piccola abusi sessuali da parte del padre. Il collega mi disse subito che non credeva agli abusi raccontati dalla paziente, perché sicuramente si trattava di fantasie o di falsi ricordi. Inoltre, mi disse, anche ammettendo l’abuso paterno,

come mai la bambina non protestava quando il papà la metteva sulle sue gambe per poi palpeggiarla nelle zone intime?.
Evidentemente, secondo il collega, la bambina era sì da una parte spaventata, ma dall’altra era molto eccitata per le attenzioni sessuali del padre e per questo non fuggiva. Dunque di che cosa si viene a lamentare oggi? aggiungo io. Ricordo che contrastai pesantemente le idee del collega e decisi di non avere più contatti con lui. Un bambino che non fugge agli abusi sessuali di un genitore, infatti, non lo fa perché, come vorrebbe Freud, sta ottenendo quello che tanto ardentemente ricercava, ma perché tende a minimizzare la colpa del genitore e ad addossarsela, perché il genitore è sempre idealizzato dal bambino e mai messo in discussione. È inoltre molto frequente il meccanismo di difesa della dissociazione, per cui in seguito a un forte trauma la mente va in stand-by, come se scollegasse il corpo dalle emozioni, proprio per proteggere se stesso da una orrenda e dura verità: la persona che dovrebbe proteggermi mi sta invece aggredendo.

In un altro caso una mia paziente mi raccontò di un precedente psicoanalista da cui era in cura, che avrebbe risposto al suo racconto di pesanti maltrattamenti fisici ricevuti dalla madre quando era bambina, con un autoritario
Chissà cosa avrà fatto lei a sua madre in un’altra vita per essersi meritata questo?.

Qui addirittura, oltre ad un processo contro la paziente, si paventa la possibilità di essere stato colpevole non solo oggi, ma anche in vite passate. Casi come questi sono ancora oggi all’ordine del giorno3.

Gli studi sullo sviluppo del bambino hanno dimostrato verità assolutamente contrastanti rispetto a quelle che non ho esitato a definire pure “menzogne sul bambino”.

Le menzogne nel caso di Freud, vedremo, non sono quelle del bambino, ma solamente quelle dell’adulto che le ha create.


Non mi interessa tanto il pettegolezzo sulla vita di Freud, seppur accuratamente documentato da autori come Michel Onfray e Catherine Meyer, che ne sottolineano i lati oscuri come la passione per lo spiritismo e l’occultismo, la relazione adulterina con la cognata Minna o un suo sottile “filo-fascismo”. La ragione, io credo, della necessità di una prima parte del libro interamente dedicato a questo tema è semplice: smantellare definitivamente la clinica freudiana e tutto il suo approccio contro il bambino.


Sono consapevole che forse qualcuno starà storcendo il naso, magari pensando: ma chi è questo che vuole criticare un personaggio storico della cultura mondiale? Oppure: ma questo qui vuole creare uno scandalo alla ricerca della notorietà?

Assolutamente nulla di tutto ciò. Anzi, è facile affermare che, nella mia critica a Freud, potrei essere accusato di “aver scoperto l’acqua calda”: in effetti, quello che dirò non è legato a chissà quali scoperte segrete su Freud (c’è anche questo, ma mi rifaccio ad altri autori che hanno effettivamente scoperto le “bufale” del freudismo), ma si basa sulla semplice lettura e analisi delle sue stesse opere. Opere accessibili a chiunque, oggi stampate in edizioni economiche e addirittura in formato digitale. Freud non è certo passato di moda.

Ciò che lascia perplessi è proprio il fatto che tutti, chi più chi meno, ne abbiamo sentito parlare o ne conosciamo qualche piccolo concetto (forse addirittura anche un bambino ci sa dire cosa sono l’Es, l’Io, e il Super Io) e diamo per scontato che tutta la sua teoria sia valida e accettata così com’è. Tale è la sua portata e il suo impatto sociale, che neanche al cinema, all’arte, alla musica e alla letteratura è stata risparmiata qualche infarinatura del pensiero freudiano. Addirittura la setta di Scientology fa riferimento ad alcuni concetti freudiani! Ho recentemente anche scoperto che la LIS (la Lingua Internazionale dei Segni) prevede per Freud, e anche per Jung4, dei segni specifici per indicarli.

Non nego che anch’io, da giovane studente universitario, mi immaginavo nelle vesti di un redivivo Freud, con tanto di panciotto, barba lunga e sigaro! Questa è l’immagine collettiva che ancora oggi quasi tutti hanno di lui: un grande pensatore, fascinoso uomo di scienza, un intoccabile e carismatico saggio. La verità è che poi, studiando le sue opere e lavorando sul campo, ci si accorge che la realtà è interamente diversa:

gli “errori e gli orrori” della teoria freudiana sul bambino sono sotto gli occhi di tutti. È solo che per molti è difficile vederli, perché vittime di quella che Alice Miller chiama “cecità emotiva”: l’impossibilità per una persona di vedere dentro di sé la sofferenza della propria infanzia e, come conseguenza di ciò, l’impossibilità di riconoscerla anche nell’altro o di provare disgusto quando si leggono simili insensatezze sui bambini.


Riporterò e analizzerò le parole testuali utilizzate da Freud nella sua accurata descrizione del bambino, partendo da alcuni passaggi che credo rappresentino la sintesi e l’emblema della sua opera in merito al suo tentativo di spiegare il comportamento infantile. Passaggi che spiegano in poche pagine quello che in sostanza è il fulcro centrale della sua teoria: pur avendo infatti dedicato moltissimi anni nella scrittura di migliaia di pagine, trattando argomenti diversi, alla fine tutto l’approccio si riduce a pochi concetti di base, a cui tutto è inevitabilmente e forzatamente ricondotto.


Tra la prima e la seconda parte del libro accennerò alla graduale evoluzione che già dai primi seguaci di Freud ha portato a radicali cambiamenti nel modo di pensare e di intendere l’infanzia. Già all’epoca, dunque, cominciavano a svilupparsi movimenti che lentamente iniziavano a prendere le distanze da quel modello e a basarsi su evidenze sempre più scientifiche relative al mondo dei bambini e al loro sviluppo.


La seconda parte del libro è incentrata sulla genitorialità e su quelle che a tutti gli effetti possono essere considerate le uniche verità sui bambini, scientificamente validate e che vedremo essere opposte alle precedenti menzogne non scientifiche e perverse di Freud. Menzogne queste che hanno dato il via a tutta una serie di pedagogie contro il bambino e senza alcun riscontro scientifico, a cominciare dalle varie “tate” che riempiono le nostre televisioni, fino a quelle teorie che rientrano ancora a tutti gli effetti in una vera e propria “Pedagogia nera”, per dirla con Alice Miller.


Questa seconda parte non sarà l’ennesimo manuale per genitori, anzi in un certo senso rappresenta una sorta di “anti-manuale per genitori”: non parlerò del “come”, del “cosa” o del “quanto” fare il genitore, ma al limite del “perché fare il genitore” e di cosa questo sostanzialmente significhi, sia per il bambino, sia per il genitore stesso. Ho voluto in definitiva tracciare un filo conduttore tra un prima e un dopo, delineare quella che è a tutti gli effetti la grande evoluzione e rivoluzione della scienza dell’infanzia e della cultura dell’infanzia che mi auguro possa, in modo naturale, derivarne; in altre parole, approfondire i pilastri su cui poggia la Pedagogia nera e quelli su cui poggia la Pedagogia bianca.


In conclusione, un libro che mi auguro possa essere utile non solo ai professionisti che a vario titolo operano nell’ambito dell’infanzia, ma anche ai genitori e a tutti coloro ai quali sta a cuore il complesso e affascinante mondo dei bambini e dei propri figli. Spero di aver scritto un libro, oltre che “sull’infanzia”, anche e forse soprattutto “per l’infanzia”, che possa essere un piccolo mattone nella costruzione di un cultura “bambino-centrica”. Una cultura, questa, che possa garantire ai nostri bambini un maggior rispetto da parte nostra, una maggiore comprensione dei loro bisogni, delle loro fragilità, ma anche delle loro numerose risorse e potenzialità.

Meravigliosa infanzia
Meravigliosa infanzia
Alessandro Costantini
Dalle menzogne di Freud alle verità sul bambino.Da una visione adultocentrica del bambino a una nuova cultura dell’infanzia, che vede nel bambino una ricchezza da proteggere e tutelare. Meravigliosa infanzia rappresenta una pietra miliare per tutte quelle persone (genitori, educatori, avvocati, psicologi, formatori) che a vario titolo si occupano di questa fase della vita, un libro che si impegna a demolire la pedagogia nera creata ad hoc “contro il bambino” per creare e diffondere una nuova cultura dell’infanzia, che vede nel bambino una ricchezza da proteggere e tutelare. La motivazione a scrivere questo libro parte infatti dalla necessità di far luce sul modo errato, superficiale e deleterio con cui si parla di bambini. È diffusa infatti una non-cultura dell’infanzia: il bambino è cattivo, il bambino mente, il bambino non va coccolato troppo…Una sorta di visione adultocentrica, basata sulla considerazione dell’infanzia non con gli occhi di un bambino, ma con il filtro distorcente dell’adulto stesso. Nella prima parte del libro, l’autore Alessandro Costantini, elabora una durissima critica a Freud e al suo perverso modello di comprensione dello sviluppo del bambino, ancora oggi molto diffuso, basato su “menzogne” senza alcuna validità scientifica e per questo estremamente dannoso per i bambini e per chi si occupa di loro. Freud avrebbe creato una cultura del bambino estremamente negativa, che si ritrova anche nell’educazione dei figli, nelle scuole, nei tribunali. L’intento è quindi quello di smantellare la clinica freudiana e il suo approccio contro il bambino. La seconda parte si focalizza invece su quelle “meravigliose verità”, scientificamente validate, che sottolineano la più completa innocenza e purezza del bambino e il suo primario bisogno di amore, protezione e adeguate cure genitoriali.Non viene spiegato “come” si fa il genitore, ma “chi” sia e quali siano le principali funzioni da svolgere per un sereno sviluppo infantile. Un piccolo mattone nella costruzione di una cultura bambino-centrica, che possa garantire ai bambini maggiore rispetto e comprensione dei loro bisogni e fragilità, ma anche delle loro numerose risorse e potenzialità. Conosci l’autore Alessandro Costantini, psicoterapeuta, è responsabile per il Lazio del Movimento per l’Infanzia. Da anni lavora come consulente tecnico di parte nei procedimenti per l’affidamento dei figli e nei casi di presunto abuso sessuale o maltrattamenti nei confronti dei minori. Si occupa di genitorialità e temi legati al maltrattamento infantile.