capitolo iv

Voce che legge, da 0 a 6 anni

Più ti immergi nella lettura di un libro, più il tuo piacere aumenta, la tua indole si affina, la tua lingua si scioglie, la tua abilità si perfeziona, il tuo vocabolario si arricchisce e il tuo cuore è appagato.

Al-Jâhiz, 850 d.C.


L’oro, l’argento, i gioielli recano con sé un godimento inerte e superficiale; i libri ci danno un diletto che va in profondità, discorrono con noi, ci consigliano e si legano a noi con una sorta di famigliarità attiva e penetrante.

Francesco Petrarca

Ed eccoci a parlare di lettura. Lettura ai bambini, ma forse sarebbe meglio dire lettura con i bambini. Perché il piacere che possono regalare i momenti dedicati alla lettura non è solo per i bimbi. È un piacere che conquista la mente e il cuore anche degli adulti. Momenti rilassanti, momenti felici.


Prima di tutto perché si è insieme, genitori e bimbi, e questo è bello sia per i grandi, sia per i piccini. E poi perché i libri sono strumenti potenti: possono divertire, insegnare, stupire, emozionare…


Questo lungo capitolo è dedicato alla lettura condivisa con bambini da 0 a 6 anni. Certo il termine dei sei anni non rappresenta una scadenza (ci mancherebbe!); l’avventura della lettura comincia qui, con il nostro bambino piccolissimo, ma continua finché… il nostro bambino ormai cresciuto avrà piacere di vivere questi momenti speciali con noi. Ma di questo parleremo dopo, nel capitolo successivo.


Ora vogliamo soffermarci sui tanti aspetti legati alla lettura con i piccolissimi. Quando iniziare? Cosa leggere? Quali caratteristiche devono avere i libri per i bambini in questa fascia di età? E ancora, quando leggere? Quali sono le situazioni, i luoghi, i momenti della giornata più indicati? E se il bimbo non è interessato?


Dato che l’argomento è particolarmente ricco, questo sarà un capitolo corale: saranno proprio le voci di tante mamme e di tanti bambini ad accompagnarci alla scoperta della bellezza della lettura condivisa sin dalla primissima infanzia.

Il bambino ha bisogno di parole

Gli anziani in Africa dicono che “il cibo senza parole riempie solo lo stomaco ma non la testa”: ecco perché è essenziale parlare al bambino, fin da piccolo.

Elena Balsamo


Con il linguaggio si può dire tutto, anche il silenzio. Si può far parlare ciò che non parla, si può far presente l’assente, richiamare il passato oppure creare mondi possibili.

Raniero Regni

Ben prima di venire alla luce, il bambino comunica con la madre. C’è un linguaggio caratteristico che li unisce, fatto di parole sussurrate, movimenti, carezze, capriole, tocchi dall’interno e dall’esterno. Una danza a due, in cui anche il futuro padre, se partecipe e coinvolto, può trovare il suo passo.


Carezze, voce, contatto. Il bambino è già legato nel profondo ai suoi genitori. Dopo la nascita, la comunicazione continua, cresce, si arricchisce man mano che i mezzi espressivi del bambino si ampliano. Inizialmente sono sguardi e movimenti ed espressioni del viso per il neonato. E naturalmente il pianto, strumento potente per manifestare il proprio bisogno. I genitori rispondono. Prendendo in braccio, contenendo, accarezzando. E con la voce: parole dette, cantate, ripetute. Per avvolgere il bambino del proprio amore, della propria presenza, della propria vicinanza. E la loro voce, pian piano, fa sbocciare un’altra voce: quella del bambino.


Ben presto, infatti, anche il neonato impara ad usare la voce per comunicare e richiamare l’attenzione di mamma e papà, ed ecco i primi versetti, i vocalizzi, i gorgheggi.

“Dapprima il bambino esercita l’ascolto, compiendo un lavoro attentissimo di discriminazione e organizzazione dei suoni (…) – spiega Elena Balsamo –. È sensibile soprattutto all’intonazione, alla musica della voce umana, la voce della mamma che gli parla o gli canta la ninnananna. Poi inizia egli stesso a emettere dei suoni”63.


Con il trascorrere dei mesi, cresce anche la voglia di sperimentare e giocare con la voce e il ‘repertorio vocale’ del bebè, costituito in prevalenza dai suoni più semplici da pronunciare, cresce e si diversifica sempre più velocemente.


Quando scopre le strutture sillabiche, comincia a ripetere una sequenza di semplici sillabe, solitamente ‘ma’, ‘pa’, ‘ba’ (le consonanti labiali sono le più semplici da pronunciare). Nella fase della lallazione, in cui il bimbo ‘gioca’ con la voce e ne sperimenta le possibilità, sono la risposta di mamma e papà e l’entusiasmo con cui accolgono questi suoni e con cui li ripetono, che lo stimolano a continuare sul cammino intrapreso, perfezionando sempre di più la sua capacità di ‘mettere insieme’ vocali e consonanti e, a poco a poco, di creare nuovi suoni64.


Le dinamiche che accompagnano il passaggio da semplice esercitazione linguistica a parola vera e propria (e in particolare la ‘nascita’ della parola mamma) sono state così spiegate dal pediatra Marcello Bernardi: “Ciò che conta di più agli effetti della conquista del linguaggio non è l’imitazione della mamma fatta dal bambino, bensì il contrario, e cioè l’imitazione che la mamma fa del bambino. Supponiamo che un piccino sia impegnato nella ripetizione del monosillabo MA: naturalmente la madre sarà portata a ‘tagliare’ la sequenza dopo la seconda sillaba, in modo da ottenere un semplice raddoppiamento della sillaba MA, e precisamente: MA-MA. E cioè MAMMA”65.


A proposito dell’importanza della ‘risposta’ dei genitori, lo psichiatra inglese John Bowlby scrive: “(…) quando il suo bambino sorride e balbetta, la madre gli risponde col sorriso, gli ‘parla’, lo accarezza, ed eventualmente lo prende in braccio. In questo scambio ogni partner sembra esprimere gioia per la presenza dell’altro, con la conseguenza sicura di prolungare la reciproca interazione sociale. Non è facile trovare un termine per descrivere questa componente tanto importante del comportamento materno: forse sarebbe appropriato il termine ‘comportamento materno amoroso’”66.


Verso l’ottavo mese il bimbo distingue e comprende diversi termini, tra cui il suo nome, e quando viene chiamato interrompe l’attività a cui si sta dedicando e si volta in direzione della voce che ha catturato la sua attenzione. È in atto un importante processo di comprensione linguistica che è indipendente dai tentativi di parlare, e che gli permette di interpretare correttamente un numero sempre crescente di parole ed espressioni.


“Proprio come una spugna immersa nell’acqua – spiega Elena Balsamo – il bambino è immerso in un bagno linguistico: quando ancora non parla sta già lavorando per costruire il linguaggio, che assorbe dall’ambiente insieme a tutte le altre caratteristiche della cultura a cui appartiene”67.


Quando lo sviluppo motorio è tale da permettere al bimbo di conquistare la posizione eretta, quindi intorno al primo compleanno, ecco che giunge per lui il momento di dedicare le sue energie al linguaggio68. Si comincia con la parola e con l’entusiasmante scoperta che c’è un nome per ogni cosa e che ogni cosa ha un nome, per arrivare in un secondo tempo alla costruzione della frase, dapprima frasi brevissime e via via sempre più ricche e articolate.

In tutto questo i genitori hanno un ruolo importante: parlando spesso al bambino, cantando e leggendo per lui, soddisfano la sua spontanea sete di relazione, il suo bisogno di parole che lo porterà dall’ascolto all’espressione.

Me lo leggi?
Me lo leggi?
Giorgia Cozza
Racconti, fiabe e filastrocche per un dialogo d’amore con il nostro bambino.Idee e suggerimenti per favorire la pratica della lettura condivisa, strumento prezioso per rafforzare il legame con il bambino nei primi anni di vita. La voce della mamma è capace di produrre effetti significativi già durante la gravidanza: il bambino nella pancia si sviluppa immerso nel liquido, ma anche nei suoni, che dopo la nascita sono fortemente ricercati. La parola che diventa voce è la base della comunicazione e della relazione umana, e per il bambino rappresenta un’esperienza che dà ordine e senso alla realtà. Leggere è anche il migliore antidoto alla televisione, principale fonte di “comunicazione” passiva e unidirezionale della nostra epoca. Me lo leggi? parla di fiabe, filastrocche, storie e leggende, lette e rilette migliaia di volte o inventate sul momento, raccontate, intonate, sognate, cantate, con la voce e con il cuore per narrare a nostro figlio la storia più importante, quella del nostro amore per lui. Gli articoli scientifici, i pareri degli esperti (psicologi, pediatri, pedagogisti) e i tantissimi suggerimenti pratici proposti da Giorgia Cozza rispondono a tutti quegli interrogativi che spesso i futuri e i neo-genitori si pongono: cosa sente il bimbo nel pancione? perché è importante leggere e raccontare storie sin dai primi mesi di vita? possiamo favorire l’amore per la lettura in età scolare? Le coppie di genitori intervistati raccontano l’importanza che le storie e i racconti hanno avuto nella crescita serena e felice dei propri figli, perché quando un papà o una mamma legge o racconta, quella che si crea è una situazione di intenso benessere: il bambino, infatti, non assapora solo la storia narrata, ma anche l’attenzione esclusiva che in quei frangenti gli riserva il genitore.Inoltre, le fiabe e i racconti lo aiutano a comprendere meglio la realtà che lo circonda e i suoi stessi sentimenti, le sue emozioni e le sue paure. Questi momenti di lettura e di racconto non dovrebbero avere alcuno scopo didattico, ma semplicemente quello di vivere momenti felici insieme con i nostri figli e di tessere legami forti con loro.La lettura condivisa è parte integrante di uno stile di accudimento basato sul contatto e sulla prossimità, in grado di favorire serenità e sicurezza nei complessi e delicati primi anni di vita. Una ricca raccolta di filastrocche e ninne-nanne rende questo libro uno strumento ancor più completo e prezioso per tutti i genitori per mettere a fuoco importanti concetti che riguardano la relazione con il bambino, il suo sviluppo emotivo e cognitivo, la costruzione della sua personalità e di conseguenza del suo futuro. Conosci l’autore Giorgia Cozza è una mamma-giornalista, specializzata nel settore materno-infantile, autrice di libri per bambini e numerosi manuali per genitori, divenuti un importante punto di riferimento per tante famiglie in Italia e all’estero.È stata relatrice in numerosi congressi per genitori e operatori del settore e ospite di trasmissioni televisive per rispondere a quesiti legati all’accudimento dei bimbi e a uno stile genitoriale ecocompatibile.