VOCI DI MAMME E PAPÀ
Leggevo per la mia bambina già in gravidanza, soprattutto le mie filastrocche preferite e quelle nel mio dialetto. Quando Nausicaa si muoveva nel pancione, se io recitavo le due filastrocche e la canzone che ripetevo più di frequente, si fermava. Ma non era una quiete passiva come quando dormiva, era come tesa ad ascoltare. Quando la filastrocca giungeva al termine cominciava ad agitarsi, ma se io ripetevo le rime, si quietava di nuovo. Tutto lo scambio durava pochissimo, un paio di minuti al massimo, però nell’ultimo mese e mezzo dell’attesa è successo spesso.
Nelle prime due o tre settimane dopo la nascita ho avuto l’impressione che riconoscesse le filastrocche della gravidanza: me ne accorgevo perché quando le sentiva cambiava proprio il tipo di attenzione e di tono muscolare. Cercava subito il contatto visivo e si metteva in ascolto. Avete presente il tipo di tensione che si vede anche negli adulti quando sono intenti ad ascoltare? Proprio quello. Se era nella fascia mi ricordava tantissimo le reazioni che aveva nella pancia. Con le filastrocche nuove non lo faceva: iniziava a seguirle allo stesso modo solo dopo che le avevo ripetute molte volte e, a quel punto, il collegamento con la gravidanza si è perso.
Elisa, mamma di Nausicaa, un anno
Quando ero incinta leggevo ad alta voce la storia di una bambina che nasce da un fiore, Lian di Chen Jiang Hong.
Ilaria, mamma di Filippo, 14 mesi
Io leggo per Stefanino da quando era nella pancia. La sera con Papi Luca gli parlavamo, tenendo la mano sulla mia pancia e accarezzandolo. Ho anche seguito il percorso musicale del Grembo Armonico che ci ha offerto degli ottimi spunti.
Giulia, mamma di Stefano, 5 mesi
Io ho sempre letto alla mia pupetta e, ora che è arrivato il fratellino, leggiamo tutti insieme! Ad entrambi leggevo fin da quando erano nel pancione, e loro smettevano di scalciare… Il potere della voce di mamma!
Daniela, mamma di Anna, 4 anni, e Luca, 10 mesi
Leggevo a Xeni già nel pancione, in particolare una storia riadattata da una leggenda cinese che, dopo la nascita, mi è parso che lei riconoscesse.
Il libro era Il segreto di un nome, si tratta di un testo per insegnare gli ideogrammi cinesi ai bimbi, ma è carina anche la storia a prescindere dallo scopo didattico (che arriverà dopo). Anzi, è una storia nella storia: alla piccola cinesina Fior di Zucchina non piace il suo nome e il giorno del suo ottavo compleanno, non vuole nessun regalo, solo un nome nuovo. Arriva nonno Millebocche con il suo regalo che non è un oggetto ma un racconto. Intrattiene la famiglia con una leggenda cinese che narra di un cavaliere inquieto, Drago della Notte, che cerca una sposa degna e non accetta nessuna di quelle proposte dalla sorella, finché un indovino gli predice che sposerà la figlia di un fioraio… In questa storia compaiono una serie di nomi femminili (Profumo di Bosco, Luna d’Autunno e altri), e alla fine Fior di Zucchina può scegliere il suo nome.
Silvia, mamma di Xeni, 3 anni, e in attesa del suo secondo bimbo
Ricordo un evento molto ‘forte’, a un paio di ore dalla nascita di Nausicaa. Nell’attesa il babbo le cantava sempre una ninnananna di Bruce Springsteen mettendosi vicino al pancione.
Dopo il parto, rientrati in camera dopo la poppata, mi metto a preparare il letto per la notte e la appoggio un po’ nella culla. Lei si mette a piangere, il babbo la prende in braccio e comincia a cantarle quella ninnananna… Lei si è zittita all’istante!
Mio marito la guardava con gli occhi sbarrati, poi si è voltato verso di me e mi ha detto: “Mi ha riconosciuto!”
“Eh?!”
“Ma sì! Quando ho cominciato a cantare mi ha guardato con una faccia che aveva scritto in fronte: ma allora eri tu!”
Io ho avuto un groppo allo stomaco e lui i lucciconi. Lo so che quello che sto raccontando può sembrare una follia o un vaneggiamento. Però a noi sembrava proprio che dicesse: “Ehi, forte questo! Me lo ricordo da quando ero piccola!”
Elisa e Alessandro, mamma e papà di Nausicaa, un anno
Ero partita con le migliori intenzioni… ma mi sono persa strada facendo. Durante l’attesa avevo letto che leggere ad alta voce una breve storiella o ripetere qualche filastrocca avrebbe creato un miglior contatto col nascituro. Ho cercato e ricercato qualcosa di adatto, qualcosa che mi attirasse, ma non ho trovato niente. Ogni tanto cantavo qualche canzoncina, senza troppa convinzione. Pare che certe canzoni siano più adatte di altre e che un certo tipo di musica agiti il bambino invece di rassicurarlo, così non riuscivo ad assecondare me e le mie sensazioni, i miei gusti. E forse anche quelli di mio figlio.
Nel momento in cui l’ho avuto fra le braccia, questo ‘blocco emotivo’ è proseguito per qualche giorno. Finché una sera, durante il bagnetto, mia sorella non comincia a intonare una canzoncina nella speranza che Nicolò si calmi. Improvvisamente mi tornano in mente i momenti in cui, da piccole, ci divertivamo a canticchiare La Tartaruga di Bruno Lauzi con la r moscia per imitare un nostro amico. Incredibile ma vero: Nicolò smette di piangere e ci osserva a metà tra l’incuriosito e il divertito. Da quel giorno questa è la nostra canzone jolly! Naturalmente mi sono fiondata a recuperare la versione cartonata e corredata di CD… ma mio figlio continua a preferire la mia!
Loretta, mamma di Nicolò, 6 mesi
La ninnananna del chicco di caffè è stata la canzone prescelta da cantare a Letizia mentre era nel pancione. La sera, prima di dormire, Gabriele si accoccolava a letto con me, metteva la guancia vicino alla pancia e le cantavamo la ninnananna. Sentivo che effettivamente gradiva e (so che è difficile da crederci) sentivo la testolina della bimba muoversi verso il ‘fuori’ della pancia! Ancora adesso, qualsiasi cosa succeda, quella canzone è molto particolare per lei, la calma all’istante!
Stefania, mamma di Gabriele, 5 anni, Letizia, un anno