capitolo viii

Voce che inventa storie di fantasia

Allevare i figli è un’impresa creativa, un’arte più che una scienza.

Bruno Bettelheim

Dal primo sbocciare in lui del linguaggio abbiamo incominciato a raccontargli delle storie. Era un talento che ignoravamo di avere.
Ma il suo piacere ci ispirava, la sua felicità ci dava le ali.
Al confine tra il giorno e la notte siamo diventati il suo romanziere.

Daniel Pennac

Voce che inventa. Che inventa storie lunghe tre minuti, che servono per alzarsi dal letto con un sorriso e storie lunghe mezz’ora che aiutano a scivolare nel sonno sereni. E ancora, voce che inventa storie che durano un’ora e anche di più per colorare di allegria un viaggio in auto, per vincere la noia di una lunga attesa, per non sentire la fatica di una camminata in montagna.


Storie speciali, perché nessuno le ha mai ascoltate prima e nessuno le ha mai raccontate.


Storie più belle di tutte le storie, perché sono fatte di fantasia e di voce, la fantasia e la voce di mamma e papà, e perché sono dedicate a loro: ai bambini e alle bambine che le hanno ispirate.

Racconti inventati da mamma e papà

C’è chi ama leggere libri e libretti, chi ama raccontare fiabe, magari quelle di quando era bambino, e chi le storie se le inventa.


Per il bambino ogni storia, letta, raccontata o inventata è un dono. Di tempo, di presenza, di amore.


Ma a rendere meravigliosa ai suoi occhi una storia inventata, rispetto a tutte le altre, è che è ‘fatta’ dalla sua mamma o dal suo papà. E tutti sappiamo quanto le cose fatte da papà e mamma siano più belle e più speciali delle altre. E poi è una storia fatta apposta per lui!


Per mamma e papà inventare storie può essere una piacevole scoperta. O meglio, può essere molto piacevole scoprire di saper inventare storie. Forse prima non ci avevano mai provato e ora si ascoltano un po’ stupiti mentre la loro voce narra le incredibili avventure di folletti, animali, pirati e cavalieri.


Inventare storie può diventare così divertente e ai bambini piace così tanto che val la pena provare. Tanto tentare non costa nulla.


Non è necessario essere dei romanzieri o avere chissà quale fantasia per creare delle storie a misura di bimbo. A volte lo facciamo senza neppure rendercene conto…


Pensiamo ai genitori che, sfogliando insieme al loro bimbo piccolissimo quei libretti senza parole, commentano le figure pronunciando il nome degli oggetti raffigurati e mettendoli in relazione. Quando accompagnano delle semplici illustrazioni come quella di un bambino e di una palla, raccontando: “Questa è la palla del bimbo. Il bimbo la cerca, dov’è la sua palla? Ecco che l’ha trovata! Ora il bimbo va a giocare con la sua palla”, hanno inventato una piccola storia.


Altre storie possono nascere spontanee, prendendo spunto da quello che al bambino piace, dalle esperienze che vive. Storie semplici che raccontano quei gesti che il bimbo stesso compie (giocare, lavarsi, mangiare, passeggiare, ecc.) e hanno per protagonisti bambini e/o simpatici cuccioli.


Man mano che il piccolo cresce, le storie possono farsi più ricche e articolate, e il genitore può introdurre elementi che non fanno strettamente parte dell’esperienza del bambino.


Talora i bimbi si affezionano a una storia in particolare e chiedono al genitore di raccontarla più e più volte, facendo attenzione a ripetere tutti gli eventi nel giusto ordine. Altre volte invece sono i protagonisti di una certa storia a conquistare il bambino, e in questo caso il genitore è chiamato a inventare vicende sempre nuove con cui i personaggi amati possano cimentarsi.


E per una storia inventata, ogni momento è quello giusto. Basta un attimo di riflessione per raccogliere le idee e ‘partire’ ed ecco che la storia è servita, in ogni luogo e in ogni situazione.


Una storia inventata può rivelarsi un’utilissima alleata quando si è in una sala d’attesa senza un libro con sé, o quando siamo in fila al supermercato o, ancora, se stiamo guidando l’auto e il bimbo è stanco e insofferente…


Una storia sconfigge la noia dell’attesa, coinvolge, conquista, fa passare il disagio e la stanchezza. E pensare che eravamo sicuri di non saperne inventare!


  • Storie di tutti i giorni

Sono quelle che raccontano azioni e situazioni che il bambino conosce perché fanno parte della sua esperienza quotidiana. Il bambino Piripicchio che voleva sempre mangiare il gelato, il cagnolino Amedeo che giocava con la sua sorellina, il folletto Fagiolino che andava a fare la spesa con la nonna. Piccole storie che narrano vicende semplici e situazioni buffe, a misura di bimbo, che si diverte a immaginare i personaggi inventati da mamma e papà.


  • E incredibili avventure

Si comincia con un lontano castello, un cavaliere coraggioso, un drago che sputa fuoco e chissà dove si può arrivare… L’importante è calibrare il proprio racconto sull’età e sulle preferenze del proprio bambino. Se ama i pirati, via libera alle storie di arrembaggi, ricchi tesori e intrepidi bucanieri. Se ha un debole per i cavalieri, facciamo entrare in scena veloci destrieri, scudi e spade. Non ci sono limiti alla fantasia. Una sera può essere l’emozione di un’avventura, il cuore che batte più forte, la preoccupazione per il nostro eroe e infine l’entusiasmo e il sollievo del lieto fine. Una sera possono essere le risate, perché il protagonista non ne combina una giusta: non sa cavalcare e casca di sella, è un po’ imbranato e si dà una ‘spadata’ in testa, inciampa e schiaccia la coda a un drago (ahi… ahi).


Il bello delle storie inventate è che vanno dove vogliamo noi. E dove vogliamo noi è dove piace ai nostri bambini. Si fa presto ad aggiustare il tiro e cambiare scena lasciandosi guidare dalle reazioni dei nostri piccoli ascoltatori.

Come inventare una fiaba

Quando il bimbo è molto piccolo, la trama della storia consisterà in una breve successione di semplici azioni compiute da uno o più personaggi (bambini, animali, oggetti).

I bambini più grandicelli sono in grado di seguire storie via via più lunghe e articolate. Inventare una fiaba non è difficile, è sufficiente scegliere i protagonisti (pirata, cavaliere, bambino, principessa) e seguire uno schema che prevede:

  • la situazione iniziale in cui si presentano i personaggi e c’è un equilibrio un po’ instabile (che infatti presto verrà rotto);

  • il momento critico: in cui l’equilibrio iniziale si rompe perché si verifica un problema che il protagonista deve risolvere;

  • l’avventura vera e propria in cui il protagonista affronta il problema/la prova da superare/il nemico, in genere con l’aiuto di alleati incontrati lungo il percorso. Ad aiutare il protagonista possono essere parenti, amici, creature magiche o, ancora, talismani e oggetti dotati di particolari poteri;

  • il lieto fine, a cui si giunge grazie al coraggio/l’intelligenza/la furbizia/la fortuna del protagonista e all’aiuto dei suoi alleati162.

Partendo da questo schema si possono sviluppare moltissime storie o creare una storia lunga lunga, in cui la fase dell’avventura vede il protagonista impegnato in una considerevole serie di prove da affrontare e superare. L’importante è che ogni racconto abbia, sempre e comunque, il suo bel lieto fine.

Racconti a due voci

“Infine Luigino il cavaliere cavalca verso il suo castello” racconta il papà avviandosi verso il finale della storia, con uno sbadiglio.


“Ma poi arriva il drago!” salta su ad avvisarlo il suo bambino. Il papà è perplesso. Non sapeva ci fosse un drago in questa storia, non lo aveva proprio previsto. Ma il suo bambino è deciso, lui lo sa, sta proprio arrivando il drago. “Ma sì, papà, arriva il drago grande, tutto verde, che sputa il fuoco dal naso”. Il papà sospira, non c’è modo di evitare l’ennesima battaglia al povero cavalier Luigino. Gli tocca!


“Ma all’improvviso un’ombra compare nel cielo” riprende allora il papà, mentre il suo bambino gli rivolge uno sguardo di approvazione. “Luigino il cavaliere alza gli occhi e vede un enorme drago, così sfodera la sua spada e…”


La particolarità delle storie inventate è che si prestano proprio bene ad essere narrate a più voci. Ed è bellissimo raccontare insieme, mescolare emozioni, idee, aspettative e fantasia in un’unica, magica, storia.


Il racconto, tanto più se si tratta di un racconto inventato lì per lì, non soffre per le interruzioni dei bambini, ma al contrario si nutre delle loro osservazioni. Spesso cresce e diventa ancor più bello proprio grazie ai loro interventi. E la storia si fa opportunità: occasione di relazione, momento di intenso scambio comunicativo e ancor prima affettivo. Bambini e genitori insieme, collaborano alla creazione di una storia. E qualunque avventura stiano narrando, quella che raccontano è prima di tutto la storia del bene che si vogliono.

Racconti inventati dal bambino

“Sai mamma, stanotte ho fatto un sogno. C’era un castello e noi eravamo nella torre, ma arrivavano i cattivi e allora…” Cominciavano così a casa nostra i lunghi – a volte lunghissimi! – racconti dei nostri bambini. All’epoca Mattia aveva forse cinque anni e Nicola tre. Partiva uno, con il suo “sogno” rocambolesco fatto di spade, assedi e battaglie (eravamo in epoca cavalieri sempre e comunque) e, quando riusciva a prendere la parola, l’altro replicava il tutto con un racconto molto simile.


Questo per dire che… ai bambini piace inventare storie. E naturalmente non è necessario sottolineare il fatto che la disponibilità all’ascolto e l’interesse con cui mamma e papà accolgono questi racconti è fondamentale. Fondamentale affinché quella del raccontare sia una bella esperienza (se ti accorgi che la persona a cui parli non ti sta ascoltando o si annoia non è una sensazione molto piacevole…) e perché la voglia di inventare (e così esercitare l’immaginazione e le competenze linguistiche) non si spenga, ma anzi cresca insieme al bambino.

Giocare con le storie

Giocare con le storie è un passatempo molto divertente, sempre pronto, adatto a ogni occasione e situazione. A questo gioco possono partecipare tutti, genitori, bimbi e ragazzini di ogni età. Basta adeguare le storie all’età dei piccoli.


Nella mia famiglia questa consuetudine ha accompagnato i lunghi viaggi in auto per andare a trovare i parenti che abitano lontano. Ricordo con nostalgia quell’alternarsi di voci, quei racconti che prendevano sentieri inaspettati quando la parola toccava al più piccolo e passavano dai toni più battaglieri (i preferiti dei miei bambini) a quelli più quieti con cui cercavo di riportare la pace nella storia. Non era solo un modo per passare il tempo, era anche un modo per conoscersi meglio: raccontando ognuno di noi apriva la porta sul suo mondo interiore, mostrava agli altri i disegni della propria fantasia.


Ma come si fa a giocare con le storie? Di modi ce ne sono tanti, e altri ancora se ne possono inventare. Ogni famiglia troverà il suo, in base all’età e alle preferenze del proprio bambino. Se il bimbo è molto piccolo la sua partecipazione dovrà essere ‘guidata’ dal genitore, ma in genere anche i più piccini comprendono in fretta il meccanismo e partecipano volentieri. Com’è ovvio, se il bambino non ha voglia di raccontare non ha senso insistere, il genitore inventerà la storia e lui l’ascolterà senza sentirsi obbligato a intervenire.


Un ‘pezzetto’ per ciascuno… Genitori e bimbi si alternano nella narrazione. Se partecipa più di un bambino, prima di iniziare si stabilisce l’ordine dei narratori e ognuno racconta un pezzetto di storia. Il genitore guida il passaggio da una voce all’altra, in base al tempo (qualche minuto per ciascuno) o all’azione raccontata (quando il piccolo ha descritto una scena di senso compiuto, il turno è concluso). Se il bambino a un certo punto non sa cosa dire, basterà una frase (può aiutarlo il genitore) e poi l’adulto riprende la narrazione.


C’era una volta e poi… Il genitore o il bambino pongono le premesse di una storia, descrivendo la scena iniziale e/o il problema che il protagonista deve affrontare e gli altri sviluppano la situazione, decidendo come ‘muovere’ l’eroe e come concludere il racconto.


Raccontiamo di… Si sceglie un tema che piaccia a tutti o, a turno, l’argomento preferito di ogni bambino, e ognuno racconta una breve storiella. Le possibilità sono infinite, pirati, fate, folletti, principi, pompieri, poliziotti, stelle, pianeti, animali, ecc. ecc.

Il teatrino delle storie

Quando si inventa una storia si può raccontare, oppure si può… recitare! C’è un gioco che piace molto ai bambini (e spesso diverte anche gli adulti) ed è il teatrino: la storia inventata dal genitore o inventata insieme da genitori e bambini, viene messa in scena, con l’aiuto di pupazzi, bambole o burattini creati per l’occasione.


La rappresentazione può essere fatta semplicemente facendo muovere e parlare dei peluche, con il genitore e il bimbo seduti vicini, sul pavimento del salotto.


Per dei personaggi dall’identità non troppo definita, si può ricorrere anche a delle calze infilate sulle mani: muovendo le dita e agitando le braccia si potranno mimare azioni e rappresentare buffi dialoghi.


Oppure si può costruire un teatrino con tanto di burattini. E qui la fantasia davvero regna sovrana. E anche il divertimento.


L’importante è coinvolgere i bambini, farli partecipare attivamente alla fase di preparazione. Ad esempio, se si decide di realizzare delle sagome di cartoncino per interpretare i protagonisti della nostra storia, potremo farci aiutare dal bambino a disegnarle e colorarle. Una volta ritagliate le sagome, basterà applicare un bastoncino (fissato con dello scotch sulla parte posteriore) per poter muovere il personaggio.

Simpatici burattini si possono confezionare anche con materiali di riciclo, utilizzando i rotoli in cartone della carta igienica, da rivestire con carta colorata e/o scampoli di stoffa163.


Infine per i professionisti del fai da te, c’è anche l’opzione burattini in stoffa, confezionati con scampoli di tessuto colorato (magari ricavati da vecchi abiti o lenzuola) e imbottitura, occhi di bottoni e fili di lana per capelli.


Per quanto riguarda il teatrino, si potranno usare due sedie accostate e una coperta a mo’ di sipario; chi invece vuole un risultato più ‘professionale’, potrà procurarsi uno scatolone di grande dimensioni, per realizzare un teatro (ed eventualmente dotarlo di sipario in stoffa)164.

Una volta preparati i burattini e gli scenari… si mette in scena la storia! Ogni volta una storia diversa o più volte la stessa storia, a seconda delle richieste del bambino.


Questo gioco ha tutti gli ingredienti per rendere felice un bambino: ci sono le storie, c’è un po’ di fai da te (disegno, ritaglio, costruisco), ma soprattutto… quanto tempo trascorso insieme alla mamma e al papà!

Le storie che raccontano la nostra storia

A volte le storie inventate da mamma e papà, possono servire per aiutare il bambino ad affrontare una novità o una situazione per lui impegnativa. Con una storia si possono narrare l’ingresso alla scuola materna, l’arrivo di un fratellino, il rientro della mamma al lavoro…


Il racconto può servire al genitore per parlare di un determinato argomento, per spiegare al bimbo quello che succederà, per rassicurarlo mostrandogli che, come nella storia, tutto andrà bene.


In questo caso, la storia narrata è la storia del bambino stesso (che presto inizierà l’asilo o la scuola primaria, cambierà casa a causa di un trasloco, diventerà fratello maggiore, ecc.): il genitore potrà scegliere un’ambientazione di suo gradimento dove collocare la storia (una foresta abitata da folletti, le profondità marine, un bosco dove vivono scoiattoli, volpi e altri animaletti, e così via) e a vivere l’esperienza che si vuole narrare saranno una famiglia di orsi, gatti, folletti, sirene, stelline, o qualunque altra creatura piaccia al bimbo.


La fiaba inventata dal genitore rappresenta una forma di comunicazione in continua evoluzione, poiché ogni giorno si può creare una nuova avventura, seguendo le necessità e le preferenze di chi racconta e di chi ascolta.

Storie da ricordare

Se in una famiglia c’è la consuetudine di inventare storie, può essere una bella idea trascrivere le vicende narrate in un quaderno, eventualmente corredate di qualche disegno fatto dai bambini.


Sarà bello, una volta cresciuti i figli, poter sfogliare queste pagine, recuperare particolari ormai perduti, rivivere le emozioni di quei giorni, quando il nostro bambino chiedeva “Mi racconti?” e poi ci ascoltava tutto attento, incantato dalla storia e… da noi.

Le storie di famiglia

A casa nostra era la storia del bisnonno Savino che quando il fascismo era caduto aveva diciotto anni e si trovava in una caserma a Bologna. Una mattina si era svegliato e non aveva trovato più nessuno, erano scappati tutti. E così aveva preso il treno per andare al sud dalla nonna pugliese, perché al nord non si poteva tornare. Ma il treno arrivava solo fino a un certo punto, poi le linee ferroviarie erano interrotte e allora aveva camminato per giorni interi, da solo, con lo zaino e pochi soldi in tasca…


Ma anche la storia del cugino Luca che un giorno guidava l’auto troppo veloce, era stato rimproverato dal Vigile e aveva dovuto pagare una multa.


Ogni famiglia ha le sue storie e tutte le storie di famiglia sono preziose.

Sono le storie dei nonni, dei bisnonni, ma anche le storie di mamma e papà, di quando erano piccoli, di quando erano giovani, di quando si sono incontrati e innamorati. E ancora, sono le storie dei bambini, della loro attesa, della loro nascita, di quando erano piccini.


Ai bambini piace moltissimo ascoltare le storie di famiglia. A seconda del periodo, un racconto può diventare il preferito e allora deve essere ripetuto più e più volte, finché il bisogno del bambino di interiorizzarlo, di comprenderlo, di ricordarlo, è saziato.


Raccontare aneddoti legati ai vari membri della famiglia è un modo per costruire e ‘cementare’ quel senso di appartenenza, che accresce la sicurezza del bambino. Il ‘senso della famiglia’, l’amore per i nostri cari, si trasmette anche così, rievocando episodi e situazioni legati a momenti e persone per noi importanti. Raccontare un episodio del proprio passato, è un modo per condividere con i figli un po’ di noi, della nostra storia.


E, infine, narrare al bambino la storia della sua nascita, sottolineando l’amore con cui è stato accolto e l’immensa gioia che ha portato nelle nostre vite è un modo per raccontargli quanto lo amiamo, da sempre.


  • E le storie tristi?

A volte le storie di famiglia possono essere anche un po’ tristi, può capitare di dover raccontare un episodio in cui qualcuno si è trovato ad affrontare un problema grande o piccolo. Fa parte della vita, è normale. L’importante è porre l’accento sull’aiuto che viene offerto e si riceve in queste situazioni da parte dei famigliari o degli amici e narrare i fatti con un atteggiamento molto sereno. Potrebbe essere l’occasione per spiegare ai bambini che nei momenti difficili ci si sostiene a vicenda e che, proprio grazie all’aiuto di chi ci vuole bene, questi momenti diventano un po’ meno difficili.


Infine, raccontare può servire all’adulto per rielaborare un vissuto problematico (ad esempio un’esperienza di ospedalizzazione se il bimbo è nato prematuro o ha avuto dei problemi di salute) e, magari, notare degli aspetti positivi che prima erano sfuggiti…

Le storie terapeutiche

Nell’infanzia la fantasia dà speranza e aiuta a fronteggiare le sfide dell’età.

Anna Oliverio Ferraris


Finora abbiamo parlato di storie raccontate per stare insieme in modo piacevole, per conoscersi meglio, per imparare qualcosa di se stessi, della propria famiglia, del mondo.


Ci sono però dei casi in cui le storie diventano ‘terapeutiche’, servono per dare un volto e tirare fuori emozioni che ci fanno stare male e che non riusciamo né a esprimere, né a rielaborare.

Capita agli adulti ma anche ai bambini. Quando un bimbo non sta bene dentro, prova ansia o paura, e non è in grado di individuare e comunicare le origini del suo disagio, una storia può essere di grande aiuto. Una storia inventata dai genitori che metta in scena, ben mascherato con gli abiti da fiaba, quello che angoscia il bambino e in questo modo esorcizzi fantasmi, paure, sentimenti negativi. “La forma camuffata e indiretta – spiega la psicologa Anna Oliverio Ferraris – invece di quella chiara e diretta, è una strategia che consente di inviare un messaggio senza creare resistenza nella mente conscia dell’ascoltatore”165.


Parlare di ciò che prova il piccolo, infatti, a volte non è sufficiente. Questo perché, come spiega la psicoterapeuta Margot Sunderland, “il linguaggio di tutti i giorni non corrisponde per i bambini al linguaggio naturale con cui esprimere le emozioni. Il loro linguaggio naturale delle emozioni è fatto di immagini e di metafore, come quello delle storie e dei sogni”166.


Per comprendere le emozioni del bambino o per parlare con lui di emozioni, il linguaggio giusto quindi non è quello teorico, razionale, degli adulti, ma quello fatto di immagini, simboli, metafore; in una parola, il tramite migliore per capirsi è la storia. “Le storie che gli adulti raccontano ai bambini – scrive la Sunderland –, o le storie che i bambini raccontano agli adulti, attraverso i loro giochi o disegni, possono parlare delle emozioni con incredibile ricchezza”167.


“La struttura superficiale della storia – scrive Anna Oliverio Ferraris – è fatta di parole, frasi e significati che raggiungono la mente cosciente; la struttura profonda fornisce significati meno evidenti ma non per questo meno importanti. Se il bambino ne ha bisogno, i contenuti nascosti continueranno ad agire dentro di lui anche a racconto finito, producendo la cosiddetta catarsi o liberazione”168.

A volte, a raccontare non è l’adulto ma il bambino. In questo caso è indispensabile ascoltarlo con attenzione, accogliere la sua storia senza interrompere e soprattutto senza intervenire per correggere e modificare le vicende narrate. L’ascolto è importantissimo perché offre al genitore una chiave di lettura del vissuto interiore del bambino e perché permette al bambino di ‘tirare fuori’ quello che ha dentro senza censure e sensi di colpa.

E se il bambino non prende l’iniziativa? Se un genitore si accorge che c’è qualcosa che non va, può provare a raccontargli una storia e poi invitarlo a fare altrettanto. Se il bambino accetta è probabile che riesca a far emergere qualcosa di sé tra le immagini e le situazioni messe in scena.

VOCI DI MAMMA E PAPÀ

Io leggo anche per tre ore di seguito (non vi è mai capitato di finire la fiaba quando i bimbi già dormono per vedere come va a finire?) ma sono una tremenda inventrice di storie. Ho inventato i coniglietti Jimmy e Jenny, ma a volte son talmente stanca che mi addormento mentre racconto. “Mamma, e poi?” “Ah, sì, ehm, allora la coniglietta… camminava… mmm”, insomma alla fine sono storie un po’ così, ma la cosa incredibile è che loro vorrebbero sempre che io raccontassi, lo preferiscono ai bellissimi libri che leggo.


Il papà invece davvero dà il meglio di sé la sera, per l’addormentamento che, da qualche mese, è di sua competenza (evvai!). La storia più gettonata è quella di Carolicchia e Peppillo, due bimbi come i nostri che ogni volta che si addormentano o si distraggono fanno mirabolanti viaggi nel tempo e nello spazio. Per esempio la storia n.1 (sì, son tutte numerate, i bimbi gli chiedono “raccontaci la n. 24”, “no dài, la 63”) racconta di Carolicchia e Peppillo che si svegliano per un gran frastuono, pensano sia un terremoto e invece si rendono conto di essere finiti nella preistoria in mezzo ai dinosauri.


Oppure c’è la volta che finiscono in Egitto e incontrano Osiride (non mi chiedete la fine, mi addormento sempre prima), oppure sentono degli spari e sono tra i cowboys, o finiscono nel deserto africano o sulla nave di un pirata. Poi i cattivi con loro diventano buoni e li aiutano a tornare a casa.


La cosa più bella è che non è raro di giorno sentirli giocare a Carolicchia e Peppillo. Si mettono per terra fingendo di dormire poi Irene dice: “Peppillo, Peppillo svegliati, sento tremare la terra”, e Lorenzo urla: “Aiutooo, siamo finiti nei dinosauri” e vanno avanti a inventarsi le avventure prendendo a caso degli oggetti nella cameretta, e facendoli diventare all’occorrenza pesci giganti, zattere, pistole, personaggi vari…

Barbara e Walter, mamma e papà di Irene, 5 anni, e Lorenzo, 3 anni


Capita che le favole ce le inventiamo, e allora facciamo del teatro, tra mimi, canti, balli e versi vari!

Daniela, mamma di Anna, 4 anni, e Luca, 10 mesi


Noi abbiamo due gatti (Milla e Pepe), una volta eravamo in coda in macchina e non sapevo più come distrarre Daniele così mi sono inventata la storia di Millamillina e Pepepepino e il bimbo biondo, con il bimbo e i gatti che si fanno i dispetti, ma poi trovano il modo di andare d’accordo. Terribile, ma Daniele me l’ha chiesta all’infinito.


Poi c’è il pisellino che non vuole fare la pipì, che dice sempre “No! No! No!” quando la mamma glielo chiede. E poi non fa in tempo neanche ad avvertire il bimbo e fa pipì addosso. Questa piace ancora adesso!

Margherita, mamma di Daniele, 2 anni, e in attesa del secondo bimbo


Spesso Alice prende dal suo scaffaletto i libri di quando era piccolissima, quelli con le immagini e sotto il nome dell’oggetto o dell’animale raffigurato: li usiamo come base per inventare storie, che più sono assurde e più la fanno ridere. Le storie inventate in questo periodo (scusate l’argomento) hanno spesso per tema le puzze, la cacca e altre cose un po’ schifosette… Sarà che iniziamo a parlare di spannolinamento, ma in questa fase nulla la fa ridere come pensare che la Bella Addormentata abbia fatto la cacca!

Marzia, mamma di Alice, 2 anni


Fabio la sera a cena racconta sempre una storia attinente il cibo che stiamo mangiando. Il tutto è nato per far gradire un po’ di più i broccoli ai bambini: durante una cena nacque il paese di Brokkoloski, dove gli abitanti mangiano solo broccoli, broccoletti, e broccolini, le case sono tutte verdi, gli alberi dei Grossi Broccoloni… Il giorno dopo è stato il turno del Gran Capo della tribù del Riso Giallo (una storia di indiani che una sera non sapevano cosa cucinare e allora s’inventarono il riso allo zafferano), e via dicendo con la pasta al tonno, lo sformato di verdure…


Fabio si dà da fare anche al mattino per farli svegliare in allegria, raccontando i suoi sogni assurdi, senza alcuna logica, che li fanno scompisciare dalle risate!

Valentina, mamma di Rachele, 9 anni, Sofia 8 anni, e Francesco, 5 anni


Daniele ha sempre raccontato per loro fiabe, ma soprattutto le ha inventate, perché si annoiava a ripetersi. Tra le più famose ci sono Bruttarella, che non era bella come Cenerentola, ma nemmeno brutta… bruttarella, insomma. Poi Il principe Bacione, L’angelo scoreggione (che salvò il mondo), e tante altre…

Claudia, mamma di Penelope, 9 anni, e Giuditta, 5 anni


Matilde ama molto le storie inventate. La strega puzzona è una delle sue preferite: l’ho adattata alla nostra vita – la strega abita in un fosso vicino a casa nostra ed è vestita con cose strane che piacciono a Matilde – e funziona! Qualche settimana fa ho inventato due storie per invogliarla a mangiare le verdure: Angelina e Giulietta, la bambina di campagna e la bambina di città e anche queste hanno funzionato! L’intesa che si crea quando si racconta una storia al proprio figlio e la fantasia che si scatena in lui, sono emozionanti!

Valentina, mamma di Matilde, 3 anni e mezzo


Quando è ora della nanna, si passa alle storie inventate sulle avventure di un cane che ha lo stesso nome del nostro e che vive in Svizzera…

Giada, mamma di Sofia, 30 mesi


Ho raccontato molte storie alle mie bambine. Dopo il bagno mentre pettinavo e asciugavo entrambe, le tenevo tranquille raccontando una fiaba diversa ogni sera, facendo in modo che la fiaba terminasse quando avevamo finito, e se la fiaba era corta ne raccontavo un paio.


Ho raccontato molto anche camminando in montagna. I bambini se li tieni impegnati camminano senza sosta e raccontando fiabe siamo andati su per i monti della Valtellina, camminando per ore senza problemi.

Anna, mamma di Alice, 11 anni, e Francesca, 7 anni


Xeni si è appassionata ai film di animazione, ma non sta ‘incollata’ al video, anzi, per la maggior parte del tempo fa dell’altro e comunque non tollera di essere parcheggiata; dobbiamo, o devo, stare lì con lei e interagire. E soprattutto, prendendo spunto dai film di animazione o dai cartoni che le piacciono mi chiede sempre più spesso di raccontarle la storia di Pippi, Lilly e il vagabondo, Sophie (Il Castello errante di Howl), o quello che è in voga nel periodo…


Silvia, mamma di Xeni, 3 anni, e in attesa del suo secondo bimbo

In genere preferisco stimolare la fantasia di mio figlio inventandogli delle storie (animate, a volte, con l’aiuto dei suoi giocattoli). Storie fantastiche nelle quali lui, magari insieme ai suoi personaggi preferiti, diventa protagonista. Spesso lui stesso interviene nello svolgimento di queste storie.


L’altra sera, tuttavia (sdraiati sul lettone, prima di dormire), voleva che gli leggessi una storia da un libro. Io ho insistito per potergliene inventare una e così ho cominciato a raccontare con toni da narratore; lui si è subito convinto e si è fermato ad ascoltarmi. Dopo un po’ mia moglie ha detto: “Vedi amore? Papà, il libro, lo ha dentro la testa”. Al che lui: “Papà, aspetta, fermati, vediamo…” si è alzato, mi ha spostato la testa e ha frugato sotto il cuscino. Poi ha esclamato: “Ma… non c’è!”


Stava cercando… il libro dentro la testa di papà!

E questo potrebbe diventare l’inizio di un’altra storia, che forse gli racconterò domani, perché anche le fiabe, con i loro protagonisti e narratori, a un certo orario vanno a ninna cedendo il passo alle storie dei sogni…

Antonio, papà di Leonardo, 4 anni

CONSIGLI DI LETTURA

  • Rodari G., Grammatica della fantasia. Introduzione all’arte di inventare storie, Einaudi, 2010

  • Rondot F., Varano M., L’arte di inventare fiabe, Edizioni Sonda, 2006

  • Santagostino P., Come raccontare una fiaba… e inventarne cento altre, Red Edizioni, 2004

  • Sunderland M., Raccontare storie aiuta i bambini, Erickson, 2004

Me lo leggi?
Me lo leggi?
Giorgia Cozza
Racconti, fiabe e filastrocche per un dialogo d’amore con il nostro bambino.Idee e suggerimenti per favorire la pratica della lettura condivisa, strumento prezioso per rafforzare il legame con il bambino nei primi anni di vita. La voce della mamma è capace di produrre effetti significativi già durante la gravidanza: il bambino nella pancia si sviluppa immerso nel liquido, ma anche nei suoni, che dopo la nascita sono fortemente ricercati. La parola che diventa voce è la base della comunicazione e della relazione umana, e per il bambino rappresenta un’esperienza che dà ordine e senso alla realtà. Leggere è anche il migliore antidoto alla televisione, principale fonte di “comunicazione” passiva e unidirezionale della nostra epoca. Me lo leggi? parla di fiabe, filastrocche, storie e leggende, lette e rilette migliaia di volte o inventate sul momento, raccontate, intonate, sognate, cantate, con la voce e con il cuore per narrare a nostro figlio la storia più importante, quella del nostro amore per lui. Gli articoli scientifici, i pareri degli esperti (psicologi, pediatri, pedagogisti) e i tantissimi suggerimenti pratici proposti da Giorgia Cozza rispondono a tutti quegli interrogativi che spesso i futuri e i neo-genitori si pongono: cosa sente il bimbo nel pancione? perché è importante leggere e raccontare storie sin dai primi mesi di vita? possiamo favorire l’amore per la lettura in età scolare? Le coppie di genitori intervistati raccontano l’importanza che le storie e i racconti hanno avuto nella crescita serena e felice dei propri figli, perché quando un papà o una mamma legge o racconta, quella che si crea è una situazione di intenso benessere: il bambino, infatti, non assapora solo la storia narrata, ma anche l’attenzione esclusiva che in quei frangenti gli riserva il genitore.Inoltre, le fiabe e i racconti lo aiutano a comprendere meglio la realtà che lo circonda e i suoi stessi sentimenti, le sue emozioni e le sue paure. Questi momenti di lettura e di racconto non dovrebbero avere alcuno scopo didattico, ma semplicemente quello di vivere momenti felici insieme con i nostri figli e di tessere legami forti con loro.La lettura condivisa è parte integrante di uno stile di accudimento basato sul contatto e sulla prossimità, in grado di favorire serenità e sicurezza nei complessi e delicati primi anni di vita. Una ricca raccolta di filastrocche e ninne-nanne rende questo libro uno strumento ancor più completo e prezioso per tutti i genitori per mettere a fuoco importanti concetti che riguardano la relazione con il bambino, il suo sviluppo emotivo e cognitivo, la costruzione della sua personalità e di conseguenza del suo futuro. Conosci l’autore Giorgia Cozza è una mamma-giornalista, specializzata nel settore materno-infantile, autrice di libri per bambini e numerosi manuali per genitori, divenuti un importante punto di riferimento per tante famiglie in Italia e all’estero.È stata relatrice in numerosi congressi per genitori e operatori del settore e ospite di trasmissioni televisive per rispondere a quesiti legati all’accudimento dei bimbi e a uno stile genitoriale ecocompatibile.