capitolo v

Voce che accompagna, dai 6 anni a…

Non esiste vascello che come un libro ci sa portare in terre lontane.
Né corsiero come una pagina di scalpitante poesia.
È un viaggio che anche il più povero può fare senza il tormento del pedaggio.
Quanto è frugale la carrozza che trasporta l’anima dell’uomo.

Emily Dickinson

Abbiamo letto con il nostro bambino sin da quando era piccolo piccolo. Gli anni sono volati, veloci e intensi come mai, ed ecco che il nostro piccino è diventato un bimbetto ‘grande’ che è pronto per fare il suo ingresso alla scuola primaria.


Presto conquisterà uno dei tesori più preziosi nella vita dell’uomo: la lettura. Imparerà a leggere. Presto diventerà padrone della chiave di molti grandi tesori: i libri, già suoi amici, grazie a noi e alla strada percorsa insieme, gli si riveleranno senza più segreti. Potrà leggere ogni pagina, ogni cartello, ogni scritta intorno a sé.


Ci vorranno un po’ di pazienza e di esercizio, perché all’inizio leggere sarà impegnativo, ma i primi passi nel mondo delle lettere lo porteranno lontano.


E mentre sarà impegnato a perfezionare la tecnica sillabando i testi scolastici, ci saremo noi a leggere per lui e con lui gli altri libri, quelli che si leggono per piacere e che non c’entrano con la scuola e con i compiti a casa. Perché non debba rinunciare al piacere dell’avventura, perché non debba aspettare – magari molti mesi – di saper leggere senza sforzo per ritrovare i suoi eroi e le sue atmosfere preferite.


E quando saprà leggere in modo fluido, senza più fatica o difficoltà? Le nostre letture condivise? I nostri appuntamenti quotidiani, l’uno accanto all’altro, con un libro a unirci e portarci lontano?


Se abbiamo coltivato questa bella abitudine sin dalla prima infanzia, probabilmente potremo goderne ancora per qualche anno. Finché il nostro bambino cresciuto e ormai autonomo anche per quanto riguarda la lettura, avrà comunque piacere di condividere con noi le gioie e le emozioni che solo i libri ti sanno regalare.


L’amore per la lettura, di cui abbiamo gettato i semi tanto tempo addietro, uscirà rinforzato dalla nostra perseveranza e i libri diventeranno, anzi si confermeranno, per nostro figlio compagni irrinunciabili. Compagni che rendono la vita più ricca, che offrono sapere e divertimento, conoscenza e distrazione, umanità e un pizzico di magia.

LA LETTURA CONDIVISA IN ETÀ SCOLARE

Un’abitudine da non perdere
Ma prima di giungere alla sublime solitudine della lettura in proprio, il bambino chiede: ‘Mi leggi?’, una domanda così carica di promesse e di memoria che non può essere disattesa.

Silvia Vegetti Finzi


Quando un bimbo inizia a frequentare la scuola primaria muove i suoi primi passi nel mondo della lettura e della scrittura. Guidato dall’insegnante scopre le lettere, le sillabe, parole brevi e poi sempre più lunghe. Per qualche bambino è un’esperienza entusiasmante, per altri è una fase un po’ faticosa, ma ognuno con i suoi tempi, entro la fine del primo anno di scuola, tutti i bimbi sono in grado di leggere più o meno scorrevolmente.


Sono in grado di leggere, ma per loro la lettura autonoma è ancora un’attività che richiede impegno e concentrazione. Far ‘suonare’ le lettere, accostare le sillabe, distinguere suoni e accostamenti (pensiamo alla lettera H che trasforma la dolce ‘ci’ in una dura C o la ‘gi’ in una G) è un vero e proprio esercizio, serve attenzione e serve pazienza per leggere in modo corretto.


Spesso poi la lettura ‘tecnica’, scolastica, si associa a un giudizio, poiché le competenze del bambino-alunno vengono messe alla prova e valutate e, ancora, la lettura è anche compito a casa, non sempre gradito, non sempre vissuto come un’opportunità divertente (spesso è il contrario).


Per queste ragioni è chiaro che la lettura scolastica ha poco in comune con la lettura condivisa, cioè la lettura di libri, fiabe, storie e racconti che il bimbo ha sempre vissuto con i suoi genitori. Un bambino di sei o sette anni non è in grado di leggere a lungo, e la sua competenza ancora ‘fresca’ lo sostiene fino alla lettura di storie brevi, testi semplici di poche pagine. Certo, volendo può leggere anche testi più lunghi o complessi, ma allora è probabile che la sua attenzione sia assorbita dagli aspetti tecnici della lettura e che quindi non possa comprendere o godere appieno di ciò che sta leggendo ad alta voce. È evidente quindi che mamma e papà non possono abbandonarlo a se stesso in questa fase di passaggio! C’è bisogno di loro perché lui possa continuare a leggere/ascoltare le storie che ama, perché possa assaporare avventure e magie, perché possa lasciarsi trasportare e viaggiare con la fantasia. Sereno, rilassato, senza fare fatica. Perché all’inizio per lui leggere è una fatica.


Ed ecco che proprio la lettura condivisa, la felicità e il piacere legati a questa abitudine familiare, possono mantenere il bambino ‘ancorato’ al libro, possono incoraggiarlo a proseguire nei suoi sforzi per imparare a leggere, ricordandogli che il premio in palio è un universo di libri. Conquistarsi la chiave di questo regno è faticoso, ma mentre lui si sforza e si impegna, questo universo non gli è precluso, i libri continuano ad essere una gioia, grazie a mamma e papà.

Daniel Pennac nel suo bellissimo libro Come un romanzo, fa risalire lo scarso attaccamento per la lettura proprio a questa fase di passaggio. Se il bimbo viene lasciato solo con il libro, quando ancora sta imparando a leggere o ha da poco imparato, ecco che tutto il suo amore per la lettura rischia di svanire… “Quale enorme tradimento! – scrive Pennac – Lui, il racconto e noi formavamo una Trinità ogni sera riunificata. Adesso lui è solo, davanti a un libro ostile. La leggerezza delle nostre frasi lo liberava dalla forza di gravità, ora l’indecifrabile brulichio delle lettere soffoca persino le sue tentazioni di sogno”98.

  • Lettura scolastica e lettura di famiglia

Il bambino di prima e seconda spesso legge in classe e a casa per svolgere il compito assegnato dall’insegnante.


Bene, ascoltiamo e lodiamo i suoi sforzi, incoraggiamolo a proseguire con impegno, sottolineiamo i suoi progressi, ma ricordiamo che le letture fatte per compito sono molto diverse dalle ‘nostre’ letture, quelle del genitore con il suo bambino, che possono trasformare un pomeriggio noioso in una festa e portano lontano, di sera, prima di dormire.


La scuola è scuola, preziosa, importante, che fa crescere.

Ma la lettura con mamma e papà è altro. Molto altro. Proprio un’altra cosa.

Leggiamo per lui, con tutto il nostro affetto, come abbiamo sempre fatto.


E se un giorno ci chiederà di alternarsi a noi, per leggere una pagina del suo libro preferito, bene, accogliamo con gioia la sua proposta spontanea. Sarebbe meglio però evitare il contrario, ovvero di chiedere a lui di sostituirci nella lettura. Cioè, proporre si può, certo, ma se il bimbo non sembra entusiasta dell’idea non interrompiamo la magia di un’avventura mettendogli il libro sotto gli occhi, magari con l’intento di fargli fare un po’ di ‘esercizio’!

Leggo da solo. Quali libri?

Quando un bambino che ha da poco imparato a leggere desidera cimentarsi con la lettura individuale, a casa, per il piacere di leggere, è importante mettere a sua disposizione dei testi adatti che facilitino i suoi primi tentativi di lettura in autonomia. Quali? Storie non troppo semplici o banali che rischiano di annoiarlo e storie non troppo lunghe o complesse che faticherebbe molto a leggere.


Testi scritti con un linguaggio comprensibile, concreto, non troppo ricercato o elaborato, trame interessanti ma lineari per favorire la comprensione (in una fase in cui buona parte della sua attenzione è necessariamente assorbita dall’impegno di ‘decifrare’ lettere, parole e frasi), belle illustrazioni che a loro volta facilitino la comprensione del testo.


Anche in questo caso, ogni genitore dovrà osservare il proprio bambino e cogliere le sue reazioni di fronte a vari libri, per calibrare l’offerta di testi in base alle competenze tecniche acquisite fino a quel momento e ai suoi gusti di giovanissimo lettore.

Il rituale della buonanotte

Mi sarei infilata nel letto con un buon libro, sarei diventata un piccolo lord o una povera sirena senza voce, sarei naufragata su un’isola deserta, avrei attraversato una brughiera con i capelli mossi dal vento o sarei andata a caccia di draghi.
Finché leggevo non c’era problema.
Potevo essere diversa, diventare qualunque cosa.

Katharina Hagena

Sapere che si ha qualcosa di bello da leggere prima di coricarsi è una delle sensazioni più piacevoli della vita.

Vladimir Vladimirovič Nabokov

Oh, il ricordo di quelle ore di lettura rubate sotto le coperte alla luce di una torcia elettrica!

Daniel Pennac

Chi ama i libri lo sa. Infilarsi sotto le coperte dopo una lunga giornata, con un libro che ci aspetta sul comodino è uno dei piaceri della vita.


Leggere prima di dormire rilassa, libera la mente dai tanti pensieri che la affollano, aiuta ad addormentarsi (o anche a stare svegli, se il libro scelto non si lascia chiudere perché è troppo, troppo coinvolgente).


Per il bambino, il piacere è ancora più grande, perché il suo appuntamento è doppio: con il libro e con le persone che ama di più al mondo, la sua mamma e il suo papà.


La consuetudine della lettura serale è preziosa per lui, ma anche per i suoi genitori che hanno la possibilità di staccare la spina, dedicarsi per un po’ di tempo al proprio bambino e a lui solo, e godersi a loro volta le vicende narrate da una bella storia.


Se si lavora fuori casa tutto il giorno, o comunque quando il bambino inizia a frequentare la scuola e magari si dedica anche ad attività extrascolastiche, il tempo da trascorrere insieme inevitabilmente si riduce. L’appuntamento con il libro è quindi prima di tutto un appuntamento tra genitori e figli. Un appuntamento che, a volte, è l’unica opportunità per fermarsi e stare insieme senza fare altro. Certo, ci si è già visti anche prima, ma tra la cena da preparare, la cartella da controllare, qualche mestiere di casa da sbrigare, non si ha avuto il tempo di sedersi tranquilli e dedicarsi in modo esclusivo gli uni agli altri.

Bene, seduti accanto al suo letto, con un libro tra le mani, è il vostro momento. La lettura può durare solo dieci minuti, oppure mezz’ora, o magari di più, ma in ogni caso sarà un momento intenso per il bambino. Un ricordo di quelli che restano, che ti porti dentro quando sei ormai adulto e la memoria fatica a recuperare i dettagli dell’infanzia. Il tempo trascorso con un genitore che leggeva per noi prima di dormire è qualcosa che non si dimentica.


Ora siamo noi che stiamo regalando questi ricordi ai nostri bambini!

Un tempo di qualità

Un grosso vantaggio è che i figli tendono a indurvi a rallentare, e rallentando incominciate a riscoprire molti piccoli piaceri, che sono il loro dono.
Il tempo dedicato ai figli non è mai sprecato.

Steve Biddulph


La cronica mancanza di tempo sta diventando il male del secolo per molti genitori. A risentirne sono soprattutto le mamme che si trovano a conciliare ruoli diversi – madre, moglie, professionista – e devono fare mille acrobazie per gestire i tanti impegni della giornata. Questa situazione viene vissuta in modo diverso da ogni donna; c’è chi è riuscita a trovare il proprio equilibrio ed è soddisfatta, chi vorrebbe più tempo da dedicare ai propri bambini, chi combatte con i sensi di colpa e di inadeguatezza. Non è questa la sede per lanciarsi in complesse indagini sociologiche o per stimolare una riflessione sulle contraddizioni di una società che non è amica di mamme e bambini, quindi ci concentriamo sul discorso lettura per constatare che il tempo dedicato alla lettura condivisa è sicuramente un tempo di qualità. Un tempo in cui l’attenzione del genitore è completamente rivolta al bambino, un tempo in cui si lasciano fuori pensieri e preoccupazioni, un tempo in cui ci si dedica a un’attività piacevole, si manifesta il proprio affetto e ci si conosce meglio. Sì, perché di storia in storia, cogliendo le preferenze del bambino, dando spazio ai suoi dubbi e alle sue curiosità, osservando le sue reazioni, i genitori hanno modo di comprendere sempre più a fondo i bisogni, le emozioni, il carattere del proprio bimbo che sta crescendo.


  • Non l’hai mai fatto? Sei ancora in tempo!

Un aspetto molto bello della consuetudine di leggere e raccontare è che, se non lo hai mai fatto sei ancora in tempo!


Mentre altre modalità di accudire e relazionarsi con i figli, superata una certa età, non sono ‘recuperabili’ (penso all’allattamento, al contatto, al portare in fascia, modalità genitoriali legate alla primissima infanzia per cui spesso si dice “Oh, se avessi saputo avrei fatto diversamente”, oppure “Con il prossimo figlio farò…”), le storie ci offrono molte chance. Se il tuo bambino ha quattro anni, sei anni, dieci anni e non avete mai letto insieme, be’, potete iniziare ora. Adesso. Il tempo delle storie non è scaduto. Si poteva iniziare prima, certo. Ma non è troppo tardi. Potete iniziare proprio questa sera. Non è una bella sensazione quella di essere ancora in tempo?

Un bene senza prezzo a costo zero

Numerosi studi scientifici condotti per scoprire i bisogni del bambino dopo la nascita e nei primi anni di vita sottolineano la sua esigenza di contatto, vicinanza, presenza. Raggiunta l’età scolare, i bisogni fondamentali dei bambini non cambiano. A rendere davvero felice un bambino, piccolo o grande, è ancora l’amore dei genitori, la loro disponibilità, la loro vicinanza.


Certo, man mano che il bimbo cresce si sta insieme in modo diverso, il rapporto si evolve, nuove figure di riferimento si accostano ai genitori e nuovi rapporti sociali arricchiscono la vita del bambino, ma il legame genitore-figlio resta fondamentale per la formazione della personalità, per rinsaldare la sua sicurezza in se stesso e proteggere la sua serenità.


Nella nostra società, condizionata da una forte impronta consumista, si tende spesso a cercare negli oggetti, cioè nell’avere, la felicità. Una tendenza che riguarda anche l’approccio verso i bambini è la credenza che per renderli contenti siano necessari una vasta mole di giocattoli all’avanguardia, l’ultimo modello di telefono cellulare, accessori tecnologici di ultima generazione.


Tanti doni che molte volte arrivano anticipando o superando la richiesta, privando i destinatari di un’esperienza molto gratificante: quella del desiderio, dell’attesa e, infine, del coronamento del sogno.


Ma facciamo un passo indietro. Abbiamo visto che per i bambini ad essere davvero importanti sono ancora l’amore, la disponibilità, la guida affettuosa di mamma e papà. I momenti più felici sono in genere quelli trascorsi facendo qualcosa insieme, un gioco, due tiri al pallone, una passeggiata in bicicletta. Ogni attività fatta insieme è più piacevole, più significativa. In fondo è così anche per noi adulti: quando amiamo qualcuno non pensiamo che quel tramonto, quel successo professionale, quel film visto al cinema, sarebbe stato ancor più bello se condiviso con la persona amata?


A volte a rendere significativa un’attività per il bambino è proprio la condivisione; non conta tanto quel che si sta facendo, quanto il fatto di farla con mamma e papà. Perché la risposta ai bisogni, i bisogni veri, profondi e comuni a tutti gli esseri umani, non ha il cartellino del prezzo e non si acquista nei negozi specializzati per l’infanzia. In definitiva ciò che fa la differenza, nel rendere più bella la vita, sono i rapporti umani, sono gli affetti.


In questa riflessione trova posto e senso la consuetudine della lettura condivisa. Un dono senza prezzo che i genitori fanno ai loro bambini, un dono che non costa soldi, perché è fatto di disponibilità, tempo, amore.


Daniel Pennac sottolinea la gratuità di questo dono riferendosi alla lettura serale, accanto al letto del proprio bambino: “L’amore ne usciva rinato. Era gratis.

Gratis. Proprio così lo intendeva. Un regalo, un momento fuori da qualsiasi momento. Mollati gli ormeggi, lui si faceva portare dal vento, infinitamente leggero, e il vento era la nostra voce. (…) Qui tutto avveniva all’insegna della gratuità. La gratuità, che è la sola moneta dell’arte”99.

Di padre (e madre) in figlio, l’amore per la lettura

Si è visto che la consuetudine di leggere ad alta voce con i nostri bambini fin dalla più tenera età favorisce il loro amore per la lettura, a breve e a lungo termine.


Leggere per il bambino è la miglior premessa per il suo futuro di lettore. La confidenza che si crea con l’universo delle storie, la consapevolezza del piacere che si può trarre dalle pagine di un libro, l’abitudine, sono le fondamenta di un amore che ha buone probabilità di rivelarsi solido e duraturo.


I genitori aprono le porte per il loro bambino di un mondo fantastico, lo accompagnano lungo i sentieri della fantasia, condividono con lui i primi, emozionanti, viaggi tra le pagine. Il libro si associa nella sua mente e nel suo cuore alla voce e all’affetto di mamma e papà. Un ottimo punto di partenza…

C’è un bel brano nella Principessa sposa100 di William Goldman che mostra come la lettura condivisa possa far scoccare la scintilla dell’amore per i libri. Il protagonista ha la polmonite e deve trascorrere un lungo periodo a riposo. In questa occasione, il suo papà inizia a leggere per lui, ogni sera, qualche pagina di un libro che narra, appunto, la storia della Principessa sposa. “Per la prima volta in vita mia mi interessai attivamente a un libro. Io, fanatico degli sport; io, mostro dei giochi; io, unico ragazzino di dieci anni dell’Illinois con un odio cronico per l’alfabeto, volevo sapere cosa succedeva dopo. (…) Ogni sera mio padre leggeva, capitolo dopo capitolo, sempre lottando per pronunciare correttamente le parole, per afferrarne il senso. Anche quando fui in grado di leggere da solo, il libro rimase suo. Non mi sarei mai sognato di aprirlo. Era la sua voce, il suono delle sue parole che io volevo. In seguito, persino dopo anni, qualche volta gli chiedevo: ‘Cosa ne dici del duello sul dirupo tra Inigo e l’uomo in nero?’ e mio padre, sbuffando e brontolando, prendeva il libro, si umettava il pollice per girare le pagine fino all’inizio della tenzone. Lo adoravo. Anche oggi è così che lo ricordo. (…) La principessa sposa apparteneva solo a mio padre.


Tutto il resto fu mio. Non ci fu storia di avventure al mondo che poté sottrarsi alla mia ingordigia”101.

  • E viceversa

I genitori possono trasmettere il loro amore per la lettura ai figli, questo è certo. Ma non sono pochi i genitori che hanno imparato ad amare la lettura grazie ai loro bambini! Grazie a questa semplice consuetudine hanno ritrovato quella confidenza con i libri che con gli anni, travolti da mille impegni quotidiani, avevano un po’ perso. E così mentre i piccoli scoprivano la magia dei libri, i grandi la riscoprivano… O, ancora, ci sono adulti che non hanno mai amato i libri, ma coinvolti dall’entusiasmo dei propri bimbi, hanno imparato a guardare la lettura con altri occhi. A fare da filtro, lo sguardo incantato dei piccoli…


  • Dalle fiabe agli e-book

Non è raro, infine, che i bambini di ieri, grati a mamma e papà per aver loro tenuto la mano mentre muovevano i primi passi nel mondo della lettura, oggi ricambino il favore, mostrando qualcosa di nuovo ai genitori. Come racconta l’autore di una blog-novel fantasy, Sean MacMalcom: “Rammento con affetto la lettura ciclica e continua di un libro a cui costringevo mia madre quando, ancora bambino e incapace di leggere da solo, ero però già in grado di apprezzare una storia e, soprattutto, le belle illustrazioni presenti a corredo della medesima. Il libro in questione è Pinocchio. (…) a me piaceva… e piaceva parecchio, al punto da aver fatto quasi consumare il libro a mia madre a furia di leggerlo. (…) Oggi ho accolto con entusiasmo l’avvento degli e-book reader, orgoglioso possessore – e utilizzatore – di uno splendido Kindle 3. Simpatico e utile ‘giocattolo’ che, per dovere di cronaca, quando non è nelle mie mani, ricade puntualmente in quelle di mia madre, che fa a gara con me a chi lo sfrutta maggiormente, giorno e notte: l’amore per la lettura non ha da considerarsi, dopotutto, qual ereditario?”102

Il bambino che ama leggere

La mamma e il papà hanno letto per lui, sera dopo sera, per anni. La loro voce lo ha accompagnato con costanza e affetto lungo i sentieri del sogno, dell’avventura, della magia. E quei sentieri sono diventati per lui così cari che a un certo punto, ha sentito il bisogno di continuare a percorrerli da solo. Alla lettura condivisa si è accostata la lettura autonoma, tanti momenti di silenziosa avventura nel corso della giornata, magari per scoprire cosa succedeva in quel punto troppo avvincente per aspettare la sera e il ritorno del papà…


Per chi ama i libri vedere quell’amore nei propri figli è, diciamolo, una grande gioia.


Quando il bambino è in grado di leggere in modo scorrevole, senza fatica, continua ad amare il rituale della lettura condivisa, ma sempre più spesso legge anche da solo, legge altro, ha bisogno di nuovi libri e racconti.


Quello che possono fare mamma e papà a questo punto è continuare a leggere con lui, finché il bambino lo apprezza, e poi mettergli a disposizione un’adeguata scelta di volumi. Perché la sete di avventura, per gli amanti dei libri, ha bisogno di molti, molti volumi per essere placata. E le avventure più belle a un tempo soddisfano e sollecitano questo bisogno.


Lasciamolo leggere dunque. Racconti, libri, fumetti, quel che desidera. È giusto che ognuno possa scegliere le proprie letture sulla base delle preferenze e delle inclinazioni del momento. Non avrebbe senso imporre i proprio gusti o interferire, quando un bambino ama leggere e lo fa volentieri.


Naturalmente potremo proporre i titoli che noi stessi abbiamo amato o gli autori che ci sembrano interessanti e che pensiamo potrebbero piacergli, ma imporre no, mai.


Se nella nostra casa i libri non mancano, se ne regaliamo spesso al nostro bambino, la scelta non gli mancherà. Una valida alleata della lettura è la biblioteca: i suoi scaffali colmi di libri sono una continua promessa di varietà e grazie al prestito librario si possono leggere tutti i volumi che desideriamo!

  • Leggere che passione!

Ci sono bambini per cui leggere diventa una vera e propria passione. Ogni momento libero è buono per immergersi nelle pagine di un libro, soprattutto se si tratta di un volume appassionante.


Non ci sono limiti di pagine, la mole di un testo non li spaventa (come invece può accadere agli adulti) se conoscono il suo protagonista e vogliono seguire le sue avventure. Ragazzini di dieci anni possono leggere saghe composte da più volumi se l’autore ha saputo conquistarli.


E la sera, in genere, è il momento principe per leggere. Finalmente tranquilli, liberi dai tanti impegni scolastici ed extrascolastici che si sono avvicendati nel corso della giornata, ecco che si apre il libro e ci si immerge nella storia. Il difficile a quel punto è fermarsi, chiudere il libro e spegnere la luce! Certo, riposare è importante, la sveglia suona presto al mattino. Ma ogni genitore saprà trovare i giusti compromessi e calibrare il ‘coprifuoco’ in base alle caratteristiche e alle esigenze del proprio bambino.

Se siamo stati lettori ‘forti’ da bambini o se i nostri figli sono lettori appassionati, ci ritroveremo in questa descrizione di Bastiano, tratta da La Storia infinita di Michael Ende: “Chi non ha mai passato interi pomeriggi con le orecchie in fiamme e i capelli ritti in testa chino su un libro, dimenticando tutto il resto del mondo intorno a sé, senza più accorgersi di avere fame o freddo; chi non ha mai letto sotto le coperte, al debole bagliore di una minuscola lampadina tascabile, perché altrimenti il papà o la mamma o qualche altra persona si sarebbero preoccupati di spegnere il lume per la buona ragione che era ora di dormire, dal momento che l’indomani mattina bisognava alzarsi presto; chi non ha mai versato, apertamente o in segreto, amare lacrime perché una storia meravigliosa era finita ed era venuto il momento di dire addio a tanti personaggi con i quali si erano vissute tante straordinarie avventure, a creature che si era imparato ad amare e ammirare, per le quali si era temuto e sperato e senza le quali d’improvviso la vita pareva così vuota e priva d’interesse; chi non conosce tutto questo (…) molto probabilmente non potrà comprendere ciò che fece allora Bastiano”103.

E il bambino che non ama leggere

I bambini hanno bisogno di modelli più che di critici.

Joseph Joubert

(…) considerare l’intelligenza del bambino come un campo fertile in cui si possono gettare delle sementi, perché germoglino al calore fiammeggiante della fantasia. Il nostro scopo non è semplicemente di ottenere che il bambino capisca e ancor meno di obbligarlo a ricordare, ma di colpire la sua immaginazione, in modo da suscitare l’entusiasmo più acceso.

Maria Montessori


Così come ci sono bambini per cui la lettura diventa una passione, ci sono bambini che non si entusiasmano particolarmente di fronte a un libro. Magari apprezzano i momenti della lettura condivisa con un genitore, ma quando sono soli non prendono l’iniziativa e preferiscono dedicarsi ad altre attività. È normale che sia così, dato che ogni bambino è unico e originale.


Ma cosa fare in questi casi? Be’, prima di tutto continuare a leggere insieme, per mantenere quel filo, fatto di affetto e consuetudine, che li lega al libro e ricorda loro, come un monito sussurrato direttamente al cuore, che la lettura è qualcosa di bello e di piacevole.


E poi aspettare. Rispettare i suoi tempi. Lasciandogli tanti libri a disposizione, in bella vista, a portata di mano. A sollecitare il suo desiderio di leggere (e qui intendiamo leggere da solo, oltre ai momenti di lettura condivisa con mamma e papà) possono essere anche un giornalino, una rivista che parla di una sua passione (animali, sport, natura, ecc.), il libro che racconta l’ultimo film di animazione che ha visto al cinema e che gli è tanto piaciuto.

Non ha senso imporre a un bambino la lettura104, ma è normale invitarlo a dare un’occhiata a quel libro che ci è sembrato decisamente bello e che potrebbe interessargli perché… Non stanchiamoci di proporre, ma con l’entusiasmo di chi vorrebbe condividere qualcosa di bello, non con l’aria di chi sta muovendo un rimprovero o sta dando un ordine.


Ecco, a proposito di rimproveri, sarebbero proprio da evitare. Ricordiamo come scrive Jan Hunt, esperta in psicologia infantile, che “avere pienamente fiducia nei figli significa fidarsi del fatto che agiscono come meglio possono in ogni momento, in base all’età, alle esperienze che hanno vissuto in passato e alle circostanze del presente”105. Inoltre, se i libri ci attirano continue critiche, sarà difficile che li prendiamo in particolare simpatia…


Non sottolineiamo il fatto che il bambino non legge e/o non affermiamo che non diventerà mai un lettore106. Questo tipo di previsioni sono proprio da evitare, sia perché i bambini cambiano in fretta e così i loro interessi, sia per non incorrere nel rischio delle famose profezie auto-avveranti, ovvero quelle profezie che ripetute più e più volte poi si avverano perché, come spiega Steve Biddulph, “di solito i bambini, che sono tanto intelligenti e perspicaci, non tradiscono le nostre aspettative”107.


E per chi ha più di un figlio, mai fare confronti. Un monito sempre valido, da non dimenticare in questa situazione. Affermazioni come “Eh, lui non legge come sua sorella” o “Suo fratello sì che è un gran lettore, lui invece…” possono mortificare molto il bambino e possono anche ingabbiarlo in un ruolo predeterminato, in questo caso quello del fratello che non legge.


Semmai conviene fare il contrario, ovvero mostrarsi sempre incoraggianti e fiduciosi. Leggere ci sembra un’attività così bella da credere che, da grande, il nostro bambino leggerà volentieri quanto e più di noi.


Ricordiamo il monito di Biddulph, a proposito del nostro modo di esprimerci (non riguarda la lettura, ma la comunicazione con il bambino in generale): “Esprimendovi in maniera positiva aiutate i vostri figli a pensare e ad agire positivamente, nonché a sentirsi capaci di affrontare una grande varietà di situazioni: in tal modo, penseranno e immagineranno di riuscire, e riusciranno. Le nostre parole di incoraggiamento li accompagneranno e li sosteranno per tutta la vita”108.

  • Creiamo delle condizioni favorevoli

Abbiamo detto che non si può imporre al bambino l’amore per la lettura. Però possiamo creare le condizioni perché, prima o poi, la scintilla scocchi!


Come? Continuando a leggere insieme a lui o iniziando a farlo se prima non avevamo questa abitudine (anche i bambini meno attratti dai libri difficilmente diranno no a un’attività condivisa con mamma e papà). Assicurandogli che continueremo a leggere con lui anche quando lo vedremo leggere da solo: a volte i bambini temono che la lettura in autonomia segni la fine di una consuetudine che amano; conviene sottolineare che non è così, che leggeremo insieme finché lui lo vorrà. Lasciando a sua disposizione una buona scelta di libri. Facendoci vedere mentre leggiamo (per noi stessi). Mostrando il nostro entusiasmo nei confronti del libro che stiamo leggendo con lui o per noi. Parlando di libri, regalando libri e chiedendo il suo parere sul volume da acquistare per l’amico, il compagno di classe, il cuginetto. Frequentando la biblioteca. Riservando ai libri e alle storie uno spazio adeguato all’interno della nostra casa e della nostra quotidianità.


Non scoraggiamoci, ma soprattutto non stanchiamoci di preparare il terreno perché i semi della lettura condivisa sin dall’infanzia prima o poi sboccino in un positivo e duraturo rapporto di amicizia con i libri.


Un libro sul comodino, un libro sulla mensola, un libro sul divano (con buona pace dell’ordine perfetto)… ed ecco che un giorno o l’altro il bambino incuriosito ne prende in mano uno, lo sfoglia, ne legge qualche pagina…


  • Ognuno con i suoi tempi

Ricordiamo inoltre che non c’è un tempo prestabilito, una scadenza entro la quale tutti i bambini devono appassionarsi ai libri. Ognuno coltiverà questo interesse a modo suo, secondo il suo temperamento, con i suoi tempi.


Tra l’altro può accadere che lettori appassionati attraversino fasi di tiepidezza in cui la voglia di leggere si riduce o addirittura scompare. È normale, succede anche agli adulti. Quando la famiglia ha gettato solide basi e ci sono le condizioni favorevoli che invogliano alla lettura, si tratta solo di avere pazienza, prima o poi un libro tornerà a catturare la sua attenzione.

Un tempo per leggere

Chi ama leggere trova il tempo per dedicarsi a questa attività. Chi non ama molto leggere, in genere non ha tempo per farlo.


In effetti, pochi di noi ne avrebbero il tempo, visto che, per usare un’espressione di manzoniana memoria, siamo in “tutt’altre faccende affaccendati”109 ma, come scrive Pennac “la questione non è di sapere se ho o non ho tempo per leggere (tempo che nessuno, d’altronde mi darà), ma se mi concedo o no la gioia di essere lettore”110. Ovvero, se ami leggere, il tempo lo trovi. Il discorso cambia, però, quando si parla di bambini in età scolare. Se un adulto viene catturato da un libro e non riesce a riemergere dalle pagine fino a notte fonda, al mattino avrà forse bisogno di un surplus di caffè, ma potrà comunque affrontare la sua giornata. Un bambino al mattino presto deve andare a scuola e, più è piccolo, più ha bisogno di riposare in modo adeguato. Creare delle condizioni favorevoli alla lettura vuol dire anche garantire al bambino dei tempi ‘vuoti’, dei momenti durante la giornata, che lui possa dedicare ai libri.

Se un ragazzino ha un’agenda più fitta di quella degli adulti, tra scuola, sport e attività extrascolastiche e, una volta tornato a casa, viene assorbito da tivù, computer e videogiochi, i tempi per la lettura sono effettivamente risicati.


Il discorso dei ritmi di vita a volte troppo frenetici dei nostri bambini naturalmente è ben più ampio e complesso, ma possiamo dire che anche alla lettura gioverebbe un po’ di tempo libero e rilassato in più.

  • La noia, preziosa alleata

Spesso si pensa male della noia. Si ha l’impressione che i bambini debbano sempre avere qualcosa da fare per essere adeguatamente stimolati, istruiti, intrattenuti. Tendiamo a riempire il loro tempo, ci premuriamo di non lasciare spazi vuoti. Ma gli esperti di sviluppo infantile ci mettono in guardia: la noia, i tempi vuoti, servono e servono davvero tanto. Lo psicoanalista austriaco Bruno Bettelheim lo sottolineava già negli anni ottanta: “I condizionamenti della vita moderna e l’atteggiamento dei genitori derubano i nostri figli di quel bene prezioso costituito di lunghe ore, di giornate intere in cui pensare i propri pensieri, che è un ingrediente essenziale per lo sviluppo della creatività”111.


Nessia Laniado, esperta di psicologia, ricorda che i bambini hanno diritto a “giochi, carezze, spensieratezza e lunghi pomeriggi di pigre fantasie”112.


E ancora, Pennac, a proposito dei tanti corsi e delle tante attività extrascolastiche in cui viene impegnato il tempo libero dei bambini, scrive: “Nessunissima possibilità lasciata al più piccolo quarto d’ora di faccia a faccia con se stesso.


Guerra al sogno!

Dàgli alla noia!

La bella noia… Che rende possibile la creazione…”113


È in quei momenti liberi da impegni e attività, liberi dal fare, che la fantasia è sollecitata, che l’immaginazione può finalmente spiegare le ali e che, aggiungiamo noi, è più facile che il bambino o il ragazzino, allunghino la mano verso un libro.

Libri e televisione

In una società dove la maggior parte dei bambini è teledipendente, la proposta di spegnere il tubo catodico per raccontare una storia o leggere un libro risulta, nella sua semplicità, rivoluzionaria.

Silvia Vegetti Finzi


Computer, televisione, videogiochi. Sono numerose le attrattive tecnologiche che oggi si contendono tra loro e contendono alla lettura il tempo libero dei nostri bambini. Non credo che televisione e lettura si possano definire rivali, si tratta di mondi molto, molto diversi. E credo possa esserci spazio per tutti e due, se l’accesso agli intrattenimenti tecnologici è regolamentato dalla famiglia.

Non si tratta di vietare, attenzione. Ma di gestire con buon senso questi strumenti e di assumere un ruolo di guida per proteggere i bambini dagli eccessi: un’eccessiva esposizione alla televisione di fronte alla quale il bambino è un soggetto fortemente passivo, un uso eccessivo dei videogiochi a discapito di altre forme di gioco più creativo, un eccesso di sedentarietà che non favorisce il benessere psico-fisico114.


Ad ogni famiglia, il compito di individuare le proprie regole e spiegarle al bambino.


A proposito di televisione e lettura, la psicologa Anna Oliverio Ferraris scrive: “Un buon film può imprimersi nella memoria, fornire degli stimoli e degli spunti. Ciò accade soprattutto quando il regista è un artista. Nella lettura e nell’ascolto la mente deve, in più, costruirsi delle immagini mentali dei personaggi, dei paesaggi, delle situazioni: c’è un lavoro ulteriore, nell’ascolto, che stimola l’immaginazione e favorisce la costruzione di uno scenario interiore”115. Concorde la psicologa Silvia Vegetti Finzi: “Un cartone animato di buona fattura alimenta la fantasia, ma trasmette un cibo predigerito, un messaggio concluso; la narrazione orale invece suggerisce ma non satura, lascia all’ascoltatore il compito di rappresentare il contesto, di mettere in scena la situazione, di scegliere gli attori”116.


Valentino Merletti e Tognolini comprendono la limitazione ‘al minimo’ del tempo in cui la televisione rimane accesa, tra i fattori favorenti l’amore per la lettura117. Naturalmente, una gestione ragionata della televisione dovrebbe essere fatta a prescindere dalla lettura. Ed è importante non creare competizione tra libri e altri divertimenti che il bambino ama. Altrimenti rischiamo di ottenere l’effetto contrario, come ben chiarisce Gianni Rodari, elencando i modi per insegnare ai ragazzi a odiare la lettura: “…non mi pare che negare un divertimento, un’occupazione piacevole (o sentita come tale, che è lo stesso) sia il modo ideale di farne amare un’altra: sarà piuttosto il modo di gettare su quest’altra un’ombra di fastidio e di castigo”118.

Quindi l’approccio non sarà ‘spegni la televisione e leggi’, ma ‘spegni la televisione perché il programma che abbiamo deciso di seguire è terminato’ o perché il tempo che quotidianamente si può concedere alla tivù è finito.


Una volta spento il televisore e/o il gioco tecnologico, il bambino deciderà a quale attività dedicarsi, che non sarà necessariamente la lettura, ma potrebbe esserlo. Se invece la televisione è accesa per tutto il pomeriggio (o non ci sono regole per quanto riguarda l’utilizzo di videogiochi e computer), resta decisamente poco spazio per la ricerca di alternative.

Così favoriamo l’amore per la lettura

  • Leggiamo insieme al nostro bambino, anche quando è perfettamente in grado di leggere da solo.

  • Ascoltiamolo se ha voglia di leggerci qualcosa. O se ha voglia di leggere per un fratellino o una sorellina più piccoli.

  • Facciamo crescere la sua ‘biblioteca’ personale.

  • Coinvolgiamolo nella scelta e nell’acquisto di libri destinati a lui o da regalare a parenti e amici.

  • Leggiamo! Mostriamo il nostro amore per i libri.

  • Non insistiamo perché legga se e quando non ne ha voglia. Non rimproveriamolo perché non legge o non legge quanto noi vorremmo. E non critichiamo i suoi gusti in fatto di letture (di libri e/o fumetti).

  • Notiamo i suoi progressi di giovanissimo lettore. Non siamo avari di lodi.

  • Frequentiamo la biblioteca del quartiere.

  • Difendiamo il suo tempo libero, perché gli restino spazi e tempi da riempire con la lettura.

  • Regolamentiamo l’uso dell’apparecchio televisivo, del computer, dei videogiochi, perché possa dedicarsi anche ad attività più creative.

Leggere con bambini di età diversa

Quando in famiglia c’è più di un bambino, la lettura condivisa diventa un rituale ‘allargato’: non più solo il genitore e un figlio, ma il genitore che legge per due o più bambini. Se i bambini sono molto vicini di età è più probabile che apprezzino la stessa storia; se hanno tre o quattro anni (o più) di differenza, le esigenze letterarie saranno inevitabilmente diverse. Ciò non significa che non si potrà leggere tutti insieme, ma che si dovranno proporre testi adatti ad ognuno dei bambini.


E a livello ‘logistico’, come organizzarsi, ad esempio per la lettura della sera?


Alcune mamme riescono ad accontentare tutti leggendo prima una storia scelta dal bimbo più piccolo, che in genere è anche la più breve, e poi il libro scelto dal fratello maggiore. In pratica si leggono insieme le storie preferite di entrambi.

Molti libri illustrati per bimbi in età prescolare sono belli e interessanti anche per i bambini più grandi, inoltre, “un medesimo libro può essere ‘fruito’ a diversi livelli in diverse fasi della crescita”119.


Viceversa, l’ascolto di un libro ‘da grandi’, per il fratellino minore può essere l’occasione per cogliere nuovi vocaboli, seguire con entusiasmo qualche passaggio che ha destato la sua attenzione e poi magari perdere il filo se il testo è molto complesso e addormentarsi prima che la lettura serale sia conclusa…

Se però il libro scelto dal bambino più grande fosse troppo ‘forte’ per il piccolo, se il contenuto rischiasse di spaventarlo, allora sarà necessario posticipare la lettura a quando il fratellino minore si è addormentato. O, ancora, si potrà riservare il libro da grandi ai momenti in cui il piccolo non è in casa (ad esempio perché è alla scuola dell’infanzia) o è impegnato a giocare in un’altra stanza o in giardino.


Ancora una volta, il libro può essere uno strumento che unisce, la lettura diventa un’opportunità, l’opportunità di dedicare a ogni figlio qualche minuto di attenzione in esclusiva, di condividere i suoi interessi e fare qualcosa di importante con lui.

Altre famiglie si sono divise le letture: la mamma legge un libretto per il bimbo più piccolo, mentre il papà legge alcuni capitoli del romanzo preferito del fratello maggiore.


L’importante è non minimizzare le esigenze del figlio più grande, invitandolo ad ‘arrangiarsi’ visto che è in grado di leggere da solo. Leggere da soli è piacevole, ma come abbiamo già ribadito più volte, leggere insieme alla mamma o al papà, è altro, è condivisione, affetto, vicinanza. E di tutto questo il bambino continua ad aver bisogno anche se ha già imparato a leggere.

I NEMICI DELLA LETTURA

La lettura non si può imporre.

Non possiamo imporre a un bimbo di leggere. Cioè, possiamo farlo, ma cosa otterremo? Il nostro desiderio è che ami la lettura, non che legga qualche paginetta per farci contenti o perché glielo abbiamo ordinato.

I libri non si possono imporre

Nei primissimi anni di vita, lo abbiamo lasciato libero di scegliere i libri che più lo attiravano. Spesso era lui stesso a venire da noi con un libretto tra le dita e a chiederci di leggerlo e rileggerlo e rileggerlo… A volte eravamo noi a proporre alcuni libri e lui sceglieva quale desiderava in quel momento. Ottimo. Continuiamo così. Possiamo proporre, certo. Quel classico che secondo noi meriterebbe proprio di essere letto. O quell’autore che scrive in modo magistrale. O quel libro che per come conosciamo il nostro bambino potrebbe proprio piacergli. Ma poi, la scelta è sua. Perché? Per il solito discorso. Se leggere dev’essere un’occupazione piacevole, che senso ha imporre i nostri gusti letterari a un’altra persona? Io amo i romanzi fantasy; perché dovrei trascorrere le mie serate leggendo thriller che invece non mi piacciono?


Per lo stesso motivo, non ha molto senso insistere perché il bambino termini la lettura di un libro che proprio non l’ha catturato. Certo, potrà concedergli qualche pagina, possiamo spiegargli che ci sono libri un po’ lenti ad ‘ingranare’ i quali, superate le prime pagine, cambiano ritmo e diventano una lettura più piacevole, ma dire a una persona (bambino o adulto che sia) che deve per forza concludere un libro che lo annoia o non gli trasmette nulla… Perché dovrebbe farlo?


  • E non si possono vietare

Può capitare. Può capitare che il libro che ha chiesto in dono o che ha preso in prestito in biblioteca a noi sembri banale o poco interessante.


Ma se a lui piace… Avrebbe senso vietargli di leggerlo? Naturalmente non stiamo parlando di libri non adatti all’età dei figli e/o dal contenuto inadeguato (ad esempio perché troppo violento), in questo caso è ovvio che i genitori possano (e debbano) dire la loro. In tutti gli altri casi, lasciamolo leggere. Ci sarà tempo perché impari ad apprezzare romanzi più impegnati o autori più meritevoli. O anche no, dato che siamo tutti diversi, anche nella lettura.

Autorevole difensore della libertà e della capacità di scelta del bambino è stato Marcello Bernardi che rassicurava così i genitori: “È importante solo che il piccolo lettore possa scegliere. Non pensate ad altro, non interferite, non censurate. (…) Ma possono leggere proprio di tutto? Io credo di sì. In generale il bambino va a cercare ciò che gli serve, in qualsiasi campo, e non mi pare legittimo distoglierlo dalle sue scelte, né ostacolarlo, né imporgli qualche cosa. Ci sono ragazzini che concentrano la loro attenzione sul manualetto di istruzioni per l’uso del televisore o del computer, altri che si dedicano ai libri sugli animali, o di viaggi ed esplorazioni, di geografia e di storia, altri ancora che leggono storie fantastiche, vicende di mostri e vampiri, o racconti di avventure, moltissimi restano fedeli alla tradizione e divorano Cuore, Pinocchio, Piccole Donne e simili”120.

Fumetti, perché no?

Il discorso vale anche per i fumetti. Tra gli esperti di letteratura infantile su questo tema ci sono pareri un po’ discordanti. C’è chi li apprezza perché sono comunque uno strumento che avvicina il bambino o il ragazzino alla lettura e chi invece li accusa della scarsa propensione a leggere testi più impegnati.


Personalmente ho un passato di lettrice onnivora e ricordo di aver amato, ai tempi delle elementari, Nonna Papera e Paperon De’ Paperoni forse quanto Zanna Bianca, Robinson Crusoe e Il piccolo lord…


In genere i bambini che amano leggere leggono comunque un po’ di tutto: c’è la fase solo fumetti, ma c’è anche la fase volumoni di Harry Potter.

E se invece così non fosse? Se un bambino o un ragazzino leggono solo fumetti? In ogni caso non sarà proibendo la lettura dei giornalini che li si avvicinerà ai libri. Anzi. Tra i modi per far odiare la lettura ai bambini, Gianni Rodari cita proprio questo: presentare il libro come un’alternativa al fumetto. “Non c’è rapporto di causa ed effetto – scrive – tra la passione per i fumetti e l’assenza di interesse per le buone letture. Questo interesse evidentemente deve nascere da qualche altra parte, dove le radici dei fumetti non arrivano”121.


Quindi… lasciamo in pace i fumetti e, ancora una volta, creiamo le condizioni per stimolare la curiosità e l’interesse del bambino nei confronti di altri tipi di letture!

Riassunti, giudizi, quesiti…

I libri non sono stati scritti perché i giovani li commentino, ma perché, se ne hanno voglia, li leggano.

Daniel Pennac


Il tempo della lettura, scrivono Rita Valentino Merletti e Bruno Tognolini, deve essere: “libero, da ricatti e baratti, da distrazioni e costrizioni, da insincerità e superficialità, da rimproveri e divieti, da compiti e valutazioni”122.

Ovvero: quando un bambino legge, lasciamolo in pace. Non chiediamogli di riassumere, analizzare, commentare il testo. Se ha voglia di raccontarci la storia, bene, saremo felici di ascoltarlo. Così come possiamo chiedergli un parere personale, per sapere se il libro gli è piaciuto. Ma attenzione, stiamo parlando di normale dialogo tra genitore e bambino.


Non chiediamogli di più. A noi piacerebbe dover fare il riassunto scritto o l’analisi letteraria del romanzo che stiamo leggendo? O ancora, se dovessimo dimostrare a qualcuno più esperto di noi di aver letto con attenzione e di aver colto tutti i significati reconditi dell’opera?


Ai bambini e ai ragazzini questo succede spesso. A scuola, quando le insegnanti chiedono di compilare una scheda di lettura per ogni libro letto, ma a casa, no… non dovrebbe proprio capitare.

Ecco l’autorevole parere di Gianni Rodari a questo proposito: “(…) riassumere, mandare a memoria, descrivere le illustrazioni, ecc. Tutti questi esercizi moltiplicano le difficoltà della lettura, anziché agevolarle, fanno del libro un pretesto togliendogli ogni capacità di divertire, se originariamente ne possedeva, di commuovere se ne era capace, d’interessare se era concepito per interessare”123.

E la raccomandazione di Pennac: “Non erigere alcun bastione di conoscenze preliminari intorno al libro. (…) Non dare alcun compito. Nessun giudizio di valore, nessuna spiegazione del lessico, nessuna analisi testuale, nessuna indicazione biografica… Proibirsi assolutamente di ‘parlare intorno’. Lettura-regalo. Leggere e aspettare. Non si forza la curiosità, la si risveglia.


Leggere, leggere, e avere fiducia negli occhi che si aprono, nelle facce che si rallegrano, nella domanda che sta per arrivare e che provocherà altre domande”.

Rifiutarsi di leggere con lui

Ma quanti hanno la pazienza di leggere una favola ai figlioli, magari anche quando già sanno leggere da soli, o saprebbero ma sono pigri per farlo, o lo fanno abitualmente, ma pure hanno bisogno, di quando in quando, di non essere soli con la favola?

Gianni Rodari


Concludiamo questa riflessione sui nemici della lettura, tornando al punto di partenza: la lettura condivisa.


Rifiutarsi di leggere una storia per il nostro bambino, ricordandogli che sa leggere e quindi può farlo in modo autonomo. O rifiutarsi di rileggere la sua storia preferita. Ecco un modo per farlo disamorare della lettura.


Siamo partiti insieme in questa bellissima avventura. Tutto è iniziato sulle nostre ginocchia, quando quel bambino, quel ragazzino, era uno scricciolo piccino piccino. Sarebbe un vero peccato abbandonarlo lungo il sentiero dopo aver fatto tanta strada. Se il nostro bambino ne ha piacere, se leggere con noi è stato – ed è – così bello e così importante per lui, perché non farlo felice?


D’altronde lo sappiamo bene che quando un genitore legge insieme a un figlio non si tratta solo di lettura. C’è ben altro. Emozioni, sentimenti, desiderio di vicinanza.


E se è ormai un ragazzino? Be’, a maggior ragione, godiamoci questi momenti, perché con molta probabilità sono gli ultimi appuntamenti con la lettura condivisa, con questa caratteristica forma di vicinanza fisica ed emotiva, che resterà nei suoi ricordi, ma anche nei nostri (e di cui un giorno avremo nostalgia!).

  • … e di rileggere

Cosa leggiamo stasera? Ed ecco che il bambino ci porge, ancora, proprio quel libro, proprio quella storia che abbiamo già letto insieme almeno una decina di volte. Non potremmo cambiare? Certo, possiamo fare la nostra proposta, ma se lui ci tiene e vorrebbe proprio quella storia (che in questo periodo della sua vita è la ‘sua’ storia, quella di cui ha bisogno), be’… sarebbe meglio accontentarlo.


Secondo Pennac l’amore per la rilettura in età adulta, affonderebbe le sue radici proprio in quell’‘Ancora!’ di quanto eravamo piccini. Quell’‘ancora!’ che voleva dire prolungare un’esperienza piacevole, allungare il tempo trascorso sulle ginocchia di mamma e papà, poter ascoltare ancora per un po’ la loro voce rivolta a noi e a noi soli e, naturalmente, lasciarsi cullare da una storia amata…

Errori da evitare

  • Criticare le sue preferenze in fatto di libri e fumetti e imporgli le nostre scelte.

  • Rimproverarlo se non legge abbastanza. Criticarlo di fronte ad altre persone.

  • Insistere perché finisca un libro che non gli piace.

  • Quando legge chiedergli di analizzare, spiegare, dimostrare di aver compreso il testo.

  • Fargli interrompere un’attività per lui piacevole, perché ‘deve’ leggere.

  • Rifiutarsi di leggere insieme perché ormai è in grado di leggere da solo.

  • Rifiutarsi di rileggere le storie che il bambino ama perché le ha già ascoltate tante volte.

QUANDO IL BAMBINO DIVENTA UN RAGAZZINO

Insegnerai a Volare, ma non voleranno il Tuo Volo.
Insegnerai a Sognare, ma non sogneranno il Tuo Sogno.
Insegnerai a Vivere, ma non vivranno la Tua Vita.
Ma in ogni Volo, in ogni Sogno e in ogni Vita,
rimarrà per sempre l’impronta dell’insegnamento ricevuto.

Madre Teresa di Calcutta


Non c’è una data prestabilita, un’età uguale per tutti, che segna la conclusione della lettura condivisa. Ci sono bambini che non appena si sentono sicuri nella lettura individuale spiegano le ali e cominciano ad esplorare in autonomia i mille sentieri che si dischiudono al loro passaggio, quando lo sguardo si posa sulle pagine. Di libro in libro, arrivano lontano e non sempre si fermano ad aspettare mamma e papà. Qualche appuntamento con la lettura condivisa può rimanere, magari qualche pagina alla sera, per ritrovarsi dopo una giornata impegnativa e stare un po’ insieme. Ma sempre più spesso si mettono in viaggio da soli o prolungano il viaggio iniziato con il genitore, continuando là dove la mamma o il papà, stanchi e assonnati, hanno detto: “Per stasera basta”. È un processo fisiologico, che per fortuna in genere avviene in modo graduale, così che anche il genitore ha il tempo di abituarvisi.


Ma ci sono anche bambini che continuano ad apprezzare a lungo quel ritrovarsi insieme con un libro tra le mani. Bambini e ragazzini che prediligono l’aspetto della condivisione e trovano che eroi, avventure e mondi lontani siano più attraenti se accanto a loro ci sono la mamma o il papà. Anche questo è normale, e bello. Ogni bambino è diverso, ogni ragazzino è differente.


Noi, che quel bambino-ragazzino lo conosciamo bene, saremo felici di fare ancora un po’ di strada insieme, così come saremo felici poi, di vederlo spiccare il volo…

Dalla lettura condivisa alla condivisione di letture

I libri servono a capire e a capirsi…

Susanna Tamaro


In una famiglia dove la consuetudine di leggere insieme è stata a lungo coltivata, i libri continuano a rappresentare uno strumento di relazione e di comunicazione, anche quando il bambino si trasforma in un ragazzino, lasciandosi alle spalle i tratti caratteristici dell’infanzia.


Come succede per altri aspetti della relazione, anche l’abitudine della lettura si evolve e si trasforma, e dalla lettura condivisa si passa alla condivisione di letture. Ancora una volta i libri possono rappresentare un’occasione per confrontarsi, per muoversi su un terreno comune, per mantenere vivo il dialogo anche in una fase della crescita decisamente particolare. Durante l’adolescenza i figli vivono dei cambiamenti profondi e il cambiamento investe (e a volte travolge) anche la loro modalità di relazionarsi con il nucleo famigliare.

In un periodo in cui non è sempre facile comprendere i nuovi bisogni e le nuove esigenze di nostro figlio (spesso fatica a comprenderle lui stesso!), mantenere aperti dei canali di comunicazione diventa fondamentale.


I libri sono ottimi spunti per aprire un dialogo. Possiamo confrontarci a proposito del tale autore che abbiamo letto entrambi e/o chiedere l’opinione di nostro figlio su quel romanzo che ha appena terminato. Si può iniziare parlando di libri e poi finire a parlare di altro, di concetti, di situazioni, di valori.


Anche nel momento in cui dovesse sembrarci di avere davvero poco in comune con questo figlio che sta crescendo e sta prendendo le distanze dal bambino che era, i libri ci offrono una base comune, perché il loro è un linguaggio che abbiamo condiviso per anni e che può essere d’aiuto per ritrovarci.


Non solo. La lettura può essere d’aiuto anche per comprendere meglio nostro figlio, per conoscere i suoi gusti di giovanissimo, per scoprire cosa lo entusiasma e cosa, invece, lo annoia. Come? Condividendo le sue letture. Ad esempio, se è letteralmente innamorato di un certo scrittore, se si è appassionato a una saga… possiamo provare a leggere anche noi i romanzi che tanto apprezza. Anche se magari non è esattamente il nostro genere, il suo libro preferito può rivelarci qualcosa di lui.

Un tempo lo abbiamo messo a parte del nostro mondo, condividendo con lui i libri che più abbiamo amato nell’infanzia o che sono stati importanti per noi; ora la condivisione diventa reciproca. E arricchente. Per nostro figlio, ma forse – adesso – ancor più per noi perché, come ha scritto Kahlil Gibran, rivolgendosi ai genitori: “Potete dare alloggio ai loro corpi, ma non alle loro anime, poiché le loro anime dimorano nella casa del futuro, che voi non potete visitare neppure in sogno”124.

VOCI DI MAMME E PAPÀ

Leggiamo tantissimo, tutti i giorni, prima di andare a dormire. Ho sempre letto per Jonathan perché non poteva leggere da solo e a forza di ascoltarmi ha compensato le difficoltà di lettura. Ho letto a Camilla da quando aveva pochi mesi. Mentre il fratello faceva logopedia noi eravamo lì ad aspettarlo con una decina di libri da leggere e osservare. Non c’è una festa in cui non venga regalato almeno un libro, non c’è giornata di acquisti in cui non si passi in libreria. I libri sono una cosa meravigliosa, un dono prezioso. I genitori di bambini con DSA125 leggano tanto per i figli, leggano non solo i libri di scuola, leggano storie piene di avventure perché tutti i bambini hanno diritto di ascoltare e non c’è un’età in cui valga la pena smettere di leggere ai figli.

Francesca, mamma di Jonathan, 9 anni, e Camilla, 5 anni

In casa nostra siamo dei gran lettori e le nostre bambine hanno sempre potuto familiarizzare coi libri fin dai primi mesi. La mia esperienza da bambina è stata molto negativa. Vedevo i libri soltanto come un ‘obbligo scolastico’. Verso l’adolescenza ho cominciato spontaneamente ad essere attratta dai libri e a leggerne qualcuno d’estate. Ho cominciato e sceglierli io e non a dover leggere per forza ciò che era stato deciso da qualcun altro. Col tempo la lettura è diventata una vera passione e quando sono diventata mamma ho cercato di trasmettere questo interesse alle mie bambine. Ricordo che Bianca a un anno sfogliava i suoi libri e diceva: “Bla, bla, bla, bla” seguendo col ditino le righe scritte! All’ingresso al nido le maestre si sono sorprese di come a diciotto mesi scegliesse i libri e si appartasse a leggerli a modo suo: per me è stata una grande soddisfazione. Ora che Bianca ha frequentato la prima elementare posso dire che ha accettato molto bene il cambiamento dall’asilo e che finalmente può leggere da sola i suoi libri con grande soddisfazione!


Da psicologa penso che il libro sia un ottimo veicolo di relazione fra genitori e figli. Senza bisogno di altro, leggere un libro coi propri bambini aiuta a stare insieme in tranquillità e a stimolare la fantasia di tutti!

Alessandra, mamma di Bianca, 7 anni, e Irene, 3 anni


Leggo storie tutte le sere da quando la mia prima bimba aveva due anni: lo trovo un momento speciale di tutta la famiglia, a cui di solito partecipa anche mio marito. Il piccolo non sembra apprezzarlo più di tanto ma ascolta, la grande invece lo adora e credo che questa consuetudine l’abbia aiutata molto al suo ingresso alla scuola primaria, infatti legge molto bene! Quando doveva leggere per compito e a scuola, lo faceva molto volentieri, rispettando la punteggiatura e cambiando toni di voce da un personaggio all’altro. Giorgia diceva che lei quando c’era il punto si fermava e i suoi compagni no: ne ho dedotto l’abbia imparato da come le leggo io! Inoltre, ha sviluppato una fantasia molto fervida, lo aveva notato anche la sua maestra della scuola materna.


Ah, penso che sia rilevante anche il fatto che li porto spesso in biblioteca e ovviamente vengono a casa con un libro o due ogni volta. Anche all’asilo c’era l’angolo della biblioteca e a Giorgia è sempre piaciuto, sceglieva sempre le stesse favole, storie di un coniglietto che spiegava le sue emozioni, ogni libro un’emozione nuova.

Rossana, mamma di Giorgia, 7 anni, e Lucas, 2 anni


Abbiamo letto libri tattili, profumati, di carta, di stoffa, di plastica (quelli acquatici per intenderci), con le finestrine e le sorprese. Molti sono stati regalati da Babbo Natale e Santa Lucia, da sempre portatori di un gioco e di uno o due libri, molti sono stati doni di compleanno, molti sono stati acquistati in occasione di un giro in libreria. Abbiamo frequentato spesso anche la biblioteca, sia restando lì a leggere sia portando a casa i libri.


Alice adora semplicemente leggere e il suo genere preferito è il fantasy, ma le piace leggere anche altro. Francesca per tutta la classe prima ha avuto problemi di lettura, nel senso che non aveva una lettura scorrevole, e quando è così leggere non è un piacere. Ora va molto meglio, io leggo ancora con lei, ma comincia a voler leggere da sola sempre più spesso.

Anna, mamma di Alice, 11 anni, e Francesca, 7 anni


Mio figlio frequenta la prima elementare. Già dalla fine dell’asilo ha iniziato a leggere le singole parole e poi nel giro di pochi mesi ha cominciato ad avere una lettura fluente e abbastanza scorrevole. Ma facendogli qualche domanda mi sono resa conto che effettivamente non sempre capiva quello che stava leggendo o comunque non del tutto. Così al momento della lettura serale, prima di andare a letto, ho iniziato a far leggere direttamente lui, mentre io e il fratellino stiamo ad ascoltarlo. In questo modo Davide può chiedermi il significato delle parole che non capisce e soprattutto, stuzzicato dalle mille domande del fratellino è comunque obbligato a stare più attento anche al significato di quello che legge. Sono bastate poche settimane e ora abbiamo un piccolo lettore da manuale (il fratellino comunque non ha alcuna intenzione di smetterla con le domande…).

Anna, mamma di Davide, 6 anni, e Riccardo, 4 anni


Noi abbiamo due maschietti di 3 e 8 anni e ogni sera c’è la “discussione” su cosa leggere perché ovviamente hanno gusti un po’ diversi. Tendenzialmente lasciamo la scelta a loro che, a turno, una sera per uno (più o meno), ci chiedono di leggere i loro libri preferiti. Il grande è appassionato di Geronimo Stilton, anche se io e la mamma cerchiamo di inframezzare ogni tanto con Pinocchio o altri romanzi un pochino più impegnativi. Il piccolo adora le filastrocche con i disegni di Tony Wolf e in generale le fiabe della buonanotte con i cuccioli. Il rito della lettura serale è molto importante per tutta la famiglia ed è davvero raro che si salti…

Gianfranco, papà di Andrea, 8 anni, e Diego, 3 anni


Da quando sono cresciuti, la postazione di lettura, per lo più serale, è il divano. Io o il papà al centro, loro ai lati con la testa spesso appoggiata alla mia spalla.


Col passare del tempo, certe vicende o certe espressioni che abbiamo trovato nei libri sono entrate a far parte del lessico famigliare. Ad esempio, qualche giorno fa, Davide per dirmi che aveva fatto un incubo, mi ha detto: “Mamma stanotte mentre dormivo qualcuno mi ha soffiato un troglogoblo”, espressione che usa il “GGG” di Roald Dalh. E ce ne sarebbero tante di queste espressioni che mi sono care perché parlano della nostra intimità famigliare che si è mescolata con le storie che abbiamo letto in questi anni.

Carla, mamma di Miriam, 9 anni, e Davide, 7 anni


Sto leggendo con loro il primo libro di Harry Potter. Parola dopo parola li accompagno in un mondo di avventure emozionante e fantastico. Sono lì con loro, pregusto le loro emozioni, le vivo con loro arricchendo le mie. La prima volta che Harry è salito su una scopa, non vedevo l’ora di portarli lì per aria, di salire sulla scopa insieme a loro. “Ragazzi stasera prendiamo quota” pensavo fra me. Wow! Bello!

Anna, mamma di Alessandro, 9 anni, e Lorenzo, 5 anni


Da piccola ero una lettrice compulsiva, e col tempo non sono migliorata. Conservavo i libri della mia infanzia e coltivavo nel cuore il grande desiderio di poter condividere con le mie figlie, un giorno, le emozioni che mi avevano dato. A Sofia sono sempre piaciuti tanto i libri, fin da piccolissima. Ora ha da poco compiuto otto anni e vederla spalmata sul divano per un intero pomeriggio a leggere un libro mi rende felice. E, dopo averlo letto, va a leggerlo a Silvia, che ancora non sa leggere. Ogni tanto le trovo accucciate in un angolo, immerse in qualche mondo fantastico costruito intorno a loro dalle parole di un libro, rese reali dalla voce della mia bambina.

Giovanna, mamma di Sofia, 8 anni, Silvia, 6 anni, Anita, 2 anni


Quando erano piccoli alla sera io preferivo cantare per loro, ma spesso erano i bambini stessi che mi chiedevano di leggere. E allora ecco che mi impegnavo a interpretare al meglio il testo, variando voci e toni, in base ai personaggi e alle situazioni.


Oggi Giorgia è una lettrice “forte”, legge davvero un sacco. Matteo chiede libri in regalo a Natale e per il suo compleanno e legge, legge, legge… Marco, dipende, se un libro gli piace può finirlo in un giorno (o in un pomeriggio!), ma non prende l’iniziativa di andare a cercarsi un libro, devo essere io a dirglielo. Anche Gaia deve essere un po’ stimolata, poi però è contenta, leggere le piace e quest’anno, nella sua classe, è la bambina che ha letto più libri.


Io ho sempre cercato di aiutarli portandoli spesso in biblioteca. E a favorire l’amore per la lettura credo sia stato vedere che in casa si legge e il fatto di aver tenuto spenta la tivù (quest’ultima cosa secondo me è molto importante!).

Monica, mamma di Giorgia, 18 anni, Marco 15, Matteo 13, e Gaia, 10


Con Matteo non esiste più il “mamma me lo leggi”, ma di solito questo è il dialogo: “Matteo, sto leggendo un libro, senti come è bello questo passaggio” e così inizio a leggere, in lui nasce la curiosità, fa domande sulla storia e il tutto finisce con “Eh, quando hai finito me lo presti” oppure “Sì, mi sa che lo leggerò”.


Oppure altra scena. Matteo rovista fra i libri e chiede: “Mamma com’è questo libro?”. Io racconto, riassumo, abbellisco e lui decide se può essere adatto a lui oppure no.

Rosa, mamma di Matteo, 13 anni, e Andrea, 9 anni

CONSIGLI DI LETTURA

  • Pennac D., Come un romanzo, Feltrinelli, 2003

  • Denti R., Come far leggere i bambini, Editori Riuniti, 1982

  • Denti R., Lasciamoli leggere. Il piacere e l’interesse per la lettura nei bambini e nei ragazzi, Einaudi, 1999

  • Denti R., Pitzorno B., Ziliotto D., 100 Libri, Salani, 1999

Me lo leggi?
Me lo leggi?
Giorgia Cozza
Racconti, fiabe e filastrocche per un dialogo d’amore con il nostro bambino.Idee e suggerimenti per favorire la pratica della lettura condivisa, strumento prezioso per rafforzare il legame con il bambino nei primi anni di vita. La voce della mamma è capace di produrre effetti significativi già durante la gravidanza: il bambino nella pancia si sviluppa immerso nel liquido, ma anche nei suoni, che dopo la nascita sono fortemente ricercati. La parola che diventa voce è la base della comunicazione e della relazione umana, e per il bambino rappresenta un’esperienza che dà ordine e senso alla realtà. Leggere è anche il migliore antidoto alla televisione, principale fonte di “comunicazione” passiva e unidirezionale della nostra epoca. Me lo leggi? parla di fiabe, filastrocche, storie e leggende, lette e rilette migliaia di volte o inventate sul momento, raccontate, intonate, sognate, cantate, con la voce e con il cuore per narrare a nostro figlio la storia più importante, quella del nostro amore per lui. Gli articoli scientifici, i pareri degli esperti (psicologi, pediatri, pedagogisti) e i tantissimi suggerimenti pratici proposti da Giorgia Cozza rispondono a tutti quegli interrogativi che spesso i futuri e i neo-genitori si pongono: cosa sente il bimbo nel pancione? perché è importante leggere e raccontare storie sin dai primi mesi di vita? possiamo favorire l’amore per la lettura in età scolare? Le coppie di genitori intervistati raccontano l’importanza che le storie e i racconti hanno avuto nella crescita serena e felice dei propri figli, perché quando un papà o una mamma legge o racconta, quella che si crea è una situazione di intenso benessere: il bambino, infatti, non assapora solo la storia narrata, ma anche l’attenzione esclusiva che in quei frangenti gli riserva il genitore.Inoltre, le fiabe e i racconti lo aiutano a comprendere meglio la realtà che lo circonda e i suoi stessi sentimenti, le sue emozioni e le sue paure. Questi momenti di lettura e di racconto non dovrebbero avere alcuno scopo didattico, ma semplicemente quello di vivere momenti felici insieme con i nostri figli e di tessere legami forti con loro.La lettura condivisa è parte integrante di uno stile di accudimento basato sul contatto e sulla prossimità, in grado di favorire serenità e sicurezza nei complessi e delicati primi anni di vita. Una ricca raccolta di filastrocche e ninne-nanne rende questo libro uno strumento ancor più completo e prezioso per tutti i genitori per mettere a fuoco importanti concetti che riguardano la relazione con il bambino, il suo sviluppo emotivo e cognitivo, la costruzione della sua personalità e di conseguenza del suo futuro. Conosci l’autore Giorgia Cozza è una mamma-giornalista, specializzata nel settore materno-infantile, autrice di libri per bambini e numerosi manuali per genitori, divenuti un importante punto di riferimento per tante famiglie in Italia e all’estero.È stata relatrice in numerosi congressi per genitori e operatori del settore e ospite di trasmissioni televisive per rispondere a quesiti legati all’accudimento dei bimbi e a uno stile genitoriale ecocompatibile.