capitolo i

Voce che ama:
leggere, cantare, raccontare

Tocco e parola: ecco la chiave magicaper aprire il cuore di ogni bambino.

Elena Balsamo

I libri sono l’alimento della giovinezza e la gioia della vecchiaia.

Marco Tullio Cicerone

Sin dai primissimi istanti di vita, il neonato mostra la sua predilezione per la voce materna. Una predilezione che viene da lontano, che affonda le sue radici nei mesi dell’attesa, quando quella voce gli ha tenuto compagnia, lo ha cullato, accarezzato, fatto sentire amato.


Nei primi mesi di vita, il bimbo è affamato di parole, di contatto, di amore. La voce dei suoi genitori, l’affetto che risuona nelle loro parole, è per ogni piccino una fonte di profondo benessere, un nutrimento per la mente e per il cuore. Le madri lo sanno, l’hanno sempre saputo. E da che mondo è mondo, accompagnano i loro bambini nel sonno con una ninnananna, lo intrattengono durante il giorno con le rime di una filastrocca. Rime antiche e sempre nuove, che fanno parte della tradizione orale di tutte le culture. I bimbi le amano, non si stancherebbero mai di ascoltarle. Merito della musicalità delle parole e del ripetersi delle strofe e, sopra ogni cosa, merito della voce dei genitori, che è uno strumento potente: tranquillizza, rassicura, è una promessa di vicinanza e di costante affetto.

Nel suo libro Sono qui con te, la pediatra Elena Balsamo spiega: “Il contatto non avviene solo attraverso la pelle. Si può toccare anche attraverso la parola. Non per nulla esistono nella nostra lingua espressioni come «parole toccanti, parole che toccano il cuore». La voce, al pari del gesto, può compiere un vero e proprio massaggio al bambino che ne percepisce la vibrazione. La parola detta o ancor meglio cantata è una sorta di carezza per il cucciolo d’uomo, per il quale la comunicazione è uno dei bisogni primari”1.

Negli anni dell’infanzia il bambino continua ad aver bisogno di quella voce: i momenti trascorsi con mamma e papà sono momenti preziosi, tutti, ma in modo particolare quelli dedicati alle fiabe, alle favole, alle storie lette, raccontate, inventate lì per lì.


Tra le braccia dei genitori o seduti accanto a loro, con un libro tra le mani o sulle ginocchia, i bambini assaporano la gioia di un’attenzione esclusiva, vivono una situazione di intensa condivisione, un profondo scambio affettivo.

Parlare ai nostri bimbi, cantare per loro, raccontare, leggere significa creare e coltivare quel dialogo d’amore che può avere inizio ben prima della nascita e che è destinato a crescere ed evolversi con il trascorrere dei mesi e degli anni, espressione e rinforzo del legame che unisce genitori e figli.

Una tradizione da custodire

Fin dalle epoche primordiali, la trasmissione orale del sapere e delle tradizioni è stata una costante che ha accompagnato l’uomo nel lento svolgersi dei secoli.


Lo spiega bene Roberto Denti2, libraio per ragazzi e scrittore3: “Di generazione in generazione, le conoscenze e le esperienze si tramandavano attraverso il racconto di storie e situazioni tipiche. Fatti e vicende che risalivano a epoche remote e che esprimevano insegnamenti e indicazioni valide non solo come regole di vita, ma anche come segno di speranza in una vita migliore.

Di bocca in bocca, di padre in figlio, le storie si ripetevano e si arricchivano di particolari ricavati da esperienze sempre nuove, di regioni e popoli anche molto diversi”.


Raccontando si istruivano i piccoli, si tramandavano conoscenze, si insegnava ciò che era giusto e ciò che era sbagliato. Di generazione in generazione, gli anziani custodivano la memoria di ciò che era stato e lo consegnavano ai membri più giovani della famiglia grazie al racconto. In molte culture questa tradizione è tuttora la norma, ma nella società occidentale ci sono ancora tempi e spazi per raccontare?


Non è nostra intenzione e non avrebbe senso rimpiangere i tempi che furono, però può essere utile fermarsi a riflettere sui tempi che sono. I bambini del duemila hanno ancora bisogno di ninnenanne, filastrocche, racconti e fiabe, esattamente come tutti i bimbi che li hanno preceduti. I moderni intrattenimenti, dalla televisione al computer ai giochi tecnologici, possono affiancarsi, se la famiglia lo desidera, alla consuetudine di narrare, cantare, leggere per i nostri bambini, ma non possono in alcun modo rimpiazzarla.


Perché è di parole, di relazione, di condivisione emotiva che i bambini hanno bisogno. Quando sono piccolissimi, per costruire una personalità equilibrata e sicura; negli anni dell’infanzia, perché il tempo trascorso con mamma e papà resta per loro il tempo più prezioso; nel periodo delicato dell’adolescenza, perché la trasformazione da bambino a giovane adulto necessita della presenza discreta ma incoraggiante dei genitori.


In una società che va di corsa come la nostra, in cui le madri devono destreggiarsi tra impegni famigliari, sociali e professionali e il tempo da dedicare ai propri bambini spesso non è quello che si vorrebbe, la consuetudine di raccontare e/o leggere diventa ancora più preziosa. Rappresenta infatti l’opportunità per stare insieme in un modo speciale e, grazie alle pagine di un libro, condividere emozioni, trasmettere valori, spiegare situazioni e punti di vista (quanti spunti di riflessione e confronto in ogni libro!) e soprattutto ricordarsi a vicenda quanto ci si vuole bene.

Storie da leggere, inventare, raccontare

È meglio leggere, raccontare o inventare le storie per i nostri bambini? La risposta a questa domanda naturalmente non c’è. Ogni genitore è diverso, ogni bimbo è diverso e quando si parla di relazione genitori-figli (poiché come abbiamo visto, prima ancora che di fiabe e filastrocche, stiamo parlando di legami affettivi) non ci sono regole prestabilite!


Tra l’altro, la lettura ad alta voce, il racconto, il canto, sono tutte consuetudini molto gradite al bambino: non si possono fare classifiche, sarebbe come dire se valgono più i baci, gli abbracci o le carezze.

“La lettura ad alta voce – scrivono Rita Valentino Merletti, nota esperta di letteratura per l’infanzia, e lo scrittore Bruno Tognolini – conduce più direttamente a un interesse per la lettura, abitua al contatto con il libro, rende famigliari le modalità della lingua scritta”4. Raccontare storie è un’attività meno direttamente legata allo sviluppo di capacità mentali che favoriscono il rapporto con la lettura, ma aiuta “l’instaurarsi di un clima di amicizia e di condivisione, molto utile per stimolare nei bambini stessi il desiderio di raccontare e/o raccontarsi”5.
Ogni mamma, ogni papà coltiverà la consuetudine più vicina al suo sentire. C’è chi conosce molte fiabe e/o le ricorda dall’infanzia e non vede l’ora di condividere con il suo bambino le storie e i personaggi che ha amato. C’è chi ha tanta fantasia e, a seconda dell’occasione e del momento, improvvisa storielle e racconti. C’è chi ama i libri e attende con gioia l’appuntamento quotidiano con la lettura ad alta voce per sfogliare dei bei testi illustrati e scoprire nuove storie. E, naturalmente, nulla vieta di sperimentare tutte queste opportunità…

PERCHÉ LEGGERE AI BAMBINI?

Parla a tuo figlio.
Hai un potere di umana magia nella gola, unico eppure comune: perché ne sei avaro?
Parla con lui, con lei.
E se non sai cosa dire, ci sono sorgenti di parole giuste che son fatte per questo: leggi un libro.

Bruno Tognolini, Rita Valentino Merletti

Numerosi studi dimostrano che la consuetudine di leggere ad alta voce ai bambini in età prescolare ha una profonda influenza sia dal punto di vista della relazione con i genitori, sia dal punto di vista emotivo e cognitivo.


“GenitoriPiù”, un progetto nazionale del Ministero della Salute, ha inserito la lettura tra le “semplici azioni di dimostrata efficacia” per prendersi cura del proprio bambino e della sua salute, insieme all’allattamento al seno, all’abbandono del fumo, alla promozione della sicurezza a casa e in auto6. Insomma, leggere fa bene.


Ma leggere ai nostri bambini è prima di tutto… un gesto d’amore!

Leggo perché ti voglio bene

L’amore che proviamo per i nostri bambini è tanto grande che non ci sono parole per descriverlo. Loro lo respirano, lo vedono, lo sentono, e grazie a questo amore crescono sereni e fiduciosi. Tra i mille modi con cui i genitori possono esprimere il loro affetto, la lettura condivisa è forse uno dei più ‘potenti’. Quando la mamma e il papà prendono il loro bambino tra le braccia o, se è più grandicello, si siedono accanto a lui, con un libro tra le mani, si crea una vicinanza affettiva molto forte.

I libri creano e smuovono emozioni, emozioni che così vengono scoperte, affrontate, vissute insieme. A questo proposito Rita Valentino Merletti scrive: “L’incontro sul terreno dell’immaginario, la relazione intensamente affettiva che si viene a creare nel momento in cui l’adulto acconsente di entrare in uno spazio di creatività, rimane, nell’esperienza del bambino, un momento di incancellabile pregnanza”7.

Accompagnarlo nei suoi primi passi nel magico mondo dei libri è un dono per il bimbo, ma anche per i suoi genitori. A loro è infatti offerta l’opportunità tanto preziosa quanto rara di ritrovare, nello sguardo incantato del proprio piccino, le emozioni genuine, lo stupore, la gioia dell’infanzia.


Il genitore narra piccole storie di ogni giorno e avventure incredibili, gesta leggendarie di coraggiosi eroi e pasticci divertenti di cuccioli un po’ buffi, ma quando legge per il suo bambino racconta prima di tutto un’altra storia, la più importante: quella del suo amore per lui.

Momenti speciali, ricordi preziosi

Guardiamo i nostri figli e ci domandiamo quale giorno, quale frase, quale avventura, rimarrà registrata nella loro memoria per sempre, quali dolori rimarranno inchiodati alla loro anima e quale allegria conserveranno come un tesoro.
I giorni più felici di tuo figlio stanno per arrivare. Dipende da te.

Carlos González


Quando mamma o papà leggono, la situazione che si viene a creare è molto piacevole sia per loro, sia per il bambino. Per i genitori quello della lettura rappresenta un momento rilassante: i bimbi sono tranquilli e silenziosi, c’è una situazione di quiete. E i bambini apprezzano moltissimo la vicinanza fisica, il fatto di stare in braccio al genitore o seduti accanto a lui e l’attenzione esclusiva di cui godono in questi momenti. Infatti, mentre legge, l’adulto non si può distrarre e non si può dedicare ad altre attività (come può invece accadere nei momenti di gioco) e il bambino sente di averlo tutto per sé.

“E se guardate gli occhi scintillanti di vostro figlio – scrive la psicologa Anna Oliverio Ferraris – vi renderete conto, senza ombra di dubbio, che anche voi in quei momenti siete al centro del suo mondo”8.


Gianni Rodari parla di “promozione del libro da mero oggetto di carta stampata a intermediario affettuoso, a momento della vita”9.

Durante la lettura, inoltre, adulto e bambino condividono le stesse emozioni e gli stessi pensieri, si può ridere insieme di fronte a un’immagine o a una parola particolarmente buffa o provare tristezza e paura. Anche le emozioni negative che un racconto può suscitare rappresentano un’opportunità importante: il bimbo, infatti, riesce ad affrontarle con più serenità grazie alla presenza rassicurante e protettiva del genitore. Questi momenti sono preziosi per rinforzare il legame affettivo che unisce genitori e figli e per consolidare nel bambino la sensazione di essere amato e quindi la fiducia in sé stesso e in quanti lo circondano. Momenti talmente preziosi da restare nella memoria e nel cuore per sempre. Se provate a chiedere a persone adulte di rievocare qualche ricordo felice dei tempi dell’infanzia, molto probabilmente vi racconteranno di quando un genitore o un nonno narravano o leggevano fiabe e favole per loro.

Tanti benefici per lo sviluppo cognitivo

Abbiamo visto che quelli dedicati alla lettura ad alta voce possono essere momenti molto piacevoli. Momenti che contribuiscono alla costruzione di una personalità serena e sicura di sé. Ma numerosi studi hanno evidenziato che la lettura ad alta voce in tenerissima età (a partire dai sei mesi circa) comporta anche tanti benefici a livello cognitivo. Vediamoli insieme.


Se quella della lettura rappresenta una consuetudine, si crea nel bimbo l’abitudine all’ascolto, si sollecitano la sua immaginazione e la sua curiosità e pian piano i suoi tempi di attenzione si allungano.

Ascoltando i racconti dell’adulto il linguaggio del bambino e la sua comprensione verbale si ampliano, grazie ai nuovi termini che vanno ad arricchire il suo vocabolario10 e la struttura sintattica delle frasi11.


Viceversa, si è visto che quando in famiglia mancano stimoli adeguati alla lettura e allo scambio verbale che si crea leggendo, i bambini entrano alla scuola dell’infanzia con un linguaggio meno sviluppato (usano frasi più corte, possiedono un vocabolario più limitato e sanno mantenere l’attenzione per un tempo più breve)12.


Grazie alla lettura ad alta voce si consolida anche l’intelligenza narrativa, ovvero la capacità di organizzare il pensiero in termini narrativi secondo sequenze logico-temporali.


Recenti studi hanno inoltre dimostrato un collegamento tra questa consuetudine e, raggiunta l’età scolare, un apprendimento più rapido e meno difficoltoso della lettura13. La lettura ad alta voce favorisce, difatti, lo sviluppo di una serie di prerequisiti necessari per l’apprendimento della lettura e della scrittura, quali la consapevolezza fonologica, ovvero la capacità di percepire e riconoscere i suoni che compongono le parole, e la conoscenza delle convenzioni della scrittura (da sinistra a destra e dall’alto in basso, ecc.).


La confidenza con il linguaggio letterario, più preciso rispetto al linguaggio parlato, e la dimestichezza con i ritmi narrativi che caratterizzano le storie lette dai genitori, in età scolare possono favorire anche la produzione scritta, aiutando il bambino a esprimere pensieri, descrivere e raccontare eventi, sviluppando dei testi ricchi e ben strutturati.


Inoltre, sottolinea la psicoterapeuta Isabelle Fox, il bambino che “impara a gradire l’ascolto della lettura da parte del genitore avrà minori difficoltà di concentrazione più avanti, quando a scuola dovrà imparare a prestare ascolto agli insegnanti”14.


Per tutti questi motivi, la consuetudine di leggere ai più piccini può essere considerata anche una forma di prevenzione nei confronti dell’insuccesso e quindi dell’abbandono scolastico.


E dopo… “La lettura condivisa quotidianamente rappresenta lo strumento più ricco di promesse per formare individui che, terminato l’obbligo scolastico, continueranno ad essere ‘studenti’ – scrive Valentino Merletti –. Continueranno a cercare, tra le pagine di un libro, la possibilità di ampliare i propri orizzonti, di uscire dal quel provincialismo, da quella gabbia ristretta entro cui sta prigioniero chi pone (o accetta passivamente) limiti al proprio divenire”15.

Insieme nel magico mondo della lettura

…eravamo il suo romanziere, il narratore unico grazie al quale ogni sera lui si infilava nel pigiama del sogno prima di scomparire sotto le lenzuola della notte.
O meglio, eravamo il Libro.

Daniel Pennac


E, infine, ricordiamo uno degli aspetti forse più importanti: un bambino che muove i primi passi nel magico mondo dei libri accompagnato dai genitori, associa all’esperienza della lettura le sensazioni positive che ha vissuto con mamma e papà.


Sedersi vicini e sfogliare un libro illustrato, osservare le immagini, indicare un particolare al proprio piccino e spiegargli il significato di un disegno. E poi, man mano che il bimbo cresce, leggere per lui dei brevi racconti, adatti alla sua età e alla sua capacità di comprendere. Quale modo migliore per far scoprire al proprio bambino la bellezza della lettura?

A questo proposito Anna Oliverio Ferraris scrive: “Questo clima che voi avete creato ha anche il potere di generare un legame tra il bambino e il libro. La parola libro diventa fonte di piacere. La vista, l’odore e le sensazioni generate dai libri saranno per sempre legate a quelle sensazioni di calore, sicurezza e piacere che voi siete riusciti a suscitare in una fase della vita di forte recettività e di grande fiducia negli adulti”16.

Il rapporto quotidiano con il libro, la familiarità con il tempo lento e quieto della lettura, costituiscono la premessa ideale per sviluppare nel bambino l’interesse e la gioia di leggere. Un dono prezioso da trasmettere ai nostri figli!


E per i genitori, c’è la consapevolezza di esserci stati, di aver vissuto insieme al proprio bambino i primi viaggi lungo i sentieri della fantasia, c’è la gioia di averlo accompagnato, portato per mano alla scoperta degli infiniti mondi nascosti tra le pagine di un libro. Ogni bambino una volta cresciuto, continuerà il suo viaggio da solo: il sentiero che gli è stato mostrato si sviluppa davanti a lui, libro dopo libro, ed è lungo una vita intera.


Sarà bello ricordare di aver fatto un pezzetto di strada insieme, per loro e per noi.

La lettura condivisa sin dal primo anno di vita

  • Crea l’abitudine all’ascolto

  • Aumenta i tempi di attenzione

  • Accresce il desiderio di imparare a leggere

  • È un’esperienza molto piacevole per l’adulto e il bambino

  • Calma, rassicura e consola

  • Rafforza il legame affettivo tra chi legge e chi ascolta

(Dal sito dell’AIB, Associazione Italiana Biblioteche)17

NATI PER LEGGERE

Nel 1999, per iniziativa dell’Associazione Culturale Pediatri (ACP), dell’Associazione Italiana Biblioteche (AIB) e del Centro per la Salute del Bambino (Onlus per la formazione, ricerca e servizi per la maternità, infanzia e adolescenza) in Italia ha preso il via il progetto nazionale “Nati per Leggere” che, grazie alla collaborazione di pediatri e bibliotecari, si pone l’obiettivo di promuovere la lettura ad alta voce ai bambini, sin dai primi mesi di vita.


Negli ultimi anni, le iniziative collegate a questo progetto, che hanno coinvolto famiglie, scuole ed enti locali, si sono moltiplicate su tutto il territorio nazionale e molti bimbi hanno imparato ad amare la lettura grazie a un gesto d’amore: un adulto che legge per un bambino.

Un progetto condiviso da pediatri e bibliotecari

I bambini che crescono in una famiglia dove quella della lettura ad alta voce è una consolidata abitudine, hanno maggiori probabilità di sviluppare in futuro un forte interesse per i libri; sono agevolati, una volta iniziata la scuola, nell’imparare a leggere e hanno ricevuto un surplus di sicurezza, amore e attenzione da parte di mamma e papà.

Il progetto “Nati per Leggere” si ispira a iniziative simili avviate all’inizio degli anni novanta negli Stati Uniti (Born to read e Reach out and read) e nel Regno Unito (Bookstart). L’intento dell’esperienza americana, pioniera nel settore, era quello di aiutare i bambini appartenenti a famiglie svantaggiate dal punto di vista socio-culturale: si è visto infatti che la consuetudine di leggere ai più piccini rappresenta una forma di prevenzione nei confronti dell’insuccesso e quindi dell’abbandono scolastico18.
L’assunto di base di “Nati per Leggere” è il diritto del bambino a ricevere occasioni di sviluppo cognitivo e affettivo, e il segreto della sua buona riuscita è la collaborazione tra pediatri e bibliotecari. Ai pediatri di famiglia è infatti affidato il compito fondamentale di spiegare ai genitori l’importanza della lettura come buona pratica per la crescita del bambino, mentre i bibliotecari partecipano all’iniziativa mettendo a disposizione spazi e raccolte di libri con caratteristiche adeguate alle diverse tappe evolutive e realizzando iniziative volte a promuovere il progetto.

I lettori volontari

Anche i genitori possono contribuire al progetto “Nati per Leggere”. L’iniziativa prevede infatti la figura del ‘lettore volontario’ che, dopo un’adeguata formazione, mette a disposizione un po’ del suo tempo libero per leggere ad alta voce ai bambini. Dove? Nelle sale d’attesa degli ambulatori e degli ospedali, dove ci sono bimbi che aspettano e genitori che, pertanto, hanno modo di constatare con quanto piacere i bambini anche piccolissimi ascoltano un adulto che legge loro una storia. “I lettori volontari – si legge nel sito di “Nati per Leggere” – possono provenire da ambiti, professionalità e situazioni diversissime ed essere guidati dall’amore per i libri e dalla voglia di stare con i bambini”19.

Riportiamo di seguito la testimonianza di Carla, mamma e lettrice volontaria a Finale Emilia e Carpi: “Prima di essere una lettrice volontaria sono stata e sono una mamma che, in occasione di un incontro per genitori sull’importanza della lettura ad alta voce, si è divertita, rilassata, commossa, rispecchiata, leggendo i libri per bambini che venivano proposti e che, nel tempo, si è stupita constatando quanto tutto questo venisse amplificato e arricchito leggendo gli stessi libri insieme ai propri bambini.


Potrei fermarmi qui perché il desiderio di condividere e trasferire ad altri genitori questa esperienza quotidiana in modo che possano farla propria è senz’altro il motore che mi spinge a essere una lettrice volontaria.


Poi però devo dire che, anche in questo caso, come avviene per tutte le cose importanti, dopo che è scoccata la scintilla, se è vero amore, si comincia a costruire.


Si desidera approfondire e conoscere. Ci si ritrova curiosi ed esigenti. Diventa indispensabile il confronto con altri che hanno la stessa passione e si cercano persone che più conoscono il mondo che si ama. Insomma ci si ‘forma’. E non si smette più.


Da anni, con il gruppo dei lettori volontari di cui faccio parte – composto da una ventina di lettori più tre bibliotecarie che guidano (e sostengono!) il gruppo – ci si confronta, ci si aggiorna, si condividono difficoltà e passione.


Si può leggere a un gruppo di bambini in biblioteca, in un nido o in un ambulatorio pediatrico, ma l’importante è che, in quel momento, accanto al bambino ci sia sempre un genitore (o un adulto di riferimento) perché a lui, spesso inconsapevole destinatario, è rivolto il messaggio più importante: le storie sono belle e i bambini le amano. Ma nessuna storia sarà mai così affascinante, coinvolgente e ricca di significati per il tuo bambino come quella cantata, raccontata o letta dalla tua voce mentre lo tieni tra le braccia. Perché solo tu col tuo essere mamma, papà, nonno di quel bambino hai le chiavi per rendere quella storia, per voi, unica.


Una volta lo scrittore Bruno Tognolini, in occasione di uno degli incontri di formazione a cui ho accennato, ci ha detto a proposito della lettura di un testo: ‘La voce di un attore dice-bene, quella di una mamma bene-dice’. Non c’è altro da dire”.

“Nati per Leggere” conquista l’Italia

Il progetto “Nati per Leggere” ha avuto in questi anni un’incredibile diffusione.

In un Paese come il nostro, dove i lettori sono una minoranza, era necessaria una diffusa azione di sensibilizzazione per far comprendere che la lettura, se praticata come scambio intenso a livello affettivo tra adulto e bambino, è qualcosa che ‘fa bene’ e arricchisce il bambino stesso.


Un messaggio semplice, ma importantissimo, che le realtà locali hanno fatto proprio organizzando numerose attività di promozione. È il caso del Piemonte, dove la Regione ha finanziato un sito dedicato al progetto; del Friuli Venezia Giulia, dove le amministrazioni comunali collaborano con i sistemi bibliotecari; della Basilicata, dove l’iniziativa è portata avanti dall’assessorato alla Sanità e dai pediatri. Molte attività riguardano le singole città, come Ravenna, che è stata la prima a iniziare; Pescara, dove si è costituita un’associazione di lettori volontari che leggono in vari contesti pubblici (dalla piazza alla sala d’attesa del medico); Cortona, che ha visto la collaborazione di biblioteche, consultori, enti pubblici (settore servizi alla persona). Rappresentativo l’esempio di alcune città del Piemonte, a cominciare da Torino, dove il progetto ha visto l’adesione di tutti i servizi educativi cittadini (asili nido, scuole dell’infanzia, rete di scuole, gruppo gioco in ospedale, progetti per le famiglie) e delle aziende sanitarie con gli ambulatori pediatrici e i consultori.


Molti comuni partecipano al progetto regalando a ogni nuovo nato un libretto tra quelli selezionati da “Nati per Leggere”, accompagnato da materiale informativo per i neogenitori.


A Carpi è stato inaugurato il Progetto “Essere Voce”, promosso dall’Unità Operativa di Ostetricia e Ginecologia dell’Ospedale Ramazzini e dall’assessorato alle Politiche Sociali del Comune: l’iniziativa è frutto della collaborazione di diverse professionalità, ostetriche, bibliotecarie, pediatri, lettrici volontarie, che hanno unito le forze per far conoscere ai futuri genitori la bellezza e l’utilità della lettura ad alta voce al bimbo che nascerà.

Ma questi sono soltanto alcuni esempi. A livello nazionale le proposte e le iniziative sono davvero numerose20.


Per misurare la diffusione del progetto e censire gli operatori coinvolti, nel 2008 è stato chiesto alle Unità Operative Locali (UOL) di compilare un questionario ad hoc. I dati raccolti sono incoraggianti: nel 2007 gli operatori attivi nel progetto sono stati 7.403, tra bibliotecari, pediatri, educatori, operatori socio-sanitari e volontari. Il bacino demografico interessato dai progetti locali (sempre nel 2007) risultava più che raddoppiato rispetto al 2003, ei bambini di età compresa tra 0 e 5 anni entrati in contatto con i progetti locali erano stati 255.918, pari al 23,42% dei bimbi in età prescolare residenti nei territori in cui sono state organizzate attività di promozione della lettura.

Certo, il progetto non ha ancora raggiunto tutte le città e quindi tutte le famiglie, ma passo dopo passo, grazie alla buona volontà di tante realtà, il cammino continua…

E “Nati per la musica”

La musica è nutrimento per la mente, è comunicazione, gioco, divertimento e strumento per sviluppare le potenzialità espressive e creative. Così come la lettura favorisce il benessere e la crescita del bambino, l’ascolto precoce di brani e melodie incide profondamente sullo sviluppo della capacità di ascolto (di sé stesso e degli altri) e della capacità di esprimere idee ed emozioni. Questi i presupposti di un altro progetto interessante che ha preso il via sulla scia dell’esperienza di “Nati per Leggere”.

“Nati per la musica”, promosso a livello nazionale dall’Associazione Culturale Pediatri, in collaborazione con il Centro per la Salute del Bambino e la Società Italiana per l’Educazione musicale, e patrocinato dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, si propone di informare e sensibilizzare genitori, pediatri ed educatori sull’importanza dell’espressione sonora e della pratica musicale fin dai primi mesi di vita del bambino e nel periodo prenatale21.
Per saperne di più

Chi desidera saperne di più o vuole scoprire se nella sua zona ci sono pediatri e/o biblioteche che partecipano al progetto “Nati per Leggere”, può visitare il sito www.natiperleggere.it


Per ulteriori informazioni rivolgersi al Centro per la Salute del Bambino telefonando al numero 040/3220447 o inviando un’e-mail agli indirizzi: csb.trieste@iol.it e npl@aib.it

I lettori di domani…

In Italia, una politica di promozione della lettura è una necessità democratica.

Tullio De Mauro

Gli italiani non sono un popolo di lettori. E la scarsa consuetudine alla lettura si riflette anche sui più piccini. I risultati dell’indagine Ipsos-Mondadori del 2007 ci parlano di una percentuale del 62% di italiani che, in dodici mesi, non aveva letto neppure un libro. Nel 2010 il linguista Tullio De Mauro richiama l’attenzione sul fenomeno allarmante dell’analfabetismo di ritorno, segnalando che circa il 70% degli italiani fatica a comprendere e/o scrivere semplici testi e non legge (né libri, né giornali)22.


Secondo i dati Istat relativi al 2009 e riferiti a un campione di 19mila famiglie, per un totale di 48mila individui, soltanto il 45,1% della popolazione aveva letto almeno un libro nei dodici mesi precedenti all’intervista23. Un dato in lieve crescita che nel 2010 ha raggiunto il 46,8%24. Ma in generale si è visto che anche gli italiani che leggono non possono essere definiti lettori “forti”, dato che il 44,3% ha dichiarato di aver letto al massimo 3 libri (in un anno), e solo il 15,1% ha letto un libro al mese (o più).


La quota più alta di lettori si riscontra tra i giovanissimi, ovvero tra i ragazzini di età compresa tra gli 11 e i 17 anni, con un picco tra gli 11 e i 14 anni. Superata questa fascia d’età, la percentuale cala progressivamente.


L’indagine Istat ha evidenziato che il fatto di vivere con genitori che leggono, in particolare quando sono ambedue i genitori a leggere, ha una forte influenza sui giovani lettori: sempre nella fascia di età 6-14 anni, la percentuale dei ragazzini che legge (non ci riferiamo ai testi scolastici) raggiunge il 78,1% se i genitori sono lettori, e scende al 39,2% se i genitori non leggono.


Inoltre, tra le variabili che possono influenzare l’amore per la lettura, si è notato un collegamento con la ricchezza della ‘biblioteca domestica’, ovvero il numero di libri presenti in casa. In pratica, il fatto di ‘crescere in mezzo ai libri’ è sicuramente d’aiuto: se in media il 58,2% dei ragazzini tra 6 e 14 anni ha dichiarato di aver letto almeno un libro nel tempo libero, tale quota raggiunge il 78,1% nel caso in cui in casa siano presenti più di duecento libri, mentre la percentuale crolla al 23,6% se in casa non ci sono libri. Ma nel 2010, il 9,6% della popolazione italiana25, ovvero una famiglia su dieci, ha dichiarato di non possedere alcun libro.


Se gli italiani di oggi non sono dei grandi lettori, è però ipotizzabile che i cittadini di domani mostreranno un maggior interesse verso il mondo dei libri. Si è visto, infatti, che se i genitori leggono per i loro bimbi è più facile che questi piccoli, una volta cresciuti, continuino ad amare la lettura. Rita Valentino Merletti sostiene: “leggere ad alta voce è attività direttamente mirata alla creazione di un lettore. (…) perché la presenza fisica del libro testimonia il fatto che dal suo interno provengono le storie che rendono piacevole il momento della lettura e che a quel piacere si potrà tornare autonomamente in altre occasioni”26.

Naturalmente non è scontato. Ogni bambino è diverso, ogni persona è diversa, ci sono anche lettori forti a cui nessun adulto ha letto e raccontato storie e figli di lettori che non coltivano gli interessi dei genitori; ma è anche vero che l’esempio e le passioni che ci vengono trasmesse nell’infanzia sono semi che hanno forti probabilità di germogliare e portare buoni frutti.

VOCI DI BAMBINI E BAMBINE

Quando torna dal lavoro la mamma mi legge i libri della Pimpa. Mi legge anche i giornalini. Mi piace perché sto in braccio e guardo i disegni.

Caterina, 5 anni


Mia mamma mi racconta sempre le storie. Anche quelle che fanno paura e fa il lupo. Quando fa il lupo ho paura, ma poi mi fa ridere.

Marco, 4 anni


Mi piace quando la mamma legge veloce e quando ci fa ridere facendo i vari versi.

Alessandro, 9 anni


Mi piace quando la mamma legge per noi. Mi piace che parli. E mi piace quando Alessandro le chiede di leggere velocemente e lei lo fa.

Lorenzo, 5 anni


Prima di dormire il papà mi legge le storie del libro di mamma oca. E le storie degli orsetti. Io ne voglio sentire tante se no, non mi addormento.

Paolo, 6 anni


Il papà si siede vicino al mio letto e mi legge le storie. Adesso mi legge le favole degli animali, ogni sera una favola. Mi piace ascoltare il papà e mi piace quando è seduto vicino al mio letto.

Elisa, 5 anni e mezzo


La mamma mi legge le filastrocche e me le canta. Poi mi dà i baci e mi fa il solletico sulla pancia.

Lara, 4 anni


Cosa mi piace quando la mamma legge? La mamma. E la voce. E gli occhi. E poi? Babbo. Giulio Coniglio. Mauro e il leone. I fogli e i colori.

Margherita, 4 anni


Mi piace quando la mamma legge perché mi fa ridere, mi fa credere che la storia è vera. Si ferma bene quando ci sono i punti e le virgole. Fa bene le espressioni dei personaggi. Leggiamo insieme e mi dice che leggo bene.

Andrea, 8 anni


Quando la mamma legge mi piace guardare le immagini attentamente e ho più tempo e non mi perdo nelle frasi come quando leggo da sola.

Sofia, 8 anni


A me piace quando le tate (le sorelle) mi leggono la Pimpa perché guardo le figure, e perché sono così eccitato, e perché i libri mi piacciono molto.

Ciccio, 5 anni


A me mi piace quando la mamma legge perché voglio imparare a leggere, perché quando sarò un papà e i miei figli mi chiederanno di leggere io leggerò. Per questo mi piace.

Pietro, 4 anni


A me piace moltissimo quando qualcuno “mi legge”! Perché sono una pigrona come dice la mia mamma… Così posso immaginarmi i personaggi e le avventure senza “faticare”.

Benedetta, 10 anni


La mamma legge perché le piacciono le storie ed è felice di leggerle con noi. A me piace perché si va nell’avventura e perché mi piace stare in compagnia con loro (la mamma e il fratellino).

Miriam, 9 anni


La mamma legge per noi perché noi non sappiamo leggere bene. Quando sapremo leggere bene allora potremo fare a turno! Nelle storie mi piacciono i mostri, le cacche, i sassi lisci come guance di bambino, i peli sul popò, il Grufalò, Ulisse, Ciccio frollo, i libri di pesci… E poi in ogni storia c’è un messaggio, lo dice il Trattamento ridarelli. Dice: “In ogni storia c’è sempre un messaggio e qui ce n’è più di uno”.

Davide, 7 anni


La mamma legge perché io adoro i libri!

Leonardo, 4 anni


Mi piace quando mamma o papà mi leggono un libro perché è una dimostrazione d’affetto. I miei libri preferiti sono quelli di storie sui cuccioli e di avventure casuali, tipo di una persona che va nel bosco e incontra qualcuno con una storia un po’ misteriosa. Gli ultimi libri che ho letto sono stati Harry Potter 1, 2, 3 e 4. Il quinto no perché mamma non vuole, ma io lo leggerei volentieri. Mamma dice che non vuole perché poi mi fa paura.

Ho letto tutti i libri fino al quarto in un paio di mesi, e lei non ci poteva credere!


Quando ho iniziato a leggerli, mi piaceva questa cosa di leggere da sola, e piano piano ho letto molto e ho continuato, fino ad arrivare a leggere fino alla sera tardi perché mi piaceva un sacco e non riuscivo a smettere, e tra me e me dicevo: “Finisco questo pezzettino e basta” ma continuavo a leggere.

Mi piace leggere la sera per poi sognare le scene del libro…

Rachele, 9 anni


Per me leggere significa capire e conoscere tante cose nuove!

Bianca, 7 anni


A me mi piace tanto mangiare con mamma e papà perché facciamo il gioco della cosa bella e della cosa brutta quando è notte (durante la cena). E mi piace tanto quando ci mettiamo sul divano e la mamma mi legge i libri perché la mia mamma è la più bella di tutti i tempi.

Lorenzo, 7 anni


Quando la mamma mi leggeva dei libri era bellissimo perché eravamo tutti concentrati, e si capivano anche i libri difficili con parole difficili. Anzi, erano più belli quelli difficili perché dicevano cose nuove. Un ricordo? Orfeo e Euridice letto con mio papà quando avevo sette anni, quanto ho pianto…

Vittoria, 15 anni


Perché si legge ai bambini? Perché loro ascoltano, capiscono, imparano.

Mattia, 11 anni


Perché prima delle ninne, si leggono i libri!

Alice, 3 anni e mezzo


Perché mi piacciono le storielline!

Giovanni, 4 anni


I genitori leggono ai bimbi perché vogliono stare sempre insieme. Tu mamma leggi bene e io ti voglio tanto bene.

Alice, 3 anni


Si legge ai bambini per dargli tanto amore, per fargli imparare nuove cose e nuove parole, per dare l’esempio così leggeranno anche loro.

Nicola, 9 anni


Si legge ai bimbi per fargli fare bei sogni.

Maddalena, 5 anni

CONSIGLI DI LETTURA

  • Balsamo E., Sono qui con te, Il leone verde, 2007

  • Nati per leggere - Una guida per genitori e futuri genitori a cura di Associazione Italiana Biblioteche, Associazione Culturale Pediatri, Centro per la Salute del Bambino – AIB

  • Valentino Merletti R., Tognolini B., Leggimi forte, Salani, 2006

  • Serres A., Come insegnare a mamma e papà ad amare i libri per bambini, Nuove Edizioni Romane, 2009

Me lo leggi?
Me lo leggi?
Giorgia Cozza
Racconti, fiabe e filastrocche per un dialogo d’amore con il nostro bambino.Idee e suggerimenti per favorire la pratica della lettura condivisa, strumento prezioso per rafforzare il legame con il bambino nei primi anni di vita. La voce della mamma è capace di produrre effetti significativi già durante la gravidanza: il bambino nella pancia si sviluppa immerso nel liquido, ma anche nei suoni, che dopo la nascita sono fortemente ricercati. La parola che diventa voce è la base della comunicazione e della relazione umana, e per il bambino rappresenta un’esperienza che dà ordine e senso alla realtà. Leggere è anche il migliore antidoto alla televisione, principale fonte di “comunicazione” passiva e unidirezionale della nostra epoca. Me lo leggi? parla di fiabe, filastrocche, storie e leggende, lette e rilette migliaia di volte o inventate sul momento, raccontate, intonate, sognate, cantate, con la voce e con il cuore per narrare a nostro figlio la storia più importante, quella del nostro amore per lui. Gli articoli scientifici, i pareri degli esperti (psicologi, pediatri, pedagogisti) e i tantissimi suggerimenti pratici proposti da Giorgia Cozza rispondono a tutti quegli interrogativi che spesso i futuri e i neo-genitori si pongono: cosa sente il bimbo nel pancione? perché è importante leggere e raccontare storie sin dai primi mesi di vita? possiamo favorire l’amore per la lettura in età scolare? Le coppie di genitori intervistati raccontano l’importanza che le storie e i racconti hanno avuto nella crescita serena e felice dei propri figli, perché quando un papà o una mamma legge o racconta, quella che si crea è una situazione di intenso benessere: il bambino, infatti, non assapora solo la storia narrata, ma anche l’attenzione esclusiva che in quei frangenti gli riserva il genitore.Inoltre, le fiabe e i racconti lo aiutano a comprendere meglio la realtà che lo circonda e i suoi stessi sentimenti, le sue emozioni e le sue paure. Questi momenti di lettura e di racconto non dovrebbero avere alcuno scopo didattico, ma semplicemente quello di vivere momenti felici insieme con i nostri figli e di tessere legami forti con loro.La lettura condivisa è parte integrante di uno stile di accudimento basato sul contatto e sulla prossimità, in grado di favorire serenità e sicurezza nei complessi e delicati primi anni di vita. Una ricca raccolta di filastrocche e ninne-nanne rende questo libro uno strumento ancor più completo e prezioso per tutti i genitori per mettere a fuoco importanti concetti che riguardano la relazione con il bambino, il suo sviluppo emotivo e cognitivo, la costruzione della sua personalità e di conseguenza del suo futuro. Conosci l’autore Giorgia Cozza è una mamma-giornalista, specializzata nel settore materno-infantile, autrice di libri per bambini e numerosi manuali per genitori, divenuti un importante punto di riferimento per tante famiglie in Italia e all’estero.È stata relatrice in numerosi congressi per genitori e operatori del settore e ospite di trasmissioni televisive per rispondere a quesiti legati all’accudimento dei bimbi e a uno stile genitoriale ecocompatibile.