L’ordine esterno aiuta a costruire l’ordine interno. Non solo per l’educatore e il terapeuta, ma per ogni essere umano “è’ uno dei compiti di centrale importanza quello di rimettere pazientemente e continuamente le cose al loro posto”[269] .
Questo vale non solo per gli oggetti di casa o dell’ambiente scolastico, ma per ogni cosa nella vita: le emozioni, gli eventi passati che ci hanno segnato, ogni tassello della nostra esistenza deve trovare la sua giusta collocazione nello spazio e nel tempo.
Questo è il vero significato della parola “ricordare”: rimettere nel cuore al posto giusto. Altrimenti è il caos, la confusione, la frammentazione che ci impedisce di ritrovare la nostra unità originaria. Non si può tralasciare nulla, escludere nessun aspetto, che sia piacevole o fastidioso, ogni pezzetto del puzzle va inserito nel posto che gli spetta, pena il rimanere monchi di qualche parte, perdere l’integrità che è l’obiettivo di ogni vita che sia degna di essere chiamata tale.
Sebbene sembri difficile a credersi, i bambini piccoli posseggono un naturale istinto all’ordine: esso rappresenta uno dei primi periodi sensitivi, “uno dei più importanti e dei più misteriosi”[270], che raggiunge il suo picco massimo intorno ai due anni ma continua ancora in quelli successivi. Per loro ordine significa sicurezza, la certezza di ritrovare ogni cosa al suo posto, là dove è stata messa. Molti dei cosiddetti “capricci” dei bambini piccoli sono legati proprio alla perturbazione dell’ordine esterno, come un oggetto spostato, a cui è stata cambiata collocazione, una persona che si siede a tavola al posto di un’altra o indossa il vestito di un’altra; o di quello interno, riferito allo schema corporeo, come, per esempio, una baby-sitter che fa il bagno al bambino tenendolo in modo diverso dalla mamma. Tutti questi cambiamenti sono, per un piccolino di pochi mesi ma anche di un anno o due, perturbazioni del suo senso di orientamento, un venir meno di punti di riferimento per lui importanti.
La Montessori cita, a questo proposito, diversi episodi: quello di una bimba di appena sei mesi che iniziò a piangere non appena una signora in visita appoggiò il suo ombrello sopra a un tavolo e smise solo quando la madre lo portò nella stanza attigua, al suo posto; quello di un bimbo di un anno e mezzo di età che, troppo piccolo per camminare su un lungo percorso, venne preso in braccio dalla mamma, la quale, accaldata, si tolse in quel mentre il soprabito e se lo mise sul braccio: il bambino cominciò a piangere e non si calmò neanche nelle braccia di altre persone, smettendo solo quando la Montessori stessa, che aveva assistito alla scena, chiese alla madre, stupita, di rinfilarsi il soprabito… “Immediatamente il bambino si calmò, finirono le lacrime e l’agitazione ed egli disse più volte ‘To, palda’ che voleva significare ‘il paletot sulle spalle’: ‘finalmente mi avete capito’[271] sembrava che pensasse”. Il bambino non può vivere nel disordine, perché questo lo fa soffrire, e la sofferenza si manifesta nel pianto disperato e persino in una agitazione persistente”[272].
Al contrario, rimettere le cose a posto, ripristinare l’ordine perduto è fonte di grande soddisfazione per un bambino piccolo. In fondo, come ci ricorda Kohler, “La domanda dei bambini è: andrà tutto a posto? Ogni volta che si rompe qualcosa, due persone litigano, qualcuno si ammala, i bambini si chiedono: andrà tutto a posto? Questa domanda esprime più di ogni altra un aspetto fondamentale dell’essenza dell’infanzia, ovvero del miracolo di essere bambini. Andrà tutto a posto? Questa domanda si riferisce alla guarigione. Dobbiamo trovare la giusta risposta a questa domanda. Non possiamo trovarla però negli insegnamenti. … Impegniamoci piuttosto a creare un ambiente in cui il bambino possa anche sperimentare che esistono i conflitti, così come le incomprensioni, le crisi, i sogni. Tutto ciò fa parte della vita. Ma tutto andrà a posto! Perlomeno tutti faranno del loro meglio perché tutto vada a posto”[273] . Questo almeno dovrebbe essere il compito degli adulti.
“Si direbbe che l’ordine rappresenti uno stimolo eccitante, un richiamo attivo: ma è certo qualcosa di più che questo, è uno di quei bisogni che rappresentano reale godimento nella vita”[274], dice Maria Montessori. Lo dimostrano alcuni tipici giochi dei bambini molto piccoli, come il cucù (dove l’adulto si copre il volto con le mani dicendo “Non c’è più” per poi farlo ricomparire poco dopo: “Eccolo!”) o il classico nascondino. Sappiamo bene che i bambini tendono a nascondersi sempre nello stesso posto e vogliono che anche l’adulto che gioca con loro faccia lo stesso: questo perché per loro il piacere sta tutto nel ritrovare le cose e le persone nello stesso luogo in cui le hanno lasciate. È come se essi “dicessero interiormente: ‘Di fuori non si vede, ma io so dov’è e posso trovare una cosa a occhi chiusi, sicuro del posto dov’è collocata.’ Tutto questo dimostra che la natura pone nel bambino la sensibilità all’ordine, come costruzione di un senso interno che non è la distinzione tra le cose, ma la distinzione dei rapporti tra le cose. …Senza tale acquisto mancherebbe il fondamento della vita di relazione. Sarebbe come avere dei mobili senza una casa ove collocarli. E così, a che servirebbe l’accumulo delle immagini senza l’ordine che le organizza? Se l’uomo conoscesse soltanto gli oggetti e non i loro rapporti, si troverebbe in un caos senza uscita”[275].
L’ordine è dunque “una bussola per orientarsi nel mondo”[276]. “L’ordine delle cose vuol dire conoscere il collocamento degli oggetti nell’ambiente, ricordare il luogo dove ognuno di essi si trova: ciò vuol dire orientarsi nell’ambiente e possederlo in tutti i suoi particolari. L’ambiente che appartiene all’anima è quello noto, quello dove ci si può muovere ad occhi chiusi e trovare a portata di mano tutto ciò che si cerca: è un luogo necessario per la tranquillità e la felicità della vita”[277]. “L’ordine, per i piccoli, è simile al piano di sostegno su cui devono appoggiarsi gli esseri terrestri per poter camminare: esso equivale all’elemento liquido entro cui nuotano i pesci. Nella prima età si raccolgono gli elementi d’orientamento dall’ambiente nel quale lo spirito dovrà agire per le sue future conquiste”[278].