Il progetto di Laren
Laren è un piccolo villaggio nelle vicinanze di Amsterdam, dove Maria Montessori visse per diversi periodi a partire dal 1936, dopo la fortunosa fuga dalla Spagna in seguito allo scoppio della guerra civile, e dove aprì una Casa dei Bambini e una Scuola elementare. È lì che ella immaginò la nuova scuola per adolescenti e ne sviluppò il progetto, purtroppo mai potuto portare a termine a causa del conflitto che avrebbe scosso il mondo di lì a pochi anni. “L’idea di Maria era di creare ‘una scuola-modello che avrebbe permesso nuove sperimentazioni’ e che in più potesse essere per lei un tranquillo, sicuro appoggio dal quale spostarsi per conferenze, congressi, visite a scuole in vari Paesi europei”619 .
Tale scuola era stata pensata come “un centro di lavoro e di studio”, una “scuola sperimentale di vita sociale” fondata sul lavoro produttivo dei giovani e sul loro diretto coinvolgimento nei molteplici aspetti della sua gestione. “Il lavoro nei campi e nell’azienda – scrive la Montessori – non è diretto a trasformare gli studenti in contadini ma ha la finalità di aprire ai ragazzi ‘l’accesso a una serie illimitata di studi scientifici e storici’. L’osservazione della natura, oltre ad arricchire lo spirito degli adolescenti, è anche alla base di una quantità di esperienze sociali che alimentano l’interesse per lo studio della civiltà e della vita umana”620.
Il progetto prevedeva, oltre alla scuola propriamente detta a indirizzo unitario, una “locanda”, ovverossia una residenza per gli studenti attrezzata in modo da ospitare per brevi periodi anche le famiglie dei ragazzi; una fattoria come luogo di produzione e opportunità di lavori manuali e scientifici; una “bottega”, cioè un negozio nella città più vicina dove vendere i prodotti del lavoro dei giovani ma che potesse diventare anche un centro di ritrovo e di scambio, dove mettere in mostra i propri talenti artistici e conservare il frutto delle antiche attività artigianali.
Il curriculum scolastico avrebbe dovuto comprendere, oltre alle materie classiche, anche musica (esecuzione di pezzi, canti corali), attività artistiche (disegno, scultura), lingua (dizione, rappresentazioni teatrali, poesia), lingue straniere, matematica, geologia, biologia, botanica, astronomia, anatomia comparata, fisica, chimica, con ampio spazio per gli esperimenti pratici, storia (in particolar modo delle esplorazioni e delle invenzioni e del contatto tra i diversi popoli). Il tutto supportato da una biblioteca specializzata e da un museo di storia e uno “delle macchine” dove i ragazzi avrebbero potuto sperimentare e apprendere l’utilizzo dei diversi macchinari usati ai nostri giorni: macchine fotografiche e per lo sviluppo, cineprese, macchine per la stampa, calcolatrici, microscopi – noi oggi possiamo aggiungere computer – ma anche macchine tessili o elettrodomestici.
Ciò che caratterizzava il progetto di Laren comunque non era tanto un particolare piano di studi – che sarebbe nato poi in seguito e in base all’esperienza diretta sul campo – quanto una diversa metodologia di educazione per gli adolescenti che mirasse a valorizzarne la personalità. Nella visione di Maria Montessori si trattava di “estendere il campo della conoscenza e non di ridurlo” ma a partire dall’interesse degli studenti. “I metodi migliori – ella scriveva – sono quelli che suscitano il massimo interesse nell’allievo, che gli danno la possibilità di lavorare da solo, di fare lui stesso le sue esperienze e che permettono di alternare gli studi con le occupazioni della vita pratica”621. Questo, come abbiamo visto, vale sia per i piccoli sia per i più grandi.
Quindi accanto ai professori che insegnano le materie scolastiche comuni – scrive Maria Montessori – saranno necessari dei tecnici, per esempio per l’agricoltura e il giardinaggio, un commercialista che insegni la conduzione amministrativa della bottega e della locanda, un operaio per la manutenzione e le riparazioni, e maestri per le attività artigianali e artistiche. “Come i bambini più piccoli, nelle nostre scuole, hanno imparato a piegare i loro vestitini, a cucire, a mettere in ordine, anche i ‘fanciulli campestri’ devono imparare ad aggiustare gli oggetti guasti, a riparare una macchina o un mobile, a sostituire un vetro rotto, a sistemare una serratura e così via. Devono essere capaci di tracciare un sentiero, di fare l’impianto di un campanello, di segare la legna e altri piccoli lavori.”622
Inoltre, “partecipando all’amministrazione dell’Istituto, i giovani acquistano esperienza in tutti i rami che un’impresa alberghiera presenta, dallo studio delle soluzioni più confortevoli fino alla organizzazione materiale e sociale e alla sorveglianza e al controllo finanziario.”623
Una grande attenzione andrebbe posta poi alla salute degli adolescenti e al loro sviluppo fisico. Per questo “La vita all’aria aperta e al sole, i bagni, il nuoto devono essere pratiche quotidiane.”624
“Questo istituto, dovendo ospitare insieme giovinetti e ragazze, deve essere diretto da una coppia di coniugi” – scriveva la Montessori – “Sarà una pensione familiare.”625 Ma anche i professori dovrebbero avere la possibilità di vivere nella scuola stessa, perlomeno alcuni di loro, così da partecipare alla conduzione del centro, mentre altri potrebbero venire dall’esterno.
“Un terreno vasto e spazioso, vicino al mare e contemporaneamente anche a una città, costituisce la località più favorevole per stabilirvi una scuola di questo genere.”626 scriveva Maria Montessori. Il suo progetto presenta una certa somiglianza con quello realizzato da Rabindranath Tagore, il poeta indiano, fondatore di scuole rurali, che lei incontrò durante il suo soggiorno in India: “Se si dovesse costruire un scuola modello bisognerebbe farla sorgere in una località tranquilla, lontana dalla città affollata. Se fosse possibile, dovrebbe esserci un pezzetto di terra che gli studenti dovrebbero coltivare e che dovrebbe fornire loro il cibo. Dovrebbero esserci mucche per il latte e anche di questo dovrebbero occuparsi gli studenti. …dovrebbero lavorare in giardino, zappettare la terra attorno alle radici delle piante, annaffiarle e tagliare le siepi. In questo modo si troverebbero con la natura in un contatto fisico oltreché spirituale. Quando il tempo è buono le lezioni si dovrebbero tenere all’ombra di grandi alberi. … La sera gli studenti dovrebbero studiare le stelle, coltivare la musica e ascoltare racconti storici e leggendari.627
Sembra un’utopia ma non lo è perché scuole così esistono in diverse parti del mondo: sono le “schools-farm” americane o le “écoles-ferme” francesi, di cui daremo alcuni esempi nella parte finale di questo volume. Nel nostro Paese purtroppo non ve ne sono ancora, ma il progetto che presentiamo in questo libro potrebbe essere proprio uno stimolo a far rinascere la scuola-modello di Laren…
“Un piano da cui si è oggi tanto lontani non potrà realizzarsi che per gradi”628 diceva giustamente Maria Montessori: ci vorrà tempo e pazienza, ma non è il caso di perdere la speranza…