capitolo i

Maria Montessori: chi era costei?

“L’anima profetica del vasto mondo che sogna le cose che verranno…”
Shakespeare
La via non si può né vedere né sentire. Ciò che si può vedere e sentire, sono solo le tracce della via. Riconoscere dalle tracce che cosa ci sia dietro le tracce, questo si chiama intuizione. Se l’imparare non è un capire in modo intuitivo, allora non è di alcun aiuto.”
Shissai Chozan
“La discriminazione che separa la ricerca della Montessori dalle altre scoperte dell’infanzia passa per una sottile linea di confine tra coloro che servono i bambini rispettandoli e coloro che si servono dei bambini fraintendendoli.”
Raniero Regni

Studiare la biografia dei grandi personaggi è, a mio parere, alquanto istruttivo e interessante perché vi si trovano i semi, le radici del loro pensiero e della loro opera.


Come sostiene lo psicanalista James Hillman, infatti, nella ghianda è già contenuta la quercia che sarà: il destino di una persona è già iscritto nel più profondo del suo essere come un’immagine innata, “un’unicità che chiede di essere vissuta e che è già presente prima ancora di essere vissuta.”[12] “Le persone eccezionali – egli prosegue – manifestano la propria vocazione nel modo più lampante e forse da questo dipende il fascino che esse esercitano. Forse, anzi, sono eccezionali perché la loro vocazione traspare con tanta chiarezza e perché esse vi aderiscono con tanta fedeltà. Sono modelli, esempi di vocazione e della sua forza e anche di lealtà verso i suoi segnali. È come se queste persone non avessero alternative.”[13]


Maria Montessori è un chiaro, eloquente, esempio della forza possente di una vocazione che possiede per intero l’individuo e lo spinge irresistibilmente ad allineare la propria vita su di essa.


“Era un essere unico. Del tutto diverso dal resto dell’umanità. – ha detto di lei la nipote Marilena – Un genio è isolato e solitario. Vedeva le cose cent’anni prima del resto dell’umanità. Una forza cosmica la spingeva a continuare lungo una strada che da sé non avrebbe mai scelta. Rispondeva alla forza del suo destino.”[14] E – come diceva Pindaro – contro il destino non c’è fuoco o muraglia di ferro che tenga…


Nata a Chiaravalle, tra le dolci colline marchigiane, nell’agosto del 1870, Maria fu speciale sin da bambina.

Il senso di missione, di un grande compito da svolgere, era profondamente insito in lei sin dall’infanzia. “Non ti preoccupare, non morirò: ho troppo da fare” si racconta per esempio che rispose alla madre preoccupata per la sua salute durante una malattia che la vide bloccata a letto all’età di dieci anni.


Quanto alla scuola, lei stessa ricorda che lo studio non le interessava affatto; la sua passione era invece il teatro ma alla seduzione di una carriera nell’arte drammatica seppe rinunciare in modo repentino e improvviso per “obbedienza alla sua stella interiore”[15] che le suggeriva ben altra strada da seguire.


“Se segui tua stella non puoi fallire a glorioso porto” aveva scritto Dante e questo, in cuor suo, Maria lo sapeva bene.


“So che diventerò un medico” rispose in tutta calma e con grande gentilezza al dottor Baccelli, che le faceva notare l’impossibilità per lei, donna, di realizzare il progetto di studi che le stava a cuore[16]. Del resto quando in famiglia le veniva suggerita la carriera di insegnante lei era solita rispondere “Tutto tranne che questo!”

“Quando aveva deciso la strada da intraprendere niente poteva farle cambiare idea, nessuna critica e nessuna avversità” dice di lei il suo biografo Standing[17]. Possedeva una straordinaria forza di carattere, era “come una solida montagna di fronte alle tempeste. Una di quelle rare persone per le quali gli ostacoli sembrano non esistere.”[18] “Era una donna che amava le sfide”[19] dice di lei Grazia Honegger Fresco.


“Ogni altro avrebbe rinunciato – ha scritto il figlio Mario – poiché tutto e tutti sembravano cospirare per sminuire e distruggere il suo lavoro. Ma lei era sicura della sua visione.”[20] “Io non penso, io vedo” era del resto solita dire Maria. Parole che richiamano alla mente quelle dell’antico poeta greco Pindaro: “In cielo, sapere è vedere, sulla terra è ricordare”[21].


Se la sensazione di una missione speciale da compiere era ben presente e chiara in lei, in che cosa questa missione consistesse non era invece ancora così evidente nei primi tempi della sua vita. Era come se il cammino a Maria si rivelasse solo un passo alla volta. Il cammino, del resto, si traccia camminando, come ben sa ogni ricercatore del Vero: ogni passo compiuto svela quello successivo.


“Una volta – racconta ancora Standing – l’ho sentita, in una conversazione, esporre una teoria secondo cui l’arte di vivere consiste nell’imparare a obbedire agli eventi, che non è un arrendersi fatalistico a un destino esterno. La sua vita è stata come un sentiero che portava attraverso stretti passaggi a improvvisi orizzonti, una serie di esperienze unite tra di loro per preparare il prossimo passo.”[22]


“Vive guidata dall’intuito” ha scritto di lei S. J. Radice, i cui colloqui con Maria Montessori vennero pubblicati in Inghilterra nel 1919 dal The Time Educational Supplement. “L’ho sentita dire che, proprio come i bambini seguono, inconsciamente, il cammino che li porterà a parlare, scrivere, leggere, così lei agisce, senza sapere verso dove tendono le sue azioni. Quando è passata attraverso una fase della sua esistenza la lascia finalmente dietro di sé e passa alla sucessiva”.[23]


Del periodo in cui frequentò l’Università, sia come lettrice sia come studentessa ai corsi di filosofia e psicologia, ella scrisse “Era come se mi stessi preparando per una missione sconosciuta” nella consapevolezza che “raccogliere le proprie forze, anche quando sembrano essere sparpagliate e quando il proprio scopo è percepito solo debolmente, è una grande azione che prima o poi porterà i suoi frutti”[24].

Tra le prime donne a laurearsi in medicina in Italia, ella compì una serie di scelte oltremodo coraggiose, specie per l’epoca: si dedicò alla carriera di scienziata facendosi spazio in un ambiente maschile, si lanciò con entusiasmo nell’impegno sociale a favore della donna. Nel 1896 – anno della sua laurea – si recò, come delegata di un’associazione femminile di cui era co-fondatrice, al Congresso internazionale delle donne a Berlino, mentre nel 1899 fu invitata a rappresentare l’Italia al congresso femminista di Londra.


Anche nella sfera privata non fu da meno: il dramma della relazione segreta con il collega Montesano, drasticamente interrotta in seguito alla nascita del figlio Mario, segnò inequivocabilmente la sua vita. Questo evento fu per lei una morte e insieme una rinascita. Da allora si rituffò nei libri e negli studi e ne riemerse interiormente rinnovata e pronta a intraprendere la missione della sua vita, a cui si era da lungo tempo preparata.


Le grandi vite nascono da grandi dolori. Certo la delusione sentimentale e il conseguente abbandono del figlio per tredici, lunghi, interminabili anni furono eventi importanti che confermarono alla Montessori la decisione di dedicare tutta se stessa e la sua esistenza alla causa del bambino. Ella lo fece con la profondità e la dedizione che nascono solo da esperienze vissute sulla propria pelle in prima persona.

Si diede anima e corpo al lavoro dapprima con i piccoli ritardati del manicomio romano, trasferiti all’Istituto Medico-pedagogico di Via dei Volsci con i quali trascorse due anni a tempo pieno (“il mio primo e vero titolo in fatto di pedagogia”[25]) ottenendo risultati veramente miracolosi, grazie alla intuizione che “la deficienza mentale era un problema pedagogico piuttosto che medico”[26]; poi con i figli degli operai nel quartiere di San Lorenzo, per i quali lasciò i prestigiosi incarichi universitari che le erano stati affidati (ad esempio una cattedra di Igiene e Antropologia all’Istituto Superiore di Magistero femminile), incurante delle difficoltà economiche a cui sarebbe andata incontro. Fu lì, nella sua prima “Casa dei Bambini”, che Maria poté iniziare a confrontare gli studi e le ricerche condotti fino ad allora in ambito educativo e psichiatrico con quanto veniva osservando dei bambini sani, unendovi il rigore di una grande mente alla profondità di un grande cuore. Ed è questa la sua peculiarità.


A differenza di quello di tanti pedagogisti, il pensiero montessoriano non nasce a tavolino ma proviene dall’umile e attenta osservazione del bambino. “Il grande valore del suo esperimento – scrive la sua allieva Anna Maria Maccheroni – è che lavorava come chi si trova a scoprire un potere sconosciuto, non certo come uno che applica le sue proprie teorie. Osservava.”[27] Come ci ricorda Grazia Honegger Fresco, Maria Montessori era dotata di grande flessibilità: era “sempre pronta ad adattare la sua proposta educativa alle esigenze concrete dei bambini”[28]. La sua era una scienza dell’educazione basata sulla pratica e non una “pedagogia delle chiacchiere” come la Maccheroni era solita definire la vecchia disciplina che “filosofeggiava molto e faceva molto poco”.[29]


Da rigorosa scienziata qual era, Maria si mise a studiare l’essere umano, fin dalle sue origini, come fanno gli etologi con gli uccelli: pertanto il suo potrebbe essere definito una sorta di “child watching[30].


Allo sguardo preciso e rigoroso del microbiologo (ruolo che peraltro rivestì durante i suoi studi medici), Maria Montessori seppe affiancare lo sguardo spirituale di colui che vede oltre. Ed è questa visione che lei stessa prometteva a chi avrebbe seguito la via indicata dal bambino: “Voi vedrete al di là”[31].


“Sono convinto che verrà un giorno in cui il fisiologo, il poeta e il filosofo parleranno un unico linguaggio e s’intenderanno a vicenda”[32] aveva scritto il fisiologo francese Claude Bernard, a cui va il merito di aver introdotto il metodo scientifico in medicina. Ebbene, la sua profezia può dirsi realizzata nella figura di Maria Montessori la quale, a sua volta, introdusse il metodo scientifico nel campo dell’educazione e studiò “lo sviluppo della vita umana da ogni possibile punto di vista, da quello dell’antropologo, del fisiologo, dello psicologo, del filosofo” riuscendo a unire tutte queste diverse interpretazioni in un’unica visione, inaugurando così “l’inizio di una nuova era per i bambini”[33].

Interprete del bambino

Maria Montessori dunque, medico ma anche scrittrice, oratrice e insegnante; tanti modi diversi per assolvere un unico, grande compito: farsi portavoce dei bambini.


Lo dice lei stessa: “Io ho lavorato lungamente in questo senso, cercando di rendermi interprete del bambino; ed ho osservato con sorpresa come i bambini corrono verso chi è loro interprete, perché capiscono che lì vi è qualcuno che può aiutarli.”[34]


Le sue scoperte, i segreti che i bambini le rivelarono, la portarono a viaggiare, come un’infaticabile missionaria, in tutto il mondo fino a tarda età (l’ultimo corso è del ’51, un anno prima di morire), per diffondere il suo messaggio.

“Vi assicuro che se non avessi avuto la certezza che l’uomo può essere migliorato, non avrei avuto la forza di lottare per cinquant’anni, più volte rincominciando l’opera che da altri mi era stata distrutta. Non avrei la forza, alla mia età, di continuare a girare per il mondo, predicando questa verità.”[35]


Per portare avanti la sua missione Maria Montessori rinunciò perfino all’offerta allettante di un facoltoso americano che andò a trovarla per proporle la progettazione e la direzione di un grande istituto a New York. La Dottoressa, che in quel momento stava sgranando piselli, finì il suo lavoro, poi ascoltò l’ospite con interesse, ci pensò su qualche giorno quindi declinò l’invito. “Preferì andare qua e là predicando a gente sconosciuta”[36] scrisse, a questo proposito, Anna Maria Maccheroni.

I suoi libri, in cui raccontava le scoperte effettuate con i bambini, furono pubblicati in moltissime lingue, anche inusuali come l’hindi e il gujarati, mentre le sue scuole si diffusero sempre più, in tutti i continenti, anche negli angoli più remoti della terra: oggi se ne contano 22.000 in più di cento Paesi del mondo.


Al suo arrivo in America, nel 1913, si dice che 5.000 persone entusiaste l’aspettassero: lì fu ospite di Thomas Edison, il famoso inventore della lampadina, che nutriva una grande ammirazione per il suo lavoro, e in quelle terre ospitali gettò semi preziosi per il futuro della sua opera.

Grande oratrice e conferenziera applauditissima, Maria Montessori tenne corsi di formazione per insegnanti in tutto il mondo, con partecipanti anche di 30-40 nazionalità diverse e sempre affascinava il pubblico con il suo carisma[37]. “La Dottoressa usava un linguaggio semplice e chiaro. La sua voce era armoniosa… Tutto quello che diceva aveva calore di vita”[38]. “Sapeva parlare di cose scientifiche e anche delle più aride in tal maniera che anche le persone meno colte capivano”[39]. Anna Maria Maccheroni racconta che al Congresso di San Remo qualcuno ebbe da ridire perché le custodi della Casa dei Bambini ascoltavano le conferenze della Dottoressa: erano mamme interessate al benessere dei loro bambini! “Ogni nuova lezione era un evento a sé; sempre sapeva gettare una nuova e inaspettata luce su un vecchio argomento, come qualcosa vista da una nuova angolazione. Era come se in ogni lezione mettesse una parte di sé.”[40]


Donna elegante e dai modi raffinati, dalla sciolta eloquenza, possedeva una rara qualità: sapeva attirare e trascinare le persone perché riusciva a stabilire con esse “una sorta di contatto spirituale”[41]. “Sentiva” chi l’avvicinava, ognuno individualmente, “vedeva in ogni allieva assai più di quanto chiunque altro avrebbe visto”[42].


“Non riusciamo a capire tutto quello che cerca di insegnarci – disse una partecipante di un suo corso – ma tutti troviamo in esso uno stimolo spirituale.”[43] “Gli studenti – ricorda Standing – si rendevano conto di aver ricevuto qualcosa di troppo sottile da esprimere in parole. Avevano imparato qualcosa di nuovo su se stessi e la gestione della loro stessa vita. È come se fosse stata mostrata loro una terra promessa.”[44]


“Era come se, avendo sete, avessi trovato acqua pura”[45] scrisse, a proposito del suo incontro con lei, Anna Maria Maccheroni, che divenne poi sua fedele discepola.

Non per nulla ci fu chi lasciò beni e attività per seguirla: al primo Corso Internazionale, tenuto nella sua casa di Roma nel 1913, parteciparono due sorelle australiane che avevano venduto la loro abitazione a Sidney per poter venire in Italia ad ascoltare le sue lezioni.


Le vicende principali della vita di Maria Montessori sono raccontate in modo esaustivo in due biografie – edite in lingua inglese – e recentemente una in lingua italiana scritta da Grazia Honegger Fresco, a cui rimandiamo per ulteriori approfondimenti[46].

Ciò che mi premeva qui, e più avanti in questo volume, era ricordare gli aspetti forse meno noti e più “intimi” di lei, quelli che possono magari sfuggire a una prima lettura, e mettere in risalto alcune dimensioni, secondo me un po’ trascurate, come la spiritualità e l’interculturalità che rappresentano invece due capisaldi del suo pensiero.


Molto si è detto e scritto, per esempio, sugli anni passati dalla Montessori in Italia, fino all’esilio in epoca fascista; molto meno invece si sa degli anni trascorsi in India. Eppure l’ultima parte della sua vita, la meno conosciuta, è proprio, secondo me, la più interessante: il settennio vissuto in Oriente (tra India, Pakistan e Sri Lanka) fu infatti decisivo per lo sviluppo della sua visione cosmica e fu lì, in quelle terre antiche, dove ebbe modo di incontrare personaggi come Krishnamurti, Gandhi e Tagore, che la spiritualità di Maria sbocciò in tutto il suo splendore, regalando al mondo la sua squisita fragranza. Non per nulla, come scrisse il figlio Mario in una lettera, a Bologna nel 1950 (due anni prima della sua scomparsa) la gente addirittura si inginocchiava per strada e piangeva al suo passaggio. Senza dubbio una luce particolare brillava nei suoi occhi e nel suo cuore e gli animi più sensibili erano pronti a seguirla come si fa con un Maestro. Proprio come i grandi Maestri, del resto, era solita parlare per immagini e metafore e chi l’ha conosciuta racconta che quando si rivolgeva ai bambini emanava una speciale radiosità.

Pioniera per un mondo nuovo

Il figlio Mario la definì “L’educatrice più incompresa di tutti i tempi”[47].

Spesso fraintesa e combattuta da esponenti delle diverse ideologie, criticata dalla sinistra, contrastata dalla destra, Maria Montessori si eleva al di sopra delle parti e di qualsiasi credo politico e religioso per proclamare il valore supremo della libertà dell’individuo e del bambino.


Troppo rivoluzionaria, troppo scomoda, Maria Montessori, per trovare credito all’interno delle istituzioni, troppo dalla parte del bambino…


Spirito ribelle, ricercatrice del vero, pioniera e profeta di un mondo nuovo che sta, con sempre maggiore urgenza, bussando alle nostre porte. Ha precorso i tempi: femminista ante-litteram, ha parlato in difesa del neonato cinquant’anni prima di Leboyer, ha realizzato una scuola interculturale, in India a Kodaikanal, mezzo secolo prima che si iniziasse a parlare di “intercultura”.


Il suo pensiero era ed è a tal punto innovativo da far paura come tutto ciò che è nuovo e diverso.


Il suo approccio, volto a formare individui liberi, dotati di senso critico, spaventa in quanto non funzionale al sistema.


Il suo messaggio era ed è talmente grande e spiritualmente elevato che solo pochi sono riusciti a coglierlo nella sua interezza. Non per nulla, verso la fine della sua vita, i nipoti l’hanno vista scuotere il capo esclamando sconsolata “Non hanno capito niente!”.


Figura tanto complessa da non essere ancora compresa appieno, specie nel suo Paese d’origine, l’Italia. Del resto “Nessuno è profeta in patria” recita un antico detto…


Sebbene il suo volto sia comparso sulle nostre banconote e parte della sua storia sia stata rappresentata, seppur in modo discutibile, sugli schermi televisivi, quanti genitori e insegnanti conoscono il suo pensiero in modo approfondito, al di là degli stereotipi e dei pregiudizi comuni?


Quanti hanno colto davvero la ricchezza e la profondità del suo messaggio?


Pochi, io credo, troppo pochi, vista l’importanza della sua opera, a cui dedicò la vita intera, e l’attualità dei suoi studi e delle sue ricerche.


Sicuramente la “Dottoressa” meriterebbe un maggiore riconoscimento, soprattutto nel nostro Paese, dove le scuole Montessori – alcune delle quali peraltro molto belle – sono purtroppo però ancora realtà isolate, vere e proprie mosche bianche. Non così all’estero: nei soli Stati Uniti se ne contano a centinaia e finanche negli angoli più remoti della terra se ne ritrovano interessantissimi esempi.

Da noi invece ancora troppo spesso “Il nome Montessori suscita in molti l’immagine di una pedagogia antiquata: secondo alcuni troppo permissiva, secondo altri troppo rigida. In entrambi i casi, curiosamente contraddittori, si tratta di impressioni superficiali che rasentano il pregiudizio. Il fatto concreto è che le scoperte montessoriane hanno ricevuto continue conferme da ricerche in campi diversi e la loro reale portata deve ancora venire alla luce”[48] .


Recentissime ricerche di scienziate americane per esempio hanno messo in evidenza la superiorità degli alunni delle scuole Montessori in quanto ad abilità cognitive ma anche e soprattutto competenze sociali (quali senso di giustizia, rispetto e spirito comunitario), rispetto agli allievi delle scuole tradizionali[49].


“È un sistema unico, che ha dato risultati eccellenti” dice del metodo Montessori il premio Nobel per la fisica Renato Dulbecco[50].


Quando ce ne accorgeremo?

Se è vero quanto suppone Standing, fedele discepolo, nonché primo biografo di Maria Montessori, e cioè che meno del 30% delle ricerche di questa donna geniale sono state pubblicate, appare evidente come il suo pensiero sia un terreno tutto da esplorare e che ci riserva ancora meravigliose sorprese.


Potrebbero volerci anche due o tre generazioni e un immenso lavoro da parte dei suoi seguaci – scrive sempre Standing – per poter sistematizzare tutte le sue idee, mettere in pratica tutto il potenziale che c’è in esse ed estendere la sua influenza al di là dei limiti della mera educazione, nell’intera società umana, ma tutto ciò avverrà infallibilmente se si riuscirà a rimanere fedeli ai suoi veri, originari princìpi[51].


“Noi possiamo collaborare nel nostro piccolo con la fondatrice del metodo Montessori e aiutarla a proseguire con il suo sistema assimilando profondamente la sua idea-chiave e applicandola in direzioni che lei non ha avuto il tempo di esplorare”[52] ha scritto Dorothy Canfield. È esattamente ciò che lei avrebbe desiderato. Non per nulla diceva, quand’era sulla cinquantina, “Ciò che io voglio ora è un corpo di colleghi (medici e psicologi), ricercatori, che esaminino ciò che io ho fatto, applichino i miei princìpi spingendosi tanto lontano quanto sono andata io, non in spirito di opposizione o di convinzione ma di pura sperimentazione. Poi, solo dopo che ciò sia avvenuto, non prima, possono aiutarmi con critiche costruttive.”[53]. Le mancava qualcuno che lavorasse al suo fianco con spirito scientifico ma in modo indipendente e a volte si sentiva per questo isolata: “Questo lavoro è troppo per una persona sola, sono troppo sola nel mondo”[54].

Ci auguriamo che questo volume, pur nella sua semplicità, possa servire proprio a ciò: a stimolare nuove riflessioni e nuove sperimentazioni, che sia cioè come un sassolino gettato nello stagno che genera cerchi concentrici e si espande sempre più per raggiungere mete inaspettate.

“Io non penso, io vedo”

Libertà e amore
Libertà e amore
Elena Balsamo
L’approccio Montessori per un’educazione secondo natura.ll pensiero Montessori spiegato da una grande scrittrice che è anche medico pediatra: Elena Balsamo, nota esperta in tematiche perinatali e pedagogiche. Per educare un bambino occorre prima di tutto educare se stessi.In Libertà e amore, Elena Balsamo ci conduce in un viaggio attraverso lo spazio e il tempo per riscoprire un nuovo approccio al bambino, dalla vita prenatale all’età evolutiva, prendendo spunto dalla visione di Maria Montessori, donna straordinaria che ha dato vita a un sistema educativo a dir poco rivoluzionario, diffuso in ogni parte del mondo.Scriveva Maria Montessori che i capricci e le disobbedienze del bambino non sono altro che aspetti di un conflitto vitale fra l’impulso creatore e l’amore verso l’adulto, che però non lo comprende.C’è quindi un grosso fraintendimento sulle aspettative dei genitori e degli insegnanti nei confronti dei bambini, che comincia dalla nascita e si manifesta con il confondere il bambino reale con il bambino ideale, esistente soltanto nella mente e nella fantasia degli adulti.Il prezzo da pagare è la perdita dell’autenticità, della libertà, della vera natura del bambino stesso.La scuola montessoriana consiste in un vero e proprio laboratorio creativo nel quale, in un ambiente ricco di amore, rispetto e autentica libertà di scelta, le capacità intellettuali e manuali sono libere di svilupparsi in tutta la loro forza e bellezza.Quello di Maria Montessori non è però solo un metodo educativo, ma molto di più: è un modo di guardare il mondo e gli esseri che lo abitano con gentilezza e amore, nella consapevolezza che siamo tutti parte dello stesso ecosistema.Una nuova chiave di lettura per reinventare la relazione con i nostri figli e i nostri alunni, secondo natura. Conosci l’autore Elena Balsamo, specialista in puericultura, si occupa di pratiche di maternage e lavora a sostegno della coppia madre-bambino nei periodi della gravidanza, del parto e dell'allattamento.Esperta di pedagogia Montessori, svolge attività di formazione per genitori e operatori in ambito educativo e sanitario.