“Tenere un bimbo tra le braccia mi connette al cuore del mistero della Creazione più di ogni preghiera”365 dice Manitonquat, anziano story-teller366 e leader spirituale della nazione Wampanoag del Massachusetts. E così scrive Maria Montessori parlando del suo rapporto con il bambino: “Vicino al bambino non sono nulla e il più grande privilegio che io abbia avuto nell’avvicinare il bambino è stato quello di non esistere, perché questo mi ha permesso di vedere ciò che non si vede se si è qualcuno: piccole cose, verità semplici ma preziosissime. Non è sempre necessario vedere delle grandi cose ma ciò che vale sommamente è il vedere l’origine delle cose”367. Ciò di cui stanno parlando Manitonquat e Maria Montessori è quella condizione di non-mente che permette di vedere oltre e di creare una connessione con l’essenza di tutte le cose e di tutti gli esseri.
Ma veniamo ai princìpi su cui poggia la pedagogia dei popoli nativi. L’educazione tradizionale dei bambini indiani si basa su due valori fondamentali: il rispetto e la fiducia. “I valori non possono essere insegnati da conferenze, oppure tramite ricompense e punizioni. Si possono insegnare solo tramite l’esempio” dice Manitonquat. “Al pari della fiducia, il rispetto viene da dentro.”368 “I bambini sono persone complete, trattate col rispetto dovuto agli esseri umani di ogni età. … Nessun linguaggio infantile, nessun comando, nessun grido, nessuna moina o lusinga, nessun rimprovero né sarcasmo o critiche mortificanti. … Questo è rispetto, questa è fiducia.”369
Nelle scuole Montessori non esistono premi e castighi, l’adulto parla al bambino in tono calmo e fermo, senza sgridare e tantomeno urlare, stando molto attento a non ledere in alcun modo il suo senso di dignità. Non ordina, propone; non interferisce, è saggiamente accanto, pronto a intervenire ogni qualvolta il suo aiuto si riveli indispensabile.
Il concetto di fiducia permea ogni cosa nell’universo dei popoli nativi americani, gli adulti hanno “una fiducia totale nella bontà di base, nell’intelligenza e nelle risorse dei bambini.”370; “…non si preoccupano della loro salute e della loro sicurezza in modo ossessivo, insistendo che mangino e bevano in una certa maniera o negando loro l’accesso a luoghi di pericolo soltanto immaginario. Gli adulti di questa cultura confidano che, appena sarà in grado di mangiare da solo, il piccolo mangerà quanto gli abbisogna. Confidano che, appena il piccolo sarà in grado di vestirsi da solo, imparerà rapidamente a indossare gli indumenti necessari per mantenersi caldo e asciutto. Hanno fiducia, una fiducia che deriva da migliaia di anni di vita, e sanno nel profondo che, una volta messi al corrente del pericolo, i piccoli sono naturalmente intelligenti e in gamba quanto basta per non bruciarsi ai fornelli, non tagliarsi con i coltelli, né fare una di quelle cose che i genitori della cultura dominante immaginano e temono costantemente. … I piccoli Indiani cresciuti alla maniera tradizionale … capiscono le cose molto presto e diventano più indipendenti prima della maggioranza dei coetanei della società odierna”371. “Questi bambini non sono così rumorosi ed esplosivi come i piccoli della cultura dominante, poiché non hanno la necessità di lottare contro un sistema oppressivo.”372
Questo è quanto succede anche ai bambini cresciuti secondo il metodo Montessori…
“I bambini non hanno bisogno di una mole di istruzioni. In effetti imparano meglio quando non s’insegna loro”, scrive ancora Manitonquat, “la Creazione li ha resi imitatori ed è così che imparano in modo più efficiente. Qualsiasi cosa vogliamo che facciano o siano, dobbiamo farla o esserla noi per primi. … Chi è la loro guida in questa educazione? La Creazione, cioè loro stessi. L’impulso viene da dentro”373. Non si tratta forse del maestro interiore di cui parla Maria Montessori quando dice “All’interno di ogni bambino vi è per così dire un maestro vigile…”?
L’adulto, il genitore, non deve far altro che esserci, accettare il bambino così com’è, apprezzarlo, proteggerlo ed essere disponibile nel momento del bisogno. Come un “consulente” che dà il suo parere se richiesto.
“Se qualcuno ti dice ‘Impara questo!’ non proverai alcuna curiosità verso quella cosa. Lavorerai per impararlo se devi, ma non ci metterai il cuore. La curiosità viene da dentro in risposta a qualcosa di interessante nell’ambiente, finché questo non viene forzato. Una volta risvegliata, la curiosità dà un sacco di energia. Allora non smetti finché non hai imparato tutto ciò che puoi per soddisfare quella curiosità e in questo processo sarai diventato curioso di qualcos’altro. È così che funziona la Creazione.”374