prima parte - capitolo ix

Perché io no?

Perché io no? Finché Bimbo era piccino, la versione “ufficiale” della storia era questa: “Non ho avuto abbastanza latte”. Bimbo non cresceva bene, io avevo avuto ben due mastiti con antibiotico, il latte non ero buono per lui, quindi da buttare… Insomma, un pasticcio. E poi lui con il latte in polvere è cresciuto proprio bene. Tranne che era diventato stitico. E che a un certo punto sembrava intollerante alle proteine del latte vaccino che sono contenute nella formula e così abbiamo dovuto comprare un latte “speciale”.


Comunque.

Per un po’ non ci ho pensato più.


Poi, è successo che un nuovo bimbo ha scelto la nostra famiglia per regalarci un’altra immensa gioia. Aspettavo il mio secondo figlio. E mentre lo aspettavo, sapevo che avrei tanto desiderato allattarlo. E ho fatto quello che non avevo fatto la prima volta, ovvero ho iniziato ad informarmi. Ma a informarmi bene. Per capire cosa non aveva funzionato con Bimbo e come fare per evitare di trovarmi nuovamente in difficoltà. E così ho sentito parlare per la prima volta di “attacco corretto” per prevenire o risolvere le ragadi (che erano rimaste il mio spauracchio numero uno), dell’importanza di allattare in modo esclusivo senza offrire aggiunte che non siano davvero davvero necessarie, dei primi giorni in ospedale che possono essere determinanti. E ho trovato una nuova chiave di lettura per la mia esperienza precedente. Forse il problema non era il fatto di non avere “abbastanza latte”. Forse il problema è stato che sono uscita dall’ospedale con le ragadi, con la prescrizione di un’aggiunta, con la fiducia nel mio latte che aveva raggiunto i minimi storici. Non male come inizio. Come pessimo inizio.


Il resto lo sapete anche voi, lo avete letto.

Quando il mio secondo bimbo è nato, devo dire che sapevo parecchie cose. Ero già mamma, e questo fa la differenza. E stavolta avevo “studiato”, sapevo come si dovrebbero gestire le poppate affinché la produzione prenda il via, ero preparata per riconoscere un attacco corretto, forse ero anche più determinata. Anzi, sicuramente. E così è andata che, dopo aver trascorso le prime settimane continuando a controllare l’attacco durante la poppata e cospargendo il seno di lanolina1 (sempre con il terrore che tornassero le ragadi), ebbene non solo il latte c’era ed era abbastanza, ma allattare si è rivelata un’esperienza bella, felice, arricchente. Così bella che per noi è durata a lungo, finché molto naturalmente questo capitolo si è chiuso lasciando a me e al mio bambino un dolcissimo ricordo. Ma questa è un’altra storia…


In definitiva, perché io no? Perché non sapevo. Perché nessuno mi aveva detto. Perché è mancato il sostegno.


E una volta ricevute le informazioni e l’appoggio, io no è diventato io sì. Perché non c’era nulla nel mio corpo che non funzionasse, perché potenzialmente avrei potuto produrre tutto il latte che serviva anche per il mio primo bimbo. Perché allora è proprio vero, tranne in caso di patologie particolari, tutte le mamme hanno il latte. Anche noi.

La seconda volta sì!

Il fatto di essere una mamma già esperta, permette alla donna di vivere la seconda nascita con più fiducia in se stessa e quindi con meno dubbi e incertezze. Certo ogni bambino è diverso e può avere un temperamento e bisogni differenti dal fratello maggiore, quindi è necessario un periodo di “rodaggio” per conoscere e capire il proprio piccino ed entrare in sintonia con lui, ma di base c’è una maggior sicurezza. La mamma che è riuscita una volta, con il primogenito, a interpretare i bisogni del suo bambino, sa di poterci riuscire di nuovo. Questa maggior sicurezza favorisce spesso anche il buon avvio dell’allattamento: sono numerose le mamme che con il primo figlio non sono riuscite a superare le difficoltà iniziali, e poi hanno allattato felicemente, molto felicemente, il secondo.

Non è vero che…

Se non hai allattato la prima volta, non allatterai neppure la seconda. Quando nasce un altro bimbo, ha inizio una nuova avventura di allattamento, che non ha nulla a che fare con la precedente. Prima di tutto perché quello che è nato è un altro bambino, diverso dal suo fratellino, e poi anche la mamma è un’altra, non è più la stessa donna che stringeva al petto, per la prima volta, un neonato. Il primo insuccesso, anziché motivo di scoraggiamento, potrà essere garanzia di miglior riuscita, perché ora la mamma sa cosa aspettarsi e conosce già le possibili difficoltà.

A cosa serve il senno di poi?

È preferibile continuare a pensare di non aver allattato perché il latte non è arrivato o scoprire che le cose potevano andare diversamente? Meglio non sapere, dato che tornare indietro non si può, o capire cosa è successo? Forse leggere i paragrafi intitolati “Con il senno di poi” può fare un po’ male. In prima battuta può suscitare reazioni di rifiuto, di fastidio. Ma la consapevolezza è qualcosa di positivo, è un passo avanti, un arricchimento. È fondamentale se la mamma in futuro avrà altri bimbi, ma anche se il suo bambino è destinato a restare figlio unico. Ogni donna ha il diritto di sapere, di capire, di rielaborare il proprio vissuto. E serve la consapevolezza di ognuno di noi per garantire alle madri che verranno la possibilità, se lo vorranno, di nutrire al seno i propri figli.

Latte di mamma... tutte tranne me!
Latte di mamma... tutte tranne me!
Giorgia Cozza
Quando l’allattamento non funziona: riflessioni, testimonianze e consigli pratici.Un libro per tutte le donne che non sono riuscite ad allattare, ma avrebbero voluto. Un aiuto prezioso per superare la frustrazione e il senso di colpa. Latte di mamma… tutte tranne me! racconta la storia di “non allattamento” dell’autrice Giorgia Cozza, ma anche quella di molte madri che potranno ritrovarsi nelle situazioni e nelle emozioni descritte; una storia di ragadi e poppate dolorose, latte che non arriva, bimbi che crescono troppo poco, mamme stanchissime, tentativi frustranti e commenti poco gentili, scritta per rielaborare un’esperienza, nutrire di coccole e tenerezza il proprio bambino e, perché no, allattare felicemente eventuali fratellini che verranno. In questo libro si trovano informazioni scientifiche utili a comprendere la fisiologia dell’allattamento, grazie al contributo di esperti, neonatologi, pediatri e psicologi, chiarendo quali siano le più frequenti cause di abbandono della poppata. È consigliato anche alle mamme che hanno avuto un’esperienza positiva di allattamento e che vogliono coltivare la propria solidarietà femminile, preziosa alleata di tutte le madri, che allattino o meno. Conosci l’autore Giorgia Cozza è una mamma-giornalista, specializzata nel settore materno-infantile, autrice di libri per bambini e numerosi manuali per genitori, divenuti un importante punto di riferimento per tante famiglie in Italia e all’estero.È stata relatrice in numerosi congressi per genitori e operatori del settore e ospite di trasmissioni televisive per rispondere a quesiti legati all’accudimento dei bimbi e a uno stile genitoriale ecocompatibile.