prima parte - capitolo vi

Seno di pietra, è mastite!

Qualcosa non va. Sento un dolore “nuovo” al seno. Non è il male delle ragadi, che è intenso soprattutto quando Bimbo poppa. Ora Bimbo dorme e io provo un dolore acuto, pulsante, a sinistra. Controllo e sul seno è comparsa una specie di striscia rossa, caldissima. Non ho idea di cosa possa trattarsi. So solo che fa male.


Intanto è arrivato il momento del tiralatte (tanto per cambiare!), faccio per iniziare l’estrazione, ma rinuncio. Il seno sinistro è intoccabile. Passo direttamente al destro.


Faccio così anche quando Bimbo si sveglia. Lo attacco a destra. Poi gli dò il biberon.


Magari se lascio “riposare” il seno dolente, si rimette a posto.

Sono talmente stanca… Vado a letto ma dormo male, ho caldo, sudo. Come se avessi la febbre. Ecco, ci mancava solo l’influenza… Ma non è influenza. È mastite.


O almeno così mi dice il pediatra la mattina dopo, quando lo chiamo disperata. Il seno fa talmente male che non riesco a muovere il braccio sinistro.


Se non passa, dovrò prendere l’antibiotico. Mi raccomanda di non attaccare Bimbo e di buttare via il latte che estraggo da quella parte. Per sicurezza io butto via anche il latte che estraggo dal seno destro. Non voglio dare al mio bambino un latte infetto! E in ogni caso, dal seno dolente riesco a tirare ancora meno latte del solito. Sembra tutto “bloccato”. E poi fa un male terribile. Anche solo sfiorare la parte, è insopportabile.


Provo con un impacco caldo-umido: sistemo un asciugamano bagnato sulla parte che mi fa male. Ma il trattamento può durare solo pochi minuti, perché così si bagnano anche i vestiti e non posso prendere in braccio Bimbo. Ecco, ora piange. Ha il pannolino sporco. Con buona pace dell’impacco caldo-umido, metto da parte l’asciugamano e vado a fare la mamma.


Durante la notte la febbre sale. Sale così tanto che decido di trovare il tempo per misurarla: trentanove e mezzo. Perfetto. Ora ho capito il motivo per cui mi sento così debole e stanca.


Aspetto la mattina per chiamare il mio medico, ho già il telefono in mano quando mi rendo in conto che… è sabato.


Il marito suggerisce una visita al Pronto Soccorso. Io spero ancora che la situazione possa rientrare da sé, che il dolore diminuisca, che la febbre scenda…


Ed è pomeriggio. Al Pronto Soccorso.

Il medico conferma la diagnosi: mastite. “Signora, lei ha trascurato un ingorgo mammario e così le è venuta la mastite”. Ummm. Ho trascurato un ingorgo mammario. Diciamo che non l’ho trascurato di proposito! Diciamo che tra biberon, pannolini, tiralatte, mi era sfuggito l’ingorgo. Chiedo scusa. Però poi il medico si riscatta, dato che gli scappa un “Poverina, deve fare molto male”.


Mi viene voglia di piangere, stavolta per la gioia! Poverina! Sì, sono proprio poverina, perché fa male, malissimo. Sì, il dottore lo sa, lo ha capito, mi dà ragione. Mi sento quasi già meglio e ancora non ho preso l’antibiotico. Amo questo medico!


Visto che è un momento così fortunato, decido di esagerare e faccio un accenno anche alle ragadi. Cosa potrei fare per le ragadi? Fanno molto male, eh, fanno molto male anche loro. Ma il momento fortunato è passato. C’è un’infermiera di passaggio che butta là un occhio e mi guarda con un’espressione sorpresa: “Che strano, eppure non sono tanto brutte. Ne ho viste di molto più profonde!”.


Che odio! Le mie ragadi sono profonde! Sono profondissime! Sta mettendo in dubbio che facciano male? Sta sminuendo? Mi sta dando della “lagnosa”? Ma non vede i tagli? Io ho male!


Non posso crederci. Prendo la ricetta per il mio antibiotico, ringrazio ed esco. E ai parenti che chiedono notizie annuncio di avere la mastite e che all’ospedale hanno detto che le mie ragadi sono… brutte, bruttissime.

Con il senno di poi

Quando un ingorgo mammario non viene risolto in tempi brevi, l’infiammazione del seno può peggiorare progressivamente ed evolvere in una mastite. In questo caso, al seno duro e dolente (molto dolente!) si associano febbre alta (superiore a 38,5°) e sintomi di tipo influenzale. Quando c’è una mastite in corso è fondamentale drenare il seno e quindi allattare spesso. A me però è stato detto che il latte non era buono e così non ho osato attaccare il mio bimbo. Se avessi allattato spesso, riposato molto (utopia?), fatto impacchi caldo-umidi e massaggi, forse la situazione sarebbe migliorata e in poche ore la temperatura si sarebbe abbassata, senza necessità di ricorrere a una terapia antibiotica.

Non è vero che…

In caso di mastite si deve buttare il latte. Il latte è sempre e comunque buono, perfetto per il bambino: non si avaria, non è cattivo, e non è affatto necessario buttarlo, come invece potrebbe dire qualcuno non ben informato. Quello che può capitare è che il gusto del latte, quando c’è un’infammazione in corso, risulti più salato. Per alcuni bimbi questo non è un problema, altri invece non gradiscono la novità e rifiutano di attaccarsi a quel seno, preferendo poppare dall’altro. In quest’ultimo caso è indispensabile provvedere diversamente allo svuotamento del seno temporaneamente “snobbato”, usando la spremitura manuale o il tiralatte.


Se si prendono farmaci non si può allattare. Quando la mamma allatta, il medico prescrive un principio attivo compatibile con le poppate1.

Un ostacolo tira l’altro

Spesso le difficoltà più comuni nei primi tempi sono interconnesse e la neomamma si trova a dover affrontare in breve tempo più problemi: la presenza di ragadi, ad esempio, è un fattore favorente la comparsa di mastite. A volte sono le ragadi stesse a veicolare i germi che causano un’infezione batterica e quindi una mastite. Inoltre, se a causa del dolore si limitano le poppate, il seno non viene drenato adeguatamente, e il ristagno di latte favorisce, a sua volta, la proliferazione di germi e il verificarsi dell’infezione. Ecco perché sarebbe molto importante contattare una figura esperta non appena si presentano le prime difficoltà, affinché non si crei un circolo vizioso che rende sempre più difficile risolvere la situazione e soprattutto sfinisce la povera neomamma.

Latte di mamma... tutte tranne me!
Latte di mamma... tutte tranne me!
Giorgia Cozza
Quando l’allattamento non funziona: riflessioni, testimonianze e consigli pratici.Un libro per tutte le donne che non sono riuscite ad allattare, ma avrebbero voluto. Un aiuto prezioso per superare la frustrazione e il senso di colpa. Latte di mamma… tutte tranne me! racconta la storia di “non allattamento” dell’autrice Giorgia Cozza, ma anche quella di molte madri che potranno ritrovarsi nelle situazioni e nelle emozioni descritte; una storia di ragadi e poppate dolorose, latte che non arriva, bimbi che crescono troppo poco, mamme stanchissime, tentativi frustranti e commenti poco gentili, scritta per rielaborare un’esperienza, nutrire di coccole e tenerezza il proprio bambino e, perché no, allattare felicemente eventuali fratellini che verranno. In questo libro si trovano informazioni scientifiche utili a comprendere la fisiologia dell’allattamento, grazie al contributo di esperti, neonatologi, pediatri e psicologi, chiarendo quali siano le più frequenti cause di abbandono della poppata. È consigliato anche alle mamme che hanno avuto un’esperienza positiva di allattamento e che vogliono coltivare la propria solidarietà femminile, preziosa alleata di tutte le madri, che allattino o meno. Conosci l’autore Giorgia Cozza è una mamma-giornalista, specializzata nel settore materno-infantile, autrice di libri per bambini e numerosi manuali per genitori, divenuti un importante punto di riferimento per tante famiglie in Italia e all’estero.È stata relatrice in numerosi congressi per genitori e operatori del settore e ospite di trasmissioni televisive per rispondere a quesiti legati all’accudimento dei bimbi e a uno stile genitoriale ecocompatibile.