Abbiamo già parlato degli obiettivi di minimo sforzo, che molte volte sono circoscritti ad aree ben definite4: se uno studente va bene e apprezza la storia, è probabile che investirà meno energie per studiare matematica, non ritenendola interessante o utile alla sua crescita. Tali obiettivi, mirati appunto a finire il lavoro presto e minimizzare l’impegno per svolgerlo, certe volte coincidono con quelli definiti obiettivi di prestazione e con gli obiettivi di non fallimento, portando lo studente a intraprendere uno studio settoriale, limitato a ciò che il professore ritiene importante nella spiegazione…
Opererà quindi una selezione di ciò che è importante al fine di ottenere un buon voto, di superare una verifica imminente… verifica che sarà basata su criteri di valutazione e dati atti a stabilire quanto l’alunno sa di un determinato argomento, senza tener conto della possibilità di uno studio selettivo (o “a groviera”).
Questo tentativo di apprendimento si può attribuire a una scarsa motivazione dell’alunno, ma anche, e soprattutto, al terrore di non soddisfare le richieste della consegna: l’obiettivo di prestazione, e non d’apprendimento, porta come conseguenza l’affidarsi a strategie superficiali come appunto lo studio settoriale, o mnemonico, o ancora alla copiatura dal compagno o dai bigliettini. Il timore di essere giudicati “male” e di compromettere la propria reputazione, non riconoscere un’utilità vera all’argomento studiato ma attribuirgli solo un fine immediato (superare il compito, per esempio, non imparare), spinge i ragazzi a evitare compiti impegnativi, a rinunciare facilmente quando sono frustrati o in difficoltà, a non riporre fiducia in se stessi e in sforzi prolungati5.
Da qui la difficoltà, insomma, a distaccarsi da un apprendimento strumentale. Eppure, la scuola ha come scopo primario l’insegnare a pensare, a “ragionare sulle cose”6.
Le stesse schede di valutazione, le stesse verifiche, ora presentano non tanto dei giudizi da inserire, quanto degli obiettivi didattici che gli studenti devono raggiungere; essi vengono stabiliti e definiti in precedenza e dovrebbero essere caratterizzati da:
Altro fattore da tenere in conto è la relazione (gerarchica, cronologica, di difficoltà) tra gli obiettivi, ovvero l’ordine nel quale devono essere svolti e le ramificazioni del progetto, al fine di stabilire un quadro di riferimento per inquadrare gli interventi e i percorsi didattici ed elaborare, così, degli strumenti di valutazione validi ed efficaci8.