Esiste qualcosa di peggio delle punizioni corporali?
Fin dalle prime civilizzazioni e senza dubbio già in alcune società senza scrittura i bambini sono stati sottomessi a quattro grandi tipi di violenza: le mutilazioni e deformazioni corporali, la violenza sessuale, l’infanticidio, la violenza educativa.
Queste violenze non hanno la stessa importanza quantitativa né lo stesso status.
Le prime (circoncisione, escissione, deformazioni diverse) riguardano solamente alcune società. Violenza sessuale e infanticidio sono frequenti ma in genere vengono considerati come delitti o crimini. La sola violenza ammessa ovunque, persino raccomandata, è la violenza educativa (sberle, schiaffi, sculacciate, bastonate e altre punizioni dolorose e umilianti).
Inoltre, un bambino può restare segnato in altri modi oltre che dalle botte ricevute dai genitori e dai maestri. Sguardi, giudizi, punizioni del tipo: “Ricopierai cento volte: Io sono un imbecille” possono avere degli effetti devastanti. Ma nessun’altra forma di traumatismo viene considerata come una misura educativa e viene per questa ragione praticata in modo così massiccio quanto le botte e altre punizioni fisiche. Nessuno, ad esempio, raccomanda di insultare i bambini. Al contrario troviamo ancora sugli scaffali delle librerie testi che raccomandano lo schiaffo pedagogico o la sculacciata. E l’umanità intera, con poche eccezioni, considera che picchiare un bambino sia “per il suo bene”, e che non si possa fare altrimenti.
Inoltre, le botte e le altre punizioni fisiche vengono indirizzate direttamente al corpo. E il corpo umano reagisce come il corpo di un animale di fronte a un’aggressione. Mette in atto un insieme di reazioni innate previste in natura per la sopravvivenza della specie e che spingono allora il primate aggredito, quale noi siamo, a fuggire o a difendersi.
Purtroppo, lo vedremo in seguito, quando la fuga e la difesa sono impossibili, come nel caso di un bambino picchiato dai propri genitori, il flusso di ormoni diffuso nell’organismo, normalmente salvifico, diventa distruttivo. Che le botte vengano inferte con o senza affetto, non cambia nulla: il corpo non tiene conto dell’intenzione, tiene conto dell’aggressione.