Se l’Oceania può avere l’apparenza di un paradiso per i turisti, non lo sembra affatto per i bambini. Le punizioni corporali in famiglia sono praticate ovunque e non sono vietate in nessuna regione.
Nella Repubblica di Vanuatu, ma anche in altri Stati, “i comportamenti sociali tradizionali continuano ad incoraggiare il ricorso a tali punizioni all’interno della famiglia, degli istituti scolastici, degli istituti di cura e nei penitenziari, e, in generale, nella società.”
Alle Isole Fiji, “le punizioni corporali sono sempre state una pratica corrente nelle scuole.”
In Nuova Caledonia lo strumento tradizionale per picchiare i bambini è la coda di razza seccata.
In Australia le punizioni corporali sono autorizzate nelle famiglie, nelle scuole e nelle istituzioni. Ci sono stati dei tentativi di abolizione (cinque in dieci anni) ma, per il momento sembra possibile vietare strumenti come il bastone, la cintura o altri oggetti, mentre pare rimanga autorizzata la correzione a mani nude.
In Nuova Zelanda, fino al 2007, i genitori potevano ricorrere a una “forza ragionevole.” Il governo laburista ha tentato, nel 1990, di mettere al bando le punizioni corporali. Ma è stato sconfitto, e il governo successivo non è giunto a un consenso. Ci si è accontentati di instaurare una “settimana senza schiaffi” (“smack free week”). Nel dicembre 1999 il Commissario per i bambini ha chiesto il divieto totale delle punizioni corporali, sia in famiglia che a scuola. Il Partito cristiano lo ha visto come un attacco contro l’educazione. Ma gli adulti dai 18 ai 30 anni hanno cominciato a reagire. E nel 2007 è stato votato il divieto delle punizioni corporali a scuola e in famiglia.