In questi ultimi anni i sostenitori della soppressione dell’art. 43 sperano in un cambiamento. Ma il 30 gennaio 2004, la Corte suprema ha mantenuto, per sei voti contro tre, il diritto dei genitori e degli istitutori ad utilizzare la forza per correggere i bambini. Le uniche restrizioni in rapporto a questa pratica rispetto a prima sono: la correzione non può essere inflitta a bambini sotto i due anni e deve risparmiare gli adolescenti, che potrebbero reagire a una punizione fisica con un “comportamento aggressivo o antisociale”; gli schiaffi, le botte in testa e l’utilizzo di oggetti per picchiare sono vietati. Anche se tale decisione segna un leggerissimo progresso, rischia di intralciare, per molti anni ancora, qualsiasi cambiamento nel senso di un’abrogazione.
Negli Stati Uniti, la sculacciata viene praticata ancora nelle scuole di 22 Stati su 50, in generale per mezzo di una stecca lunga 50 centimetri, larga 9 e spessa 2. Bambini di 5-6 anni vengono picchiati con questo strumento, al punto da subire delle contusioni alle natiche. 28 Stati, al contrario, hanno bandito tale pratica. Il primo Stato che vietò le punizioni corporali nelle scuole è stato il New Jersey nel 1867, seguito dal Massachusetts, più di un secolo dopo, nel 1971. Il Delaware è stato l’ultimo ad aver affrontato questo passo nell’aprile 2003. L’evoluzione prosegue ma… lentamente! Il Mississippi è in testa per quanto riguarda l’utilizzo delle punizioni corporali. Durante l’anno scolastico 1997, il 12,4% degli studenti degli istituti pubblici del Mississippi ha ricevuto una sculacciata. Seguito dall’Arkansas con il 10,8% di studenti picchiati. Poi l’Alabama con il 6,3%. In totale, a gennaio 2000, ogni giorno, 2500 studenti circa venivano picchiati nelle scuole americane. Secondo l’Accademia di Pediatria si stima che la punizione corporale sia applicata tra 1 e 2 milioni di volte l’anno, negli Stati in cui viene utilizzata. Tuttavia inizia a intravvedersi un cambiamento poiché secondo gli United States Education Departments il numero di studenti picchiati è passato da 1,4 milioni nel 1979-1980 (circa il 3,5% dei bambini) a 613.000 nel 1989-1990, e poi a 470.000 nel 1994-94 e infine a 365.000 (0,8% dei bambini) durante l’anno scolastico 1997-1998. Questa riduzione dipende in parte dal fatto che in molti Stati che autorizzano la punizione corporale, alcuni distretti l’hanno invece bandita. E nelle scuole che l’autorizzano ancora, i genitori che lo desiderino possono chiedere che i loro figli siano esentati da tale punizione. La punizione corporale è più comune negli istituti elementari e nei collegi piuttosto che nei licei. Viene utilizzata più massicciamente nelle scuole rurali piuttosto che in quelle cittadine. I bambini neri (17% della popolazione americana che studia) rappresentano il 39% degli allievi picchiati. I giovani neri americani hanno il doppio di probabilità di venire sculacciati rispetto ai loro compagni bianchi. Il 6% degli studenti neri riceve la punizione corporale nelle scuole, contro meno del 3% dei bianchi. George Bush ha promesso durante la campagna elettorale di proteggere gli insegnanti contro le proteste dei genitori che si lamentavano delle punizioni corporali ricevute dai loro figli, attraverso il Teacher Protection Act (Atto per la protezione degli insegnanti).
Per quanto riguarda la punizioni inflitte dai genitori, si stimava che nel 1985 più del 90% dei bambini venissero picchiati. Un altro studio indicava che in media l’80% dei genitori americani sculacciava i figli. Straus, autore di uno studio sulla punizione corporale nelle famiglie americane, ha condotto una ricerca su circa 1.000 madri di bambini tra i 2 e i 4 anni. Il 73% ha detto di aver dato uno sculaccione ai figli per disubbidienza ripetuta. I genitori e gli educatori fondano in generale il loro sostegno alla punizione corporale su due potenti fonti: la Bibbia e la propria esperienza. “È così che sono cresciuto, ed è sempre stato così in questa società.” “Se vi comportate male, se fate qualcosa di brutto, riceverete una frustata.” I movimenti fondamentalisti cristiani tengono in modo particolare a questa pratica. Possiamo trovare in una rivista cristiana una pubblicità che presenta un frustino in nylon di 56 centimetri di lunghezza chiamato “The Rod” ossia “La verga”. La pubblicità precisa che è destinato alla punizione dei bambini e cita un proverbio della Bibbia. È fabbricato da una coppia dell’Oklahoma.
I genitori però non sono sempre coscienti della propria violenza, come le contraddizioni di alcuni sondaggi mostrano con chiarezza. Ad esempio una debole maggioranza di genitori, il 55%, stimava nel 1995 che fosse “a volte necessario” dare una sculacciata a un bambino, contro il 94% nel 1968. Ma il 94% delle persone interrogate hanno detto che avevano dato una sculacciata ai propri figli, di 2 fino a 5 anni, l’anno precedente. “Le credenze e le opinioni cambiano più rapidamente dei comportamenti”, ha commentato l’autore del sondaggio. La norma a partire dalla quale la giustizia americana considera che ci sia abuso di violenza è molto elastica. Per principio l’abuso comincia quando vi sia una ferita. Ma una donna che aveva picchiato il figlio a colpi di cintura è stata rilasciata perché la condizione del bambino non aveva richiesto un trattamento medico.
Queste cifre abbastanza scoraggianti, che mostrano come la gran parte dei giovani americani del nord hanno subìto punizioni corporali a casa e/o a scuola, o ne sono stati minacciati, non devono tuttavia nascondere il cambiamento che si produce piano piano negli Stati Uniti sotto l’effetto cumulato dell’evoluzione dell’opinione pubblica, dell’incremento del numero di cause contro i consigli scolastici e gli insegnanti, e del numero crescente dei divieti legislativi. In 18 anni, tra il 1976 e il 1994, 25 Stati hanno rinunciato alle punizioni corporali. Negli Stati in cui sono consentite, molti consigli scolastici le vietano per decisione autonoma. Nel 1996 due tentativi per ristabilire la punizione corporale sono falliti: all’Assemblea della California un progetto di legge è stato rigettato da 49 voti contro 19; e nella più grande zona scolastica del Mississippi, la zona di Jackson, il voto del consiglio è stato di 3 contro 2. Nello Stato dell’Ohio, che autorizza le punizioni corporali, solo 40 zone scolastiche su 612 le permettono, e anche in queste zone il numero dei ricorsi ad esse continua a scendere. Alcune scuole cattoliche, da sempre grandi sostenitrici della sculacciata, l’hanno a poco a poco eliminata. Nel 1994, 469 delegati dell’Associazione Nazionale dei Direttori di Scuola Primaria riuniti a Orlando (Florida), hanno votato all’unanimità contro la punizione corporale, stimando che potesse aumentare la violenza in una società già violenta. In dieci anni, dal 1982 al 1992, i casi di punizioni corporali nelle scuole pubbliche sono passati da 1.415.540 a 555.531. Nel gennaio 1999, una proposta di fare di Oakland una zona senza sculacciata è stata discussa dal Consiglio municipale. Non è passata, ma la discussione è stata vivace.
Jordan Riak, instancabile militante della lotta contro le punizioni corporali, scriveva, il 1° luglio 2000, che se in Europa venisse scoperta una cura contro il cancro, tutti gli americani lo saprebbero la sera stessa ed esigerebbero all’istante di avere accesso alla cura. Perché dunque rifiutano ostinatamente e tragicamente l’educazione senza violenza dei bambini, che è un rimedio sicuro contro il cancro della violenza? Alcune statistiche, compilate da un gruppo universitario di studio delle prigioni americane, mostrano che l’85% dei delinquenti imprigionati per atti di violenza hanno ricevuto botte dai loro educatori durante la giovinezza. Secondo un altro studio governativo americano, ordinato in seguito a omicidi commessi nelle scuole con armi da fuoco, le statistiche mostrano che negli Stati nei quali la correzione fisica è regolarmente applicata, i tassi di violenza sono anche i più elevati.