Cos’ha portato l’autore a scrivere questo libro?
Professore di lettere in pensione, l’autore non è uno specialista della prima infanzia. Ma all’età di 7 anni, si è trovato a correre sotto le squadriglie americane venute a bombardare Tolone e poi si è sempre preoccupato della violenza, le sue cause e conseguenze. Dopo aver a lungo cercato presso molti autori da dove potesse venire la tendenza degli uomini a uccidersi tra di loro e a crearsi da sé una buona parte della loro infelicità, ha letto La persecuzione del bambino di Alice Miller, trovandovi l’idea, sorprendente in un primo momento, che una gran parte della violenza umana, quella degli uomini normali come quella dei grandi del mondo, potesse venire proprio dal modo in cui i bambini vengono trattati. Gli altri libri della stessa autrice e anche altri libri che ha letto in seguito hanno finito per convincerlo. Questa idea che un bambino possa solo essere profondamente segnato dalla violenza che esercitano su di lui le persone che ama più al mondo ha modificato radicalmente la sua visione del mondo e l’ha persuaso che per rendere il mondo più vivibile bisogna smetterla di pensare di poter impunemente picchiare i bambini per educarli. Da qui l’origine di questo libro.