Igenitori di oggi si aggirano per un labirinto, stentando a trovare la loro strada. Li vedo spesso smarriti, disorientati, senza punti di riferimento, senza competenze acquisite per capire cosa fare, senza un loro senso di giustezza interna e perciò dipendenti dai pareri di esperti più o meno qualificati, ma i cui consigli, spesso, nascono dal retroterra culturale e dall’esperienza personale, e sono a volte rinforzati e avvalorati solo per via della loro risonanza tramite i media, e non per la solidità delle evidenze scientifiche.
A volte vedo questi genitori applicare alla lettera metodi senza cuore di condizionamento, incentrati sul comportamento del bambino e su come modificarlo, come se il comportamento, il cosa, potesse esistere in modo indipendente dal perché.
Spesso madri e padri si forzano e soffrono mentre applicano queste tecniche, ma pensano di non avere scelta, perché viene detto loro che tali metodi sono essenziali per prevenire problemi e disturbi della personalità nei loro figli, più avanti nella vita.
Qualcosa in questi casi è andato molto storto sia per il bambino sia per i genitori. L’istinto di accudimento è potente in tutti i mammiferi e quindi anche negli esseri umani, e alla nascita i bambini hanno tutto il potenziale per far capire di cosa hanno bisogno, e i genitori per recepire i loro messaggi. L’accudimento della prole è il fulcro della sopravvivenza della specie. Le interferenze sociali, culturali, ambientali che portano a perdere queste competenze sono davvero forti, per riuscire a scardinare abilità così cruciali per la vita.
Alcuni genitori, nonostante vengano criticati e ammoniti, costruiscono e perseguono con una forza e una determinazione straordinaria la loro via personale per mantenere e coltivare la connessione con i loro bambini. Altri tentano di uscire dal labirinto con le ali di Icaro, volando in alto, abbracciando ideali amorevoli e incentrando la loro vita intorno a quella del bambino; finché il carico sulle loro spalle non diviene eccessivo e allora come Icaro perdono le ali e cadono giù di nuovo sulla terraferma, convinti che il loro insuccesso derivi da un difetto intrinseco nell’approccio, o da una manchevolezza o errore in sé stessi o nei loro figli.
Cosa fare per riprendere maggiore contatto con la fisiologia e la salute emotiva necessarie per crescere un figlio “secondo natura”, nel rispetto dei suoi bisogni fondamentali? Come ricostruire il patrimonio bio-psicosociale che fornisca ai genitori il necessario sostegno, e che protegga e riattivi quei processi di salutogenesi capaci di favorire, nelle famiglie come nel tessuto sociale, l’espressione piena del loro potenziale? Occorre trovare un filo di Arianna che conduca madri e padri, e i bambini con loro, fuori dal labirinto.
Questo filo si dipana dal cuore.