L’antropologo Ashley Montagu offre un interessante punto di vista sulla specie umana, osservando come una delle sue caratteristiche più eclatanti sia la neotenia, ovvero quel fenomeno per cui una specie conserva in età adulta caratteristiche che sono tipiche del suo periodo fetale, neonatale o infantile2. Il nostro stesso aspetto fisico adulto è molto più vicino a quello infantile di quanto non avvenga per altre specie di mammiferi; e bisogna dire che anche dal punto di vista psicologico gli esseri umani, se non vengono bloccati da un’educazione mortificante, mantengono molto a lungo nella vita caratteristiche che sono tipiche dell’infanzia: giocosità, curiosità, flessibilità mentale, pensiero divergente, creatività, e anche l’energia, lo slancio ad apprendere ed esplorare, la sincerità, l’apertura all’amore incondizionato. Le qualità infantili, che una certa cultura disconnessa dalla vita considera puerilità da abbandonare al più presto per entrare nell’età adulta, sono invece il nostro asso nella manica, una preziosa versatilità che dovremmo proteggere e conservare (o recuperare) in noi stessi il più a lungo possibile nella vita, perché è proprio la nostra maggiore occasione per evolverci e prosperare.
Da questo punto di vista, i bambini possono diventare i nostri maestri; le guide per condurci fuori dal labirinto di condizionamenti e paure che ci impediscono di realizzarci pienamente. Diventare genitori ci offre una seconda opportunità di maturare e sbocciare.
In quest’ottica, nulla diviene più importante del modo in cui trattiamo i nostri bambini, come li accogliamo alla nascita, come li accompagniamo nella loro crescita. L’accudimento prossimale e la guida gentile sono davvero la chiave di volta per generare una nuova umanità, capace di cooperare, risanare, prendersi cura, permeando la rete viva di cui facciamo parte di empatia e di amore.