Prefazione alle nuova edizione

Qual è la cosa più difficile?
Quello che ti sembra la cosa più facile:
vedere con gli occhi,
cosa sta davanti ai tuoi occhi.

Goethe

Oggi spesso i giovani devono fare enormi sforzi per trovare il proprio posto in un mondo del lavoro sempre più complesso. Non è più così scontato che decidano di avere un figlio e diventino genitori. Sempre più frequentemente pensano che prendersi cura di un neonato abbia solo connotazioni negative e significhi rinunciare alla carriera professionale, perdere la propria libertà, affrontare stanchezza e maggiori spese. Non è raro che queste riflessioni portino a rimandare il desiderio di un figlio, o addirittura ad accantonarlo del tutto. Se, nonostante ciò, osano diventare genitori, spesso si confrontano con interrogativi e intense emozioni, di cui raramente si parla prima dell’arrivo di un figlio. Cosa fare se il bambino piange spesso e mi sento sopraffatto? Cosa fare se sento nascere in me un sentimento di odio verso il bambino? Come reagire se non si lascia tenere in braccio né ricambia lo sguardo, insomma se sembra rifiutare le mie amorevoli attenzioni? Come coniugare la vita professionale con la responsabilità e la gioia di essere genitore?

Il linguaggio universale del neonato

Viviamo in un mondo sempre più accelerato e tecnologico. Tuttavia, nonostante il ritmo sfrenato a cui evolve il pianeta, la natura del neonato rimane del tutto conservatrice. I neonati non sono moderni e non lo saranno mai. Le necessità del neonato umano di oggi non sono affatto diverse da quelle dei suoi antenati dell’età della pietra. Quello che vuole, e che ha sempre voluto, è semplice: essere nutrito, scaldato, portato in braccio, guardato e toccato. Vuole dei genitori che lo amino incondizionatamente e lo riconoscano per quello che è. Ciò di cui ha bisogno per sopravvivere e svilupparsi non sono bei mobili, vestiti di marca né novità tecnologiche. Le necessità del neonato umano sono semplici, affidabili e non dipendono dalla moda. Tutto quel che serve a rendere felice un bambino è un adulto amorevole, disponibile, empatico ed equilibrato.


Tutti gli esseri umani di questo pianeta all’inizio della vita parlano lo stesso linguaggio corporeo, quello del neonato, grazie al quale i genitori ne possono recepire il mondo interiore. Pertanto in tutto il mondo, indipendentemente da paese, cultura, religione o classe sociale di appartenenza, un genitore deve per forza apprendere questa prima lingua universale, per cogliere le necessità e il vissuto interiore del figlio appena nato.

Il sapere intuitivo dei genitori sta scomparendo

Quel che si osserva negli ultimi decenni dovrebbe preoccuparci: sembra che nella società di oggi, estremamente tecnologica, i genitori stiano perdendo la capacità di accedere a quel sapere profondamente radicato nel corpo, che per millenni è stato trasmesso di generazione in generazione come se fosse una cosa scontata. Ovunque aumenta il numero di genitori che non sono più in contatto con il loro intuito, proprio quell’intuito che permette di cogliere e interpretare il linguaggio espressivo corporeo del neonato. Sempre più frequentemente gli adulti fanno fatica ad accudire un bambino tutto il giorno, ogni giorno, maneggiandolo amorevolmente, tenendolo vicino e parlandogli con pazienza per calmarlo. È evidente che sempre più genitori hanno grandi difficoltà a comprendere il linguaggio corporeo del neonato e ad avvicinarsi a lui con sensibilità e delicatezza.

Il legame ha bisogno del corpo

Il Pronto Soccorso Emozionale (PSE), che presento in questo libro, è un approccio semplice e facile da comprendere per promuovere, ritrovare o mantenere la vicinanza e la connessione con i propri figli. Segue una logica semplice, secondo la quale possiamo allacciare relazioni stabili solo se siamo rilassati e ci sentiamo bene nel nostro corpo. La creazione di un legame sicuro con i figli richiede, quindi, un adulto che si sente a proprio agio nel corpo, si riconosce in esso e da esso trae piacere.


È risaputo che le persone rilassate entrano più facilmente in contatto con gli altri. Tuttavia, questa capacità riguarda anche la relazione con se stessi: chi è in grado di rilassarsi, riesce a “sentirsi” e vivere consapevolmente il proprio corpo. Di conseguenza, possiamo immaginare che un genitore trovi più agevolmente il “passo di danza” con il figlio appena nato se è consapevole del proprio corpo.


Il Pronto Soccorso Emozionale sostiene i genitori nel processo di consapevolezza di sé con l’obiettivo di gettare ponti emozionali verso il figlio, e dunque il suo messaggio più importante è: per costruire un legame sicuro serve un corpo. Nel Pronto Soccorso Emozionale si valuta che una consulenza di tipo unicamente cognitivo abbia un’efficacia molto limitata. Molti operatori, però, oggi adottano proprio quest’approccio, in cui i genitori imparano a riconoscere i segnali del neonato e a rispondervi nel modo più appropriato grazie al commento di riprese video e alle osservazioni sul loro comportamento. Questo modo di procedere funziona se i genitori dispongono di una sufficiente capacità di autoregolazione e riflessione, mentre è solo parzialmente utile se sono molto provati e di fronte alle crisi di pianto inconsolabile del figlio sono entrati in un circolo vizioso, che li indebolisce sempre più. A lungo termine, spesso, questi interventi non bastano per allentare la morsa del senso di impotenza nei genitori. Detto altrimenti, lo stato di stress fisico e psichico impedisce loro di de-programmare e modificare i comportamenti disfunzionali come sarebbe auspicabile.

Intelligenza corporea e legame

Il Pronto Soccorso Emozionale propone quindi un nuovo modo di procedere, in cui al centro della consulenza c’è il corpo o, più precisamente, la sensazione soggettiva del corpo. La novità sta nel fatto che i genitori, stando assieme al bambino, imparano a rivolgere parte della loro attenzione alle proprie sensazioni corporee, osservandole e valutandole accuratamente. Invece di propinare a una madre in difficoltà scalette della giornata, accortezze nel modo di maneggiare il bambino e ogni sorta di informazioni, come prima cosa nel Pronto Soccorso Emozionale la mettiamo nelle condizioni di percepire cosa si attiva nel suo corpo quando, tutta tesa, tiene in braccio il figlio che piange. Cosa prova di fronte al pianto inconsolabile del bambino? Irrequietezza, oppressione, tensione, peso? Dove percepisce queste sensazioni nel corpo? Nel petto, sulle spalle, alla pancia o in testa? In questo modo lo stress diventa un’esperienza corporea soggettiva. Assieme a lei esploriamo come, a contatto con il bambino, perde la connessione con il proprio corpo: nel Pronto Soccorso Emozionale parliamo di autolegame, in tedesco Selbstanbindung. Non appena la madre si accorge che perde il contatto con il proprio corpo, si rende conto che allo stesso tempo anche la vicinanza con il bambino svanisce.


Il corpo è quindi il punto di riferimento centrale di una consulenza per genitori e neonato nelle situazioni di crisi basata sul legame. Ripetiamo sempre questa domanda chiave: cosa succede adesso nel corpo, mentre stai con tuo figlio? Solo quando una madre si lascia profondamente toccare dallo scambio di sguardi con il neonato comprende in modo viscerale cosa sia il legame. In modo simile, anche quando il filo emozionale con il bambino si spezza, dovrebbe percepire direttamente cosa sente nel corpo. Solo se si accorge di come trattiene il respiro e si diffonde nel suo petto un senso di agitazione e oppressione non appena il bambino piange con più insistenza, riesce a riconoscere, grazie a questi segnali, che sta perdendo la connessione con il bambino.


Nel Pronto Soccorso Emozionale usiamo il contatto corporeo diretto per offrire sostegno, stabilità e sicurezza. Molti professionisti vedono ancora con sospetto il contatto fisico come intervento terapeutico e di accompagnamento. L’esperienza raccolta negli ultimi venticinque anni con il Pronto Soccorso Emozionale sembrerebbe mostrare invece come non solo sia possibile includere il corpo, ma anche come da diversi punti di vista la sessione sia più efficace. Perfino genitori in un primo momento scettici di fronte alla proposta di sostegno tramite il contatto fisico, durante la sessione reagiscono in modo molto positivo non appena si accorgono che li aiuta a essere più connessi al neonato e a se stessi.

Il pianto del bambino e il legame

Una delle differenze fondamentali tra Pronto Soccorso Emozionale e altri approcci è l’atteggiamento verso il pianto del neonato. Secondo noi il problema non sta nel pianto e, invece di cercare di calmarlo o reprimerlo, si tratta piuttosto di fare in modo che i genitori ritrovino sicurezza in se stessi mentre si confrontano con le emozioni del figlio. Tuttavia, non è una strada semplice.Infatti, il pianto inconsolabile del neonato è in grado di far rapidamente vacillare il sistema di protezione fisico e psichico dei genitori, perché ricorda loro in modo inconscio le “lacrime non versate” e le ferite legate alla propria storia. Per questo motivo, mentre il bambino piange, nell’adulto che gli sta accanto spesso emergono un senso opprimente di impotenza, abbandono e delusione oppure una rabbia furiosa, tutte emozioni fino a quel momento rimosse.Il pianto del bambino è in grado, quindi, di risvegliare nell’adulto parti sommerse, che a quel punto prendono il sopravvento. Come una sorta di “fantasma” incontenibile, innanzitutto impediscono di assumersi il ruolo di co-regolatore, che consiste nel sapersi immedesimare nel neonato e saperne interpretare il linguaggio espressivo, i segnali sottili e le necessità, portandolo in acque più tranquille, grazie a uno stato interiore rilassato.Molti genitori, in caso di ripetuti attacchi di pianto del bambino, si trovano di fronte a un dilemma: come fare a mantenere la calma, quando piange disperato e con ogni fibra del suo corpo esprime il suo disagio? A causa della difficile situazione in cui si trovano, spesso non basta fornire loro indicazioni su come maneggiare il bambino quando lo prendono in braccio, come parlargli o in che modo organizzare la giornata. Nonostante queste misure, infatti, spesso una domanda fondamentale rimane senza risposta: come possono stare accanto al neonato che piange disperato, se loro stessi sono fortemente agitati e farebbero di tutto per eliminarne la sofferenza? Cosa può fare concretamente una madre per superare la tensione interiore e lo stress che vive in quei momenti? Come può proteggersi, per non essere travolta dal turbine di intense emozioni del bambino?


Nel Pronto Soccorso Emozionale riteniamo che tentare di cambiare il comportamento dei genitori funziona solo quando migliora la regolazione corporea. Una madre insicura su cosa fare difficilmente riuscirà a calmare il bambino finché continua a trovarsi in uno stato di stress e pericolo. I bambini hanno antenne sensibili e percepiscono immediatamente l’irrequietezza, la tensione e l’agitazione in chi sta loro accanto. Dal punto di vista del bambino, questi segnali indicano che potrebbe perdere la sua base sicura e, quindi, si comporta in modo molto razionale e necessario alla sopravvivenza, quando agitandosi e piangendo più forte comunica quanto in quel momento le condizioni per lui siano pessime.

Il pianto del bambino e la memoria del corpo

Nel Pronto Soccorso Emozionale ci concentriamo innanzitutto sul fatto che i genitori possano tornare a vivere in sicurezza il proprio corpo. Devono avere i piedi ben piantati a terra, per poter stare accanto al figlio nei momenti di forte espressione emozionale senza lasciarsi travolgere e, secondo le nostre osservazioni, soltanto se riescono a ristabilire la connessione con il proprio corpo possono offrire al bambino lo spazio per esprimere le sue emozioni e il suo disagio. Questa è la differenza cruciale rispetto ad altri approcci di consulenza per genitori e neonato. Piangendo, il bambino non segnala esclusivamente che in quel momento gli manca qualcosa, anche solo a livello relazionale, ma può anche esprimere a posteriori il dolore provato a causa di eventuali esperienze traumatiche vissute durante la gravidanza e al momento della nascita.La memoria corporea, registrata cioè in ogni sua cellula, di quelle ore in cui è rimasto “bloccato” durante il parto, o degli interventi invasivi subito dopo, può riattivarsi nel corso di una sessione, e in quel contesto il bambino può esprimere fino in fondo ciò che ha provato, a patto che - questo è il punto decisivo - i suoi genitori ora siano disponibili emotivamente, presenti e capaci di interagire. L’attenzione per il ruolo dei genitori quali co-regolatori è quindi un principio fondamentale del Pronto Soccorso Emozionale.Il concetto di rafforzamento del legame in caso di traumi prenatali, perinatali e postnatali è un’importante peculiarità del Pronto Soccorso Emozionale. Diversamente dagli approcci che puntano a una modificazione del comportamento, viene lasciato un certo spazio alla ricapitolazione delle ferite sofferte durante la gravidanza e alla nascita. Siamo convinti che un ripristino della capacità di legame e dell’autoregolazione nel bambino avvenga soltanto se il dolore vissuto nel primo periodo della vita è sufficientemente riconosciuto, considerato e integrato. Soltanto nel momento in cui il bambino ha recuperato interamente la capacità di autoregolazione corporea, è in grado di abbandonarsi fino in fondo nelle braccia dei genitori e godere della loro vicinanza, sentendosi al sicuro. Un legame sicuro si riconosce dal fatto che, sia il bambino sia i genitori accanto a lui, tornano contemporaneamente a essere rilassati e aperti.Diversamente dalle terapie che si concentrano principalmente sulla rielaborazione dei traumi prenatali vissuti dal bambino, nel Pronto Soccorso Emozionale procediamo in due fasi: inizialmente l’attenzione viene portata sui genitori, che vengono condotti a riconnettersi con il proprio corpo e diventano di nuovo capaci di percepire e relazionarsi, e solo a questo punto il neonato riceve lo spazio per “raccontare” la sua storia dolorosa.


A parte la nuova prefazione, ho deciso di non apportare particolari modifiche al testo, in questa seconda edizione. Non è stata una scelta facile, considerato quanto sia cambiato, nel frattempo, il concetto complessivo di Pronto Soccorso Emozionale, da un punto di vista teorico e pratico. Nuove ricerche, come per esempio gli studi di psico-fisiologia dell’americano Stephen Porges, offrono ora una base teorica al nostro approccio e mi spingevano piuttosto a considerare una revisione totale della prima edizione.D’altra parte mi sono rapidamente reso conto che sarei stato costretto a modificare parecchio la struttura del testo e, pertanto, ho preferito lasciarlo com’era e impegnarmi piuttosto in nuovi progetti editoriali.Recentemente ho terminato un libro che ricapitola l’attuale situazione nella ricerca sulla psicoterapia per genitori e neonato e, a breve, seguiranno altre pubblicazioni, in cui presenterò più approfonditamente il mio approccio di psicoterapia corporea per genitori e neonato basata sul legame.Ringrazio la Psychosozial-Verlag per aver reso possibile in breve tempo la riedizione di questo libro, rendendolo nuovamente disponibile a un ampio pubblico.Infine ci tengo a segnalare che il confronto con questi temi continua sempre a essere una sfida. Le numerose lettere che ho ricevuto negli ultimi anni mi hanno confermato quanto le testimonianze riportate in questo libro sono in grado di toccare, se non scuotere, le persone. Tutti noi, grazie alla nostra storia personale, abbiamo un’idea di cosa significhi non essere benvenuti, provare un dolore insopportabile durante la nascita o sentirsi soli nella stanza sterile della nursery. Leggendo questo libro vi confronterete con le queste prime ferite e con i primi “no” ricevuti di fronte al nostro “esserci”.Pertanto vi invito a prendervi tutto il tempo per leggere con calma, concedendovi di tanto in tanto delle pause, e vi incoraggio a sentire cosa provate nel vostro corpo mentre lasciate entrare in voi le informazioni e i racconti.Mi auguro che questa lettura sia fonte di piacere e ispirazione per voi.
 

Thomas Harms, aprile 2016

La forza del legame
La forza del legame
Thomas Harms
Il pronto soccorso emozionale nelle situazioni di crisi con i bambini.Un prontuario per genitori, psicoterapeuti e professionisti della salute del periodo perinatale per conoscere e gestire i momenti di crisi del bambino. Il Pronto Soccorso Emozionale offre ai genitori che si trovano in difficoltà con i propri figli l’opportunità, fin dai primi momenti dopo la nascita, di (ri)trovare e rafforzare il filo emozionale che li unisce. La descrizione del Pronto Soccorso Emozionale che Thomas Harms svolge nel libro La forza del legame è rivolta agli psicoterapeuti, ai genitori e a tutti i professionisti della nascita, della prevenzione, dello sviluppo o della consulenza nel periodo primale. Conosci l’autore Thomas Harms, psicologo, offre da più di 25 anni consulenza e psicoterapia corporea orientata al legame a neonati, bambini e adulti.Dal 1997 è direttore del Zentrum für Primäre Prävention und Körperpsychotherapie (Centro per la Prevenzione Primaria e la Psicoterapia Corporea) a Brema.