Conclusione

Il Pronto Soccorso Emozionale è tutto incentrato sulla fisiologia. Non importa se si tratta di facilitare il legame, intervenire in situazioni di crisi o di terapia orientata ai processi, l’obiettivo resta quello di avviare una reazione di apertura e la formazione di un legame saldo tra genitori e bambino. Questo lavoro alle basi della prima relazione di legame non compete esclusivamente a psichiatri, psicologi e psicoterapeuti, anzi ho osservato che chi nel corso della sua formazione ha imparato a riconoscere e trattare la patologia spesso ha difficoltà a cogliere la semplicità e la naturalezza del lavoro con genitori e bambino.


Sicuramente parte dei metodi presentati - specialmente quelli utilizzati nella terapia orientata ai processi - necessitano di una buona formazione in psicoterapia per poter essere applicati bene nella pratica. Ma, altrimenti, ostetriche, infermiere puericultrici e consulenti in allattamento sono perfettamente in grado di applicare il PSE per facilitare il legame o nelle situazioni di crisi, anzi dato che sono sempre a contatto con neonati sono proprio le persone ideali per apprendere gli strumenti pratici e teorici del Pronto Soccorso Emozionale e integrarli nella loro professione. Succede sempre più di frequente che ospedali mandino professionisti del loro organico ai nostri corsi di formazione, perché possano poi condividere con i colleghi i metodi del Pronto Soccorso Emozionale e introdurli in reparto. Questo è un indizio del fatto che sempre più primari e direttori sanitari si rendono conto che è necessario cambiare mentalità e adottare un atteggiamento diverso, in una società in cui una gravidanza e un parto senza complicanze sono diventati sempre più rari e la mancanza di risposte di fronte al disagio di neonati e bambino ha assunto proporzioni epidemiche. Rientra in questo quadro l’attuale offerta di consulenze, interventi o corsi di preparazione negli ospedali e in altri centri pubblici per la famiglia, per rispondere alle crescenti difficoltà e alla fragilità emozionale dei neogenitori.

La prevenzione dovrebbe iniziare già durante la gravidanza, insegnando ai futuri genitori come funziona il legame e cosa possono fare per facilitarlo, in modo che in seguito possano affrontare le sfide dell’accudimento del neonato e possano soddisfare le sue necessità di base, incluse quelle di relazione. I corsi dovrebbero includere lo sviluppo delle risorse per gestire lo stress, la facilitazione della capacità empatica, l’educazione in merito alla comunicazione con neonati e bambini piccoli così come un’infarinata sulle nozioni di base di psicologia dell’età evolutiva. Corrisponde perfettamente a questa impostazione il programma di prevenzione SAFE130, sviluppato dal ricercatore Karl-Heinz Brisch a Monaco di Baviera. In una cultura in cui le necessità di base del neonato e del bambino rispetto alla relazione di legame sono soddisfatte solo parzialmente, la nascita di un figlio rappresenta una sfida enorme. In modo più o meno consapevole, i genitori a contatto con la vitalità emozionale del neonato si confrontano con le ombre del loro passato. In una cultura in cui da secoli la separazione prematura del neonato dai genitori era (ed è) la normalità, significa che nella maggior parte di adulti, quando hanno un figlio, emergono le paure, la solitudine e le lacrime trattenute quando loro stessi erano neonati.

Affinché queste emozioni inconsce non vengano ulteriormente rimosse - proiettandole sui figli e optando per uno stile di accudimento sulla base di un riflesso condizionato (tenendoli a distanza per non essere travolti da una tempesta emozionale) - c’è bisogno di un nuovo tipo di rete sociale e di gruppi di mutuoaiuto. Ovvero di gruppi in cui i genitori trovino un ambiente sicuro per confrontarsi sulle sconvolgenti esperienze che fanno assieme ai figli, come per esempio la rabbia e il senso di impotenza di fronte al pianto del bambino, e possano individuare le soluzioni tenendo conto del punto di vista di tutti i coinvolti. Abbiamo bisogno di una cultura improntata al legame, in cui sia possibile vivere in una dimensione d’amore tra le generazioni. Per riuscire in questa impresa, i genitori necessitano di tutto il sostegno possibile da parte dell’intera società.


Ogni forma di sostegno è vitale e ugualmente importante, da quello economico a quello sociale, da quello emozionale all’accesso alle informazioni. Secondo me allora, e solo a questo punto, potremo evitare di allontanarci ulteriormente dalla nostra programmazione biologica, grazie a cui siamo capaci di rispondere in modo adeguato alle necessità emozionali e corporee della nostra discendenza.


Questo processo di alienazione dalla natura umana sta già avvenendo sotto i nostri occhi a una velocità impressionante e sta scuotendo alla base la comunità. L’approccio del Pronto Soccorso Emozionale è una delle tante risposte alla crescente perdita di capacità di legame, vero e proprio fenomeno sociale, ed è stato sviluppato empiricamente grazie all’accompagnamento di genitori e neonati. Il suo punto di forza sta proprio nell’essere nato dalla pratica, oltre a essere semplice da applicare. La logica che segue si basa su una sana comprensione umana e riguarda ogni ambito dell’esistenza in cui si ha a che fare con una relazione di legame tra esseri umani.


Da diversi punti di vista il Pronto Soccorso Emozionale è un approccio molto adatto ad essere integrato o combinato con altri tipi di terapia o accompagnamento per genitori e neonato orientati al legame, che siano videoanalitici, prenatali o di psicologia profonda. Il suo grande punto debole sta nella mancanza di studi che ne dimostrino l’efficacia. Personalmente mi auguro che in futuro vengano condotte ricerche in merito e si possa diffondere a livello accademico. In questo libro sono rimaste del tutto o parzialmente senza risposta molte questioni, tra cui quella sulle possibili implicazioni delle osservazioni e delle scoperte fatte grazie alla terapia con genitori e neonato per la psicoterapia con adulti. Anche l’applicazione del Pronto Soccorso Emozionale come terapia per il neonato centrata sul trauma è stata trattata in modo sommario, così come gli aspetti concernenti la correlazione tra i disturbi della personalità in senso narcisistico e le problematiche precoci di legame. Gli interrogativi ancora aperti troveranno forse risposta in successive pubblicazioni. Concludiamo con una metafora, che ben illustra le basi concettuali e il modo di procedere del Pronto Soccorso Emozionale. Immaginatevi di vivere sulle rive di un grande fiume. Ogni giorno guardate l’acqua e vedete barche e navi di diverse fogge trasportare di qua e di là passeggeri e merci.


Un bel giorno un gruppo di persone decide di costruire una diga per alimentare un impianto di irrigazione. È ovvio che ha conseguenze catastrofiche per chi vive a valle dello sbarramento: la portata d’acqua diminuisce drasticamente e rocce fino a quel momento sommerse emergono. Improvvisamente la navigazione diventa difficoltosa e in alcuni punti il movimento di imbarcazioni si blocca del tutto, a causa degli ostacoli. Come risolvere il problema? Si potrebbe pensare di far saltare le rocce una a una, o di rimuoverle con gigantesche gru. La realizzazione di questi progetti è però molto impegnativa, richiedendo grandi investimenti di tempo e denaro. Una seconda opzione potrebbe risultare molto più semplice: fare in modo che il livello dall’acqua torni ad essere quello iniziale.


Abbattendo la diga, il fiume tornerebbe ad autoregolarsi, il problema si risolverebbe da sé e la navigazione diventerebbe di nuovo possibile. Nel PSE tentiamo qualcosa di simile, dato che ricorriamo a strumenti mirati per far scorrere di nuovo le forze di legame tra genitori e bambino. Naturalmente potremmo anche confrontarci con i tanti “massi” rimossi e repressi dalle persone che si rivolgono a noi per un problema, e a volte è davvero necessario (per esempio, quando una roccia emerge alla superficie anche se il livello dell’acqua è alto), ma di solito è più efficace concentrare le risorse a disposizione per far scorrere il fiume delle forze di legame. Se il flusso di energia può di nuovo scorrere libero, viene meno l’effetto debilitante della nevrosi.

La forza del legame
La forza del legame
Thomas Harms
Il pronto soccorso emozionale nelle situazioni di crisi con i bambini.Un prontuario per genitori, psicoterapeuti e professionisti della salute del periodo perinatale per conoscere e gestire i momenti di crisi del bambino. Il Pronto Soccorso Emozionale offre ai genitori che si trovano in difficoltà con i propri figli l’opportunità, fin dai primi momenti dopo la nascita, di (ri)trovare e rafforzare il filo emozionale che li unisce. La descrizione del Pronto Soccorso Emozionale che Thomas Harms svolge nel libro La forza del legame è rivolta agli psicoterapeuti, ai genitori e a tutti i professionisti della nascita, della prevenzione, dello sviluppo o della consulenza nel periodo primale. Conosci l’autore Thomas Harms, psicologo, offre da più di 25 anni consulenza e psicoterapia corporea orientata al legame a neonati, bambini e adulti.Dal 1997 è direttore del Zentrum für Primäre Prävention und Körperpsychotherapie (Centro per la Prevenzione Primaria e la Psicoterapia Corporea) a Brema.